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GUSTAV MEYRINK

IL DOMENICANO BIANCO

FRATELLI BOCCA MILANO  1944

 

 

Nota Introduttiva e Prefazione del Traduttore (anonima) Julius Evola

 

NOTA INTRODUTTIVA

 

Quando, dopo la larga notorietà raggiunta coi suoi romanzi esoterici maggiori: «Der Golem », «Das grüne Gesicht » e « Walpurgisnacht », Gustavo Meyrink pubblicò nel 1921 « Der weisse Domenikaner», una vivace discussione si accese fra gli esoteristi a proposito delle strane dottrine Taoiste che formano lo sfondo dottrinale del racconto. Molti, anche fra i più colti, posero perfino in dubbio l'esistenza di così singolari credenze, delle quali anche le maggiori enciclopedie non fanno cenno. Per mettere a disposizione degli studiosi alcuni elementi originali di orientamento, G. R. S. Mead, in due numeri successivi (2 e 3) della « Quest » di Londra, del 1924, tradusse dal tedesco alcuni estratti di « Leggende alchimiche taoiste », tradotte a loro volta dal cinese in tedesco dal prof. A. Pfizmaier, membro dell'Accademia di Vienna, e pubblicate fin dal 1870 nel vol. LXIV degli Atti Filosofici dell'Accademia. Chi voglia approfondire la ricerca può dunque accedere alle fonti dirette e di prima mano, A noi basta qui riprodurre alcune delle più tipiche fra queste brevi leggende, malgrado il carattere vago ed oscuro dei testi, dovuto in parte al caattere stesso della scrittura e del linguaggio cinese, in parte alla natura esoterica dell'argomento.

 Le opere taoiste parlano sovente di note trasformazioni come preliminari o mezzi per raggiungere il più alto scopo della sublimazione spirituale alchemica. Col termine di Shi-Kiai, la «soluzione del cadavere», gli antichi autori indicano uno stato in cui la forma di un « dipartito », cioè di uno che è riuscito a dissolvere il suo corpo fisico, diviene invisibile mentre l'adepto consegue l'immortalità. In certi casi incompleti il corpo perde solo il suo peso, ma continua a mantenere l'appartenenza di una persona vivente. Con l'altro termine di Kieu-Kìai, la « soluzione della spada », si afferma che nella bara del « dipartito » non resta che una spada (qualche volta un coltello, o un bastone o altro) in luogo del cadavere. Ambedue le metamorfosi o « soluzioni » formano l'enigmatico segreto che le leggende della « Via » (Tao) nell'estremo Oriente espongono in modo oscuro e fantasioso. Forse l'immagine di una spada fisica non è che il simbolo sotto cui si nascondono i processi di trasmutazione del corpo sottile dell'adepto in un'arma psichica o strumento di potere. Il Grande Libro della Preziosa Spada dice : Col metodo della Dissoluzione del Cadavere può avvenire che si muoia e poi che si ritorni in vita. Può avvenire che, troncata, la Testa ricompaia da un'altra parte. Può avvenire che la Forma rimanga, ma che le Ossa scompaiano, Il dissolversi del Cadavere rappresenta in realtà il raffinarsi e il cambiar pelle dei Veri Uomini. 

Le più alte classi (di Immortali) sono semplicemente le manifestazioni gerarchiche degli Otto Disadorni. Essi prendono in custodia, ma non agiscono. Gli altri, in piena luce del giorno, dissolvono i loro Cadaveri e compiono così la trasformazione in Immortali Volanti. Le Decisioni Occulte dei Veri Uomini che ascen- dono dicono: .Coloro che dissolvono il loro Cadavere sono uomini che, al tempo in cui trapassano, forse come risultato dell'esser troncati dalle Spade, dalle Armi, dall'Acqua, dal Fuoco e da Spine dolorose, non continuano la vita della loro generazione. Quando son morti il loro Spirito può spostarsi di luogo in luogo, ma la loro figura non può andarsene.

 Coloro che praticano la via inferiore di dissolvere il Cadavere non possono ritornare a guardar la loro Casa. Quest'ultima contemplazione è chiamata la Via dell'Altissima Soluzione. I loro nomi sono iscritti sulle Tavolette Purpuree. Le Tré Autorità non sono più autorizzate a misurare le imperfezioni e le deficienze di tali Uomini. (Però) anche se sono riusciti a nascondersi, a svanire dalla loro epoca, la loro mente non è tranquillizzata. Essi non hanno la libertà di ritornare alla lóro Casa, Ki-tse-hiiin era nato a Tsi. Fra gli uomini nessuno sapeva che egli possedesse la « Via ». Nelle vie del quartiere della sua città egli mostrava onestà e modestia in ogni suo comportamento. Col passare degli anni le fattezze del suo viso si conservavano inalterate. Alla fine gli uomini lo seguivano, sebbene non vedessero di che cosa egli si servisse per allettamento. Amava i Discorsi puri, dimorava appartato e leggeva le « Metamorfosi » (1). Gli scritti che componeva avevano senso e significato. I notabili della sua città nativa, che l'avevano udito, rimasero delusi senza eccezione. Si fecero annunciare per un colloquio e cercarono di vederlo; ma non mai ci riuscirono. In seguito capitò che egli uscì casualmente dalla sua porta. I notabili - cappello contro cappello e carrozza contro carrozza - sbarrarono la via; gli studenti avevano pronti i discorsi. Ma egli passò fra loro ugualmente. Era l'uomo che cavalcava su di un Asino nella Via del Campo Orientale. Lo inseguirono tutti con Cavalli che volavano, ma non lo raggiunsero mai. Tse-hiiin arrivò alla casa del Principe di Tshin e disse : « Me ne andrò domani e non ritornerò ». Il Principe di Tshin lo provvide di una Veste di tela di Lino. Quando il tempo arrivò Tshe-hiiin morì. Egli si trasmutò con la Dissoluzione e disparve come un Immortale.

Ying-tshang-seng veniva da Sin-ye. Nell'epoca del tardo Han non si occupò di null'altro che dell'arte della « Via » nella strada Tsi. Avendo udito che Ma-ming- seng aveva compiuto la Via della Misurazione dell'Età, andò a trovarlo. Ming-seng volle parlargli in discorsi elevati solo alla sera; discusse con lui delle cose dell'età presente e dell'Occupazione dell'Agricoltura. In questo modo passarono dieci anni e Tschan-seng non si stancò. I dodici che insieme con lui servivano Ming-seng se ne tornarono tutti a casa. Ma Tshang-seng venerava Ming- seng sempre più e gli diceva : « Tu hai certamente raggiunto la Via». Ora quest'ultimo entrò con lui nelle Montagne della Fortezza Verde e gli trasmise il Libro del Minio Divino del Grande Puro. Il Minio fu conseguito e Tshang-seng disparve come un Immortale. Egli pubblicò un libro in nove parti in cui diceva : degli Immortali di alta antichità ve ne sono molti. Ma dal sorgere di Han ve ne sono stati solo 45. Coloro che mi seguono immediatamente sono solo sei. Trenta si sono dissolti coi loro Cadaveri, gli altri scomparvero in piena luce del giorno come Immortali.

La moglie di Tshing-wei, guardiano del Corpo alla Porta della Spedizione (2) nell'epoca di Han (122 a.D.), raggiunse la Via e seppe penetrare nella Trasmutazione e nelle Metamorfosi. Wei la perseguitava, tentando di ottenere l'Arte. Sua moglie non gliela comunicò. Egli non cessò di tormentarla. Sua moglie, messa in angustie, morì. Essa dissolse il suo Cadavere e sparì. 

Il Libro del Maestro della Tribù di Pei dice : Gli Immortali che si dissolvono col Cadavere non possono salire sul Carro Fiorito, ne montare il Dragon" volante, ne ascendere al Grande Apogeo, ne andar a piedi ai Nove Palazzi. Coloro che usano semplicemente della Prima Ricurva Aurora, del Puro Spirituale Volala tè e si dissolvono in una Spada ottengono le graduali manifestazioni degli Otto Disadorni... Sono coloro che praticano la via Dissoluzione nella Spada i cui nomi vengono segnati nelle Purpuree Tavolette coi Supremi Sorveglianti, gli alti Immortali. Coloro che hanno acquistato vero merito, esemplare condotta, nascoste virtù e hanno fede negli Immortali possono coi loro Spinti; avvicinare il Fuoco Rosso chiaro, il Palazzo della Collina di Minio. Essi ricevono la Via dei Discepoli Immortali e sono Veri Uomini dei Nove Palazzi. Coloro che fanno uso della Via della Dissoluzione del Cadavere e del Grande Apogeo e scompaiono a Mezzanotte hanno l'ufficio di Esseri di Verità sulla Terra. Di coloro che devono dissolversi col Cadavere, alcuni imparano le parti importanti e non importanti dei meriti, l'ascendere e il discendere dei pensieri. Altri si occupano del sacrificio del Vino, con puri sforzi spirituali. Coloro che liberano e regolano ottengono la dissoluzione dell'Ornamento dei Trentasei Cicli delle Profondità. I Capi sotto la Terra hanno una rotazione di 140 anni; i Maestri Demoni della Dissoluzione attraverso il Valore in Guerra hanno una rotazione di 280 anni. Coloro che appar tengono a questi tré gradi possono procedere e assister: gli Immortali nei loro compiti, 

Wang-tse una volta si recò alle Montagne Tshung e ottenne il Libro delle Nove Trasmutazioni e delle Dieci Metamorfosi. Perciò si ritirò in segretezza sotta il Sole e la Luna. Camminò e viaggiò fino alle Stelle. In seguito una mattina cadde ammalato e morì. Il tumulo funebre fu elevato sul Monte della Spiaggia de1 Mare. Nell'epoca di Siang di Hia alcuno per caso aprì la tomba di Wang-tse. Una Spada vi fu trovata sul fon- do. Essa diede il suono del Dragone; nessuno osava avvicinarla. In seguito anche la via per raggiungerla fu dimenticata. La tomba di Wang-tse-Kiao è nel King- Ling. Nell'epoca dei Regni Combattenti qualcuno la riaprì. Una Spada fu veduta in essa. Un uomo per caso volle prenderla ed esaminarla. Repentinamente essa s'involò nell'aria e disparve.

Coloro che si dissolvono col Cadavere mettono una Spada in luogo del loro Corpo. Dopo cinquecento anni queste spade ritornano da sole al loro posto. Coloro che si dissolvono nella Spada non debbono arrestarsi a questo. Per coloro che usano il Libro di Minio la Spada può risuonar cupamente in uno spazio vuoto senza in- terruzione. Là vi è un oscuramento; la ricerca è difficile. Non vi si può giungere così come se ne può parlare. Coloro che non riescono a realizzare questa pratica, e a vederla, debbono rispondervi col loro cuore. Fra le divine meraviglie vi è la Trasmutazione repentina e il Movimento senza droghe. Non si ripete ciò che è stato decretato attraverso l'Ordine delle Esistenze. Il co- mando della Trasmutazione risulta così come esso e nel cuore e le cose sonò regolate solo secondo l'attitudine. Nemmeno colui che la pratica nota com'essa avviene. Di coloro che la vedono nessuno certamente può sondare come essa si operi profondamente. 

 Tung-tshung-khiii era nato a Hooì-nan. Nella sua gioventù egli fece uso dell'Aria (esercizi di respirazione) e raffinò la sua Forma. A cento anni non era invecchiato. Fu sovente ingiustamente accusato e messo in prigione. Il suo Cadavere fu dissolto ed egli disparve come un immortale. Lien-ping-hu non aveva nome nemmeno da giovane. Verso la fine dell'epoca di Han egli era un anziano di Ping-hu nel Kieu-Kiang. Praticava l'arte del medico e così si acquistò merito e virtù. Soleva aiutare gli uo- mini nelle loro infermità e nei dolori, come se questi fossero suoi propri. In uno dei suoi viaggi incontrò l'Immortale Tsheu-tsching-shi che gli trasmise la (conoscenza della) Via dell'Esistenza Nascosta. Dimorando in una Casa Interna nelle Profondità del Fang-shan egli usò l'Aria Divina del Sole e della Luna (fece gli' esercizi respiratori di Latha-yoga). Il suo aspetto era estremamente giovanile. Più tardi egli dissolse il pro- prio Cadavere e disparve. Kó-yuen portava il nome giovanile di Hiao-sien. Si aggregò a Tso-thse e ricevette i Libri dei Nove Uomini di Minio e della Tintura d'Oro. Usava generalmente come esca il Cardo di Montagna. Disse al suo discepolo Tschang-fung: «Io dissolverò il mio Cadavere e scomparirò. Al 12° giorno dell'8° mese il tempo sarà maturo». Quando venne il tempo stabilito, Yuen si coricò vestito e col cappello in testa. Non respirava, ma la sua apparenza restò immutata. Dissolse il suo cadavere e disparve. Kiai-Siang aveva il nome giovanile di Yuen-tsi e veniva da Kuei-Ki. Il primo Governatore di U lo teneva in alta stima. Generalmente si rivolgeva a lui come al Maestro di Kiai (dissolvimento). Siang tentava conti nuamente di andarsene, ma il Governatore non voleva saperne. Siang si diede ammalato. Il Governatore ordinò ai suoi vicini di presentargli una piccola cassa di belle Pere. In breve tempo Siang dissolse il suo Cadavere e disparve. Oltre, che in queste leggende alchimiche, la dissuluzione del cadavere è riferita anche in alcuni dei più famosi racconti popolari della letteratura cinese. Per esempio, fra le novelle di P'u-Fung-lin, soprannominato Lieu-sien, ovvero l'Immortale in esilio, vissuto all'epoca di K'ang-hi (corrispondente cronologicamente presso a poco al regno di Luigi XIV) e autore di racconti noti in Cina come lo sono da noi le storie di Perrault « Cenerentola », « il Gatto dagli stivali » e « la Bella dormente nel bosco », alcune si concludono appunto con la disparizione del corpo di un immortale. Si confrontino, ad esempio, le novelle 11" (Choeì-yun) e 19°' (La principessa del lago») delle 20 che fanno parte della raccolta tradotta in francese da L. Laloy (3). 

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A proposito del « Domenicano bianco » è utile che il lettore osservi come il protagonista del romanzo, Cristoforo Colombaia, presenti  -  come in genere molti altri personaggi centrali del Meyrink - più le caratteristiche di un veggente più o meno inconsapevole che non il tipo di un eroe creatore vero e proprio nel mondo simbolico ed esoterico in cui vive. Più che agire egli è portato dal corso degli eventi, all'infuori di qualche atto di scelta, non sempre limpidamente motivata. Opera più per impulso spontaneo che non per meditata deliberata volontà e le virtù eroiche che incarna o do- vrebbe incarnare sono in lui più allo stato latente che non in forma attiva e manifesta. Più che modelli di via il Meyrink prospetta soggetti di trasmutazione simbolica. 

 

Note

(1) Le iniziali maiuscole sono state usate per le parole che possono in- cludere qualche più profondo 
significato spirituale
(2) La porta dalla quale venivano spediti i messaggeri della corte.
(3) P`ou-Soung-Lin, 'Conte magiques. Traduits d'après l'ancicn texte chinois par Loiris Laloy; Paris, H. Piazza, 1925.

 

 

PREFAZIONE DEL TRADUTTORE 

Benché abbia quasi esclusivamente scritto dei romanzi, Gustav Meyrink è da considerarsi come uno dei principali cultori moderni di scienze esoteriche. O attraverso vicende simboliche, o allo stato puro, il lettore può trovare nelle sue opere elementi di insegnamenti iniziatici in una forma così precisa ed esplicita, come difficilmente in molti libri di « occultisti » ex professo., Quanto alle fonti di tali conoscenze, pare che il Meyrink abbia in un primo tempo seguite discipline di origine orientale fino ad un certo grado di illumuiazione ; poi eli fu dato di entrare in contatto diretto con un certo ordine di « influenze » portate da alcuni ambienti assai chiusi, d'intonazione, sembra, cabbalistica. In ogni modo, il Meyrink mostra di possedere, m buona misura, il « dono delle lingue », vale a dire la facoltà di esprimere in forme varie, legate ora all'una ed ora all'altra tradizione, una conoscenza unica. Po- tremmo chiamare « magico » lo spirito di questa conoscenza, se tale parola, oggi, non desse luogo a troppi equivoci - così sarà bene, forse, parlare semplicemente di conoscenza iniziatica. Tale espressione va riferita ad una spiritualità, che da un lato si distanzia da tutto,ciò che è semplicemente « religione » o « misticismo », dall'altro, si mantiene ben distinta dalle varie correnti teosofistiche, spiritistiche, neospiritualistiche e simili pullulate nei tempi ultimi, per rifarsi ad un sapere primordiale e ad una concezione ben più virile, chiara e severa della via del compimento (1).

 Il libro, di cui qui si è curata la traduzione - « Der weìsse Domenicaner » forse è quello che, più di tutti gli altri del Meyrink, è ricco di riferimenti iniziatici, il lato « romanzo » essendovi ridotto ad un minimo. Essendo però una delle prime opere del Meyrink, vi sono forse, in confronto alle altre, qua e là delle oscilla- zioni dottrinali. Noi le indicheremo, per dare al lettore, al quale queste pagine non dovessero valere solo come una lettura di distrazione, bensì anche come un soggetto di meditazione, il modo di prientarsi adeguatamente. Nel « Domenicano Bianco » il punto principale di riferimento è costituito da una dottrina d'origine taoista. Nei cosidetti sviluppi « alchemici » del taoismo viene considerata la possibilità di « risolvere » il proprio corpo o, per dir meglio, di risolverne la materialità, riportandolo all'elemento primordiale spirituale, di cui esso rappresenta una coagulazione. La forma suprema di realizzazione spirituale, corrispondente al cosidetto chen- yen, all'« uomo trascendente », nel taoismo non è concepita come una liberazione nel senza forma, bensì come il termine finale di un processo di trasformazione che ha per base ed oggetto la realtà corporea : la perfetta immobilità, privilegio di pochi adepti, viene realizzata attraverso la creazione di un corpo immortale, cioè di un corpo risolto nella sua materialità, da ottenere per trasformazione e « risoluzione » da quello mortale. Ciò viene anche chiamato shi-kiai, ossia « soluzione del cadavere». Chi la realizza, non lascia dietro di sé un corpo. 

Devesi tener presente, a scanso di equivoci, che qui non si tratta di operazioni estrinseche, « alche- miche » in senso grossolano, bensì, essenzialmente, di un procedimento dall'interno, il cui punto fondamentale è il ritorno dello spirito - prima che del corpo - allo stato primordiale, epperò quel che dagli uni viene chiamata la «rinascita», dagli altri il «risveglio». Solo in seguito avviene il riassorbimento degli elementi corporei nei loro principi immanifesti. Il Meyrink nel presente libro, riprende anche la ve- duta taoistica, secondo la quale questa suprema realizzazione avrebbe per antecedente il grado di sìen, vale a dire di colui che non muore veramente, ma, avendo già creato un germe virtuale di immortalità, passa di corpo in corpo in una serie di generazioni, rivive cioè nei singoli individui di un dato ceppo, secondo un certo ciclo, fino al compimento. Anche la tradizione bud- dhista ha una concezione analoga nel kolankola, che. è appunto « colui che volge di generazione in generazione ». Si badi però di non confondere simili idee con le teorie rincarnazionistiche. Non si tratta dell'« anima immortale » che passa da un corpo all'altro, per farvi le sue « esperienze » e per raccogliervi « meriti », ma si tratta di una specie di razzismo spirituale : non un singolo, ma l'ente di un dato ceppo, di un dato sangue, nel quale si è destato un principio di luce (un principio, che in termini indo-arii si direbbe extra-samsàrico), ap- pare più volte, sulla base dello stesso sangue, fino al pieno compimento. Un'idea analoga, riferita alla persona dell'alchimista inglese John Dee, è stata suggestivamente esposta dal Meyrink anche nel suo ultimo libro, l'« Angelo della finestra occidentale ». Per quel che riguarda la tecnica del risveglio, nel libro in quistione, come in altri dello stesso autore - nel « Golem » e nella « Faccia Verde » - è messa in risalto la parte che, nel riguardo, l'elemento femminile può avere.

 Ci si riporta così a ciò che gli alchemisti medie- vali chiamavano « operazioni a due vasi » e che in mo- do più o meno velato figura anche in varie altre tradizioni - dai Tantra fino ai « Fedeli d'Amore » ghi- bellini - nelle quali sempre ricorre enigmaticamente il tema della « donna ». Si abbia però bene in mente il fine ultimo, indicato chiaramente dal Meyrink: un principio feminile deve essere assorbito da quello maschile, a formare l'« androgine spirituale » (che, per un altro verso, rimanda nuovamente all'idea dello « stato primordiale»), perché si produca la «qualità fredda magica », lo stato, cioè di suprema, trasfigurata neutralità, che si pone al disopra non solo di ogni passione, di ogni sentimento e di ogni istinto, ma della forza stessa delle leggi di natura. È importante l'idea del Meyrink, che ogni sete della carne è distrutta dal fondo solo quando, invece di fuggire la donna, la si è riassorbita in sé, sull'uno o sull'altro dei piani considerati dalle varie forme di tecnica. Ed ora chiariamo qualche punto, che forse si presta all'equivoco. A pp. 59-63 il Meyrink parla di una, consorteria, alla quale avrebbero appartenuto segretamente i prin- cipali artisti del passato (essenzialmente del medioevo), che avrebbero sempre chiuso nelle loro opere simboli ed occulte allusioni a conoscenze o procedimenti iniziatici. Il Meyrink, qui, parla anche di «massoneria». Da dire subito è che, qui, in nessun modo può trattarsi della setta d'intonazione politica nota ai nostri giorni sotto questo nome; poi, che non si deve troppo genera- lizzare. In tutte le civiltà tradizionali le arti ebbero una controparte esoterica. Ciò avvenne anche nel Medioevo, in molti casi; e in molti casi è incontestabile che siano esistite delle consorterie aventi una loro tradizione, sia professionale, sia iniziatica. Una di tali consorte- rie fu quella dei costruttori, che doveva dare luogo alla massoneria moderna solo assai più tardi e attraverso un processo di inversione e di deformazione (giunto alla sua fase conclusiva verso il principio del XVII secolo), proprio sul genere di quelli, di cui il Meyrink parla verso la fine del libro, là dove all'eroe del suo romanzo si presenta un falso Maestro. Che la tradizione, di cui spesso anche degli artisti furono i portatori, benché sacra, fosse avversa alla Chiesa, ha dipeso soprattutto da circostanze storielle. L'opposizione non può essere essenziale, pel semplice fatto che l'esoterismo rappresenta un piano superiore a quelle di tutto ciò che è semplice religione e non può dunque contrastare con esso.

Per questa stessa ragione, l'immagine della tradizione iniziatica e della Chiesa quali pezzi di un'unica spada da rinsaldare o come colonne destinate a far da fondamento ad un futuro, unico arce trionfale, non calza. Ancor meno è concepibile che la dottrina della « soluzione del cadavere » possa essere la base di una nuova religione o di una nuova fase dell'antica (p. 161). Religione e spiritualità iniziatica pos- sono stare solo in un rapporto di gerarchla, non di reciproca integrazione. Per la sua stessa natura, quel die è veramente « esoterico » non può aver valore « religioso » - e che la storia stessa abbia dimostrata l'impossibilità di quella « Chiesa gnostica », che alcune correnti giovannite avevano sognata, è cosa più o meno nota a tutti. D'altra parte, lo stesso Meyrink ha indicato, con tratti precisi e suggestivi, il Iato « infero » presentato non pure dal mondo delle evocazioni medianico-spiritiche, ma altresì dal mondo di una certa devozionalità con le sue imagini divine popolari. All'uno e all'altro è estraneo ciò che è vera spiritualità trascendente. L'A. non ha tuttavia trascurato di accusare i pericoli che anche il mondo della magia presenta, per coloro che non hanno la giusta conoscenza e una vera qualificazione. Negli ultimi capitoli ritorna l'idea di un Ordine, ma già in termini diversi di quelli usati nel parlare dell'esoterismo dell'arte medievale. Non si tratta tanto di una organizzazione segreta, quanto di una catena invisibile, che sussiste di là dai tempi e alla quale si lega una spe- cie di dirczione occulta della storia. È l'idea del « rè del mondo », per la quale il lettore può rifarsi all'importante libro dallo stesso titolo di Rene Guénon (2). Anche il Meyrink accenna alle contraffazioni di idee del genere, realizzate presso ad una mescolanza di verità e di menzogna, in certi ambienta spiritualisti. E per tal via si può giungere all'idea opposta, cioè a quella dell'esistenza nella storia, anche, di una « contro- iniziazione » adeguatamente organizzata, non priva di relazione con quanto è stato adombrato confusamente da documenti, come p. es. i famosi e tanto discussi « Protocolli dei Savi di Sion ». " Nei riguardi del finale del libro, debbonsi avanzare delle riserve. All'eroe del romanzo sembra presentarsi, come estrema verità, quella, che una realtà non esiste, che tutto è fantasia. Solo adeguandosi a tale verità, si potrebbe divenire dei creatori in senso magico. Ma una tale verità viene respinta. « Cristoforo » al punto di vi- sta della « eternità », che vi corrisponderebbe, preferisce quello della « infinità ». Egli dichiara di volersi ri- congiungere non con Dio, ma con la sua «donna», con Ofelia questo essendo il nome che la « donna » riveste nel romanzo (pp. 212-215). Non è facile capire che cosa abbia voluto dire il Meyrink con tutto ciò. La via dell'« infinità » sembra essere quella di coloro che non abbandonano il mondo, ma continuano ad assister- lo, anche se nella forma invisibile or ora accennata, parando dell'Ordine. Ma non si vede come l'un punto di vista debba essere opposto all'altro. Naturalmente, il punto di vista dell'« eternità » come quello, secondo il quale il mondo sarebbe solo fantasia, non va inteso astrattamente, ma con riferimento a visioni del mondo sul tipo del Vedànta, dei Tantra o del buddhismo ma- hàyanico. Qui non debbono nascere equivoci, col pen- sare che il mondo si riduca ad una fantasmagoria illusoria. 

Maya è un termine, che vuoi dire, .in quelle dottrine, tanto illusione, quanto potenza, potere di mani- festazione. Il mondo è irreale, se considerato in sé: ma ciò che è irreale diviene supremamente reale se consi- derato-come una forma di manifestazione, se veduto dal punto di vista dell'Assoluto o di chi partecipi all'Assoluto. Ed appunto perché, a tale altezza, la sua apparenza di realtà a sé è rimossa, appunto per questo si rende possibile, sotto determinate condizioni, l'azione magica, non diversamente che nella « risoluzione del cadavere », ove il riportare il corpo all'elemento pri- mordiale rende possibile il farlo, eventualmente, scomparire. Non si vede dunque bene che cosa « Cristoforo » respinga, preferendo di unirsi alla « donna » : tanto più che avendo egli già realizzato la « fredda qualità magica », la « donna » dovrebbe ormai averla in sé. 

La formula « risolto col cadavere e con la spada » sembre- rebbe piuttosto alludere ad una sintesi delle sue possibilità: da un lato, partecipare al piano immanifestato e invisibile, ove il mondo visibile è colto nei suoi principii; dall'altro, essere appunto una « spada », una forza pronta ad intervenire nel mondo per la causa delle potenze di luce. Del resto, negli altri libri del Meyrink oscillazioni del genere sono assenti e restano solo indicazioni della pura via del risveglio. L'episodio finale della « folgorazione » appartiene naturalmente al rivestimento fantastico della narrazione, anche se il mito ha spesso presentato temi del genere, da considerarsi, allora, come simboli. Nell'« Angelo della finestra occi- dentale » ritorna il motivo di un fuoco, ma il Meyrink lo mette in re'azione alle pratiche di yoga tibetano volte al risveglio della cosidetta forza-folgore in noi. Nel percorrere il libro, il lettore vorrà forse tener presente questi rilievi. Così nessun elemento estrinseco andrà a pregiudicare il valore di tanti elementi che, come si è detto, in tale romanzo si trovano in forma pura, chiara e suggestiva come in pochi libri d'« occultismo » 'e possono contribuire ad un giusto orientamento di chi si interessi di scienze esoteriche.

Note

(1) Per questa valutazione dell'opera del Meyrink, cfr. J. EVOLA, Ma- schera e l'alto dello spiritualismo contemporaneo, ed. Bocca, Torino, 1932.
(2) R. GUÉNON ,Le Roi du Monde, Paris, 1926 (di questo libro è uscita anche una edizione italiana per le edizioni Fidi, Milano, 1927).

 

 

 

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