La biblioteca di Augusto Campagna all'Università di Rimini.
Nei libri la storia di un uomo
["il Ponte" n. 6, 1999]


Una biblioteca è l'autobiografia di chi l'ha creata con la passione degli studi, giorno dopo giorno. I libri che essa raccoglie raccontano la storia dell'uomo che in essi si è rispecchiato e che con essi continua a parlarci pure dopo la sua morte. È così anche per la preziosa raccolta di volumi antichi e moderni, opuscoli, collezioni editoriali che Augusto Campana ha costruito lungo la sua operosa esistenza, raggiungendo la cifra di oltre 35 mila unità bibliografiche.
Quella biblioteca è stata acquistata lo scorso giugno dalla Fondazione Carim, ed ora attende di essere trasferita nella sede dell'Università di Rimini, in locali attualmente occupati dall'Associazione Fellini. Non appena la Fellini potrà trovare degna sistemazione nel palazzo Valloni (ex Cinema Fulgor), anche la «Biblioteca Campana» diventerà accessibile al pubblico, trasformandosi in un nuovo centro di studio, con una particolarità che ci illustra il dottor Enzo Pruccoli, responsabile delle attività culturali della Fondazione Carim: non ci si limiterà infatti a catalogare il grande patrimonio librario che lo studioso di Santarcangelo ha lasciato, ma lo si incrementerà, seguendo i filoni che in essa predominano, dalla filologia umanistica, alla storia dell'erudizione settecentesca, dalla epigrafia alle cose di Romagna (letterarie, storiche e politiche).
«Questa biblioteca», spiega Pruccoli, «ha un taglio specializzato, ma con vasti interessi ramificati attorno al nucleo centrale. I titoli censiti sono 20 mila, ma i libri sono di più, perché esistono molte collezioni con numerosi volumi ciascuna. Vanno aggiunti poi tra 15 e 17 mila opuscoli. È materiale proveniente dai colleghi di Campana (umanisti, filologi), con molte rarità. Nel complesso, si tratta di una biblioteca corposa, consistente, articolata in tutti i campi culturali ai quali s'interessava un grande studioso come Campana».
Quando potrà essere aperta al pubblico, essa diventerà un nuovo, importante strumento scientifico per una città come Rimini che ha un glorioso passato, ben documentato nelle sezioni antiche della Civica Gambalunghiana. Oggi una biblioteca pubblica deve affrontare mille problemi, e non può aggiornarsi con i libri che riguardano tutti i settori: è costretta a fare delle scelte, che purtroppo penalizzano anche quei campi che hanno collegamento con la sua storia passata. (Ad esempio, certi libri moderni e contemporanei sul Settecento, secolo d'oro per la cultura riminese e per le raccolte gambalunghiane, è adesso più facile trovarli a Cesena o Forlì che non a Rimini.) La «Biblioteca Campana» potrà svolgere una funzione ‘vicaria' a favore di quanti operano già in città, e con la speranza che la Fondazione Carim nutre, di poter vedere arricchire l'Università riminese di un settore umanistico, anche con tagli nuovi e diversi dai consueti corsi di laurea.
E con l'Università si studierà una gestione integrata della «Biblioteca Campana» che è costituita pure dagli archivi del professore (bozze, manoscritti, abbozzi di lavori non terminati, corrispondenza).Tra tutti i pezzi censiti, bisogna ricordare i «rari», 105 unità, con manoscritti di ogni età (dal '400 ai primi del secolo scorso); sono pregiati anche i volumi a stampa del Soncino riminese e di Bodoni. Tra queste cose pregevoli, c'è pure un testo moderno, del 1925, l'«Iter Italicum» con la descrizione (in lingua polacca) di un viaggio a Carpegna, di Casimiro Morawski, parente del principe della stessa località.
Pruccoli è un noto, colto ed appassionato studioso di storia romagnola: a lui si deve il bel profilo di Campana ‘romagnolo' (dal quale abbiamo tratto alcuni passi, pubblicati in questa stessa pagina), apparso nel volume uscito a Roma nel '97 dalle celebri «Edizioni di storia e letteratura»: s'intitola «Testimonianze per un maestro», e raccoglie le comunicazioni tenute a Roma da vari studiosi, nel dicembre di quattro anni fa.
Alfredo Stussi parla di Campana al di là della sua «mirabile dimestichezza con le antiche e moderne carte», riferendo dei suoi interessi anche politici, delle sue vaste frequentazioni intellettuali, della sua curiosità «degli uomini»: «Non stupiva sapere dei suoi rapporti nel dopoguerra con esponenti dell'antifascismo socialista, repubblicano, azionista (tra cui Romolo Comandini) e con qualche prete rimasto vicino al modernismo di Romolo Murri; tanto meno stupiva la sua vigile attenzione per la poesia dialettale romagnola contemporanea e in particolare per quella scuola santarcangiolese del cui primo e maggior rappresentante, Tonino Guerra, era lusingato d'esser stato per breve tempo insegnante».
E proprio il nome di Guerra, viene fatto da Pruccoli nel suo saggio: «Non sto a ripetere quanto è già stato detto dei difetti che Campana, come ogni altro uomo, portava con sé; né aggiungo nulla a quanto già detto sulla sua incapacità di concretizzare con la stampa il frutto dei suoi studi, quasi per una predilezione di quella ‘ricerca pura' che ha ispirato a Tonino Guerra una poesia («Zarché», cioè cercare), in cui possiamo ravvisare sotto la deliziosa e giocosa metafora l'affabile ritratto psicologico dell'amico e maestro che ricordiamo».
Giovanni Miccoli nel descrivere l'insegnamento di Campana alla Normale di Pisa, riassume il senso del metodo che Campana ha sempre applicato nel suo appassionato lavoro: considerare «ogni manufatto, fosse un codice, un libro, un'epigrafe, o la sala di lettura di una biblioteca o altro ancora» come dei «monumenti vivi, da studiare in senso integrale», non da sezionare come per degli esperimenti in un corpo freddo, senza vita e memoria.
Infine, citiamo la testimonianza di Adriano Gattucci su Campana ad Urbino, dalla quale è possibile ricavare quella lezione di moralità del docente che amava la cultura anche come rapporto con gli studenti dell'Università: «Mentre era impegnato in alte sfere, non dimenticava di accudire con pazienza e dedizione ai suoi allievi, spendendo tempo ed energie per essi. Chi di noi si laureò con lui o lo ebbe accanto nelle prime ricerche, sa di quale sacrificio egli fosse capace; come per seguire i lavori -lui che per i tanti impegni di tempo ne aveva sempre poco- non dubitasse (e non una sola volta) di star su fino alle ore piccole della notte; e lì a leggere pagina per pagina, a lambire, a ripulire, a dar forma con la costanza di un certosino a quella scrittura ridondante, poco perspicace, acerba, da principianti, perché dovevamo imparare a dir le cose con chiarezza, precisione e il minore numero di parole; e la sua felicità, quando dalle sudate carte veniva fuori qualche cosa di nuovo, qualche scoperta (lui che pure di scoperte importanti aveva pieni i cassetti)!».
Antonio Montanari

Augusto Campana ‘romagnolo'
La cattedra aperta di Santarcangelo

Il prof. Italo Pascucci ed io ci recammo a far visita ad Augusto Campana in una giornata di luglio (non so se del 1978 o del 1979), a portargli un saluto, ed io anche a sottoporgi un quesito di storia montefeltrana che allora mi pareva di qualche importanza, ma che ora, col senno di poi, dovrei qualificare come assolutamente irrilevante. In seguito, ripensando a questo incontro e alla poca sostanza dei quesiti da me posti, trovai notevole che uno studioso di quella fama, di quella levatura scientifica, di quel prestigio, avesse avuto la pazienza, non solo di ascoltarmi, ma anche di impartirmi una marea di insegnamenti, di piccoli e grandi aggiustamenti critici, di ridimensionamenti: il tutto corredato anche da una copiosa quantità di sussidi bibliografici, fatta di prestiti di libri e di estratti. L'amicizia e la frequentazione sono diventate molto più intense negli ultimi anni di vita, quando Campana ha definitivamente abbandonato la residenza romana e si è stabilmente trasferito a Santarcangelo.
Nei luoghi più privati della sua vita egli riusciva a 'tenere aperta' la cattedra con una generosità e disponibilità impareggiabili verso chiunque desiderasse attingere alla sua leggendaria erudizione e confrontarsi col suo metodo. Disponibilità che si esercitava non solo verso colleghi, e verso antichi allievi saliti in cattedra, ma che si estendeva anche, in modo indiscriminato, si potrebbe dire, a quella varia umanità composta di studenti, di ‘studianti', di studiosi di provincia, di storici di paese, nei confronti dei quali egli è stato capace di un impegno tenace di militante magistero: probabilmente causa non ultima delle sue dissipazioni di tempo; e che però vorrei illudermi che abbia diffuso un costume di probità scientifica, una cultura, un metodo, di cui Campana era sicuramente maestro di rara efficacia. Di taluni di questi studiosi, che poi hanno anche prodotto cose egregie, addirittura Campana si sentiva in un certo senso il vero padre scientifico.
Gli ultimi quindici anni della vita di Campana, di cui io posso essere in qualche modo uno dei testimoni, sono dunque anni di residenza e di frequentazioni romagnole. Certamente, anche in questi anni, non è mai mancato a Campana il contatto con i grandi centri di produzione della cultura, con la vitalità delle sedi accademiche, con il dibattito scientifico e le più recenti linee di ricerca nei campi disciplinari a lui propri: contatti ricercati con inesausta curiosità da Campana stesso e tenuti in vita da una pluralità di persone. Non mancava mai, infatti, il pellegrinaggio degli studenti, e soprattutto quello dei colleghi di tutte le Università.
[Riprodotto per gentile concessione dell'autore.]
Enzo Pruccoli

1. Scomparso nel 1995
Augusto Campana, una vita per la Storia

Il 7 aprile 1995 scompariva ad 89 anni il prof. Augusto Campana. Sulla «La piê» [2/1996], il prof. Giancarlo Susini dell'Università di Bologna così lo ha poi commemorato: «La biografia scientifica di Augusto Campana s'inquadra nella tensione intellettuale che distingue gli studiosi capaci di rintracciare il fondo della storia (della «grande storia») negli orizzonti della microstoria (un toponimo, una carta, una pietra iscritta, e tutte le tradizioni che ne derivano), della storia diffusa: una vocazione che da noi si afferma sempre più, persino istituzionalmente, anche se è d'uso (comprensibile, legittimo) evocare le scuole di Fernand Braudel e Jacques le Goff».

2. Uno scritto di Campana
L'antica biblioteca di Santarcangelo nel 1925

«La Biblioteca ha un aspetto generale antico; si può dire che si ferma alla fine del '700. Come è naturale, le opere teologiche, ascetiche, filosofiche costituiscono un buon terzo del materiale librario: e non è il caso di fermarvisi (non è pero da credere che vi manchino buone e rare edizioni); una grandissima parte vi hanno pure le opere giuridiche fra le quali abbondano belle, preziose edizioni della prima metà del secolo XVI; l'altro terzo all'incirca è dato dalle opere di storia, di letteratura, di scienza, dei classici Italiani, Latini, Greci, dai libri rari, da quelli di interesse locale».

Su Augusto Campana e la sua biblioteca, si veda questa pagina speciale de "il Rimino" n. 13 (2000). Ed. 2012 della stessa pagina.

"Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 07.03.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 05.08.1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67, 21.03.2001. © Antonio Montanari. [1792, 17.12.2012. Agg.: 17.12.2012, 16:00]. Mail