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Milano - Duomo |
Poche chiese, in Italia, hanno avuto una costruzione così lenta e complessa come la
ebbe il Duomo di Milano. Non solo, ma l'erezione dell'imponente monumento fu una impresa che
interessò non solo la Lombardia, ma tutta l'Italia. Fu infatti attraverso essa che lo
stile gotico fiorito d'Oltrealpe penetrò in Milano e influenzò l'Italia intera.
La sua elaborazione fu assai lenta: essa comprese infatti un arco lunghissimo di ben cinque
secoli, pur rimanendo tuttavia fedele ai principi dell'arte gotica. Sul luogo dove sorgeva
la basilica di Santa Maria Maggiore, del IX secolo, si iniziò nel 1387 la
costruzione del Duomo, dedicato a Santa Maria Nascente; costruzione voluta
dall'arcivescovo Antonio da Saluzzo ed appoggiata non solo da Gian Galeazzo
Visconti, all'epoca signore della città, ma da tutto il popolo milanese. In
quell'anno era ingegnere Simone da Orsenigo, circondato da numerosi maestri
campionesi. È fuori di dubbio, tuttavia, che l'intero progetto del Duomo fosse
opera di una sola mente, sicuramente di un maestro oltramontano, perché, nonostante
l'avvicendarsi di numerosi architetti alla fabbrica, il Duomo ha mantenuto un carattere
straordinariamente coerente, e questo carattere è tipicamente d'Oltralpe. Tuttavia,
questi schemi gotici, nelle menti degli architetti italiani, persero la loro caratteristica
oltramontana e acquistarono quella più tipicamente nostrana. Intorno a Simone da
Orsenigo, i nomi dei grandi maestri della pietra: Marco "de Frixono" da Campione,
Matteo da Campione, e il più grande Giovannino de' Grassi. Nel 1389
Simone da Orsenigo fu rimosso dall'incarico e fu fatto venire da Parigi Nicola di
Bonaventura, che fornì il disegno dei finestroni absidali, aperti a traforo.
Poi anch'egli, giunto a Milano il 7 maggio 1389, fu licenziato il 31 luglio 1390. Maestri
italiani e stranieri si susseguirono, avvicendandosi, nella fabbrica del Duomo: i tedeschi
Giovanni da Friburgo, Enrico Parler da Gmunden, Giovanni da Fernach,
e gli italiani Bernardo da Venezia, Gabriele Stornaloco, piacentino, Marco
da Carona, Giovannino de' Grassi e Giacomo da Campione. Questi ultimi due
rimasero legati stabilmente alla fabbrica dal 1392 e dettero al nascente Duomo la loro
impronta decisiva, quello stile "gotico fiorito", caratterizzato dall'esuberanza
decorativa. Alla morte del grande maestro, il parigino Jean Mignot criticò
aspramente i lavori ma, trovando l'opposizione di Bernardo da Venezia e di Bertolino
da Novara, fu ben presto licenziato: è da questo momento che la fabbrica del
Duomo di Milano verrà diretta esclusivamente da maestri italiani. Nel 1400 era a
capo dei lavori Filippino degli Ugoni: a lui si deve il disegno dei capitelli,
delle volte, dei terrazzi. Si lavorava alacremente, nella fabbrica del Duomo, tanto che,
nel 1418 veniva consacrato l'altare maggiore da papa Martino V. Con la salita al
potere, alla metà del '400, di Francesco Sforza, le arti conobbero un nuovo
indirizzo. L'architettura milanese del '400, e quindi anche quella del Duomo, fu "siglata"
dalle tre generazioni dei Solari: Giovanni, il figlio Guinforte, e il figlio
di questi, Pier Antonio. Il genero di Guinforte, il grande Giovanni Antonio
Amadeo, fu il vincitore del concorso indetto nel 1490 per l'erezione del tiburio:
nonostante il "nuovo corso" rinascimentale che aveva preso l'arte, L'Amadeo fu strenuo
difensore dell'unità gotica dell'editicio e completò il tiburio nel 1500.
Dieci anni più tardi sorgeva, gotica anch'essa, la prima delle quattro guglie
contigue. Intanto, la grande fiammata del "gotico fiorito" andava lentamente
spegnendosi, vinta dal nuovo senso plastico delle forme teorizzato da Filarete,
da Luca Francelli, da Francesco di Giorgi e da Leonardo, chiamati
da tutta Italia per dare nuovi consigli e nuovi pareri sulla fabbrica del Duomo. Dopo
un più che breve intervento tedesco, un maestro di Strasburgo chiamato nel 1482
da Gian Galeazzo Sforza, fu messo a capo dei lavori Pellegrino Pellegrini,
detto anche Tibaldi, architetto preferito dall'arcivescovo Carlo Borromeo. Il
Pellegrini dette subito un vigoroso impulso alla costruzione, progettando i disegni per
il pavimento e per gli stalli del coro. Nel 1572 San Carlo riconsacrò il Duomo.
Nel1585, alla partenza dei Pellegrini per la Spagna, ottenne di succedergli Martino
Bassi e quindi Lelio Buzzi, già autore del progetto della Biblioteca
Ambrosiana. Sotto l'arcivescovado dell'altro grande Borromeo, Federico, fu
Fabio Mangoni a soprintendere la fabbrica del Duomo, a cui poi seguirono il
Richini e il Quadrio. Nel XVIII secolo non erano ancora terminati i
lavori. La guglia maggiore fu eretta dal 1765 al 1769 e la facciata, secondo le valide
proposte del Pellegrini, fu compiuta negli anni fra il 1805 e il 1813. I lavori continuarono
per tutto l'Ottocento, completando l'erezione delle guglie e le torri scalari intorno al
tiburio. Ma tutta questa complessa costruzione ebbe sempre bisogno di vaste opere di
restauro: la prima nel 1935 e la seconda, ben più complessa e più dolorosa,
dopo i bombardamenti aerei del 1943. Durante l'ultimo restauro, fu rinnovato il pavimento,
furono sostituite quelle statue e quegli elementi decorativi che più avevano sofferto
le ferite della guerra. Infine, l'8 dicembre 1966, fu inaugurato il nuovo sagrato. |
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