* Classe IV - OSSIDI e IDROSSIDI
Ossidi con M:O=2:1 e 1:1
TENORITE Tenorite foto (24,25)
Cu+2O
monoclinoFu descritta per la prima volta al mondo al Vesuvio nel 1825 da Semmola (1841), come egli stesso afferma nella sua raccolta di opuscoli. La tenorite fu rinvenuta inizialmente sulle scorie dei crateri del 1760 e poi praticamente in tutte le eruzioni del Vesuvio: 1825, 1826, 1855, 1872, 1873, 1906, 1929 e 1944. La tenorite è un minerale caratteristico delle fumarole di alta temperatura a sali di potassio e sodio. Essa si forma per l'azione del vapore d'acqua su CuCl2 gassoso: CuCl2 + H2O = CuO + 2HCl; i cristalli, successivamente, vengono attaccati dall'acido cloridrico con formazione di paratacamite. La tenorite si presenta generalmente in forma lamellare, fogliacea o in cristalli aciculari, a "penna di colombo" o a "coda di rondine". Il colore è nero o nero-metallico, mentre i cristalli molto sottili sono trasparenti. Nell'ultima eruzione del 1944 la produzione di questo minerale fu abbondantissima; furono rinvenuti cristalli molto belli, anche di un centimetro di lunghezza, in parte alterati in paratacamite, ed associati ad alite e cotunnite (Parascandola, 1951). Recentemente, uno di noi (M.R.) ha rinvenuto in una fumarola di bassa temperatura, caratterizzata fino al giugno 1960 dalla temperatura di 540°C, splendidi cristalli di tenorite associati a diversi minerali: calcantite, connellite, antlerite e da un ricoprimento vetroso costituito da fluorite (Russo e Langella, 1998a).
Ossidi con M:O=3:4 [M3O4]
MAGNESIOFERRITE Magnesioferrite foto (28)
gruppo dello spinello - subgruppo spinello ferrite
MgFe2+3O4
cubicoIl primo a riconoscere l'esatta natura chimica di questo minerale, rinvenuto per la prima volta al mondo al Vesuvio, fu il Rammelsberg (1859) che lo chiamò magnoferrite, nome in seguito mutato in magnesioferrite da Dana. Il minerale, delle dimensioni massime di 2 cm, si presenta in cristalli di colore grigio scuro metallico e con habitus esclusivamente ottaedrico. La magnesioferrite non è mai stata trovata pura, ma sempre associata ad ematite, anzi con l'ematite forma delle vere e proprie associazioni regolari (epitassia). Il minerale è stato rinvenuto originariamente al Fosso del Cancherone ed alle fumarole del 1855; probabilmente è stato rinvenuto anche da Lacroix (1907) nelle fumarole dell'eruzione del 1906 e in alcuni cristallini sulle lave di Villa Inglese (Russo, 1983). Recentemente noi abbiamo rinvenuto la magnesioferrite in splendidi cristalli in fumarole fossili o nelle cellette di alcuni proietti leucotefritici entro una lava scoriacea di colore rossiccio (Carati et al., 1990).
MAGNETITE Magnetite foto (29,30)
gruppo dello spinello - subgruppo spinello ferrite
Fe+2Fe2+3O4
cubicoLa magnetite è un elemento accessorio molto comune delle lave e delle piroclastiti dell'area vesuviana; il disfacimento di questi prodotti ed il successivo ruscellamento provoca in alcuni casi accumuli notevoli di questo minerale, tanto che nel secolo scorso si è cercato a più riprese di sfruttarli industrialmente (Casoria, 1906).
Le prime indicazioni sicure su questo minerale furono date da Gioeni (1791), che descrisse degli ottaedri fortemente magnetici, trovati nelle cavità dei blocchi lavici del Monte Somma. Il minerale, inoltre, presenta un'alta percentuale in titanio.
L'habitus cristallino predominante è l'ottaedro, ma spesso si osserva la combinazione del rombododecaedro con l'ottaedro, che conferisce al minerale il classico aspetto a "gradinata" per l'alternanza delle due forme; rarissimi cristallini cubici sono stati recentemente rinvenuti in un blocco lavico (Filippo Castellano, comunicazione personale), si conoscono anche forme più complesse come ad esempio i cristalli a "testa di chiodo". I cristalli di magnetite si presentano con spigoli vivi, lucidi (anche se sovente più o meno ossidati), di colore grigio-acciaio, metallici; a volte si riscontrano cristalli con spigoli arrotondati (Zambonini, 1910). Le dimensioni medie sono di 2 o 3 mm, ma si conoscono cristalli anche di 6-7 mm. La magnetite è stata praticamente rinvenuta in tutte le giaciture.
Nei proietti lavici si rinviene quasi esclusivamente con habitus ottaedrico. E' stata rinvenuta abbondante nei blocchi del 1822 (Monticelli e Covelli, 1825) e del 1872 (A.Scacchi, 1873) associata ad ematite. Nei proietti del 1906, dove non è un minerale frequente, è stata rinvenuta con sodalite, augite diopsidica, anfibolo aciculare e biotite [Lacroix, (1907) in Zambonini (1935)] e con enstatite (Zambonini, 1910). La magnetite è stata rinvenuta anche sulle cosiddette "lave del 1631" associata a vonsenite, sodalite, fayalite, sanidino (Monticelli e Covelli, 1825). In un blocco lavico della cava delle Novelle, uno di noi (I.P) ha rinvenuto una strana paragenesi con crisocolla, probabilmente si tratta di una pseudomorfosi di questo minerale su magnetite (Carati, 1987), che era associata ad ematite, enstatite, atacamite, "mica", "apatite". E' stata rinvenuta anche dagli autori in alcuni proietti leucotefritici in associazione con ematite, "anfibolo", "pirosseno", pseudobrookite e magnesioferrite.
La magnetite è relativamente frequente nelle sanidiniti, ma è difficile trovare dei cristalli integri. Dalle osservazioni di uno di noi (I.P.) sembra che l'associazione con biotite e "guarinite" sia indicativa della presenza di minerali accessori più rari; è presente anche con "granato", orneblenda, pirrotina, sodalite (Zambonini, 1910).
Nei blocchi carbonatici metamorfosati è molto rara e generalmente si presenta in cristalli imperfetti (Zambonini, 1910).
Splendidi invece per la ricchezza di facce sono i cristalli di magnetite presente nei blocchi di natura cumulitica associati a "pirosseno", "olivina" (forsterite), "humite", "mica", "anfibolo" (Zambonini, 1910).
Da attribuire a genesi prettamente fumarolica è la magnetite rinvenuta in un "camino fossile" di una lava scoriacea rossiccia associata ad ematite ed a magnesioferrite. La magnetite si presenta in cristalli ottaedrici delle dimensioni massime di 1 cm (Mariano Carati, comunicazione personale).
Ossidi con M:O=1:2QUARZO Quartz foto (40,41)
serie del quarzo
SiO2
trigonalePer seguire la classificazione che abbiamo adottato (secondo Strunz), descriviamo questo minerale tra gli ossidi, tuttavia concordiamo sia con Dana sia con Machatschki-Bragg, che lo classificano invece come il più semplice dei tectosilicati.
Sebbene si sia parlato spesso del quarzo al Somma-Vesuvio, la prima notizia sicura è quella del Thomson (1795a). Questo minerale è abbastanza raro e ancora più raramente si presenta nei cristalli prismatici tradizionali, più spesso si rinviene in masserelle o granuli incolori o biancastri (Zambonini, 1910). Esso è stato rinvenuto anche dagli autori nel tipico abito alpino, in cristalli incolori, delle dimensioni massime di 5 mm, in giaciture molto diverse tra loro.
Nei proietti leucotefritici è stato rinvenuto con abbondanza o in assenza completa di "pirosseno", in paragenesi con dolomite, calcite, pirite o con ematite, calcite e aragonite o con "anfibolo" e calcite. Nelle lave, soprattutto di Pollena, si rinviene sotto forma di noduli biancastri del diametro massimo di alcuni centimetri.
Nel marmo saccaroide si rinviene come ammassi informi anche di alcuni centimetri.
Eccezionalmente è stato trovato un'unica volta in sanidinite in microcristalli prismatici con flogopite e rara baddeleyite (Punzo e Stefanelli, 1997).
BADDELEYITE Baddeleyite foto (43,44)
ZrO2
monoclinoQuesto minerale è stato osservato e studiato per la prima volta al Monta Somma da Zambonini (1911). Esso si presenta in cristalli tabulari allungati, isolati o variamente aggregati, spesso con una evidente striatura verticale dovuta a geminazione parallela. Raramente i cristalli sono biterminati. Il colore varia da bruno chiaro a bruno verdastro o rosso scuro, frequenti i cristalli bicolori. Questa specie è associata spesso a "pirocloro", che in molti casi si impianta sulle facce o alla base o raramente sulla sommità dei cristalli, formando delle caratteristiche epitassie. Una paragenesi altrettanto frequente è con magnetite, biotite, "guarinite", zircone, nefelina, fluorite, sodalite, torite, torianite.
La matrice è quasi sempre un particolare tipo di sanidinite: molto friabile e formata in prevalenza da cristalli di sanidino ben conformati, limpidi e trasparenti, che creano cavità ed interstizi più o meno vistosi, in cui cristallizzano i minerali accessori. Anche l'orneblenda è abbondante.
La baddeleyite è stata rinvenuta, anche se raramente, nei proietti carbonatici metamorfosati in cristalli minuti con "mica", sanidino, zircone, "pirosseno", vesuvianite (Carati, 1982).
TORIANITE Thorianite foto (45)
serie del criptomelano
ThO2
cubicoRinvenuta da uno di noi (I.P.), questo raro minerale è esclusivo delle sanidiniti del Monte Somma (Carati, 1986a). L'habitus cristallino è cubico, cubo-ottaedrico o prismatico. I cristalli perfetti sono rari, spesso infatti gli spigoli e i vertici sono arrotondati, per cui l'aspetto è simile a quello di piccole sfere metalliche. Le cristallizzazioni complesse sono rarissime. Il colore non è costante, varia da argento scuro a grigio topo o addirittura a nero. La lucentezza è semimetallica, resinosa, comunque opaca, le facce dei cristalli sono per lo più ruvide e spesso ricoperte da una patina bruniccia o biancastra di un non meglio identificato minerale di alterazione. Le dimensioni raggiungono al massimo i 2 o 3 mm, mentre la paragenesi più diffusa è con magnetite, biotite, baddeleyite (su cui si può adagiare), zircone, "pirocloro", "guarinite", sodalite, fluorite, nefelina, e raramente anche britholite.
[ Mineralogia Vesuviana ]