Contrariamente a quanto si è precedentemente detto per il Somma-Vesuvio, l'area vulcanica dei Campi Flegrei non è molto conosciuta dal punto di vista mineralogico. Il problema, forse, sta nel fatto che si tratta di un'area costituita da una miriade di crateri e non da un apparato centrale o forse perché l'interesse del "Grand Tour" sviluppatosi soprattutto intorno al 1800, era limitato essenzialmente alle aree di interesse archeologico. Comunque le prime vere notizie mineralogiche furono date da Scipione Breislak nel 1793, quando prese la direzione dei lavori della "miniera" della Solfatara, ma come è stato per il Vesuvio, il maggiore interprete della mineralogia flegrea fu Arcangelo Scacchi che con le sue tre note uscite tra il 1849 ed il 1850 è stato l'unico vero divulgatore delle caratteristiche di quest'area. Poi da allora sono apparse solo alcune note, sparse qua e là sui minerali flegrei alcune anche a nome di Ferruccio Zambonini ed Antonio Parascandola.