Escursionismo |
Gran
Sasso - Monti della Laga |
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Il grande Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga
è il tetto degli Appennini: paesaggi che mutano repentini, dalle ardite pareti di roccia agli sterminati altipiani, fino ai borghi di pietra aggrappati alla montagna. |
Gran
Sasso
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Geografia |
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L'
Appennino Centrale, a S dei Monti Sibillini si apre nella regione dell' Abruzzo.
Il gruppo del Gran Sasso d'Italia si trova sulla più orientale di tre catene
montuose con direzione NO-SE: le valli dell' Aterno e del Gizio dividono la
catena orientale dalla centrale, la depressione del Salto, dell'Imele e del Liri
la catena centrale dall'occidentale. Il Gran Sasso d'Italia È un massiccio
calcareo esteso per c. 30 km con allineamento E-O. Ad E ed a SE la Valle del
Pescara e le Gole di Popoli lo dividono dai gruppi del Morrone e della Maiella,
a S e SO la Valle dell' Aterno lo divide dai gruppi del Velino e del Sirente, a
O e NO la Valle del Vomano lo separa dai Monti della Laga, a N e NE precipita
sui dolci rilievi del teramano che lo separano dal Mare Adriatico.
Per
grandi linee possiamo identificare il gruppo del Gran Sasso con una lunga catena
estesa dal Passo delle Capannelle 1300 m (a O) al Vado di Sole 1621 m e alla
Forca di Penne 918 m (a E). E’ divisibile in tre parti: occidentale, centrale
e orientale. Quella occidentale è caratterizzata da tre sottogruppi: il
Massiccio del Monte Corvo a NO, la Catena Meridionale a S e il Massiccio d'Intermesoli
a NE, e da grandi vallate solitarie; la parte centrale, la più elevata e
articolata, comprende il Corno Grande, la vetta di maggiore altitudine dell'
Appennino, e il Corno Piccolo; infine la parte orientale si affaccia da un lato
sulla piana di Campo Imperatore, dall'altro verso l'Adriatico con versanti
caratterizzati da grandi dislivelli e termina con il Vado di Sole; oltre, verso
S, un ulteriore contrafforte, supera Forca di Penne e scende sulle Gole di Popoli.
Al
di là della suddetta divisione in tre parti, possiamo individuare un percorso
di cresta che senza soluzione di continuità, dal punto più occidentale del
gruppo (Passo delle Capannelle), porta al punto più orientale (Vado di Sole):
segue dapprima la Catena Meridionale, poi il Massiccio del Corno Grande e infine
la Catena Orientale.
In
una conca del Massiccio del Corno Grande è situato il piccolo ghiacciaio del
Calderone, l'unico dell' Appennino e il più meridionale d'Europa. A S della
lunga Catena Orientale si estende il vasto e caratteristico altopiano di Campo
Imperatore, lungo circa 27 km e largo 6/7, di altitudine compresa tra i 1800 e i
1500 m e la cui denominazione sembra riferita a Federico II. La splendida piana
è limitata a S da morbidi e discontinui rilievi: Sottogruppo del Monte
Scindarella e del Monte Bolza.
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Caratteristiche
del Gruppo |
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La
catena del Gran Sasso comprende un territorio montano piuttosto vario: a zone
impervie ricche di pareti rocciose e creste, si alternano ampie e solitarie
vallate, boschi di faggio, cime tondeggianti a guglie. Malgrado nessuna vetta
del gruppo superi i 3000 m, la sensazione che si riceve è quella dell'alta
montagna: ampi spazi, dislivelli, cambiamenti di clima resi repentini dalla
vicinanza del mare, una stagione invernale assai rigida che rende ogni zona
ancora più solitaria e, a volte, quasi inaccessibile.
Le
ascensioni effettuabili sulle cime della catena sono assai varie. I settori
meridionali e orientali offrono principalmente salite di interesse
escursionistico, in zone poco frequentate ma assai panoramiche, nonché
possibilità di alpinismo invernale (salite di misto e canali). Nel nodo
centrale del gruppo, complesso e articolato, oltre a interessanti possibilità
escursionistiche, si trovano le maggiori realizzazioni alpinistiche. Si tratta
di un numero considerevole di scalate di ogni impegno, lunghezza e grado di
difficoltà, dall'arrampicata di c. 100 m in ambiente solare e con facile
accesso, alla salita di oltre 500 m, difficile e ubicata in zone selvagge. Il
settore centrale della catena è il più frequentato per via delle numerose
possibilità offerte, ciononostante è raro riscontrare quei fenomeni di
affollamento che spesso caratterizzano certe zone delle Alpi.
Ciò
vale anche per le scalate in roccia che si effettuano su pareti con pochi chiodi
e cordate.
Non ultima va annoverata la pratica dello scialpinismo: salite alle cime,
molte discese e magnifiche traversate.
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Laga
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Geografia |
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Gruppo
montuoso dell'Appennino Abruzzese, di arenarie mioceniche, che si
stende fra il Tronto e il Vomano; cime principali il monte Gorzano,
2.455 m, la più alta (al confine tra Lazio e Abruzzo), e il pizzo
di Sevo, 2.422 m, la più nota. |
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L'Ambiente |
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I problemi ambientali della Laga sono, fino all'inizio di
questo secolo, quelli di tutto l'Appennino, legati soprattutto al grandi disboscamenti, a partire dal vero e
proprio massacro boschivo del XVII secolo, che su queste montagne è
stato particolarmente cruento. La necessità urgente di superfici a pascolo e coltivabili fece sì
che si ricorresse perfino alle <<incotte>>, come in Abruzzo chiamavano gli incendi appiccati ai boschi, con tutte le
conseguenze sulla stabilità idrogeologica che si possono immaginare.
Intorno al 1930 incominciò ad apparire all'orizzonte quello che sarebbe diventato
<<il problema>> per eccellenza del gruppo montuoso: il grande
impianto idroelettrico del Vomano. Tale opera comportò la captazione di innumerevoli corsi d'acqua dei bacini del Castellano, Tordino e Vomano, e di quasi tutti quelli dell'alto bacino del Tronto, allo scopo di alimentare, tramite canali di gronda in galleria, il Lago di Campotosto. Da qui, con un salto di 255 m l'acqua arriva alla centrale di Provvidenza e quindi nel bacino del Vomano ed alle altre centrali.
Senza dilungarci troppo sui particolari tecnici, in sostanza la conseguenza fu non solo il prosciugamento di molti torrenti minori, ma anche il trasferimento di tanta
acqua da un bacino all'altro (dal Tronto al Vomano) creando lungo il corso del primo problemi di secca, nell'altro di piene eccessive. Senza contare la stroncatura di tutto un sistema economico basato
sull'attività dei mulini, numerosi su montagne ricche di acqua di superficie,
perché costituite da rocce impermeabili.
Le tracce di tutti questi lavori sul gruppo montuoso sono oggi
costituite dalle opere di presa in cemento, a quota 1350 circa di quasi
tutti i fossi, e dal grande Lago di Campotosto, 315 milioni di metri cubi di acqua, innegabilmente suggestivo ed ora importante per l'avifauna, ma certamente inviso agli abitanti del paese, che dovettero rinunciare a suo tempo al migliaio di ettari ora occupati dal lago, ed alla tradizionale
estrazione della torba.
Restano incalcolabili le conseguenze indotte dallo squilibrio idrogeologico, che si protrarranno forse per secoli.
Gli anni '70 ed il boom dello sci di pista videro fiorire in Appennino strutture
alberghiere d'alta quota ed impianti di risalita. I Sibillini ed il Gran Sasso protessero inizialmente la Laga, attirando su di loro le mire degli imprenditori dello sci.
Negli stessi anni, ed in risposta, nacque ad Ascoli il primo movimento di
opposizione ambientalista in seno al Club alpino italiano. Perché
proprio ad Ascoli Piceno non è compito di questo articolo indagare. Sta di fatto
però che l'attività di difesa attuata da questa sezione non trovò per lungo tempo riscontro ne in
sezioni consorelle ne in altre associazioni. In quel periodo a minacciare la Laga erano soprattutto strade, pseudorifugi e
disboscamenti e le prime denunce risalgono al 1973.
Ma il più grave pericolo per il gruppo montuoso si profilò ne11979, con il Piano Neve della provincia di Teramo, incluso qualche anno dopo nel Piano Bacini Sciistici della
Regione Abruzzo: oltre 40.000 ettari comprendenti le vette del M. di Mezzo, Laghetta, Gorzano, Pelone, Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo, tra i 2200 ed i 2400 m. Lo stesso piano prevedeva la realizzazione di una galleria di circa 2 km per collegare i due versanti, per fare della Laga
<<il comprensorio sciistico del futuro per l'Italia Centrale>>, come ebbe a dire Rotili, l'allora presidente della
Comunità Montana della Laga. Per di più anche il comune di Amatrice, nel suo piccolo, aveva le sue forti
spinte in direzione del <<circo bianco>>.
<<Ce n'è da mobilitare gli ambientalisti di mezza Italia>>, dicevamo nell'articolo citato. E così fu. |
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