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Sto scontando una pena di 5 mesi (diconsi 5…) per un lieve reato commesso nel carcere di (…). Ciò che dico non vuole essere una lamentela dettata dalla detenzione, anche se per il reato commesso non dovrei stare in carcere.
Ovviamente è da supporre che qui dentro vivano persone a due gambe, non voglio dire soggetti umanoidi, invece in questo "cesso" di carcere (perché tale è) si è verificata la convivenza obbligata con animali poco simpatici: formiche, formiconi, cimici, zanzare ed altre specie non invidiabili, anche se a primeggiare sono gli scarafaggi da Guiness dei primati, enormi, con nere corazze lucenti, col maledetto vizio di prediligere il bagno e di uscire dai nascondigli più impensabili di notte, quando per qualcuno di noi c’è l’obbligo di andare al bagno fuori orario e scendendo dalle brande a castello, prima di toccare il pavimento, prendono subitanea confidenza con le coppie di scarafaggi in transito e si sente il fastidioso "crac" della poltiglia sotto le piante dei piedi. Mi sono premurato di far presente questa situazione: mi è stato risposto che sono innocui e che l’estate è la loro breve stagione, che hanno sempre diritto di vivere secondo l’insegnamento francescano.

E la disinfestazione?

Una semplice ma fastidiosa alzata di spalle per tutta risposta…

Io fra poco esco, sono fuori, ma sono certo che nella mia memoria rimarrà indelebile lo schifoso rumore degli scarafaggi schiacciati. Prima di concludere non voglio dimenticarmi di dirvi che nei cortili del passeggio non vi sono scarafaggi ma serpenti, per fortuna non velenosi. Non sarebbe più giusto appellare questo Istituto non super-carcere ma un super-zoo?

Carmine

 

La mia vita è sempre stata costellata dal disagio di non essere, per debolezza di carattere, capace di inserirmi e/o ambientarmi socialmente.

Per sentirmi parte di questa società ho fatto uso di droghe che hanno gettato nella spazzatura venti anni della mia vita. Ora mi sento in grado di costruirmi una vita vera, senza dover ricorrere a droghe, alcol ecc. ecc., per essere accettato per quello che sono, con tutti i miei difetti e i pochi pregi. Potranno anche ridere di me, per il mio modo di essere…non mi interessano certi giudizi perché mi appagheranno solo quelle persone che mi accettano per quello che sono.
L’assurdo di tutto è che mi sono trovato a mio agio nell’essere me stesso perché ho trovato persone che mi hanno accettato, consigliato ed aiutato all’interno dell’O.P.G. (ndr: Ospedale Psichiatrico Giudiziario) di (…). Non mi è stato imposto di cambiare il mio modo di essere, la mia personalità, ma solamente di migliorarla, di non buttare più via la mia vita nella droga e nell’alcol.

Non ho dovuto subire ogni sorta di umiliazione e gli abusi psicologici che ho sperimentato nella comunità terapeutica dove sono stato in precedenza. Con questo non voglio certo affermare che tutte le comunità terapeutiche per tossicodipendenti applichino le stesse formule di trattamento.
Voglio essere ancora fiducioso in queste strutture.


Infatti ho accettato di andare in un’altra comunità terapeutica a doppia diagnosi. Ma se mi si presenterà di nuovo la stessa situazione della comunità dove sono stato in precedenza non esiterò a chiedere al Magistrato di Sorveglianza di farmi ritornare all’O.P.G. di (…).

Forse sbaglio, ma preferisco vivere in un mondo di "pazzi" che in un mondo di "sani" che ti fanno impazzire.

E, piano piano, morire dentro.

Filippo  

Il mio primo pensiero è: fra quanto uscirò? Poi pensi a quando sei entrato, e pensi a nascondere le tue debolezze perché se vengono manifestate, gli altri potrebbero approfittare e non ti considererebbero. Quindi, certi pensieri devono rimanere segreti.


Roberto

 



Credo di pensarla superficialmente: uno commette un reato e paga.

E’ un problema di adattamento. Penso soprattutto a quello che potrei fare a casa. Alcune volte vedo nero, altre limpido: quando vedo nero penso ad "uscire fuori" e quando vedo chiaro ne sono fuori e penso alla vita e al futuro.


Alessandro

 



Penso alla mia famiglia: mi manca. Poi penso ai motivi per cui sono qua. A quanto tempo devo rimanerci. Penso qualche volta pure di morire…


Pasquale

 



Quando sono in cella da solo mi annoio e penso alla "compagnia", mi annoio a guardare la televisione e ascolto la musica sempre di più. Quando sento la musica penso di essere "fuori" in una discoteca a ballare.


Giovanni


Quando sono in cella, penso a non "perdere colpi" nel tram-tram quotidiano: spesa, terapia, ecc.. E poi alle cose che veniamo a sapere tramite i Media, che sono molto più grandi della nostra realtà qui a (…).

Nei cinque minuti in cui si pensa alla famiglia e a ciò che verrà, spero.


Dario


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