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koshut

Koss

 

koshut

 

Il movimento d'avanguardia De Stijl, detto anche neo-plasticismo, fondato da Mondrian e Van Doesburg nasce ufficialmente in Olanda nel 1917 in contrapposizione alle violenze irrazionali della prima guerra mondiale e come testo teorico che condanna le azioni di potere e di sopraffazioni della cultura tedesca. 

Rientra nellle sue intenzioni il desiderio di evitare contaminazioni con i germi nazionalisti e di esprimere forme "pure" con nuove teorie sulla "geometria nello spazio" riportando l'arte al punto zero. 

Nel 1924 entra nel gruppo anche Cesar Domela, artista nato ad Amsterdam (1900, 1992), che qui ha compiuto i primi passi verso la geometrizzazione per uscirne l'anno seguente e intraprendere una personalissima strada : quella di rappresentare la terza dimensione ovvero la profondità servendosi del collage attuato con materiali industriali accostati a forme elaborate del disegno.

In occasione del 3O° anno di attività, la galleria Martini & Ronchetti dedica a questo artista una preziosa e rara esposizione composta da 50 opere realizzate tra il '34 e il '92, con relief, gouache, collage, fotomontaggi e disegni (Via Roma 9, fino a tutto febbraio).

Cesar Domela alle forme geometriche pure introduce una libera geometria basata sulla circolarità della linea veicolando così un processo dinamico estraneo alla staticità del neo-plasticismo. Ai colori fondamentali preferisce una meditata elaborazione delle varie cromie; realizza superfici pittoriche con speciale materiale cartaceo così da evidenziare complesse texture cromatiche in virtù della loro stessa pregnanza plastico-ambientale. 

Secondo questi intendimenti di pensiero nessuna forma esiste in sé a priori, ma nasce con l'atto del mettere insieme, del costruire. Importantissimi sono i progetti eseguiti a tavolino prima della realizzazione dell'opera.

Su scala ridotta nascono scioltezze formali saldamente strutturate nella griglia sintattica.

Le forme possono avere una loro "psicologia" come oggetto in uno spazio architettonico, uno spazio da considerare a misura d'uomo. Ciò non toglie che la linea curva, sovente intrecciata con la geometria tagliente del triangolo, si slanci sinuosa in espansioni per poi richiudersi implosiva generando risucchi ed estoflessioni nel campo visivo-percettivo.

Sovente alla linea, al piano e al colore si sovrappongono interattivi gli elementi della costruzione, i materiali industriali che costituiscono il volume, l'ossatura dell'opera.

Diverse generazioni di artisti si sono riferiti alle opere di Domela, ad es. A. Gallatin, G. Morris o ancora C. Biederman negli Stati Uniti, prima del '39. 

Dopo il '45 sia gli artisti sudamericani del gruppo MADI che le nuove generazioni di artisti europei quali N. De Stael e J. Deyrolle attingeranno a queste esperienze. Oggi eccellenti personalità artistiche tra cui John Armleder con mobili fissati a parete secondo specifici schemi mentali e Richard Deacon dalle grandi , essenziali forme curvilinee realizzate con materiali industriali si dichiarano figli di tale maestro.



Miriam Cristaldi



In concomitanza con la mostra antologica "L' ordine rovesciato delle cose" inaugurata a Villa Croce e dedicata alla figura di Claudio

"Una e tre sedie" è il titolo della famosa opera del 1966 di Josef Kosuth, un artista cardine dell'Arte Concettuale: un'arte svincolata dall'oggetto e dalla qualità estetica e che punta direttamente a suscitare un'immagine mentale o un'idea.

Questo lavoro composto da una sedia reale, da una fotografia della stessa e dalla descrizione verbale della parola "sedia", rappresenta in realtà un oggetto unico attraverso la relazione diretta di tre differenti linguaggi: oggettuale, iconico, verbale.

Sull'onda di questa visione analitica del mondo - nata nella seconda metà degli anni '60 contemporaneamente in America e in Europa, al contempo scevra da compiacimenti formali ed emotivi - la giovane artista inglese Ceal Floyer ha creato un lavoro radicalmente "duro", dove l'oggetto presenta se stesso e non rimanda ad altri significati.

Nella conferenza stampa presentata al Centro della Creatività di Palazzo Ducale, l'artista ha potuto spiegare il suo lavoro, da sabato scorso visibile nella galleria Pinksummer , di Antonella Berruti e di Francesca Pennone (Via Lomellini 2, fino al 24 ottobre), specificando come sia fondamentale una visione del mondo provocante, spesso antiestetica, capace di eliminare ogni sottinteso e di proporsi nella cruda, immutabile realtà che nomina se stessa.

Ne è un esempio l'opera intitolata "Bucket"(= secchio) che rappresenta appunto un secchio di plastica nero, posato al centro del grande salone espositivo, entro cui è possibile ascoltare il rumore della classica goccia d'acqua che cade. Ma l'acqua non è presente, mentre ben visibile è l'apparecchiatura elettronica interna all'oggetto che permette di ascoltare il suono registrato (e continuamente ripetuto) di una sola goccia nell'atto di cadere.

Qui è evidente l'intento di non creare effetti magico-evocativi attraverso la simulazione acustica del suono della goccia poiché il meccanismo della finzione non è ingannevole ma ben esposto alla fruizione visiva: semmai è messa a fuoco la tautologica oggettualità dell'utensile industriale con all'interno l'amplificatore, in tutta la sua anestetica fisicità.

Ma è anche percepibile una certa visione orientale zen.

Eppure, nonostante la ferrea disciplina analitico-tautologica, basata sullo spiazzamento percettivo che toglie ogni possibilità interpretativa, nasce nell'opera un sottile aspetto emozionale, a volte intenso come nel lavoro "Ink on Paper"(= inchiostro su carta) dove pennarelli di differenti colori, posati in verticale sulla carta (nel tempo di una notte), creano gioiosi aloni colorati, specifici per ogni cromia.

Quasi a formulare una delicata serie composta dal DNA di ogni singolo colore, capace di "suonare" un'armonioso brano musicale.

In ottobre l'artista sarà presente a Torino, nella prestigiosa sede del Castello di Rivoli con la mostra collettiva "Mirror's Edge" curata da Okwui Enwezor, direttore della prossima edizione di Documenta-Kassel.



Koss

"La via del segno" è il titolo della mostra (a cura di Elisabetta Rota) che Pier Paolo Koss, artista, performer, coreografo e danzatore ha allestito alla galleria Ellequadro (vico Falamonica 3, fino al 3 marzo) intendendo con ciò sottolineare un'interazione di segni linguistici diversi. Infatti, da quelli del corpo, disegnati nello spazio, ci si collega a quelli dell'opera composti di tracce d'inchiostro nero su fondi di carta o di acciaio, per intrecciarsi ancora con quelli della performances coi quali l'artista evoca la nascita dell'universo (attraverso la simbologia dell'uovo cosmico) lasciando immaginare un immenso crocevia formato dalla caduta istantanea di semirette metalliche. E ancora, la musica di sottofondo sottolinea questo messaggio multimediale con suoni imitatori di scorrimenti d'acqua, quasi a fondere ritmi naturali coi ritmi del corpo che l'artista muove scenograficamente nello spazio.

Koss è di origine sarda ma potrebbe eleggersi a cittadino del mondo: ha la residenza a Genova e a Parigi, ma lavora spesso a New York e in altre città latino-americane.

Alla galleria 'Il Vicolo" (salita Pollaioli 27r, fino al 30 marzo) con "Acqua virtuale" espone il noto artista poverista (torinese) Piero Gilardi, apprezzato soprattutto per i suoi "tappeti natura" ma che si è anche distinto per ricerche sociologiche attuate all'interno di manicomi e per ricerche condotte nell'ambito della tecnologia elettronica con immersioni nelle realtà virtuali. Tutto questo è ampiamente documentato nei lavori in mostra con fantastici e accattivanti tappeti-natura dove frammenti di spiaggia con ciottoli arrotondati dal mare - riprodotti artificialmente in poliuretano espanso - interagiscono con una cascata virtuale. Una cascata, cioè, proiettata sulla parete i cui ritmi sonori sono capace di interagire col respiro del visitatore attraverso una cintura elettronica applicata in vita. Si sottolinea quindi, ancora una volta, il rapporto tra natura e artificio, tra reale e virtuale, cui la contemporaneità ci sta abituando.


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