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Milano - Castello Sforzesco
Le origini di questo grandioso edificio, che rappresenta il massimo monumento civile del periodo rinascimentale, risalgono al XIV secolo, allorché Galeazzo II Visconti fece iniziare la costruzione come rocca di difesa. Fu poi ampliato dai successori, Gian Galeazzo, Giovanni Maria e Veduta aerea del Castello Sforzesco, di Largo Cairoli e Foro Bonaparte e del Parco Sempione infine Filippo Maria che apportò modifiche e abbellimenti, con l'intervento anche di Filippo Brunelleschi, destinando la costruzione a dimora permanente della dinastia viscontea. Dopo la morte del Duca Filipppo Maria (1447) e i disordini che ne seguirono, la neo Repubblica Ambrosiana, che aveva preso il sopravvento nel controllo della città, ordinò la completa distruzione della rocca, distruzione che fortunatamente avvenne solo in modo parziale.

Nel 1450, il capitano di ventura Francesco Sforza, abbattuta la Repubblica, prende possesso della rocca dando inizio alla ricostruzione con l'intendimento di creare una fortificazione che si trasformò poi in una creazione architettonica con apparenza di signorile dimora. Inizialmente i lavori furono affidati a Giovanni da Milano al quale si associò Filippo Scorzioli e, nel 1451, i lavori proseguirono sotto la direzione di Jacopo da Cortona. Nel 1452 il principe ingaggiò il Filarete, architetto fiorentino, per la costruzione e la decorazione della torre mediana della facciata principale, iniziata però solo due anni dopo sotto la guida di Bartolomeo Gadio da Cremona. Alla morte di Francesco Sforza (1466), gli succede il figlio Galeazzo Maria che provvide a far continuare i lavori affidando la parte interna all'architetto Benedetto Ferrini, anch'esso fiorentino, al quale si deve la loggia, lo scalone d'onore, il portico dell'Elefante, la cappella e il lato posteriore della Rocchetta. La parte decorativa fu affidata ai pittori del Ducato. Sotto Veduta aerea del Castello Sforzesco la reggenza di Bona di Savoia, fu costruita la torre alla quale fu dato il suo nome (1476). In seguito, col sopraggiungere al potere di Ludovico il Moro (1494), quartogenito di Francesco Sforza, il castello divenne una delle più fastose dimore nella quale operarono, per la parte decorativa, il Bramante, il grande Leonardo e numerosi altri artisti.

Alla caduta di Ludovico il Moro (1499) la ricca reggia fu occupata dalle forze francesi comandate dal maresciallo Gian Giacomo Trivulzio e da qui cominciò il disfacimento del fastoso castello. Nel 1521 uno scoppio di polveri cagionò la distruzione della torre centrale costruita dal Filarete. Durante il dominio spagnolo (XVI-XVII secolo) il castello subì ancora trasformazioni e aggiunte di fabbricati e divenne un fortilizio militare; Carlo V fece costruire un nuovo bastione che collegava la nuova cinta della città; alla fine del XVI secolo la rocca venne cinta da sei baluardi; all'inizio del XVII secolo vennero sistemati il fossato e la strada coperta lungo il ciglio esterno e furono costruiti sei rivellini staccati. Nel 1800, Napoleone fece demolire le aggiunte spagnole e rimase il solo Castello Sforzesco. Con l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, il vecchio maniero passava al rango di caserma e nel 1880 fu sentenziata la completa demolizione. Ma durante gli anni seguenti, per volontà di gran parte dei cittadini milanesi e l'intervento della Società Storica Lombarda, fu impedita ogni manomissione, tanto La Torre del Filarete o dell'Orologio, ingresso al Castello che nel 1893 l'architetto Luca Beltrami, che già aveva sottoposto il progetto, iniziò i restauri insediando nei tre grandi nuclei della storica costruzione - la Piazza d'Armi, la Rocchetta e la Corte Ducale - i Civici Istituti d'Arte e di Storia. Colpito ancora duramente durante l'ultima guerra, il Castello Sforzesco è stato ripristinato e destinato a museo.

Esterno del Castello

A metà della facciata rivolta verso il centro della città, sorge la Torre detta del Filarete, (chiamata anche dell'Orologio), alta 70 metri, ricostruita ai primi di questo secolo dall'architetto Luca Beltrami che le ha ridonato l'originaria struttura dopo la distruzione avvenuta nel 1521. Di forma quadrangolare a due sopralzi rientranti, culmina con una cupoletta. Sopra il portone, bassorilievo di Luigi Secchi raffigurante il Re Umberto I a cavallo (1916). Più in alto, sotto la prima merlatura, Sant'Ambrogio, fra gli stemmi dei sei duchi sforzeschi. A destra e a sinistra della torre si dipartono le solidissime cortine in laterizi, decorate alla sommità con merlatura e piombatoi e in cui si aprono sei grandi finestre bifore ornate di Facciata del Castello rivolta verso il centro città, con a metà la
 Torre del Filarete e alle estremità le due torri cilindriche ricche cornici in cotto. All'estremità delle cortine sorgono due torri cilindriche, a bugnato, alte 31 metri, ornate anch'esse di merlature e recanti il grande stemma di marmo con il serpente visconteo-sforzesco. I fianchi e la fronte posteriore (rivolta verso il Parco Sempione) continuano con le stesse caratteristiche della facciata e soltanto all'altezza della Rocchetta e della Corte Ducale, si aprono due serie di finestroni gotici ornati di cornici in cotto. I torrioni angolari nella parte posteriore chiamati Torre Castellana o del Tesoro quello di sinistra e Torre Falconiera quello di destra, sono di forma quadrata aperti da finestroni. Al centro della fronte posteriore si apre la grande Porta del Barco. Sul fianco sinistro, nei pressi della Porta Santo Spirito, si trovano pittoreschi ruderi restaurati del rivellino. Sul fianco destro, si apre la Porta dei Carmini con ponte levatoio e nel fondo la Ponticella di Ludovico il Moro (attribuita al Bramante) che scavalca il fossato e conduce ad una graziosa piccola loggia architravata.
Interno del Castello - Il cortile di Piazza d'Armi

Interno del Castello

Oltrepassato il portone che si apre sotto la Torre del Filarete, si accede al grandioso e alquanto pittoresco cortile di Piazza d'Armi, ora sistemato a giardino ma che un tempo serviva per le esercitazioni delle milizie sforzesche. La fronte interna della torre è caratterizzata da un balcone con finestra trifora, mentre alle cortine poggiano delle costruzioni che continuano lungo il lato sinistro. Il fondo del cortile è chiuso da tre corpi di fabbrica, preceduti da un fossato morto: a sinistra la Rocchetta, un edificio fortificato nel quale si ritiravano gli Sforza nei momenti di pericolo; quasi al centro, la Torre di Bona di Savoia, alta 36 La Torre di Bona di Savoia con alla sinistra il corpo della Rocchetta, alla destra
 l'ingresso alla Corte Ducale e davanti la statua di San Giovanni Nepomuceno metri e fatta erigere dalla vedova di Galeazzo Maria Sforza nel 1476; a destra, il palazzo della Corte Ducale, residenza degli Sforza nei tempi calmi e tranquilli. La solitaria statua davanti al fossato morto, eretta nel 1729, raffigura San Giovanni Nepomuceno.

La Corte Ducale

Alla Corte Ducale si accede attraverso la porta sormontata da un grande stemma sforzesco sul posto dell'antica Porta Giovia che immette nel vestibolo dove si conservano sculture e frammenti provenienti da vari edifici milanesi. Sulla parete è ancora visibile l'affresco raffigurante il Crocifisso fra i Santi e Sante, di un ignoto pittore lombardo (1470-1480) con raffigurato il committente, Ambrosiano da Longhirana, che a quel tempo era castellano di Galeazzo Maria Sforza e Bona di Savoia. Dal vestibolo si passa nello stupendo cortile della Corte Castello Sforzesco - Cortile della Corte Ducale Ducale è circondato per tre lati da una costruzione ad un piano con due ordini di finestre a sesto acuto. Il piano terreno della parte di fondo è aperto da un portico rinascimentale chiamato dell'Elefante (per la figura del pachiderma affrescata sulla parete) opera di Benedetto Ferrini (1473) di cui è pure la leggiadra loggetta a due piani al principio dell'ala sinistra, chiamata Loggia di Galeazzo Maria, che sovrasta il vestibolo dello scalone.

La Rocchetta

La Rocchetta si presenta come una fortezza all'interno della fortezza. Il cortile della Rocchetta è circondata per tre lati da porticato: quello di destra fu costruito dal fiorentino Benedetto Ferrini (1466-76) per ordine di Galeazzo Maria, quello di fronte è del Filarete e quello di sinistra per volere di Ludovico il Moro, fu iniziato da Bernardino da Corte nel 1495 e terminato dal Bramante. Dal cortile, percorrendo un piccolo andito si giunge alla Sala del Tesoro, così chiamata perché vi si custodiva il tesoro ducale, con affreschi di scuola lombarda e ad una parete un affresco mutilo del Bramante raffigurante Argo, dai cento occhi che sta a guardia della porta che immette in una piccola stanza nella quale si conservavano le più preziose gioie del Duca.
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