Antonio Montanari

Galeotto di Pietramala, cardinale "malatestiano"

14. Politica e vita della Chiesa. Le fonti.

Abbiamo già ricordato l'elezione di Urbano VI e che in visita al nuovo pontefice si reca Galeotto I Malatesti, partendo da Rimini il 29 maggio 1378, e trattenendosi a Roma sino alla fine del luglio sucessivo. Si è già scritto che, più che una semplice visita, quella di Galeotto I è una speciale missione presso i cardinali dissenzienti che contestano l'elezione papale.
Seguendo la «Cronaca di Ser Baldo Branchi» [in Appendice a «Cronache Malatestiane dei secoli XIV e XV», tomo XV, 2, p. 169] si comprende il senso di questa missione: papa Gregorio XI «ebbe con lui molti cardinali tramontani molto scelerati». Otto di loro ribellandosi al nuovo Pontefice Urbano che «ordinò la vita ali cardinali».
Più distesa nell'analisi, la «Cronaca Malatestiana» racconta che i cardinali facevano grandi spese «et anco tenevano scelerata vita sì de luxuria e de simili modi de mal vivere» (ib., pp. 45-46; L. Tonini, IV, 1, pp. 209-210). Gregorio XI aveva iniziato a porre «ordine al bono stato e reggimento» della Chiesa, ed alle grandi spese di cui s'è detto. Urbano VI prosegue in questa linea. Gli otto Cardinali tramontani si ritirano ad Anagni.
Nell'agosto 1377, il giorno 13, «i Bertuni, i quali consumò Romagna e Bologna de fora e specialmente Cesena, se partì de Romagna» andando «ad abitare in Campagna, in lo terreno di Roma» per volontà di papa Gregorio, «per sua sigurtade, perché era soi soldati e de sua lingua, sì che se fidava più de loro».
Gli otto cardinali, «inspirati dal diavolo, vedendosi posenti per glie ditti Bertuni, et anco per grando tesoro, che avevano», si ribellano a papa Urbano, accusandolo di non essere ragionevole e d'esser stato eletto per forza e timore del popolo romano.
Galeotto Malatesti è inviato loro dal papa per sanare lo scontro. I cardinali ribelli, «ostinati e cun grande malicia» gli rispondono che volevano fare un pontefice che volesse andare a stare ad Avignone, e che fosse pure lui «tramontano».
Dalla relazione di Galeotto con questi avvisi, nasce la scelta di Urbano VI di fare un concistoro segreto l'11 settembre 1378, per eleggere i nuovi 29 cardinali.
La risposta ad Urbano VI, fu la scelta dell'antipapa nella persona di Roberto di Ginevra, ovvero Clemente VII, discendente «per parte di donne da Luigi VII re di Francia» e cugino in ottavo grado di Carlo V.
Nel settembre 1378, assieme a Galeotto, il pontefice nomina altri 28 nuovi cardinali, i cui nomi gli sono suggeriti direttamente dai signori d'Europa e d'Italia, come abbiamop già visto (cfr. p. 46 delle citt. «Cronache Malatestiane dei secoli XIV e XV»). Galeotto di Pietramala è appunto proposto dal nonno Galeotto I Malatesti. Dei nuovi 29 cardinali, tre non accettano.
«Non convengono gli Scrittori nell'indicare i nomi di questi Cardinali», attribuendo a questa creazione alcuni che appartengono alle successive due fatte dal mediamo Pontefice, osserva F. A. Cecchetti («Istoria degli ultimi quattro secoli della Chiesa», tomo I, Fulgoni, Roma 1788, pp- 47-48). Ecco perché Ivana Ait, nella voce dedicata a Urbano VI nella «Enciclopedia dei Papi» (Treccani, 2000), parla soltanto di 25 nuovi cardinali, aggiungendo che altri 6 sono del 1381, e 3 del periodo 1382-85 e 9 del 1384. Per un totale di 43 nomine.
Nelle quattro ordinazioni le nomine sarebbero invece 48 (cfr. «Le vite de' Pontefici di Bartolomeo Platina Cremonese». Bortoli, Venezia, 1703, p. 374). Nella «Storia ecclesiastica di monsignor Claudio Fleury», XIV, Cerone, Napoli 1771, p. 256, si legge che dei 29 prescelti dal Papa «ventisei accettarono la promozione, e tre la ricusarono».
Tra i 26 rimasti, ci sono due francesi, Renoldo di Corsa e Filippo d'Alençon che s'adoperano per creare un antipapa (R. F. Rohrbacher, «Storia universale della Chiesa cattolica», tomo XXI, Turati, Milano 1854, pp. 20-21), il che avviene il 20 settembre dello stesso 1378 con Clemente VII (Roberto di Ginevra, 1342-1394), consacrato il 31 ottobre. A fine maggio 1379 Clemente VII si trasferisce ad Avignone partendo da Gaeta.
Nel 1362 Urbano V ha ricordato a Malatesta Antico di «esser stato ospitato liberalmente da lui quando era in minoribus» (con gli ordini sacerdotali minori), come riassume nel titolo del documento che pubblica, L. Tonini (IV, 2, p. 250). Si tratta della memoria di una delle sue missioni di Legato, compiute in Italia per conto prima di Clemente VI (scomparso ad Avignone nel 1352) e poi di Innocenzo VI (defunto nel 1362, pure lui ad Avignone). Di quest'ultimo, il successore è proprio Urbano V nello stesso 1362.
Le missioni italiane del futuro papa Urbano V vanno inquadrate nell'attività che la Chiesa svolge in Italia, come rircoda G. Fasoli (1975, pp. 394-395), prima con Bertrando del Poggetto tra 1320 e 1334, e poi con Egidio Albornoz (1353-1357, 1358). A Bertrando del Poggetto si deve l'invenzione dei «vicariati», mentre Albornoz è protagonista della restaurazione del potere ecclesiastico, a cui seguono le «Costituzioni» dette egidiane dal suo nome.
Il 20 giugno 1355 una bolla pontificia autorizza la concordia fra il Legato ed i Malatesti (nelle persone di Malatesta Antico, Galeotto I, Pandolfo II e Malatesta Ungaro), investiti per dieci anni delle Signorie di Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone. Il relativo atto è stipulato l'8 luglio successivo (L. Tonini, IV, 2, pp. 209-224).

Il Cardinal Galeotto scompare nel 1398, quando signore di Rimini è Carlo Malatesti successore di Galeotto I. Carlo è profondamente coinvolto nell'appena ricordato Concilio di Costanza, come procuratore speciale di Gregorio XII, di cui presenta cessione, rinuncia ed abdicazione nella sessione XIV del 4 luglio 1415.
Il Concilio, il 29 maggio dello stesso 1415 ha deposto il Papa «pisano» Giovanni XXIII che dapprima (2 marzo) promette con solenne bolla di dimettersi, mentre «pensava a fuggire occultamente da Costanza» [F. A. Cecchetti, «Istoria degli ultimi quattro secoli della Chiesa», II, Fulgoni, Roma 1789, p. 299], come avviene: se ne scappa travestito da palafreniere, montato sopra un cavallo. Dal Concilio s'intavola con lui una specie di trattativa che verte su questioni teologiche. Giovanni XXIII infine scrive al Concilio un'altra bolla, chiaramente spiegando di aver abbandonata Costanza, per un timore ben fondato: quello che Benedetto XIII e Gregorio XII, «restassero commossi all'aspetto della violenza che esso soffriva, e ne prendessero un pretesto per non rinunciare, lo che avrebbe fatto perdere quelle speranze, che si erano concepite di vedere soppresso lo scisma» [ib. pp. 321-322]. Quel 29 maggio 1415 significa per Giovanni XXIII restare incarcerato accanto a Giovanni Huss. Effica l'immagine che costruisce Gregorovius: da una parte c'è quel Papa come criminale nocchiero della maufragata Chiesa medievale, dall'altra il primo Colombo della Riforma, condannato a morte come un pirata [III, p. 1786].
Il 26 luglio 1417 è toccato all'antipapa avignonese Benedetto XIII, Pedro Martínez de Luna, di essere deposto. Anche lui resiste e fugge, insediandosi «nella fortezza di Peñíscola, cittadella strategicamente situata a metà strada tra i tre Regni che componevano la Corona d'Aragona (Catalogna, Valenza ed Aragona), da dove cominciò a tessere le file di una partita che lo avrebbe portato, alla fine di due lunghi anni di dibattiti e prese di posizione, a proporre una soluzione che serviva bene anche la sua causa. In questo modo, lo sviluppo dello scisma e la questione dinastica della Corona d'Aragona finirono per intrecciarsi e condizionarsi reciprocamente» [M. Vaquero Piñeiro, Benedetto XIII, antipapa, Enciclopedia dei Papi, 2000].
Carlo, che dal 1385 era pure rettore vicario della Romagna, giunge a Costanza sabato 15 giugno. Il giorno dopo incontra Manuele II imperatore d'Oriente e futuro suocero di Cleofe Malatesti, figlia di Malatesta I, detto «dei Sonetti o Senatore» (1366 ca-1429), nato da Pandolfo II e Paola Orsini, pronipote di un fratello di Papa Niccolò III. Fratello di Cleofe è Pandolfo (1390-1441), che si trova a Costanza nel 1415 quale amministratore «loco episcopi» (1413-1418) della diocesi della città di Brescia, governata da Pandolfo III Malatesti.
Costui è nipote di Pandolfo I che genera oltre a Galeotto I da cui deriva il ramo riminese, anche Malatesta Antico, padre di Pandolfo II e nonno del Malatesta «dei Sonetti» da cui hanno orgine Cleofe e Pandolfo, futuro arcivescovo di Patrasso. Il quale diventa poi (1418) Vescovo di Coutances in Normandia sino al 1424, nei duri momenti della conquista inglese durante la guerra dei cento anni. Nel 1430, quando Patrasso passa dal dominio veneziano (iniziato nel 1424) a quello bizantino, Pandolfo fugge dalla propria sede e ritorna a Pesaro.
Malatesta Antico nel 1357 si è recato ad Avignone da papa Innocenzo VI. Pandolfo II il 16 ottobre 1367 ha partecipato con Galeotto I a Roma al corteo per il rientro di Papa Urbano V, partito da Avignone venerdì 30 aprile dello stesso anno. Urbano V era giunto il 6 maggio a Marsiglia, dove ha tenuto «testa a un nuovo tentativo dei cardinali di persuaderlo a tornare in Provenza» [U. Dotti, Vita di Petrarca, 2004, p. 396]. Si era poi imbarcato il 19 maggio per il Lazio. Il 9 giugno è a Viterbo. Da dove parte per entrare a Roma.
[Scheda: 1367, quattro Cardinali francesi a Rimini.]
Ed a Roma il 18 ottobre 1369 arriva l'imperatore d'Oriente Giovanni V Paleologo, senza approdare all'unione della Chiesa occidentale con quella orientale.
Nel febbraio 1368 Pandolfo II è in missione per la Chiesa a Venezia, ed nell'agosto dello stesso anno si reca a Roma per trattare questioni legate alla situazione di Perugia.
Intanto a Galeotto I sono stati concessi la rettoria di Romagna ed il vicariato di Cesena e Bertinoro, dopo la morte di Egidio Albornoz (protagonista della restaurazione del potere ecclesiastico, a cui seguono le «Costituzioni», dette egidiane dal suo nome), avvenuta il 27 agosto 1367. Nel 1368 a Galeotto I è attribuito l'ufficio di Senatore a Roma. Il 17 aprile 1370 Urbano V, «fingendo di volersi recare a villeggiare», parte da Roma per Avignone [L. Mayeul Chaudon, Nuovo dizionario istorico, XXVI, Napoli 1794, p. 27]. Qui muore il 19 dicembre dello stesso 1370.
14. Continua.
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