Siamo davvero liberi?


Siamo davvero liberi così come crediamo (o speriamo)? La rovina del mondo, sarebbe venuta dalla prima donna che sentendosi affrancata dall'obbedienza agli ordini superiori, fece quello che tutti sappiamo. Da quel momento in poi, ogni volta che un uomo avesse pronunciato con troppa convinzione la parola "libertà", sarebbe stato debitamente fregato.
Carceri, capestri, ghigliottine, fucilazioni ed ogni altro tipo di esecuzioni capitali che la fantasia poteva suggerire, hanno ospitato vittime che invocavano libertà, o vittime di prepotenti che una libertà loro propria tentavano di imporre: a destra a sinistra al centro, e persino con le benedizioni ecclesiastiche che violavano in un sol colpo molti comandamenti evangelici.

"Oggi che siamo liberi", diciamo spesso a nostra precaria consolazione.
La scienza adesso scopre che siamo invece soggetti ad «una forza causale che limita la nostra libertà d'azione». Lo ha scritto un neurologo, su "Tuttoscienze" di ieri, il prof. Piergiorgio Strata. Che ha illustrato alcune recenti acquisizioni della sua disciplina. La quale sposta sempre più il discorso dal campo 'astrattamente' filosofico (la pura teoria formulata a tavolino, senza alcun riscontro 'esterno') a quello concretamente oggettivo della Scienza.

L'ironia ad esempio non è una dote (innata, per usare un aggettivo compromettente) di alcune persone, ma una funzione cerebrale.
Il problema, in termini di rapporti interpersonali, si sposta. Non si può dire ad uno che non distingue i discorsi (in apparenza) seri da quelli (apertamente) ironici, di essere poco intelligente.
La definizione esatta dovrebbe essere quella di soffrire di un certo disturbo che non sappiamo come definire, perché non sappiamo nulla di queste discipline così severe e nuove nella loro impostazione.
Insomma, non sarebbe un cretino costituzionale innato, ma un malato evolutivo.

Questo dato potrebbe avere le sue conseguenze anche nella politica. Ad esempio chi mentisse sempre a proprio esclusivo vantaggio, non dovrebbe essere sottoposto all'esame delle Camere riunite, ma ad un ricovero coatto per opportuna terapia.

La menzogna è sempre stata l'arma più potente in politica e nel mondo degli affari.
Quel signore italiano, arrestato negli Usa per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, etc., aveva nei propri armadi molte vesti cardinalizie, che faceva indossare a proprie comparse, quando aveva incontri con personaggi importanti. Ai quali si presentava vantando preziose credenziali vaticane.

Non sappiamo se anche la menzogna abbia sede in qualche luogo del cervello, secondo le ricerche neurologiche.
Certo è che la fantasia di questi personaggi non ha spesso limiti. Almeno sino a che non incontrato qualche magistrato diffidente, che le cronache americane definiscono ironicamente "curioso", mentre da noi sarebbe qualificato da qualcuno in alto, molto in alto, come un "giudice criminale di estrema sinistra".

Negli Usa il nostro connazionale usava abiti talari per truffare il prossimo. Da noi qualche spione pagato dallo Stato, sarebbe tentato di ricevere persino l'ordinazione sacerdotale pur di sentirsi a posto con la coscienza di difensore dell'Occidente. Non è detto che prima o poi non succeda. Adesso che anche i gangster, perché hanno un cuore grande così, trovano posto da morti nelle cattedrali.

Post scriptum. Anche il ricordo è un'illusione. Un saggio di "Repubblica" di oggi lo sostiene. Bisognerà riparlarne...?

Antonio Montanari


2728/22.02.2018