Antonio Montanari



Profilo di una crisi.

Biografia di Galeotto di Pietramala, cardinale "malatestiano".
Edizione minore, 2016

Documenti. La lezione di Petrarca per l'epistola "Ad Romanos" del 1394.

L'epistola di Galeotto «Ad Romanos» (1394) nasce dalla speranza che il popolo dell'Urbe possa cacciare il suo Papa, per sottomettere l'intera cristianità a quello di Avignone.
Il fallimento delle missioni diplomatiche ad Avignone (1397) farà cambiare idea a Galeotto, assieme alla presa d'atto della sua situazione personale, con la privazione dei redditi della località di Noves riconosciutigli dal Papa Clemente VII.
Nell'epistola «Ad Romanos» si proietta il ricordo storico di quanto accaduto tra 1353 e 1354, durante la cosiddetta «cattività avignonese» (1305-1377).
Innocenzo VI (Étienne Aubert), eletto il 18 dicembre 1352, dopo che ha inviato in Italia il Cardinale Egidio Albornoz per la restaurazione del potere ecclesiastico, utilizza Cola di Rienzo per cacciare il nuovo Tribuno Francesco Baroncelli, e lo fa Senatore. Ma una rivolta aristocratica, attraverso una sommossa popolare, fa crollare il governo di Cola che, fuggendo travestito da carbonaro, è catturato ed ucciso (8 ottobre 1354).
Tutta la vicenda politica di Cola di Rienzo è avvolta nelle trame politico-religiose. Se nel 1342 è ambasciatore ad Avignone del Governo popolare romano presso Papa Clemente VI; nel luglio 1351, rifugiatosi presso Carlo IV di Boemia a Praga perché cacciato da Roma grazie ad una sommossa popolare, è prelevato e condotto ad Avignone da tre messi papali, dopo che era stato dichiarato eretico per inobbedienza alle cose di Chiesa.
La sua nomina a Senatore ed il suo diventare strumento della politica ecclesiastica, decretano il fallimento del mito popolare di Cola di Rienzo.

Alla vicenda di Cola è legato anche Francesco Petrarca, per la sua lettera (anch'essa intitolabile «Ad Romanos») spedita da Avignone («Sine nomine», IV, 10 agosto 1352) in cui si elogia il di lui tentativo di salvare la repubblica, spaventando i malvagi e dando ai buoni liete speranze.
Mentre pendeva sul capo di Cola la minaccia di morte sul rogo in quanto eretico, Petrarca (che aveva conosciuto Cola ad Avignone nel 1342, andato quale ambasciatore del Governo popolare romano), scrive ai cittadini dell'Urbe perché intervenissero con decisione e senza paura in favore del loro concittadino (Dotti, p. 266).
Di questo intervento Galeotto aveva ben presente il peso ed il significato, mentre pure lui si rivolgeva «Ad Romanos», perché prestassero obbedienza a Benedetto XIII. D'altra parte non poteva ignorare il quadro che Francesco Petrarca aveva tracciato della stessa Avignone, definendola luogo di corruzione, in cui Satana sedeva «arbitro tre le ragazze e quei vecchi decrepiti» («Sine nomine», XVIII), e dove avveniva di tutto per «il divertimento della lascivia papale» che creava una prostituzione oscena perché nascosta dietro il paravento della Religione.
Petrarca accusa la corte papale d'Avignone di corruzione anche nei cosiddetti «Sonetti babilonesi» (136, 137, 138) e nelle egloghe sesta e settima (Wilkins, p. 78).
Nell'epistola XVIII (penultima) delle «Sine nomine», si parla di vecchi e lascivi bambocci che bruciano nella libidine, precipitando in ogni vergogna, per tacere degli stupri, dei rapimenti, degli incesti, degli adulterii, «che rappresentano ormai il divertimento della lascivia papale» [«qui iam pontificalis lascivie ludi sunt»]» (Dotti, pp. 206-210).
Ci sono donne rapite, «violate e ingravidate da seme altrui», poi riofferte dopo il parto «all'alterna sazietà di chi le usa a suo godimento», mentre i loro mariti sono costretti a riprendersi le loro mogli «per rioffrirle di nuovo, dopo il parto, all'alterna sazietà di chi le usa a suo godimento».


Documenti.

Dall'epistola XVIII delle «Sine nomine» di F. Petrarca.
«Tam calidi tamque precipites in Venerem senes sunt. Tanta eos etatis et status et virium cepit oblivio. Sic in libidines inardescunt, sic in omne ruunt dedecus quasi omnis eorum gloria non in cruce Cristi sit, sed in commessationibus et ebrietatibus et que has sequuntur in cubilibus impudicitiis. Sic fugientem manu retrahunt iuventam atque hoc unum senectutis ultime lucrum putant, ea facere que iuvenes non auderent. Hos animos et hos nervos tribuit hinc Bacchus indomitus, hinc orientalium vis Baccharum. O ligustici et campani palmites, o dulces arundines et indice nigrantes arbustule ad honestas delitias et comoditates hominum create, in quos usus et quantam animarum pernitiem clademque vertimini! Spectat hec Satan ridens atque in pari tripudio delectatus interque decrepitos ac puellas arbiter sedens stupet plus illos agere quam se hortari; ac ne quis rebus torpor obrepat, ipse interim et seniles lumbos stimulis incitat et cecum peregrinis follibus ignem ciet, unde feda passim oriuntur incendia. Mitto stupra, raptus, incestus, adulteria, qui iam pontificalis lascivie ludi sunt. Mitto raptarum viros, ne mutire audeant, non tantum avitis laribus, sed finibus patriis exturbatos, queque contumeliarum gravissima est, et violatas coniuges et externo semine gravidas rursus accipere ac post partum reddere ad alternam satietatem abutentium coactos. Que omnia non unus ego, sed vulgus novit et si taceat, quamvis, ne id ipsum taceat, iam maior est indignatio quam metus et minacem libidinem vicit dolor. Hec, inquam, universa pretereo. Malo quidem te hodie ad risum quam ad iracundiam provocare. Ira enim que ulcisci nequit in se flectitur et in dominum suum sevit.»


I "Sonetti babilonesi" di Francesco Petrarca,
da "Canzoniere" ("Rerum vulgarium fragmenta")


CXXXVI, Fiamma dal ciel su le tue treccie piova

Fiamma dal ciel su le tue treccie piova,
malvagia, che dal fiume et da le ghiande
per l'altrui impoverir se' ricca et grande,
poi che di mal oprar tanto ti giova;

nido di tradimenti, in cui si cova
quanto mal per lo mondo oggi si spande,
de vin serva, di lecti et di vivande,
in cui Luxuria fa l'ultima prova.

Per le camere tue fanciulle et vecchi
vanno trescando, et Belzebub in mezzo
co' mantici et col foco et co li specchi.

Già non fostú nudrita in piume al rezzo,
ma nuda al vento, et scalza fra gli stecchi:
or vivi sí ch'a Dio ne venga il lezzo.


CXXXVII, L'avara Babilonia

L'avara Babilonia à colmo il sacco
d'ira di Dio, e di vitii empii et rei,
tanto che scoppia, ed à fatti suoi dèi
non Giove et Palla, ma Venere et Bacco.

Aspectando ragion mi struggo et fiacco;
ma pur novo soldan veggio per lei,
lo qual farà, non già quand'io vorrei,
sol una sede, et quella fia in Baldacco.

Gl'idoli suoi sarranno in terra sparsi,
et le torre superbe, al ciel nemiche,
e i suoi torrer' di for come dentro arsi.

Anime belle et di virtute amiche
terranno il mondo; et poi vedrem lui farsi
aurëo tutto, et pien de l'opre antiche.


CXXXVIII, Fontana di dolore, albergo d'ira

Fontana di dolore, albergo d'ira,
scola d'errori, et templo d'eresia,
già Roma, or Babilonia falsa et ria,
per cui tanto si piange et si sospira;

o fucina d'inganni, o pregion dira,
ove 'l ben more, e 'l mal si nutre et cria,
di vivi inferno, un gran miracol fia
se Cristo teco alfine non s'adira.

Fondata in casta et humil povertate,
contra' tuoi fondatori alzi le corna,
putta sfacciata: et dove ài posto spene?

Ne gli adúlteri tuoi? ne le mal nate
richezze tante? Or Constantin non torna;
ma tolga il mondo tristo che 'l sostene.



Dal volume "I quattro poeti italiani. Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso", Parigi 1845.

Altre immagini sui "Sonetti babilonesi" di F. Petrarca.

Citazioni. Sulla morte di Cola di Rienzo.

Note bibliografiche.
U. Dotti ha curato «Sine nomine. Lettere polemiche e politiche» di F. Petrarca, Roma-Bari 1974
E. H. Wilkins, «Vita del Petrarca», Milano 2003


L'epistola "Ad Romanos" del 1394: «Deflet horrendum schisma, hortaturque eos, ut adhaerendo Benedicto XIII, ipsi finem imponant».



Scomparso Clemente VII il 16 settembre 1394, Galeotto da Pietramala si trova al conclave per l'elezione del nuovo Antipapa (avvenuta il 28 dello stesso mese di settembre), Benedetto XIII, l'aragonese Pedro Martínez de Luna (1328-1423).
«Lo legava al nuovo pontefice una profonda stima e un'amicizia nata fin da quando aveva potuto riconoscere nel cardinale de Luna specchiata rettitudine e profonda cultura e il comune amore per gli studi di umanità e la ricerca degli antichi testi» [Franceschini, p. 395].
Poco dopo, comunque prima di dicembre [Ornato, p. 28] Galeotto «scripsit gravem epistolam ad cives Romanos; in qua eos primo redarguit quod ipsi fuerint auctores schismatis, deinde hortatur ut eidem Benedicto, quem multis laudibus ornat, obedientiam prestent», come leggiamo in Stefano Baluzio [col. 1363].
Galeotto di Pietramala propone pubblicamente il percorso di risoluzione dei contrasti tra Roma ed Avignone, con la «via cessationis» o «via cessionis», consistente nelle dimissioni del Pontefice di Avignone, Benedetto XIII.
Poi Galeotto giustifica lo stesso Pontefice per la sua risposta negativa alla sua proposta contenuta nell'epistola «Ad Romanos» del 1394.
Va ricordato pure il ruolo del re di Francia Carlo VI che intendeva riunificare la cristianità (come scrive Franco Gaeta), partendo proprio dalla «via cessionis» della rinuncia di entrambi i Papi. Il rifiuto che esprimono, porta la Francia a sottrarsi (1407) all'obbedienza loro, e provocano la crisi dell'autorità papale poi risolta soltanto al Concilio di Costanza.

Presentiamo alcuni passaggi della epistola «Ad cives Romanos», il cui titolo esatto è «Deflet horrendum schisma, hortaturque eos, ut adhaerendo Benedicto XIII, ipsi finem imponant».

«Tempus est jam, si Deus adjuverit, fugare tantam pestem. et tartari claudere portas, ne schismaticorum spiritus repleautur in posterum, faucesquae satanae insatiabiles stringere, ne christiano cibo quotidie epuletur. In hoc vos meditar decet, in hoc animi vires colligere, in hoc omnis vestra debet esse intentio, ut ecclesiam resarcitam Domino praesentetis, quam sic inconsulte, dividere non puduit».

Come agire? «Schisma in potestate nostra creare, nutrire ac fovere possumus, illud autem tollere, cum velimus, non est nostrum.»
Poi Galeotto passa a parlare di Benedetto XIII, ovvero del cardinale Pietro de Luna,[Antipapa dal 1394] «qui potens est et vult omnes nostros morbos curare, sed illos praesertim qui schismatis putredine catholica corpora corruperunt». Ai Romani dice: «Audite, quaeso, monita sua sancta, salubres eius preces esaudite».
Infine Galeotto tesse un incondizionato elogio di Benedetto XIII: «Ejus mores et integritatem, benignitatem, mansuetudinem, caritatem, pietatem, sinceritatem, aliis forte in populis predicare non incongruum, vobis autem jam diu persuasum esse scio. Nostis hominem et ejus virtutes».
Benedetto XIII ha scelto di riunire la Chiesa, per presentarla a Dio tutta risarcita, lui che la trovò così lacerata: «optat interimere schisma, et jam foedam belluam mactare sua manu». Per questo vi incita, ed implora il vostro aiuto. Partendo da ciò, Galeotto prega i Romani di appoggiare Benedetto «ad candidam ecclesiae unionem».

Testo ripreso dalla col. 1544 di Veterum scriptorum et monumentorum historicorum, dogmaticorum, moralium, amplissima collectio, I, Montalant, Parigi 1724.

Bibliografia.
S. Baluzio, Vitae Paparum Avenoniensium, Muguet, Parigi 1693, col. 1363: «Haec epistola habetur in codice 822 bibliothecae Colbertinae».
G. Franceschini, Alcune lettere del Cardinale Galeotto da Pietramala, in «Italia medievale e umanistica», VII, Padova 1964, pp. 375-404.
F. Gaeta, Il tramonto del Medioevo, ne «La crisi del Trecento», Bergamo 2013, pp. 280-397, pagg. 289-291.
E. Ornato, Jean Muret et ses amis: Nicolas de Clamanges et Jean de Montreuil, Genève-Paris, 1969, p. 28.

Pagine collegate al tema:
L'epistola "Ad Romanos" del 1394. Pagine collegate al tema:
001a1. 1567, si parla di fuga da Avignone.
001a2. 1693, si nega la fuga da Avignone.
001a3. Fonti: Baluzio e Galeotto di Pietramala.
001a5. L'epistola "Ad Romanos": il modello di F. Petrarca.
001a5a. Documenti: i testi di F. Petrarca. [05.12.2015]
001a5b. Immagini: "Sonetti babilonesi" di F. Petrarca. [07.12.2015]
001a5c. La morte violenta di Cola di Rienzo. [08.12.2015]
001a5d. Petrarca, Cola di Rienzo e la Chiesa di Avignone. [08.12.2015]
001aa. Note bibliografiche.
002h. Sulla data e sul luogo della sua scomparsa.


All'indice generale del "Profilo di una crisi".
All'indice generale delle pagine su Galeotto.

Antonio Montanari
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