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Ombre de`Padri antichi: a che d`intorno
Festosi a me venite,in braccio a`venti?
Perche`lasciaste il vostro almo soggiorno,
Tornando presso al Seggio de`viventi!
Che dir cercate con quel sibilìo,
D`arpa simile a dolce tintinnìo?
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Ma o Tu che in mezzo sorgi,come ardente
Meteora verde,disbuffante foco
Sull`annerito balzo d`Occidente,
A chi minacci con quel dire roco?
Anzi ... la voce ohime`! sembra il Veseo,
Che sfida il ciel,d`accordo a Briareo.
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Ve`come il crin feroce crolla,e strappa
Colla sua mano ultrice!. Come il piede
Le nubi squarcia!.La cerulea cappa
Come lacera!.e `l labro il dente fiede!.
Quel ciglio fosco,ve,rosso-listato!.
Nell`altra mano e`di lunga elsa armato.
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Del mugghio orrendo pochi detti scersi,
Che `neespicavan tutti per rabbia
Fra denti,di velen atro cospersi;
O fralle tremolanti nere labbia..
Son Ladislao,che sorgo dalla tomba.
Ombre!vi appella la mia rauca tromba.
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Chi vide in notte estiva,in mezzo un campo,
Piu`lucciole volare a destra,a manco?
Grato e``l mirare quel fosforo a lampo,
Che scorre piu`fulgente,o vivo o manco..
Simile: a larghi vanni ed Ombre,e Spettri
Scorrer là scersi dagli antichi Scettri.
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Ruggier,Manfredi,i Carli,i Federici,
I tre Fernandi,Alfonsi,i piu`Guglielmi
Scorsi fra gli altri,colle due Vittrici,
Cuoperti a regj manti,e lucidi elmi.
Innanzi fersi del prode Laslao,
Come gli Argivi Duci a Menelao.
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Cerchio di glauca fiamma,pari a stella
Vivida,e scintillante in Ciel sbiadato,
Fulger vidi,che fea lucido ombrella
D`un Trono raj spicciante dal gemmato.
Simile a questo ; o forse meno bello,
L`ha `l Claro Nume, la`sull`aureo Ostello.
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Poicche`i Regi vagar or basso,or alto;
Alzarono le ali,qua`colombe presso
Del nido; sullo Soglio,con un salto
Gittarsi tutti `nuno atto stesso.
Qual della Daunia festeggiante schiera
Di lodole chiomate presso a sera.
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L`Ombra maggior: Laslao scelse il suo posto
Degli altri piu`eminente dello soglio.
Lucan,Sanniti,Bruzj Duci accosto
V`erano ancor;terror del Campidoglio;
De`tempi `ncui le leggi dea Crotone,
E `l Gallo oscuro stea a Settentrione.
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Parlo`de`Prodi il Rege `nqueste note.
Chiamaivi,o figli tutti del Sebeto,
Dall`ere prische,o da quelle remote...
Ma `llabro nol puo`dire senza fleto!..
Un germe de`Caupon del rio gallume,
Chiamo`i nepoti nostri: vili schiume.
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Vedeste mai piu`masse d`onde nere,
Nel mare bulicar con mugghio orrendo?
O piu`affamate in bosco belve fiere,
Nel verno,per pastura andar ruggendo?
L`ombre a tai detti,eguale alzaro un grido,
A cui tremarono i monti,il piano, e `l lido.
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Come! Ruggier ripiglia: ardìo cotanto,
Un vile Avventurier,dir de` Nepoti
Di Archita,Mario,del Papidio Santo,
De`Ponzj,degli Augusti chiari, e noti!
D`Agatocle,Caldor,Ruggier Loria
Di Republica usberghi,o Monarchia!
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Ei fue lo stolto:senza genio,od arte
Credea col solo audace trar gli allori.
Finirono i tempi `ncui quel Bonaparte
Vincea col nome,sugli sparsi errori.
Piu`le Francesche astuzie non han forza,
Poicche`crollo`di liberta`la scorza.
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Chi alle catene nacque,puo`vantarsi
Padre di liberta`! Fra le catene
Campan,Vestini,Irpin,Japigj,e Marsi
Avvolse fra martrj,doglie,e pene.
Con tal modello alzo``l sipario atro
D`Indipendenza Ausonia,da Teatro.
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Credea trarre al partito `nquella voce
L`Italo Genio,stracco dallo giogo,
Che poco fa disciolto aveva, e croce:
Ma non sedusse il dir veruno luogo.
D`un Despota era il grido, e non di Padre:
Erano conte le sue voglie ladre.
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Poggiando su tai dati,senza appoggio,
Al vitto non penso`..Correndo innanzi
E viveri chiedea,denari,e alloggio,
Del pari a`Don Chisciotti da Romanzi.
Marciava il Campo senza ordine,o assieme,
Ad affrontare le schiere Boeme.
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Non mai mugghio`battaglia senza un piano,
Ad offendere l`Oste,od a schermirsi;
Ombre!.Chi `l crederia? Muratto `nsano,
Vaga cieco,a taston !. Val quanto dirsi:
Qual flutto straripo`a torrente estivo,
Che dopo istanti e`l`alveo d`onde privo.
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L`oste nimica penetro`ne`fianchi,
Senza che `l Capo tanto prevedesse.
L`Insubre accorto,l`immortale Bianchi
Sulla sinistra il fiede:ne`piu`resse.
L`imprevista manovra,per sua colpa
Perde le schiere . . Ed ei schiere incolpa!
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Notturno riede sul Sebezio margo
In mezzo a un popol cheto; cui la doglia
Penetra nel mirarlo `ntal letargo.
A Enaria fugge con mentita spoglia.
Alcun non lo prosegue,o pur lo arresta:
Ed ei chiama Partenope inonesta!..
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Per chi batter doveansi i prodi Figli?
Per un Gallo crudel,per un Tiranno?
Pugnar doveano contro i bianchi Gigli;
Per esser schermo a chi dea duolo,e affanno?
Pospor dovean Fernando,per Muratto,
Rege da scena?Mistero buratto!
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Non sono forse i Sebezii qegli stessi,
Che in Lipsia,Iberia,Insubria,fra Ruteni
Dir prove di valor?.Che i Galli istessi
Fulmin chiamar,ne di guerra baleni?
Che ad Occhiobello,e presso Tolentino
Ei memo gli appello`:Sangue Latino
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Come la bocca di Vulcan,che l`Etra
Annera collàlen di fosca face´
Sulla svagata piaggia di Trinquetra,
Cospersa tutta di cuocenti brace:
Tal vidi ramassarsi oscuro nembo,
Di Folgor colmo nel suo denso grembo.
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L´Ombre mirarlo,e dissermi: de`Galli
Il genio e`quello turbolente,e truce.
Schiantar ei rupi crede,appianar valli,
Sotto la scorta del tremendo Duce.
Fra poco restera`sol fumo,e polve.
Osserva:vorticoso in se s`involve.
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De`Regi,il Re migliore,Carlo Terzo
Crollo`la chiomanebulosa, e sparsa,
Che le scindeva sulle spalle a scherzo.
Poi sgorgo`voce,tremolante,e scarsa;
Come di venerando antico Veglio...
Ei fue della virtu`,de`Regi speglio.
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Disse,e `rammento,questi chiari detti:
Quel soglio Avito delle Croci,e Giglio,
Predaro i Galli,perche`pargoletti.
Erano i miei Nepoti,e dolce il figlio.
Ma or che lo Genio surse in Leonardo,
Piu`non la federa`niun manigoldo.
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Tutti applaudiranno a`carmi del Sovrano,
Che Partenope grata sempre onora
I suoi talenti,e la benigna mano;
Che la feo bella piue d`Opi,o Flora..
Quindi Manfredi la parola prese,
Col volto dal pallore,e faci accese.
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Grido`: de`Galli `nfesti...Ma che dico !
Chi la mia storia non conosce appieno !..
Se non si schianta lo comun nimico,
Ei sempre bavera`tosco,o veneno.
Ola`! Si corra a disquarciar la Francia;
Si disse,e palleggio`fulgida lancia.
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Corriam...Corriamo;quegli antichi Prodi
Risposero allo `nvito.. Il Genio nostro
Ritorni fra Nepoti,e fralle lodi
Dello sferico-vario Mondan Chiostro.
Archita,Mario,e gli altri gia`risorti,
Restano vuote le Tombe de`Morti.
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De`Marsi il gran Papidio a se mi chiama?---
Che cerchi,o Duce? --- Vieni:vanne al Regge:
Digli ciocche`sentiste.E ciocche`brama
Il Fato,che alli Numi `npone Legge.
Ei vuol la guerra contro i Galli `nmani;
Disnazionarli; e farne il Regno a brani.
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Si: Guerra - Guerra - Guerra l`Ombre tutte
Gridar per l`Etra,con orrendo mugghio.
Come strussero,si`saran distrutte
Le mura de `Sennon ... Fral rombo,e `l rugghio,
Anche io gridai - Corriamo alla vendetta,
O figli del Veseo;l`allor ci aspetta.
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E Tu Sovrano,e Padre Ferdinando,
Raccogli `ntorno a Te l`else disperse,
Del fato in nome,tanto ti accomando.
Gia`contro al Franco tutta l`Europa s`erse.
Gli Astri,le Stelle,e il sole,il Mar,la Terra
Gridan Guerra! Risponde l`Eco - Guerra . .
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