Antonio Montanari

Galeotto a Vienne, città in crisi.

Galeotto giunge a Vienne in un momento particolare della storia politico-religiosa di questa città.
Nell'estate del 1395 (Mermet, p. 184) muore l'Arcivescovo Humbert III. Gli abitanti di Vienne erano esenti dai tributi, ed il delfino aveva mantenuto i loro privilegi e le loro immunità (p. 183), ma il 22 maggio 1390, il giudice maggiore di Vienna Antoine Tholosani emise una sentenza definitiva interamente favorevole alla Chiesa.
Negli antefatti (1339) è coinvolto anche il Cardinale "Gocio de Batagliis d'Aréminie" (p. 156) quale inviato pontificio per conoscere i fatti, onde risolvere le situazioni di contrasto tra potere politico e Papato avignonese. Il quale si esprime il 20 novembre 1340 (p. 157) con una multa al Delfino, da pagare alla Camera apostolica. E con l'ordine che Arcivescovo e Capitolo esercitassero la giurisdizione come un tempo. Clemente VI, succeduto a Benedetto XII, fa assolvere il delfino. (p. 162)
Il 2 settembre 1344 Clemente VI annulla il giuramento di fedeltà degli abitanti di Vienne presto il 22.8.1338 (p. 165).
Il 29 marzo 1349 Humbert cede puramente e semplicemente i suoi stati a Carlo, figlio del duca di Normandia, a condizione che assumessero lui ed i suoi successori il titolo di "delfino" (p. 166). Schiavo dei Papi, egli sottopose a loro non soltanto i suoi progetti ma pure i suoi atti amministrativi. Il Papa avignonese lo porta a poco a poco a spogliarsi d'una sovranità che avrebbe poi rimpianto (pp. 166-167). Anche se il delfino sperava di salire in alto nelle dignità ecclesiastiche. Ma poi si sposa con Jeanne de Bourbon (p. 168).
Nel 1389 Carlo VI andando da Parigi ad Avignone si ferma a Vienne, desiderando d'esser considerato come vicario dell'impero (p. 179).

Thibaud de Rougement, nominato da Benedetto XIII Arcivescovo di Vienne il 17 settembre 1395, entra solennemente nella città l'8 dicembre dello stesso anno. Resta a Vienne sino al 1405, quando è trasferito dal Papa a Besançon, dopo che le truppe di Thibaud hanno avuto pesanti scontri (con vari castelli bruciati) durante la guerra tra lo stesso Thibaud ed i fratelli Guy et Jean de Torchefelon che avevano rifiutato di rendergli omaggi.
Thibaud de Rougement nel 1398 provoca un grave scontro con gli ufficiali reali di Santa Colomba, colpendo con interdetto e scomunica questo antico sobborgo di Vienne (p. 195). Ne nasce una forte tensione che arriva a coinvolgere Papa e Re. [cfr. pure p. 341 Chiesa]
Le fonti storiche riferiscono di "aspri conflitti" sorti fra Thibaud (che aveva anche il titolo di Conte di Vienne) e Charles de Bouville, governatore del Delfinato, per i "diritti temporali" che gli sono restituiti soltanto nel 1401, dopo un intervento regio dell'agosto 1399. [Devaux, p. 82]
Thibaud accusa gli ufficiali regi di averlo privato della sua giurisdizione temporale, e li scomunica.
Thibaud è protagonista nel 1402 di un terribile scontro con Guy e Jean de Torchefelon, su cui rimandiamo a questa scheda.
"Thibaud de Rougemont, prince-archevêque de Vienne de 1395 à 1405, devenu ensuite archevêque de Besançon (1405)
Famille illustre dans le comté de Bourgogne. En 1382, le dauphin Charles II devient roi sous le nom de Charles VI. Par un arrêt de 1400, il rétablit l'archevêque Thibault et son chapitre dans leurs prérogatives temporelles sur Vienne. En 1402 les archevêques de Vienne deviennent abbés perpétuels de l'ordre de Saint-Chef et seigneurs du bourg et de ses dépendances, le château de Saint-Chef est pris et ruiné dans la guerre acharnée que se font Thibaud de Rougemont et les frères Guy et Jean de Torchefelon, ceux-ci ayant refusé de faire hommage à l'archevêque de leur château de Montcarra. Le fougueux prélat attaque brusquement ce château et le brûle. Les Torchefelon prennent et incendient celui de Saint-Chef, en font autant de celui de Seysseul et ravagent tous les environs. Lorsque le gouverneur du Dauphiné intervient pour chercher à arrêter ces désordres scandaleux, Thibaud excommunie les officiers du roi. L'année suivante, les Torchefelon brûlent le château de Mantaille. Les troupes de l'archevêque incendient à leur tour le château de Torchefelon. Le pape Benoît XIII saisit avec empressement l'occasion de transférer de Rougemont à Besançon." [Fonte: http://empireromaineuropeen.over-blog.org/]
Bibliografia.
A. Devaux, "Essai Sur la Langue Vulgaire Du Dauphine Septentrional Au Moyen Age", Genève 1968, pag. 82.
Vedi anche F. - Z. Collombet, "Histoire de la Sainte Église de Vienne", II, Parigi, 1847, p. 336.
M. Mermet, "Histoire de la ville de Vienne de l'an 1040 à" 1801, Parigi 1853.

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