Abruzzo  Mountains  

Alpinismo

Invernale

Gruppo del Velino - Sirente

Sirente (testo di Vincenzo Abbate CAI Sulmona - foto di Giancarlo Guzzardi)
- Storia Alpinistica
L 'alpinismo invernale sul Monte Sirente ha trovato modo di svilupparsi autonomamente da quello estivo, almeno fino ad ora, seguendo una via evolutiva originale giunta, con le ascensioni invernali compiute in questi ultimissimi anni, a diventare qualcosa di particolare. Se difatti nell'attività alpinistica, non solo appenninica, quello invernale è un'alpinismo di ripetizione di quanto realizzato nella stagione estiva, come espressione più severa ed impegnativa, sul Sirente le scalate invernali sono spesso vere e proprie espressioni a se. Ambiente tipicamente appenninico questa montagna si trasforma in un interessante terreno d'azione: la neve si insinua dappertutto e ogni singola struttura rocciosa risalta in numerosi canali e canalini, terreno prediletto di un alpinismo tutto ramponi e piccozza. Inoltre le "docili" creste estive, gli spalti e le torri di roccia friabile sembrano in questa stagione "stare più in piedi" ed invitare a quell'arrampicata su misto che in appennino è di casa.
Osservando la cronologia delle salite invernali verifichiamo che qualcosa di alpinisticamente interessante comincia ad essere realizzato all'inizio degli anni '80, dopo che più di una cordata si era misurata su qualche canalino impegnativo.
Nel marzo del 1980 Andrea Gulli, A. Wolynski e N. D'Agostino effettuano la cavalcata delle tre cime dello Sperone di Mezzo. I tre pervennero sulla sommità della prima punta dopo aver salito un netto canalino sulla parete est, da qui proseguirono fin sotto il caratteristico gendarme di Cima L' Aquila che evitarono a sinistra (Valle Lupara) con una doppia.
Saliti di nuovo sul crinale raggiunsero la sella del Majore e da qui la vetta principale.
Importantissime le scalate compiute nel marzo '83 da Guglielmo (Memmo) Fornari di Palestrina. Salì per due vie contigue la parete nord-est vera e propria della montagna. In compagnia di Cesare Giuliani e Giancarlo Lombardozzi di Tivoli, scalò il netto canale-colatoio a destra di Punta Macerola percorrendo, con molta probabilità, tratti della via estiva dell'Arco naturale, su difficoltà elevate su misto. L 'altra via, a destra della precedente, Braccio destro della X, sarà realizzata in compagnia di Andrea Facchini, Lombardozzi e Giuliani. Dovranno passare molti anni prima di poter assistere a qualcosa di nuovo ma, anche questa volta, protagonisti saranno autentici rappresentanti di quella che amo da qualche tempo definire la "provincia alpinistica".
Si tratta di alpinisti di Sulmona, Giancarlo Guzzardi ed Enzo Paolini in particolare, rimasti affascinati dall'ambiente invernale della montagna.
A differenza di chi, prima di loro, già conosceva gli anfratti più negletti della montagna, scoperti in ripetuti tentativi estivi e accarezzati per anni, gli alpinisti di Sulmona, dalle finestre di casa, intuiscono immediatamente le infinite possibilità offerte da alcuni settori della montagna mai calpestati da piede d' alpinista.
Guzzardi e compagni avviano un interessante gioco di ricerca alpinistica che, salita dopo salita, regalerà alla storia dell'alpinismo invernale appenninico, gioielli preziosi.
- Vie d'accesso
Asse portante per raggiungere il Sirente è l'autostrada Roma L' Aquila - A24 e la diramazione A25 per Pescara.
Dall ' Aquila si raggiunge l' Altopiano delle Rocche con la S.S. n. 5 bis ed in breve il versante Subequano della montagna. Da Pescara conviene dirigersi verso la Valle Subequana attraverso la S.S. n. 5 e con la S.P. dell' Altopiano delle Rocche raggiungere il paese di Secinaro che, insieme a Rovere e Rocca di Mezzo, è il centro abitato più vicino al versante nord della montagna. 
- Suggerimenti (di Giancarlo Guzzardi)
Le zone più interessanti e meglio individuate della montagna sono grosso modo queste: A) la  parete NE vera e propria, la più imponente e compatta, con la bastionata di Punta Macerola; B) la parte centrale che comprende l'anfiteatro della vetta, il canale Majore e lo Sperone di Mezzo; C) il settore orientale con l'anfiteatro della Neviera e Monte Canale. Meno interessante, ma più abbordabile, è la parte occidentale dove il muro si rompe e forma un dedalo di canali e spreoncini.
Tutte le vie invernali sul versante nord presuppongono una buona dimestichezza con il terreno misto, anche quelle che risalgono i più facili canali nevosi, dove sono presenti strozzature, rocce affioranti e saltini: è il tipico terreno appenninico, dove a inizizio e fine stagione è tutt'altro che raro trovare ghiaccio di fusione.
Se si eccettuano casi sporadici, le vie non sono attrezzate, il terreno è troppo mutevole e i percorsi a volte non sono obbligati.
Per quanto riguarda l'attrezzatura e l'equipaggiamento esse saranno rigorosamente da ascensione invernale, considerando che le condizioni oggettive e metereologiche sono soggette a repentini quanto brutali cambiamenti.
Molte volte è richiesto l'uso di due attrezzi con becca e di volta in volta si dovrà verificare l'utilità dei chiodi da roccia, da ghiaccio, senza disdegnare leggeri fittoni da neve per i pendii molto ripidi con neve inconsistente; l'esposizione a nord, senza irradiamento solare, rallenta la trasformazione del manto nevoso e sui pendii aperti è più facile trovare neve compressa dal vento.
Gli avvicinamenti alle pareti sono quasi sempre lunghi e faticosi, in compenso in alcuni casi risultano utilizzabili gli sci.
Stesso discorso vale per le discese, che a volte possono risultare molto laboriose.
Le vie più lunghe difficilmente possono essere portate a termine durante le corte giornate invernali, perciò in questi casi è indispensabile bivaccare in quota, facendo molta attenzione nello scegliere il posto per la tendina;
oltre che negli ampi canali, la montagna si scrolla la neve ovunque e non è raro essere investiti da un getto continuo di polvere impalpabile anche nei canalini più incassati. La conformazione della montagna rende possibile innumerevoli soluzioni di salita e quasi sempre presenta evidenti vie di fuga. Un problema invece è rappresentato dall'orientamento nella fitta faggeta che circonda la montagna, non sempre è possibile facilmente individuare il tracciato dei sentieri estivi e solo una buona conoscenza dei luoghi permette di evitare spiacevoli e noiose perdite di tempo.
Il periodo buono per le ascensioni a volte inizia anche a dicembre, quando i rigori invernali sono in anticipo, seguiti da un periodo di alta pressione e temperature basse e si protrae fino a marzo-aprile, per quanto riguarda i canali nevosi più incisi; al contrario si può avere una cattiva stagione con condizioni della montagna veramente disastrose, in questo caso non resta che metterci una pietra su, bighellonare con gli sci ed aspettare con la fine dell'inverno un manto nevoso stabile e ghiaccio nelle goulotte. 

 

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