Antonio Montanari



Profilo di una crisi.

Biografia di Galeotto di Pietramala, cardinale "malatestiano".
Edizione minore, 2016

6. I giuochi del potere

Clamanges, autore della «Epistola XII, Mallem tibi laetiora», era divenuto segretario di Papa Benedetto XIII su raccomandazione dello stesso Galeotto. Con cui aveva mantenuto particolari rapporti di amicizia. Galeotto «lo accolse con ogni sorta di amorevolezze, gli mostrò la sua biblioteca e lo fece padrone di usarne, e lo presentò al papa e agli altri cardinali», si legge in un volume fiorentino del 1890 [cfr. G. Voigt, D. Valbusa, G. Zippel, «Il risorgimento dell'antichità classica: ovvero, Il primo secolo dell'umanismo», Volume 2, G. C. Sansoni, Firenze 1890 [pp. 340-341]
Questa frequentazione permetteva a Nicola di Clamanges di conoscere tutti i risvolti, anche i più segreti, della vita di Galeotto. E di interpretarne pure le intenzioni eventualmente non espresse per non nuocere ai propri progetti.
Perché nel settembre 1397 Galeotto si allontana da Avignone?
Quello è un particolare momento non soltanto della storia generale del regno di Francia, quando Carlo VI (in carica dal 1380) cerca di chiudere il «Grande Scisma» che durerà sino al 1417; ma pure della biografia di Galeotto, privato dei redditi della località di Noves già riconosciutigli dal Papa Clemente VII, per colpa di Gilles Bellemère (1342-1407), esponente di spicco della corte di Avignone, di cui diventa vescovo nel 1392 (come si legge in un testo di Henri Gilles, «La vie et les œuvres de Gilles Bellemère», Bibliotheque de L'Ecole des Chartes, CXXIV, Paris 1966, p. 116-117).
Di Clemente VII, Bellemère fu anche ambasciatore presso Carlo VI. Divenne famoso grazie ai suoi «Commentari» al «Decretum Gratiani» o «Corpus iuris canonici» (XII sec.), editi nel 1548-49, Senneton frères, Lugduni.
«Un homme fort près de ses intérêts», lo definisce Henri Gilles. Bellemère era in contatto con gli intellettuali umanisti di Avignone, quindi pure con lo stesso Galeotto che di quel gruppo era il protettore [A. Coville, «La vie intellectuelle dans les domaines d'Anjou-Provence de 1380 à 1435», Parigi 1941, p. 406]. E Galeotto deve aver considerato il gesto di Bellemère un tradimento pieno di pericoli per il suo futuro.
La questione si trascina dal marzo 1394 all'agosto 1397, quando Galeotto protesta perché privato dei redditi di Noves.
Ma fa altrettanto, e soprattutto «bien fort», lo stesso Bellemère scrivendo persino un trattato per dimostrare in punta di Diritto romano «la justesse de ses prétentions». Per rafforzare «son droit sur Noves», il Bellemère invita «les habitants à prêter un serment public d'obéissance à sa personne, à son église et à sa cour de Noves» [H. Gilles, pp. 117-118].
Siamo proprio alla vigilia della partenza di Galeotto di Pietramala da Avignone per Valence.
Gilles Bellemère era stato preso a servizio dal cardinale Pierre Roger de Beaufort, futuro Gregorio XI, «en qualité de chapelain et de commensal» (cappellano e famiglio), all'inizio del 1367 ad Avignone. Dove arriva al momento in cui «la cour pontificale faisait ses préparatifs de départ» verso Roma [Gilles, pp. 38-39].
Urbano V parte da Avignone venerdì 30 aprile, e passa a Marsiglia dove s'imbarca per il Lazio, giungendo al porto di Corneto in Maremma, accompagnato da sette Cardinali.
Altri quattro Cardinali seguono invece l'itinerario «flaminio», che ha un'indubbia valenza politica: provenendo da Modena, passano per Rimini tra 11 e 25 giugno 1367.
Sono Pierre de Monteruc (11 giugno), e Stefano Aubert (18 giugno), due cugini, figli di fratelli di papa Innocenzo VI (Étienne Aubert, 1282-1362), che viaggiano separatamente.
Assieme invece giungono il 25 giugno altri due cugini, Nicole de Besse, cardinale di Limoges, ed il nostro Pierre Roger de Beaufort, un cui zio fu Clemente VI, Pierre Roger, quarto papa d'Avignone, dal 1342 al 1352.
Pandolfo II, figlio di Malatesta Antico, il 16 ottobre 1367 a Roma partecipa con lo zio Galeotto I (il nonno del nostro Cardinal Galeotto), al corteo per il rientro di Papa Urbano V.
Circa la città di Vienne, va ricordato che suo Arcivescovo era Thibaud de Rougement, nominato da Benedetto XIII il 17 settembre 1395. Resta a Vienne sino al 1405, quando è trasferito dal Papa a Besançon, dopo che le truppe di Thibaud hanno avuto pesanti scontri (con vari castelli bruciati), durante la guerra tra lo stesso Thibaud ed i fratelli Guy et Jean de Torchefelon che avevano rifiutato di rendergli omaggio.
Thibaud de Rougement nel 1398 provoca un grave scontro con gli ufficiali reali di Santa Colomba, colpendo con interdetto e scomunica questo antico sobborgo di Vienne. Ne nasce una forte tensione che arriva a coinvolgere Papa e Re.
Le fonti storiche riferiscono di «aspri conflitti» sorti fra Thibaud (che aveva anche il titolo di Conte di Vienne) e Charles de Bouville, governatore del Delfinato, per i «diritti temporali» che gli sono restituiti soltanto nel 1401, dopo un intervento regio dell'agosto 1399.
Il 23 gennaio 1397, a Parigi, l'Arcivescovo Thibaud battezza Luigi, figlio del re di Francia Carlo VI e della regina Isabella, figlia di Stefano II, duca di Baviera, e di Taddea Visconti di Milano (figlia di Barnabo)

Al cap. 7. Notizie italiane.
Al capitolo precedente.

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