RITROVAMENTI MINERALOGICI EFFETTUATI IN CAMPANIA DAL 1980 AL 1998

 

MASSIMO RUSSO

Osservatorio Vesuviano - Via Diocleziano, 328 - 80124 Napoli. e-mail: [email protected]

Gruppo Mineralogico Geologico Napoletano

 

Riassunto

In questo lavoro si prendono in esame i ritrovamenti di minerali effettuati nell’area vulcanica napoletana negli ultimi 20 anni, essenzialmente Somma-Vesuvio e Campi Flegrei. Dalle tabelle si evince che senza il fattivo contributo dei collezionisti verso le Istituzioni Scientifiche molti dei minerali descritti non sarebbero ancora conosciuti; infatti l’82% di tutte le specie rinvenute è opera dei collezionisti. Viceversa, molto importante risulta essere il contributo delle Istituzioni Scientifiche per l’analisi ed il riconoscimento di nuovi minerali; purtroppo i canali ufficiali mostrano diffidenza nei confronti del collezionismo amatoriale, per cui nella stragrande maggioranza i collezionisti ricorrono quando possibile a contatti personali.

Probabilmente molte specie ancora sconosciute giacciono nei cassetti dei collezionisti.

 

Abstract

In this paper they are examined the minerals discovered in the Neapolitan volcanic area in the last 20 years, essentially Somma-Vesuvius and Phlegrean Fields. From the tables it is possible to deduce that without the effective contribution of the collectors versus the Scientific Institutions many of the described minerals would not be known, yet; indeed approximately the 86% of all the recovered species is the result of the work of collectors. Viceversa, the contribution of the Scientific Institutions turns out to have been very important to analize and identify new species; unfortunately the official channels seems to be distrustful towards amateur mineralist collectors, indeed in the greatest part of cases collectors need to appeal to personal contacts when possible.

Probably a lot of undiscovered species lie down in the collectors drawers.

 

 

La Campania comprende alcune aree vulcaniche di notevole rilevanza mineralogica: il Somma-Vesuvio ed i Campi Flegrei. Il Somma-Vesuvio è uno dei vulcani più famosi e studiati della Terra che con le sue oltre 200 specie mineralogiche rappresenta una delle aree mineralogicanente più ricche al mondo; su questo vulcano sono state studiate specie nuove in assoluto e in alcuni casi esclusive di questo cratere. I Campi Flegrei sono una vasta area caratterizzata da una miriade di crateri; è meno ricca di specie minerali della precedente, ma altrettanto interessanti.

Questo articolo, comunque, prende spunto dal lavoro pubblicato su Plinius da Annibale Mottana (1998) dal titolo "L’evoluzione della mineralogia italiana nel cinquantennio 1947-1997" e dall’articolo redazionale apparso sulla Rivista Mineralogica Italiana di Francesco Saverio Stoppani (1998). Nel testo Mottana fa alcune inesattezze, peraltro non documentate, sulle nuove specie mineralogiche della Campania; lo stesso Autore, inoltre, riferisce che: "Se nell’operare così inavvertitamente ometterò qualcosa o agirò in pregiudizio di qualcuno, vi prego di segnalarmelo: sono pronto a ravvedermi, però non senza aver prima verificato se la segnalazione ricevuta è fondata e motivata". Mentre Stoppani cita esempi di "fantascienza" mineralogica criticando giustamente i collezionisti "senza scrupoli" che mettono nei circuiti commerciali campioni "falsi" o ancora da definire o in corso di approvazione o addirittura con diciture obsolete o screditate (vedi molibdosodalite del Monte Somma). Eccoci al dunque. Il presente articolo non vuole contestare quelli precedentemente citati, bensì vuole fare il punto della situazione sulla ricerca amatoriale sui minerali della Campania negli ultimi venti anni e sul rapporto collezionisti - Istituzioni Scientifiche, poiché ci sembra che ci siano dati importantissimi da non trascurare e/o sottovalutare. Un lavoro analogo era stato svolto dal sottoscritto per gli ultimi quindici anni per il distretto vulcanico del Somma-Vesuvio (Russo, 1995).

I minerali presenti nelle aree vulcaniche italiane costituirono, fin dal secolo scorso, l'oggetto d’intense ed estese ricerche da parte di numerosi studiosi sia italiani sia stranieri. Per quanto riguarda la mineralogia vesuviana, un notevole contributo fu dato soprattutto da Teodoro Monticelli e Nicola Covelli (1825), con il "Prodromo della Mineralogia Vesuviana", Arcangelo Scacchi (definito il "padre" della mineralogia vesuviana) che pubblicò, fra il 1845 ed il 1888, alcuni cataloghi di minerali, l'ultimo dei quali è corredato di abbondanti notizie cristallografiche e Ferruccio Zambonini con la sua "Mineralogia Vesuviana" del 1910 e relativo aggiornamento del 1914). Questo lavoro, nella sua seconda edizione, del 1935, pubblicata postuma dopo la morte dell’Autore, rispecchia anche i primi contributi del suo maggiore allievo: Guido Carobbi, anche lui autore di numerose memorie dedicate prevalentemente allo studio di minerali delle fumarole, riprendendo così una tradizione risalente allo Scacchi. Per ultimo possiamo ricordare Antonio Parascandola studioso soprattutto di mineralogia flegrea, ma che non disdegnò il Vesuvio con alcune note sui prodotti dell'ultima eruzione del 1944. Per quanto riguarda l’area flegrea la situazione è più "drammatica"; infatti, oltre ad un lavoro monografico sulla Solfatara di Pozuoli di Breislak (1792) ed uno di più ampio repiro di Arcangelo Scacchi (1849), non esiste altro. In realtà vi sono numerosissimi lavori di differenti Autori sparsi qua e la, sia precedenti sia susseguenti a quelli di Breislak e Scacchi. Dalla seconda metà del’900 non si è più perseguito quello spirito che aveva portato la "Scuola Napoletana" all'apice del successo mondiale della mineralogia sistematica; ciò è dovuto al fatto che l’orientamento delle ricerche si è rivolto maggiormante ad uno studio di tipo applicativo. In quest’ottica si inserisce fattivamente l'attività di ricerca dei collezionisti "dilettanti". Purtroppo questa attività, che dovrebbe, e potrebbe, essere di supporto ai ricercatori delle Istituzioni Scientifiche è per lo più snobbata da queste ultime. I dati statistici sono chiari, circa il 90% dei minerali nuovi scoperti al mondo, in questi ultimi anni, è dovuto proprio all'opera dei "collezionisti". Spesso, l'opera competente di questi collezionisti, in ambito locale, ha permesso una maggiore e migliore conoscenza di zone mineralogicamente importanti, com’è accaduto anche per il Somma-Vesuvio (Carati M., 1982). Dal 1980, esiste a Napoli il Gruppo Mineralogico Geologico Napoletano. Questa Associazione riunisce cultori e neofiti dei vari aspetti delle Scienze della Terra del nostro territorio, prediligendo in modo particolare la mineralogia. In circa venti anni di attività, i soci hanno rinvenuto oltre 50 specie minerali nuove per il comprensorio vesuviano (Tabella 1) e flegreo (Tabella 3), delle quali una nuova in assoluto (potassiumfluorrichterite del Monte Somma) ed un’altra screditata (vedi storia della ex caratiite del Vesuvio, Nota 1). Questa Associazione, inoltre, ha contribuito con i propri campioni alla migliore conoscenza della euclorina del Vesuvio e della microsommite, davyna, quadridavyna e "guarinite" del Monte Somma. Tutte le informazioni relative alle scoperte effettuate dai soci sono disponibili sui Notiziari informativi dal 1980 al 1993 e sui GMGN Notizie dal 1995 al 1998. Al momento è in fase di ultimazione una nuova "Mineralogia Vesuviana" dove saranno riportate anche tutte le recenti ricerche effettuate su questo vulcano dai collezionisti in collaborazione con i rappresentanti delle Istituzioni Scientifiche (Russo e Punzo, in preparazione).

Dall’analisi comparativa delle tabelle 1 e 2 si evince che l’89% dei minerali non noti al Somma-Vesuvio trovati in questi ultimi diciotto anni è opera di collezionisti-ricercatori in collaborazione con varie Istituzioni Scientifiche italiane e straniere; mentre dall’analisi comparativa delle tabelle 3 e 4 per quanto riguarda i Campi Flegrei si riscontra che i collezionisti-ricercatori hanno contribuito alle scoperte per l’74%. In totale, in Campania, i collezionisti hanno contribuito per l’82%.

Sarebbe un peccato non considerare tutto ciò, anche perché attualmente sono in corso di carattrizzazione almeno altre cinque specie mineralogiche. Tale esempio è valido per la Campania, ma mi risulta che sia valido anche per il resto dell’Italia e, probabilmente, del mondo. Per cui è auspicabile una maggiore e migliore collaborazione tra queste due entità, quella del collezionismo e quella della ricerca scientifica, senza la quale non è possibile migliorare il progredire delle conoscenze della mineralogia sistematica.

 

Bibliografia

 

Tabella 1

Elenco delle specie mineralogiche rinvenute al Somma-Vesuvio (1980-1998) con il contributo dei collezionisti-ricercatori.

Specie

Scopritore

Ist. analisi

Riferimenti bibliografici

 

 

 

 

Actinolite

I. Punzo

British M.

Carati (1986c)

Ankerite

M. Russo

Un. Bari

Russo (1993a)

Barite

M. Russo

Alenia-NA

Russo (1998)

Betafite

M. Carati

Un. Parigi

Carati (1998)

Britholite (*)

M. Carati

Un. Roma

Carati (1996a)

Caratiite (***)

M. Carati

British M.

Clark et al (1984)

Carbonatefluorapatite

M. Carati

Un. Roma

Carati (1986b)

Cerussite

F. Castellano

Alenia-NA

Castellano e Tarallo (1996)

Chabazite-K (**)

M. Russo

Un. Bari

Russo (1982 e 1993b)

Chrysocolla

M. Carati

Un. Roma

Carati (1987)

Ettringite

M. Carati

Un. Roma

Carati (1986a)

Euchlorin (****)

M. Carati

Un. Bari

Scordari et al. (1989)

Fluoborite

M. Carati

British M.

A.M. Clark (comunicazione personale)

Geikielite

B. Turconi

Un. Pisa

Guelfi e Orlandi (1985)

Gismondine

M. Russo

Un. Bari

Russo (1993b)

Halotrichite

M. Russo

Un. Napoli

Russo (1997)

Hibschite

M. Carati

Un. Roma

Carati (1996b)

Hyalophane

E. Bernabè

Smithsonian In.

Bernabè (1995)

Hydroxylapatite

M. Carati

Un. Roma

Carati (1984)

K-F-Richterite (!)

M. Carati

Un. Roma

Della Ventura et al. (1983)

"Levyne"

F. Castellano

Alenia-NA

Castellano (1996)

Magnesite

M. Carati

British M.

A.Clark (comunicazione personale)

Malachite

M. Carati

Un. Napoli

Carati (1982)

Marialite

M. Carati

Un. Roma

Carati (1982)

Montesommaite (!)

E. Bernabè e R. Pagano

Smithsonian In.

Rouse et al., (1990)

Natrolite

M. Carati e M. Russo

British M.

Carati e Russo (1990)

Panunzite (!)

A. Panunzi

Un. Napoli

Franco e de Gennaro (1988)

Pickeringite

M. Russo

Un. Napoli

Russo (1997)

Quadridavyne (^)

M. Carati e M. Russo

Un. Pisa

Bonaccorsi et al. (1994)

Thaumasite

M. Carati

Un. Roma

Carati (1984)

Thorite

I. Punzo

Un. Roma

Carati (1986a)

Thorianite

I. Punzo

Un. Roma

Carati (1986a)

Tschermakite

M. Carati

Un. Roma

Carati (1986a)

Note alla tabella 1

(*) britholite, specie all’epoca non caratterizzata; analoga alla britholite-(Ce) di Orlandi et al. (1989). (**) la presenza della chabazite-k era già nota nei tufi, ma non dei proietti lavici. (***) per la caratiite il nome va cambiato in piypite (Vergasova et al., 1984) vedi testo per la storia. (****) ridefinizione della specie su campioni forniti da M.Carati. (!) montesommaite, panunzite e potassiofluorrichterite sono nuove specie. ("…") catione prevalente non caratterizzato. (^) studio effettuato soprattutto su campioni forniti da M.Carati e M.Russo.

 

Tabella 2

Elenco delle specie mineralogiche rinvenute al Somma-Vesuvio (1980-1998) senza il contributo dei collezionisti-ricercatori.

Specie

Ist. Analisi

Riferimenti bibliografici

 

 

 

Afghanite

Un. Roma

Parodi et al. (1996)

Lavenite

Un. Pisa

Casini (1980)

Norbergite

Un. Pisa

Barberi e Leoni (1980)

Zeophyllite

Un. Napoli

Passaglia e Porcelli (1983)

 

Tabella 3

Elenco delle specie mineralogiche rinvenute ai Campi Flegrei (1980-1998) con il contributo dei collezionisti-ricercatori.

Specie

Scopritore

Ist. Analisi

Riferimenti bibliografici

 

 

 

 

Aragonite

I. Punzo

Un. Bari

Stefanelli (1996)

Baddeleyite

M. Russo

Un. Roma

Russo (1996a)

"Chabazite" (*)

M. Russo

Un. Napoli

Russo (1982)

Clinozoisite

M. Russo

Un. Bari

Russo (1996a)

Epidote

M. Russo

Un. Bari

Russo (1989)

Fayalite

M. Russo

British M.

Russo (1988)

Hauyne

I. Punzo

Alenia-NA

Punzo e Russo (1998)

Jarosite

M. Russo

Un. Roma

Russo (1984)

Liottite

I. Punzo

Un. Modena

Punzo (1996)

"Phillipsite" (*)

M. Russo

Un. Napoli

Russo (1982)

Pyrochlore

M. Russo

Un. Roma

Russo (1986a)

Pyrrhotite

M. Russo

Un. Napoli

Russo (1985)

Quartz

I. Punzo

Alenia-NA

Punzo e Russo (1989)

Siderite

M. Russo

Un. Napoli

Russo (1985)

Note alla tabella 3

(*) la chabazite e la phillipsite già noti nei tufi non erano stati finora rinvenuti nei proietti vulcanici. ("…") catione prevalente non caratterizzato.

 

Tabella 4

Elenco delle specie mineralogiche rinvenute ai Campi Flegrei (1980-1998) senza il contributo dei collezionisti-ricercatori.

Specie

Ist. Analisi

Riferimenti bibliografici

 

 

 

Calciobetafite

Un. Napoli e Un. Modena

Mazzi e Munno (1983)

Fibroferrite

Un. Napoli

Valentino (1995)

Magnesiohastingsite

Un. Napoli e Un. Modena

Mazzi e Munno (1983)

Polymignite (*)

Un. Napoli e Un. Modena

Mazzi e Munno (1983)

Zirkelite

Un. Napoli e Un. Modena

Mazzi e Munno (1983)

Zirconolite

Un. Napoli e Un. Modena

Mazzi e Munno (1983)

Note alla tabella 4

(*) specie screditata polymignyite = zirconolite metamittica

 

Nota 1 da Russo e Punzo (2000), in preparazione.

Questa specie, scoperta recentemente, ha avuto una storia molto travagliata. Mariano Carati, collezionista e studioso di mineralogia vesuviana, diversi anni fa acquistò un campione contenuto in una fialetta di vetro sigillata alla fiamma, che era stato classificato, a suo avviso erroneamente, come melanotallite. Il campione, che in origine era stato raccolto sulle fumarole del cratere nel 1869, dopo varie traversie (tre anni a riposo presso un Istituto di Ricerca italiano, che forse non lo aveva ritenuto interessante) fu inviato al Dipartimento di Mineralogia del British Museum di Londra; la risposta non si fece attendere molto, si trattava di una nuova specie: Carati (1982) ne anticipava la notizia. Il minerale fu descritto in tutte le sue caratteristiche chimico-fisiche (Clark et al., 1984) e strutturali (Effemberg e Zemann, 1984) e proposto all'I.M.A. con uno studio completo ed il nome di "caratiite" dal suo scopritore. Il minerale ed il nome furono accettati (Fleischer, 1987). Contemporaneamente altri ricercatori stavano studiando un minerale rinvenuto nelle fumarole a 500°C del Tolbachinsk, Kamchatka, e, con un lavoro incompleto ed il nome di piypite (Vergasova et al., 1984b), lo proposero all'I.M.A., che accettò anche questo. Successivamente, Vergasova et al. (1984a) accertarono l'identità della piypite con la caratiite, proponendo il discredito di quest'ultima (Filatov e Vergasova, 1986) per motivi priorità. Non sappiamo se sia più giusto, in questi casi, favorire l'ordine di arrivo o la completezza del lavoro. Pertanto la frase, quasi soddisfatta, di Mottana (1998) "…e di una di esse hanno poi dovuto "rimangiarsi" il nome nel rispetto del diritto di priorità", mi sembra a dir poco infelice e denota la scarsa conoscenza dei fatti accaduti.

 

Riferimenti bibliografici della tabella 1

 

Riferimenti bibliografici della tabella 2

 

Riferimenti bibliografici della tabella 3

 

Riferimenti bibliografici della tabella 4

 

Riferimenti bibliografici alla nota 1

 

Napoli, 15.07.2000 (ultima revisione)

 

 

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