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La gente normale non sa pressoché nulla di come si vive in un manicomio.

Bisogna portare gli esempi, non aver timore di ciò che si fa vedere.


Parlare per tutti. Soffermarsi anche sulle condizioni fisiche dei malati. Forse la "180" non era giusta, riflettendoci ora. E' venuta fuori una legge impossibile. Sono stati abbandonati a sé stessi centinaia di malati mentali.

A quel tempo - oltre vent'anni fa - si parlava di "settore", di "territorio". Per i manicomi continuavano a correre sempre di più insistenti le voci che presto avrebbero smantellato tutto.


I familiari, costretti a riprendersi i parenti una volta reclusi, e quelli senza famiglia gettati in qualche cronicario, che poi non esiste. Questa moda allora era possente.


Mi accuserete di essere un reazionario, ma quello che penso lo debbo dire.

Assediato dalla psichiatria democratica, il vecchio manicomio deve essere riaperto, abbattuto e i malati mentali, da trent'anni stremati dagli psicofarmaci, rimanere abbandonati a sé stessi. Non voglio che il mio venga preso come un lamento, tanto più che c'è qualcosa di straziante, ma la mia analisi è a favore dell'obiettività.


Tanti malati avrebbero dovuto lasciarli in pace: il manicomio era la loro casa!


Marco, 16/09/59

 




Tramonta il sole nella nostra vita.


Vite spezzate dietro sbarre e cancelli.


Volti tutti uguali, anime perse.


Passi incerti di un nuovo arrivato.


Sorrisi ironici dietro cancelli chiusi.


Uno nuovo? Sì. Chissà chi è, da dove arriva?


Menti rassegnate dal quotidiano senza meta,


futuro senza speranza, senza speranze per il futuro.


Uomo distrutto dal dolore: dove hai perso il cuore?


Forse nel fondo della tua vita. Risentirai l'amore


o sentirai solo il rimorso di una vita spesa male.


Trova Dio nel tuo cammino,


cerca l'amore che ha per te.


Cerca il futuro nel tuo cuore.


Troverai amore e Dio, nel tuo dolore,


troverai Dio e amore, se Lo cercherai.


In fondo al tuo cuore!


Michele



 


Questa iniziativa che vi siete proposti di attivare (ndr: si riferisce ad AMI.CA., fine Dicembre 1996) è veramente utile per i tanti detenuti nelle carceri italiane che come me soffrono…Da parte mia cercherò di essere luce pur attraverso le sbarre per tutti coloro che sono disposti ad ascoltarci.

Antonio (ndr: il primo detenuto col quale è nata di fatto AMI.CA.: questo fraseggio appartiene alla PRIMA lettera ricevuta "dall'Associazione" che tuttavia non era ancora nata ufficialmente ma già stava velocemente prendendo il largo alla ricerca di volontari/e che desiderassero corrispondere con chi si trovava in carcere. A Marzo del 1997 i soci erano già una decina e i corrispondenti una ventina)

 




Le sbarre non cancellano i nostri sentimenti. Quando uscirò ho voglia di sentirmi ancora una donna libera e un'altra volta mamma.


Pamela




Purtroppo avevo combinato una delle mie, mi ero tagliato tutti e due i polsi…Non ce la faccio più a sopportare qualcosa che non mi appartiene perché sono condannato ingiustamente e per questo errore giudiziario ho perso ogni cosa di più caro che amavo.


Domenico


Nel 1992 è morta mia madre per un ictus a 50 anni, da quel giorno mio padre non si è più mosso da casa: ha lavorato tutta una vita ed ora che stava bene (economicamente) gli hanno riscontrato un tumore all'intestino in fase terminale…Il 5 Giugno mi hanno concesso di andarlo a trovare con la scorta a (…) dov'era ricoverato. Erano 8 anni che non lo vedevo ma non era per questo che l'ho riconosciuto solo quando gli sono arrivato ad un metro, ma perché quella malattia se lo sta mangiando vivo e lo ha sfigurato.

Pesa 70 chili, un uomo che ne pesava 100; potrete capire il mio stato d'animo allora, per poterlo ancora riabbracciare…Ed ora che lui continua a morire non riesco ad andarlo più a trovare (ndr: non gli è stato più permesso dal Magistrato di Sorveglianza). Farei 10 anni ancora pur di vederlo stare meglio. Sapeste come è stato contento nel vedermi: mi ha perfino detto che sono bello…


Mauro





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