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#00 ROBERT
PARISH
3 NBA CHAMPIONSHIPS WITH THE BOSTON CELTICS
THE STORY
Quel ragazzino nero, lungo e magro era proprio pigro. Sar� forse stata lapatia che
predominava tra i giovani di Shreveport, citt� incastrata nel nord della Louisiana, ma
lui doveva fare qualcosa. "Lui" era Coleman Kidd, a quel tempo allenatore della
Woodlawn High School, e "qualcosa" lo fece per davvero. Quando il ragazzino non
si present� agli allenamenti per la seconda volta consecutiva, lo convoc� nel suo
ufficio e gli somministr� una razione di palettate sul sedere. "Allora i genitori si
aspettavano che gli insegnanti ci educassero anche in quel modo commenta oggi
Robert Parish, lallampanato ragazzino nero di una volta ed a dire il vero
quella lezione mi giov� a tal punto che non saltai pi� un allenamento". A volte da
un male nasce un bene, e Robert Parish deve la sua carriera di All Star anche ad un
arcigno professore di ginnastica ed alla sua paletta in legno di quercia. Ma a quel tempo
la strada era ancora lunga. Bob era giovane (era nato il 30 agosto del 1953), goffo e poco
coordinato. La prima volta che riusc� ad abbrancare la palla a spicchi ebbe la brillante
idea di correre in contropiede
..senza palleggiare, mentre Kidd, mettendosi le mani
nei capelli, gli faceva presente che questo era basketball, non football, ed era
necessario far rimbalzare la palla a terra. Coach Kidd non si perse per� danimo, e
lo sottopose a trattamenti draconiani per migliorare la coordinazione, la presa, ed il
tempismo nei salti: salto con la corda, esercizi con la palla medica, e tutto quanto gli
passasse per la testa. Ed il lavoro diede i primi frutti. Il ragazzo continu� a crescere
e non solo in altezza, ed il nuovo allenatore Ken Ivy gli regal� quello che sarebbe stato
il "pet-shot", il tiro caratteristico di tutta la sua carriera: il "rainbow
jumper". Un tiro a parabola altissima che raramente qualcuno sarebbe riuscito a
stoppare, e che Parish dovette sviluppare per evitare le impietose stoppate che Ivy gli
"mollava" brandendo una scopa. Woodlawn High School si aggiudic� due titoli
statali con Parish a pattugliare il canestro, e decine di Universit� cominciarono a
corteggiarlo in maniera serrata. Nonostante la lunga fila davanti alla porta, per� Parish
decise di frequentare Centenary, misconosciuto ateneo dallindubbio pregio di
trovarsi vicino a Shreveport. Parish, errore di giovent�, era gi� pap� di una piccola
bambolina di colore di nome LaToya, mentre mamma Annie di l� a poco avrebbe regalato al
mondo anche Tomika. I voti scolastici del ragazzo-padre erano per� molto bassi, e
Centenary di l� a poco fin� nelle sabbie mobili per aver garantito la borsa di studio a
lui e ad altri atleti poco
studiosi contravvenendo cos� alle norme della NCAA. Che
� poi quello che accade ai giorni nostri e che costringe le universit� colpite a
rinunciare ai proventi televisivi per uno, due o tre anni a seconda dellinfrazione,
oltre che a non apparire in TV per il periodo di
.oscuramento. Parish si dimostr�
gi� allora degno dellonore dei Celtics, rimanendo ad indossare la casacca dei
"Gentlemen" anche quando questi vennero banditi dallNCAA ed i suoi
compagni cominciarono a cercare nuove sistemazioni. La scarsa esposizione televisiva gli
cost� cara, visto che nel "draft" del 1976 venne chiamato solo con
lottava scelta assoluta, ma Parish fu ben contento di portare Centenary ad un record
di 68 vittorie e 13 sconfitte negli ultimi tre anni di college, e di accaparrarsi la
medaglia doro ai Giochi Panamericani e la Coppa Intercontinentale nel 1975 con la
Selezione statunitense. Nonostante i Golden State Warriors fossero reduci da un titolo,
per�, Robert Parish trov� una squadra in pieno scollamento. Rick Barry faceva la prima
donna mettendo in difficolt� il coach Al Attles, cercando di imporre il quintetto
preferito (non voleva giocare a fianco di Gus Williams, "reo" di togliergli
troppi tiri), ed anche altri compagni sembravano pi� concentrati sul divertimento che
sulle gare da disputare. Cos�, quando il 9 giugno del 1980 i Celtics lo acquisirono con
un complesso e per loro vantaggiosissimo (ma tutti se ne sarebbero resi conto solo dopo)
scambio di scelte, il centro non fu assolutamente dispiaciuto. I primi tempi in maglia
biancoverde furono per� terribili, con il sergente di ferro Bill Fitch a stargli sul
collo per farlo correre di pi�. E di quei giorni anche la nascita di uno dei
soprannomi pi� fortunati dellintera storia dellNBA: Cedric Maxwell,
spiritosissimo compagno di squadra, osservando latteggiamento fiero e ieratico di
Parish not� una somiglianza con Chief Bromden, il gigantesco pellerossa internato in un
manicomio assieme a Jack Nicholson in "Qualcuno vol� sul nido del cuculo".
Siccome in una scena del film il "Capo" Bromden veniva incitato da Nicholson a
giocare a basket contro gli infermieri, ed alla fine lo faceva, ma con una lentezza
esasperante, era chiaro lo scherzoso quanto sottile riferimento alla lentezza di Parish in
campo. Ai Celtics quellanno cerano tre velocit�: veloce, pi� veloce e Fitch.
Ma Boston era reduce da una bruciante eliminazione nei playoff ad opera di Philadelphia, e
lo staff non avrebbe lasciato nulla di intentato pur di vincere lennesimo titolo.
Parish e McHale andarono a rinforzare la "zona pitturata", e pur
"odiando" Fitch, il numero 00 cominci� a coprire il campo ad una velocit� che
pochi "sette piedi" potevano raggiungere. Seppur in un ruolo di
"spalla" rispetto a Larry Bird, il "Capo" diede nuovo vigore alla sua
carriera, contribuendo in maniera determinante ai successi della franchigia biancoverde
nel 1981 (il suo primo anno), 1984 e 1986. Peter May, articolista di fama, di lui disse:
" Ha guadagnato la fama di giocatore che non si lamenta per i minuti giocati o per i
pochi tiri effettuati. E sempre pronto a sacrificarsi volontariamente per il bene
della squadra". Nonostante il suo ruolo in apparenza secondario, Parish � sempre
risultato incisivo sui due lati del campo, come dimostrano due dati impressionanti:
e terzo nella graduatoria dei Celtics per punti segnati in maglia biancoverde
(18,246) e secondo nei rimbalzi (11,051). Anche le pi� belle esperienze arrivano alla
loro fine, per�, e dopo i ritiri di Bird nel 1992 e di McHale nel 1994, Parish si trov�
di fronte alla decisione di dover smettere (come consigliato caldamente dal "front
office" di Boston) oppure di continuare ma con unaltra maglia. Lamore per
il basket era per� troppo forte, la condizione fisica sufficiente (anche grazie alla
pratica dellarte marziale Tai Chi), e cos� non pot� dire di no
allofferta di Charlotte. Nella seconda stagione in maglia Hornets super� il record
assoluto per incontri disputati nellNBA appartenente a Kareem Abdul-Jabbar: avvenne
il 6 aprile del 1996 a Cleveland, nella sua partita numero 1,561. E poi lultima
soddisfazione: seppur in un ruolo di riserva, si aggreg� ai Chicago Bulls di Michael
Jordan che nel 1997 si fregiarono del quinto titolo in sette anni. Parish vinse cos� il
suo quarto anello personale. Oltre al record di incontri giocati, detiene quello delle
stagioni disputate (21). I totali di 23,334 punti, 14,715 rimbalzi e 2,361 stoppate gli
hanno permesso tra laltro di venire inserito tra i migliori 50 giocatori NBA dei
primi 50 di storia della lega nel 1996. Ha giocato 9 partite delle stelle. Il suo numero
00 � stato ritirato il 18 gennaio del 1998, ed inserito nella stessa "banner"
di Kevin McHale, Larry Bird, Dennis Johnson e del compianto Reggie Lewis. Red Auerbach,
nel suo discorso di presentazione allevento, quella sera si espresse cos� al
microfono: "Robert Parish ha portato a termine una fantastica carriera NBA. Non si �
mai preoccupato delle statistiche, ma la sua unica cura era quella di essere al massimo
della condizione per potersi prendere cura della partita. Il suo contributo alla
pallacanestro � unico, speciale, e degno della pi� alta considerazione. E un
professionista che non � mai sceso in campo per giocare, ma per vincere". E, quel
giorno, Robert Parish ringrazi� il suo allenatore del liceo. A dimostrazione che, alla
faccia del metodo Montessori per leducazione dei bambini, a volte una sculacciata
pu� essere la migliore delle soluzioni.
(
The Chief � stato indotto nella Hall of Fame nel 2003