Riministoria© Antonio Montanari

Amaduzzi allievo di Iano Planco

Il Liceo privato istituito e gestito a Rimini da Giovanni Bianchi (Iano Planco, 1693-1775), venne frequentato anche da Giovanni Cristofano Amaduzzi. Preziosa testimonianza dell'attività didattica che vi si svolgeva, sono i sette compiti (finora inediti), assegnati da Planco e svolti da Amaduzzi, ora conservati nella Biblioteca dell'Accademia dei Filopatridi. Della loro esistenza ho dato per primo notizia nel 1992 nel volume Lumi di Romagna (nota 1, p. 102).

Amaduzzi, in una pagina anch'essa inedita (Manoscritti n. 33, c. 35), scrive di sé: "Ha atteso per sette anni allo studio della Filosofia e Lingua Greca sotto la disciplina del Ch: Dott. Giovanni Bianchi".

I compiti si riferiscono agli anni 1757-59. La frequenza del Liceo planchiano è relativa al periodo 1755-62. Nel '62 infatti Amaduzzi, all'età di 22 anni, viene avviato a Roma dal suo maestro.

Gli argomenti dei sette compiti svolti da Amaduzzi sono relativi alla Filosofia e alla Scienza, e propongono questi argomenti: l'impossibilità di difendere il sistema tolemaico; la funzione della logica artificiale come propedeutica alle altre Scienze; la forza elettrica; gli spiriti degli animali bruti; la sede nel cervello degli affetti dell'animo; i nervi dell'udito; la digestione.

Planco era medico ed aveva studiato l'"ottima" Filosofia che combatteva le dottrine aristoteliche. All'insegnamento della Filosofia, Planco teneva moltissimo, come lui stesso racconta nella sua autobiografia (anonima) Recapiti del dottore Giovanni Bianchi di Rimino [1751], dove si legge che nella sua scuola domestica impartì "principalmente" nozioni di tale materia.

L'esperienza di Amaduzzi nel Liceo privato di Planco ha un suo molteplice significato. Il savignanese conosce argomenti filosofici che in seguito approfondirà e svilupperà in tre importanti Discorsi (una cui sintesi è nella mia Appendice alla ristampa anastatica de La Filosofia alleata della Religione che dei tre Discorsi è il secondo).

Inoltre Amaduzzi si accosta a problemi medici ai quali non sarà mai indifferente, se raccoglierà nella propria biblioteca (ora presso i Filopatridi), molti opuscoli che ne trattano.

Infine l'esperienza con Bianchi lascerà in Amaduzzi una traccia nel terzo Discorso, Dell'indole della verità e delle opinioni, dove [p. 51] l'ex allievo polemizza con l'antico maestro, quasi a volere insinuare che Planco nulla avesse compreso delle teorie di Newton.

Dopo la morte di Bianchi, Amaduzzi lo celebrò con un Elogio apparso sull'Antologia Romana, in cui si legge: "Mancò di un certo criterio, per il che fu soggetto talvolta a qualche paralogismo", cioè a sillogismi falsi con apparenza di verità.

Amaduzzi in riferimento al carattere polemico ed iroso di Planco, aggiunge che, se la Filosofia è la "medicina delle malatìe dell'anima", "chi non ne profitta è sempre un Filosofo imperfetto". Più esplicita di così, la critica nei confronti di Planco, non poteva essere: su Amaduzzi agiscono forse anche i ricordi delle lezioni di Filosofia planchiana, che dovettero risultare un miscuglio di notizie, più che un organico svolgimento di argomentazioni. Per Bianchi, la Filosofia è come il collante delle Scienze, un fattore che unifica e garantisce nell'indagine sulla realtà. Non è una disciplina a sé stante, con un suo sistema di conoscenze, sul tipo di quello che Amaduzzi formula nei suoi tre Discorsi.

In sostanza, Bianchi appariva più come un vecchio umanista che un nuovo filosofo dell'età dei Lumi. Di ciò si ha conferma se si confrontano i titoli dei compiti assegnati da Planco con gli argomenti affrontati negli stessi anni su periodici e libri scientifici. Planco appare su posizioni incerte ed arretrate. Costringere gli allievi a spiegare che il sistema tolemaico non poteva essere difeso "nulla ratione", a oltre due secoli dall'opera di Copernico, significava discutere di argomenti polverosi, mentre la Nuova Scienza percorreva le strade d'Europa.

Planco sembra riproporre ai suoi allievi gli stessi argomenti da lui studiati quand'era giovane, prima a Rimini e poi a Bologna.

Nella terminologia usata in quei temi liceali, ci sono talora ricordi cartesiani, come là dove si parla di "spiriti animali" (si veda al proposito il cap. XVII del Discorso sul metodo). Altri argomenti (sede degli affetti, digestione), vanno invece in direzione opposta, negando le tesi di Descartes.

Antonio Montanari

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