Antonio Montanari

Galeotto, Vienne, e Gozio de' Battagli

A proposito di Vienne nel Delfinato (città «ad Rhodanum fluvium sita»), Clemente V nel 1305 aveva scelto la località per esservi incoronato, ma poi decise di far svolgere la cerimonia a Lione, dopo le obiezioni ricevute da parte di una delegazione francese, per compiacere il sovrano Filippo IV il Bello.
La stessa cerimonia fu funestata dal crollo di una muraglia, per i troppi curiosi appoggiatisi ad essa, con la morte di dodici persone tra cui il duca Giovanni di Bretagna.
Antica capitale del reame di Borgogna, Vienne godeva di privilegi ed immunità per i suoi abitanti.
Vi si tiene (1311-1312) il Concilio in cui si decisero la feroce persecuzione e la soppressione dell'Ordine del Templari, «contro il quale erano state addotte accuse false e infamanti» (come osserva A. M. Voci). I Templari sono perseguitati «sulla base di accuse che in realtà sono dettate dalle esigenze di Filippo il Bello (1268-1324) di impossessarsi dei beni dell'Ordine».
«La convocazione di questo Concilio da parte di Clemente V fu provocata dalle pressanti insistenze di Filippo IV il Bello re di Francia (regnante dal 1285 al 1314), il quale desiderava far condannare la memoria dell'inviso Bonifacio VIII (papa dal 1294 al 1303). La richiesta era già stata ventilata mentre Bonifacio era ancora in vita, con la motivazione che il Concilio era l'unica autorità avente la competenza necessaria per giudicare un pontefice eretico)» leggiamo in A. Nicolotti.
Scrive ancora Nicolotti: «Nel 1308 il papa accondiscese a celebrare un processo al defunto pontefice che si aprì, dopo alcune dilazioni, ad Avignone nel marzo 1310. Clemente riuscì ad ottenere che il processo terminasse in un sostanziale nulla di fatto: riuscì anche ad evitare che l'assemblea del Concilio di Vienne se ne occupasse direttamente, confinando le trattative sulla questione bonifaciana ad una serie di negoziati segreti con gli emissari del re che si svolsero nel febbraio 1312. La vera conclusione si ebbe nel giorno dell'ultima sessione conciliare, il 6 maggio 1312, quando fu data lettura di un documento nel quale si dichiarava che il sovrano aveva desistito dai suoi propositi accusatori. In cambio di questa ritirata, però, fin dal 1311 Filippo aveva ottenuto importanti concessioni», come la cancellazione delle sentenze sfavorevoli a lui e al suo regno emanate dai predecessori di Clemente.
«A ciò si aggiunse, infine, la soppressione dell'ordine del Tempio. Tutto il periodo di preparazione e di svolgimento del Concilio sarà dunque caratterizzato da uno stridente e alternante contrasto fra la corona di Francia ed il papato: il pontefice riuscì a scongiurare la damnatio memoriae di papa Caetani, ma il sovrano poté avere la meglio sui Templari».
Tra i difensori della memoria di papa Bonifacio VIII, Benedetto Caetani, al Concilio di Vienne, è ricordato un cardinale riminese, Gozio de' Battagli, come si legge nella "Istoria compendiosa de' Concilj ecumenici dell'Oriente, e dell'Occidente" del gesuita Antonio Baldassarri (Poletti, Venezia 1713, parte II, p. 77).


Circa Gozio de' Battagli va aggiunto che egli costituisce tra 1309 e 1348 una specie di "sponda" riminese ad Avignone. Dove nel 1309 e nel 1310 paga il censo dovuto alla Camera Apostolica a nome di Malatesta da Verucchio.
Stimato esperto «utriusque juris», Uditore del Sacro Palazzo Apostolico, Patriarca di Costantinopoli (1335), è fatto Cardinale da Benedetto XII nel 1338. Egli è anche legato alla storia dell'Ordine dei Minori per l'incarico che ebbe di stendere, assieme ad altri docenti di Diritto, la Costituzione dell'Ordine stesso, promulgata nel 1336.
Nel 1338 fa parte di una difficile ed impegnativa Legazione per il Regno di Sicilia. Dove Pietro II d'Aragona era succeduto sul trono di Sicilia al padre Federico II, mentre «Benedetto XII era deciso sostenitore del guelfismo e degli Angioini» (Z. Zafarana).
Il 12 maggio 1339 gli è assegnato il titolo di Santa Prisca, che era già stato di Benedetto XII. Il precedente 16 febbraio, Gozio ha ricevuto l'arcidiaconato di Bibriesca nella chiesa di Burgos, l'arcidiaconato di Conflant nella chiesa di Elne, e altre prebende a Tarragona e a Valenza. Nel 1345 fa testamento: le sue ossa dovranno essere tumulate nella cappella di S. Maria da lui fondata nella chiesa dei francescani riminesi.
Nella Istoria d'Avignone (III, p. 364) si ricorda che Gozio fu detto «Cardinale di Rimini» per la sua patria d'origine e non perché ne fosse stato Vescovo. È suo nipote il cronista riminese Marco Battagli, autore de La Marcha, che seguì lo zio prima a Coimbra e poi ad Avignone.

Fonti bibliografiche di questa pagina, indicate secondo la successione delle citazioni.

G. Mollat, Les Papes d'Avignon, 1305-1378, Parigi 1912.
T. Mermet, Histoire de la ville de Vienne de l'an 1040 a 1801, Timon, Vienne 1854, pp. 179, 183.
S. Fantoni Castrucci, Istoria della Città d'Avignone e del Contado Venesino, II, 3, p. 364.
C. Fleury, Storia ecclesiastica, XIV, Cervone, Napoli 1771, p. 96.

Una curiosità, ancor oggi s'incontra Gozio cit. come «Gozzo da Rimini»: cfr. S. Parent, L'annulation d'une sentence de condamnation pour hérésie contre les seigneurs d'Osimo sous Benoît XII (1335), in «Confraternite e città in Italia fra tardo medioevo», Roma 2011, pp. 191-241, p. 195.
Cfr. pure un «Gozzo da Rimini», seguìto tra parentesi da «Gotius de Ariminio, Gotius de Battaglia», nella scheda biografica presente in R. Lützelschwab, Flectat cardinales ad velle suum? Clemens VI. und sein Kardinalskolleg, München 2007,pp. 459-460.
In questa scheda si legge che, nato a Rimini di nobile famiglia, è alla curia papale per la prima volta nel 1310. Qui è stato uno di quelli che ha rappresentato, nella disputa sulla memoria di Bonifacio VIII, la posizione curiale. È definito "doctor utriusque iuris". Per cinque anni (1316-1321) insegna a Coimbra, nel 1321 è professore "utriusque iuris" all'Università Pontificia, ed Uditore dei Palazzi Apostolici, con frequenti menzioni della sua attività nei documenti pontifici. Il 9 gennaio 1335 è premiato da Benedetto XII con il titolo di suo "familiaris commensalis".
Il 14 giugno 1335 c'è la sua nomina a Patriarca di Costantinopoli. Nel 1336 Gozzo lavora alla stesura di importanti riforme per l'Ordine Francescano con la bolla Redemptor noster. Poi è anche coinvolto per la stesura di una nuova forma di Penitenziario. Il trasferimento della nunziatura Regno di Sicilia ha luogo il 13 luglio 1338. Riceve la porpora il 18 dicembre 1338 "in absentia".
Il ritorno alla Curia ha avuto luogo, nonostante chiamate urgenti del Papa, solo il 5 maggio 1339. In questo periodo Gozzo riceve la sua chiesa titolare di Santa Prisca. Inoltre, è stato premiato con una serie di "sinecure" lucrative. Muore ad Avignone per peste il 10 giugno 1348.

Correttamente è «Gozio Battaglia da Rimini» a p. 84 del saggio di P. Juge, Les cardinaux légats et leurs archives au xive siècle, in «Offices, écrits et papauté (XIIIe-XVIIe siècles)», Roma 2007, pp. 73-96.
Cfr. pure p. 258 di Le fonctionnement administratif de la papauté d'Avignon: aux origines de l'Etat moderne, Roma 1990, nel saggio di F. Tamburini, La Penitenzieria Apostolica durante il papato avignonese, pp. 251-268. Qui si legge che nella riforma della Penitenzieria voluta da Benedetto XII (8 aprile 1338), per la quale venivano pubblicati i nuovi Statuti, il Gaucelmo Penitenziere Maggiore si servì dell'aiuto di tre esperti in Diritto Canonico e Civile: Giacomo Atti, vescovo di Brescia, Guglielmo d'Aura, abate di Montlieu e poi cardinale, ed appunto Gozio di Rimini, patriarca di Costantinopoli poi cardinale «e già celebre nel 1310, quando aveva difeso la memoria di Bonifacio Vili dalle accuse di Guglielmo di Nogaret».

A. M. Voci, Il papato avignonese, «Il Medioevo. 7. Basso Medioevo. Storia», Milano 2009.
T. Mermet, Histoire de la ville de Vienne de l'an 1040 a 1801, Timon, Vienne 1854, pp. 179, 183
G. Sodano, L'Inquisizione episcopale e l'Inquisizione pontificia, «Il Medioevo. 7. Basso Medioevo. Storia», Milano 2009.
A. Nicolotti, Concilio di Vienne (1311-1312), pp. 285-311, in «Storia dei concili ecumenici. Attori, canoni, eredità", a cura di O. Bucci-P. Piatti, Roma 2014
Z. Zafarana, ad vocem Gozio De' Battagli, DBI, VII, 1970

Il punto di partenza di ogni ricerca bibliografia in sede locale è il quarto volume della «Storia di Rimini» di Luigi Tonini (Rimini nella Signoria dei Malatesti, Albertini, Rimini 1880), al cui indice del secondo tomo rinviamo per i singoli riferimenti. La scheda biografica è alle pp. 499-514.


[Indice pagine sui Malatesti.]

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