* Classe VIII - SILICATI
Nesosilicati con tetraedri isolati [SiO4]-4, Si:O=1:4
cationi in coordinazione cubica ed ottaedrica [8+6]ZIRCONE Zircon foto (84,85)
ZrSiO4
tetragonaleQuesto minerale fu descritto per la prima volta al Monte Somma da Moricand (1817) [in Zambonini, 1910]. L'habitus cristallino è quello della bipiramide a base tetragonale, con il prisma più o meno esteso. Il colore più diffuso è quello azzurro, da chiaro a più intenso, ma non mancano quelli violacei o trasparenti o lattei. Le dimensioni possono raggiungere o eccezionalmente superare i 5 o 6 mm. Lo zircone è anche cospicuamente radioattivo (Zambonini, 1910).
Esso è un minerale tipico delle sanidiniti, in paragenesi con: magnetite, biotite, baddeleyite, "pirocloro", "guarinite", torite, nefelina o con sodalite, fluorite, vesuvianite, titanite e in casi eccezionali anche "granato" e diopside.
Molto raramente è stato osservato anche nei proietti carbonatici metamorfosati a vesuvianite, con "mica", baddeleyite, sanidino e raro pirocloro.Nesosilicati
cationi con numero di coordinazione compreso tra [8] e [12]TITANITE Titanite foto (91,92)
CaTiSiO5
monoclinoIl primo che osservò tale minerale al Monte Somma fu Ramondini (1810) che lo denominò semelino; tuttavia la giusta identificazione spetta a Moricand (1817). La titanite presenta un habitus cristallino vario, il più frequente è quello a punta di lancia (sfeno), anche se non mancano i cristalli allungati o geminati. Il colore è di solito giallo arancio o biondo, tuttavia ne esistono anche giallo miele, giallo bruno o addirittura giallo zolfo scuro. Da noi è stato rinvenuto anche di colore verde erba. Le dimensioni dei cristalli possono arrivare fino ad un massimo di 5 o 6 mm.
La titanite è molto frequente nelle sanidiniti. E' stata rinvenuta con vesuvianite, sodalite e nefelina (Lacroix, 1907; Zambonini, 1910); con "guarinite", zircone, "granato" (Carati, 1982); noi l'abbiamo rinvenuta anche con fluorite, magnetite, "pirocloro", baddeleyite, orneblenda e "pirosseni".
Nei proietti calcarei metamorfosati è spesso associata a meionite o a leucite, in quelli pirosseno-micacei è accompagnata da sanidino, andradite (melanite) e augite (Zambonini, 1910).
Nei proietti leucotefritici dell'eruzione del 1822 è stata rinvenuta con sanidino, ematite e "mica" (A.Scacchi, 1852).
Nei proietti cumulitici ad orneblenda è stata rinvenuta con magnetite, augite e anortite (Zambonini, 1910).
Sorosilicati [Si2O7] -6
con altri anioni nei tetraedri: O,OH,FCUSPIDINA Cuspidine foto (95)
Ca4Si2O7(F,OH)2
monoclinoFu scoperta per la prima volta al mondo al Monte Somma da Arcangelo Scacchi (1876) e fu chiamata così per il tipico aspetto dei cristalli a forma di lancia. Tali cristalli sono sempre dei geminati. Sono bianchi o incolori o rosei e quasi sempre ricoperti da uno strato più o meno spesso di calcite. Oltre che in nette cuspidi, questo minerale si può rinvenire anche in granuli o masserelle cristalline di colore rosato. I cristalli arrivano ad un massimo di 15 mm di dimensione. E' un minerale caratteristico dei proietti calcarei metamorfosati, nelle cui geodi cristallizza in paragenesi con "mica", "granato", vesuvianite e "pirosseni". E' diffuso anche nei proietti formati da "granato", vesuvianite ed orneblenda. Raramente è presente nella "ganga" della sarcolite con "davyna", "mica", "granato" e rara "apatite" (Zambonini, 1912).
Sorosilicati con tetraedri appaiati, Si:O=2:7 - sorosilicati [Si2O7]-6
con anioni associati a tetraedri: O,OH, F"GUARINITE" foto (96,97)
Questa specie fu descritta per la prima volta, ma erroneamente, da Guiscardi (1857) che la chiamò guarinite in onore del chimico napoletano Guarini. Dopo più di cinquant'anni Zambonini (1909) dimostrò l'identità della guarinite con la hiortdahlite. Successivamente Larsen (1921) osservò in un campione di guarinite dei cristalli simili, ma di natura differente, appartenenti alla wöhlerite. Studi recenti sembrano aver messo in evidenza che ogni singolo cristallo rappresenterebbe una epitassia in diverse proporzioni, di due o tre fasi distinte: hiortdahlite, wöhlerite, lavenite. Quest'ultima specie è stata identificata recentemente da Casini (1980). Essendo pertanto estremamente difficile poter attribuire all'una o alle altre specie l'identità dei campioni, al momento riteniamo opportuno conservare la vecchia terminologia del minerale, sapendo di estenderne il significato a tutti i termini esistenti:
wöhlerite NaCa2(Zr,Nb)Si2O7(O,OH,F)2 monoclino
lavenite (Na,Ca)2(Mn+2,Fe+2)(Zr,Ti)Si2O7(O,OH,F)2 monoclino
hiortdahlite (Ca,Na)3(Zr,Ti)Si2O7(O,F)2 triclino
Questo minerale, si rinviene non frequentemente nelle sanidiniti del Monte Somma. L'habitus cristallino non è sempre lo stesso: a volte i cristalli tabulari si presentano ben formati, ma sempre in associazione parallela o geminati o compenetrati o a covone, i cristalli singoli sono rarissimi. In genere sono sottili, spezzettati e poi rinsaldati e possono essere diffusi anche nella massa. Il colore è vario : a volte è giallo intenso, altre volte quasi arancione. I cristalli più grandi misurano 3 o 4 mm. La paragenesi è abbastanza varia in quanto tali specie si associano con quasi tutti gli altri minerali accessori tipici di queste matrici, tuttavia è possibile anche che sia l'unica specie presente. Generalmente, si associa con: orneblenda, "pirocloro", fluorite, baddeleyite, zircone, e con magnetite, sodalite, biotite, titanite, "granato", vesuvianite, nefelina, britholite-(Ce), torianite, torite.
Ciclosilicati con anelli SiO3, Si:O=1:3
sei anelli concatenati [Si6O18] -12CRISOCOLLA Chrysocolla foto (102)
(Cu,Al)2H2Si2O5(OH)4*nH2O
monoclinoQuesto minerale, molto raro nell'area vesuviana, è stato trovato solamente una volta nel 1986 da uno di noi (I.P.) e descritto da Carati (1987). La crisocolla è stata rinvenuta in un grosso frammento lavico dell'eruzione del 1872 nella cava Le Novelle (San Sebastiano). La roccia presenta numerose cavità di piccole dimesioni, le cui pareti sono tappezzate da vari minerali: ematite, "pirosseno", biotite, magnetite e rara atacamite. La crisocolla, di formazione secondaria e di origine pneumatolitica, è quasi sempre in associazione con la magnetite. Il minerale si presenta in patine ed in incrostazioni di colore verdino, che spesso ricoprono la magnetite.
Inosilicati con catene e nastri, Si:O=1:3 o 4:11
catene a strutture complesseLITIDIONITE Litidionite foto (113)
KNaCuSi4O10
triclinoEugenio Scacchi (1880) diede il nome di litidionite (lapillo) a delle incrostazioni di aspetto vetroso, di colore azzurro, sul lapillo rinvenuto al cratere del Vesuvio nel 1873; successivamente Arcangelo Scacchi (1882a) chiamò neociano (nuovo azzurro), un minerale di colore celeste trovato nel 1880 al cratere. Successivamente Zambonini (1910) dimostrò l'identità del neociano con la litidionite. Essa si presentava anche in cristallini, molto piccoli, con habitus tabulare associato ad opale.
Fillosilicati con stati Si2O5, Si:O=2:5
strutture a strati tetragonali o pseudo-tetragonali [Si4O10]-4, etc.CUPRORIVAITE Cuprorivaite
CaCu+2Si4O10
tetragonaleLa cuprorivaite fu descritta per la prima volta al mondo da Minguzzi (1938), che la chiamò così per il suo alto contenuto in rame e per la sua somiglianza con la rivaite (minerale successivamente discreditato). Il minerale rinvenuto sulle lave vesuviane, in località non precisata, si presentava in granuli azzurri intimamente mescolati al quarzo e in associazione con calcite e gesso. La specie è stata successivamente riesaminata da Mazzi e Pabst (1962).
Tectosilicati con strutture (Si,Al)O2, Si:O=1:2
senza altri anioni nei tetraedri
strutture a strati tetragonali o pseudo-tetragonali [Si4O10]-4, etc.NEFELINA Nepheline foto (117)
(Na,K)AlSiO4
esagonaleIl primo che descrisse la nefelina come specie a sé fu Delametherie (1798) e propose di chiamarla sommite, tuttavia prevalse la definizione di Hauy (1801).
L'habitus cristallino della nefelina è piuttosto costante: prismi esagonali, a volte con gli spigoli tagliati da altre faccette. Essi sono quasi sempre limpidi e trasparenti, a lucentezza vitrea, oppure lattei oppure grigiolini. Le dimensioni arrivano ad un massimo di alcuni centimetri. La nefelina a volte può essere tanto abbondante da essere considerata un costituente della matrice in cui si trova.
Si rinviene nei blocchi metamorfosati, in cui è associata a vesuvianite, sodalite, "apatite", "granato", "mica", "pirosseni", titanite.
E' presente nei blocchi sanidinitici in bei cristalli limpidi. In tali matrici può essere in paragenesi con tutti gli altri minerali tipici di questa giacitura.
E' stata rinvenuta come prodotto di pneumatolisi sulle lave dell'ultima eruzione del 1944 (Parascandola, 1951).LEUCITE Leucite foto (120)
KAlSi2O6
teragonaleColui che definì correttamente per la prima volta al mondo questo minerale come specie a sé fu Werner (1791). In precedenza la leucite era stata confusa con la marcassite, il berillo ed il granato bianco.
L'habitus cristallino della leucite è solitamente quello dell'icositetraedro; i cristalli, fragilissimi, si presentano di solito incolori o biancastri, grigiastri o rosei, a volte con inclusioni gassose.
Il Vesuvio, durante le fasi esplosive delle sue eruzioni, ha emesso frequentemente quantità anche notevoli di cristallini di leucite isolati o frammentati, come costituenti essenziali delle ceneri chiare, ma la leucite più caratteristica è quella inclusa nelle leucotefriti, più o meno biancastra, a splendore vitreo, delle dimensioni massime di 3 o 4 cm di diametro, che talvolta include anche sanidino. I cristalli più rappresentativi ed estetici sono, però, quelli rinvenuti sulle lave scure o rosse in varie località famose del circondario, delle dimensioni massime di 6 o 7 cm di diametro.
Nei blocchi metamorfosati si presenta in cristalli incolori, delle dimensioni massime di 7-8 mm, di solito in paragenesi con augite, meionite, "davyna", "granato", più raramente con titanite, "mica", "pirosseno", "humite".
Nelle sanidiniti a leucite, i cristalli sono in genere opachi e biancastri, malformati e di piccole dimensioni, al massimo 3-4 mm. Si associano in genere ad augite, titanite, "pirosseno", britholite-(Ce) e quadridavyna.
Raramente si possono rinvenire cristalli inalterati di leucite, in quanto spesso essa si trasforma in altre specie. Nelle leucotefriti quasi sempre i cristalli sono parzialmente o completamente trasformati in analcime, più raramente in sanidino e hauynite o in "davyna e microsommite" (cavolinizzazione) o in anortite. Nei blocchi metamorfosati le alterazioni più frequenti sono in melilite e raramente in caliofillite. Nei blocchi sanidinitici può alterarsi in sanidino, nefelina e sodalite.SANIDINO Sanidine foto (121)
(K,Na)(Si,Al)4O8
monoclinoE' da attribuire al sanidino il quarzo descritto da Ferber (1773), come anche le cosiddette lamine di quarzo a sei faccette. Il primo che ricorda il feldspato è Gioeni (1791), che però con questo termine descrisse anche altri minerali. Allo stesso modo Breislak (1801) descrive sotto il nome di feldspato anche la meionite e la sodalite. Werner propose per questi minerali il termine di eisspath: feldspato glaciale (Hofmann, 1812). Il primo che riconobbe questi minerali come feldspato potassico ordinario fu Hauy (1822). Indipendentemente poi giunsero alla stessa conclusione Monticelli e Covelli (1825).
Il sanidino è certamente la specie più diffusa e facilmente identificabile. E' un costituente essenziale di un gran numero di proietti: sanidiniti a sodalite, sanidiniti a leucite e delle lave, soprattutto, fonoliti a grandi cristalli di sanidino, mentre è meno diffuso nei proietti carbonatici metamorfosati. Il sanidino a volte in taluni proietti si forma a spese della leucite (Scacchi, 1873).
I cristalli delle druse dei proietti del Monte Somma si presentano sempre con habitus più o meno tabulare e di solito allungato; talvolta superano i tre cm di dimensione e a volte sono geminati secondo Karlsbad. Si presentano incolori o biancastri o giallicci (per ossidi di ferro) o verdicci (per minutissimi cristalli di pirosseno) o rosei (per inclusione di ematite).
Secondo Mierisch (1887) il sanidino delle sanidiniti presenta inclusioni di augite, anfibolo, melanite, titanite ed altri minerali; frequenti anche le inclusioni gassose e soluzioni saline costituite da cristalli cubici di alite. In questo tipo di roccia è praticamente associato a tutti i minerali accessori, essendone il costituente fondamentale.
Nelle fonoliti a grossi cristalli di sanidino, questi possono superare le dimensioni di 3 cm. Nelle trachiti micaee sono stati individuati cristalli anche di 4 cm costantemente rotti alle estremità. Interessanti sono i cristalli allungati rinvenuti nei proietti vesuviani del 1822 associati a "granato" e tridimite (vom Rath, 1872). Nei proietti del 1906 è frequente in bei cristalli con magnetite, biotite ed enstatite. Generalmente nelle leucotefriti è presente in cristalli, spesso prismatici, che al massimo possono superare i 2 cm di dimensione; il sanidino è spesso anche incluso nella leucite.Questa specie, però, si rinviene soprattutto nelle cosiddette "lave del 1631" (A.Scacchi, 1852) associata a sodalite, magnetite, "apatite" e, a volte, fayalite. In alcuni blocchi lavici è stata rinvenuta con enstatite, ematite, anidrite, "apatite" e gesso (Zambonini, 1910) e con tridimite (Lacroix, 1908).
E' presente anche nei proietti carbonatici metamorfosati associato soprattutto a "pirosseno", "granato", "mica" e meionite.
Secondo Zambonini (1910) sono probabilmente da attribuire all'ORTOCLASIO (Orthoclase - KAlSi3O8) alcuni cristalli prismatici monoclini, geminati secondo Baveno, di colore grigio-giallastro, delle dimensioni massime di 4 cm, rinvenuti in alcune "trachiti" micacee.Tectosilicati con altri anioni nei tetraedri
MARIALITE Marialite foto (132)
Na4Al3Si9O24Cl
treagonaleIl primo che ha descritto questo minerale è Carati (1982): esso si presenta sotto forma di cristalli o gruppi di cristalli allungati, in accrescimento parallelo, raramente terminati alle estremità. Sono incolori e trasparenti o leggermente bianchicci, a volte perlacei e traslucidi, spesso ricoperti da una patina giallina per una probabile alterazione delle miche che l'accompagnano. Noi abbiamo trovato che le dimensioni massime di questi fasci di cristalli possono superare i 5-6 cm; mentre i singoli cristalli, rarissimi, sono di dimensioni millimetriche. E' una specie piuttosto rara al Monte Somma e si trova molto raramente nelle geodine o nella massa dei blocchi sanidinitici, in paragenesi con biotite, calcite e "apatite".
MEIONITE Meionite foto (133)
Na4Al3Si9O24Cl
treagonaleAnche se già nel 1783 Romè De L'Isle descriveva questa specie cristallograficamente, tuttavia la ritenne erroneamente un giacinto e la chiamò giacinto bianco. Hauy (1801), invece, la separò dagli altri giacinti e propose di chiamarla meionite.
Essa si presenta in cristalli allungati, quasi mai "regolari", anzi lo sviluppo spesso è tanto asimmetrico che i cristalli sembrano a volte prismatici sormontati da una strana piramide, a volte tabulari, a volte addirittura rombici. I cristalli biterminati sono rarissimi ed hanno habitus emimorfico: le terminazioni, cioè, sono dissimili tra loro. Le facce sono per lo più piane e regolari, a volte lucide a volte corrose. I cristalli sono generalmente incolori, con una punta di azzurro, o grigiastri, ma quando sono alterati in calcite sono bianco latte. Le dimensioni massime raggiungono i 3 cm. La meionite, a volte, include anche altri minerali, come : augite, calcite, mica, titanite, mentre altre volte è ricoperta da una massa informe di leucite grigia.
Questo minerale sembra essere esclusivo delle matrici carbonatiche grigie, che hanno le geodi tappezzate di "mica" e "pirosseno" (verde). La paragenesi più comune, oltre che con i minerali già citati, può essere anche con "granato", anortite e più raramente con leucite.Tectosilicato con struttura (Si,Al)O2, Si:O=1:2 - con struttura delle zeolite: gruppo delle zeoliti
THOMSONITE Thomsonite foto (136,137,138)
zeoliti fibrose
NaCa2Al5Si5O20*6H2O
rombicoQuesta zeolite fu osservata per la prima volta da Brewster (1821), che, credendola una nuova specie, la chiamò comptonite in onore del Conte Compton; successivamente Monticelli e Covelli (1825) l'identificarono con la thomsonite. Al Somma-Vesuvio, nei proietti zeolitizzati di natura tefritica e leucotefritica è una specie abbastanza frequente, che si rinviene sia in cristalli con habitus pseudo-tetragonale, sia in cristalli tabulari, raramente in quelli tabulari cuneiformi, come riportato in Zambonini (1910). La Thomsonite se inalterata è incolora o leggermente bluastra, traslucida fino a trasparente, al contrario è biancastra. Rarissima in cristalli prismatici isolati, il più delle volte si presenta in concrescimenti paralleli o in cristalli riuniti a covoni; frequentemente raggiunge le dimesioni di 7-8 mm, mentre in casi eccezionali può superare anche i 3 cm. L'abbiamo rinvenuta praticamente in tutte le località vesuviane, associata a phillipsite, analcime, scolecite (meglio dire "zeoliti fibrose aciculari"), aragonite (Zambonini, 1910) e con gismondina e calcite (Russo, 1993a). Spesso la thomsonite è circondata da cristallini sericei aciculari di un'altra zeolite che secondo Freda (1885) sarebbe scolecite.
[ Mineralogia Vesuviana ]