lettera E

Ellequadro


Con la mostra “Mcd/art alt g8” la galleria Ellequadro (vico Falamonica 3, fino al 10 settembre) chiude la stagione estiva attraverso presenze di giovani italiani e stranieri quali Carola Accame, Francesca Bagnara, Borja, Eleonora Chiesa, Gloria Forti, Paola Galfione, Sabrina Ravanelli, Judit Rozsas. Artisti, questi, idealmente contrapposti in due sezioni: alcuni di formazione autonoma, altri allievi di accademie, tra cui la nostra Ligustica.

Il tema che li accomuna riguarda problematiche riferibili al noto vertice degli 8 “Grandi della Terra” nella nostra città, ma volutamente allontanate da un alt che vieti coinvolgimenti ansiogeni per favorire le premesse di un dialogo costruttivo.

Si distingue per l’inconsueto e creativo uso del materiale plastico Paola Galfione che opera con bottiglie di plastica tagliuzzate e trattate a fuoco. Nascono leggeri ed eterei oggetti composti di trasparenti riccioli plastici, sovente intrecciati a trame di cestini sintetici.

Anche Gloria Forti, attraverso un insolito uso di oggetti domestici (aghi, bottoni, trine) riesce a creare frammenti d’un immaginario femminile che si contaminano abilmente col fare pittorico.

Borja propone invece fragili gulasch riflettenti intime convinzioni.

Miriam Cristaldi

La fondazione "Ellequadro documenti - arte contemporanea", in vico Falamonica 3, con la mostra in corso dal titolo "10 anni più 10 nel mondo dell'arte" festeggia i suoi 20 anni di attività, affiancata nell'ultimo decennio dalla gestione di una banca dati, oggi tra le più complete d'Italia, capace di raccogliere circa 9O.OOO nomi d'artista appartenenti a tutte le nazioni.

In occasione di tale ricorrenza sono presenti opere di autori che hanno esposto in questo spazio: tra i genovesi ricordiamo Arena, Basso, Cavallo, Colombara, Ghiglione, Negri, Porcelli, Tola e Vitone; tra gli internazionali si possono citare Arman, Boetti, Buren, Ceccobelli, César, Consagra, Christò, Echaurren, Fabro, Gastini, Kounellis, Lewitt, Mattiacci, Moore, Marico-Mori, Picasso, Scarpitta, Serra, ecc.

Da quanto emerge dai nomi si deduce il cammino percorso dalla fondazione che si è sempre mossa tra personalità riconosciute di altissimo livello, ormai storicizzate, ed altre che agiscono nell'area della sperimentazione, oltre a dare voce a giovani carichi di potenzialità e in fase di crescita.

Al contempo, la fondazione ha previsto una serie di appuntamenti culturali che ripercorrono a grandi linee l'itinerario svolto nel tempo.

Tra questi si distinguono gli invitati Luigi Tola e Rodolfo Vitone che con l'operazione "Logo in gioco" (fino al 20 marzo) propongono alcuni saggi del loro lavoro basato sull'interazione tra parola e immagine, accostamento fondamentale per la comprensione della Poesia Visiva, campo artistico a cui essi appartengono fin dagli esordi di tale movimento in Liguria.

Infatti, per Poesia Visiva, denominata anche Nuova Scrittura o Poesia Visuale, nata verso la fine del '5O e proseguita fino agli anni '70, s'intende quella sottile fusione tra immagine e verbo (usata dai lettristi, dal movimento Fluxus e dai concettuali come Beuys), dove la parola, associata alla scrittura, può acquisire anche valore semantico e quindi assurgere a significante. In questo senso la parola scritta non solo rivela la sua forza espressiva attraverso l'esteticità ma si carica di segni linguistici tentando un superbo abbraccio tra la componente lirica e quella estetica.

Per Luigi Tola il lavoro viene alla luce attraverso un dialogo serrato che nasce tra la parola significante e i frammenti di immagini mediali che, tolte dal loro contesto , si propongono come identità interagenti , capaci di creare un' unica opera, frutto della sintesi estetico-cognitiva tra i due differenti linguaggi verbo-visivi.

L'immagine dell'occhio e la scrittura sono segni onnipresenti nel lavoro dell'artista: quasi a sottolineare che la forza della visione è imprescindibile dall'illuminazione della parola poiché "l'occhio è la mano che coglie l'universo e lo consegna alla parola".

Rodolfo Vitone basa il suo operare su registri di effetti estetici e simbolici. Dato che uno dei poteri dell'artista sta nell' attirare l'attenzione e nello svegliare le coscienze egli ci indica un armonico connubio tra lettere dell'alfabeto, che attendono un ordine compositivo da parte dell'osservatore, e icone mediali, velando - nell'ultima fase operativa - l'intera superficie dell'opera servendosi di una fragile "pelle" trasparente. Nasce l'idea d' "ibernazione" del lavoro come se la ricchezza del rapporto esistente tra la verità della parola e la poesia dell'immagine fosse oggi inequivocabilmente spezzata e quindi da "congelare" per consegnarla intatta ai posteri.

Miriam Cristaldi

 

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