lettera B

Beraldo

Buldrini

Biggi

bastia

borrini

biso

bardelli

bosco

bove assmann

braschous

bramante

bisio

berio mostra giuliani

Bigazzi

 

beraldo

Uno svelto profilo di acerba ragazza si staglia nitido come lama sullo sfondo di lucente smeraldo; una corta ma folta zazzera di capelli neri fa da contrappunto al duttile modellato della veste verdolina mentre rosee, carnose labbra irradiano calde morbidità tonali.

Questa descrizione corrisponde a un dipinto che Stefania Beraldo espone al centro culturale "Il Doge" (via Luccoli 14 dalle ore 16,3O alle 19,3O fino al 13 febbraio - chiuso lunedì e festivi), insieme ad altre opere pittoriche realizzate negli anni '50 collocabili nella tradizione ligustica del ritratto.

L'artista, nata nel '28 a Genova ma residente dagli anni '50 a Recco, ha frequentato da giovanissima l'atelier della pittrice chiavarese Margherita Parma Marrè, e lo studio della nota Adelina Zandrino partecipando in seguito a corsi della nostra accademia di Belle Arti , diretti dal maestro Emanuele Rambaldi. Più tardi ancora, ha stretto amicizia artistica con Giuseppe Santagata e con il grande pittore-incisore Alberto Elios Gagliardo, da cui ha appreso insegnamenti per le tecniche incisorie. 

Queste frequentazioni hanno sicuramente inciso sulla formazione pittorico-grafica di Stefania Beraldo: infatti nelle opere degli anni '5O si assiste ad un' intensa produzione di dipinti ad olio, in particolare riferibili al ritratto e all'autoritratto, in cui è possibile cogliere riferimenti novecentisti dei maestri sopraindicati. 

In seguito, dopo un breve periodo informale, l'artista si dedica esclusivamente all'incisione.

Le espressioni grafiche della Beraldo si sgravano però della forte drammaticità insita nell'opera incisoria dell'insegnante Gagliardo, per fornire un impatto visivo carico di una forte vena intimista, capace di far vibrare i soggetti incisi in misteriose e delicatissime percezioni ombratili, appena svelate da leggeri soffi di luce. E qui sorprende l'intensa partecipazione emotiva dell'artista , frutto della sua delicatezza d'animo e delle sue aspirazioni vitalistiche: a volte espressa nelle estreme sintesi di una sagoma femminile, altre nelle infinite circumnavigazioni del segno, autore di finissimi "ricami" naturalistici, altre volte ancora esternate in staffilate segniche capaci di scuotere atmosfere incerte.

Tornando agli oli e pastelli esposti in questa mostra, l'artista sperimenta qui nuovi concetti di cultura visuale superando barriere linguistiche e affidandosi all'intuito e all'immediatezza nel sentire, attraverso una serie di dialoghi attivati dalle immagini di giovani visi femminili, colti nell'essenza della loro specifica identità. 

La linea sicura, il veloce modellato, i contrasti cromatici, l'intensità del lampo degli occhi, rappresentano la trasposizione e la misura di quella verità interiore ben presto riconosciuta dallo sguardo di chi osserva...

Miriam Cristaldi



buldrini

"Percorsi paralleli e in crociati. Undici artisti del Premio d'Arte Duchessa di Galliera" è il titolo della mostra inaugurata presso il museo di Villa Croce , che presenta le opere di giovani, sotto i 35 anni, col vincitore Roberto Merani e gli artisti selezionati Alessandro Bruno, Patrizia Buldrini, Lino Di Vinci, Loredana Galante, Marcello Mogni, Federico Palerma, Stefano Sommariva, Renza Tarantino, Luca Tardito, Alberto Valgimigli. 

La giuria è composta da Marzia Gallo Cataldi, Guido Giubbini, Franco Sborgi, Raimondo Sirotti, Sandra Solimano, e quest'ultima ne è anche la curatrice. Corredano il bel catalogo a colori testi scritti di Matteo Bianchi, Marco Goldin, Laura Safred, Angela Tecce.

Questa manifestazione, lodevole per le proposte di giovani, nasce all'insegna della polemica, tant'è che alcuni artisti selezionati hanno dato forfait e si sono auto esclusi dal Premio, in segno di protesta riguardo la conduzione della mostra.

Infatti, Franco Arena, Antonella Spalluto, Sabrina Boidi e Stefano Patrone, tutti selezionati, hanno poi rinunciato alla loro presenza e sono stati sostituiti da altri quattro.

Se Patrone sintetizza in catalogo la sua opinione quando spiega: "La decisione è stata presa dopo aver valutato e confrontato il mio lavoro con quello pittorico degli artisti partecipanti...", Arena adduce motivazioni diverse riguardo a divergenti punti di vista nei confronti dell'organizzazione.

Emerge il desiderio che le mostre organizzate dai rappresentanti di Villa Croce, della facoltà universitaria di Arte contemporanea, dell'Accademia Ligustica e dell'assessorato alle Politiche giovanili siano propositive con artisti a rotazione evitando le presenze fisse.

Nella mostra attualmente allestita a palazzo Ducale "Arti Visive 2" ( concorso nazionale che ha selezionato giovani under 35), non troviamo nessuna presenza del Premio Duchessa di Galliera, se non l'auto escluso Franco Arena.

Nei "Percorsi paralleli e incrociati" di Villa Croce, si evidenzia la bravura pittorica e installativa di Renza Tarantino (appartiene al gruppo ME.TA.ME) : grandi formati e strisce di pittura incastonate da sbarre metalliche esprimono una forte energia cosmica che rende l'universo molecolare proiezione di sentimenti ed emozioni intime, ribollenti di indomita grinta.

Se la quasi totalità delle opere abbraccia l'ambito della pittura non priva di qualità, a volte arricchita da collage, interventi fotografici, graffitismi ecc., come in qualche modo l'opera di Merani - dignitosa e vicina ad esperienze pittoriche giacomettiane e a certa pittura lombarda di Ossola - alla più giovane Loredana Galante (28 anni) spetta la scelta di un cammino diverso, ancora acerbo ma promettente, seguendo la lezione di Duchamp. L'oggetto è il luogo dell'evento e l'abitare uno spazio altro può conferire nuove identità: scarti di frammenti industriali sono catalogati in "vetrine" in funzione di altre categorie visive percepite dall'osservatore. Piccole gabbie argentee vuote, se si esclude la presenza di micro-oggetti, sembrano proporsi come misteriose casse armoniche, diffondenti musiche arcane...

Miriam Cristaldi

biggi

Oggi, nell'attuale scena dell'arte priva di stili e tendenze specifiche, la creatività non trova un terreno fecondo forse perché vengono a mancare le spinte innovatrici capaci di mettere criticamente in discussione la cultura dominante (sono cadute le poetiche e le ideologie) dato che assistiamo ormai all'esaurimento dell'ultimo pensiero postmoderno e non s' individua ancora un nuovo pensiero politico-culturale se non quello strisciante della performatività che è appannaggio della tecnologica.

Forse il vero potere difficile da affrontare oggi è quello del sapere performativo che ci omologa tutti in un unico villaggio globale.

Da qui l'attuale mancanza di contestazioni costruttive e, in arte, di pensiero innovativo mentre assistiamo al fenomeno di una diminuzione della socialità in favore di una esasperata individualità.

Riccardo Ferrari , con la mostra "Contemporanea-mente" supportata da catalogo in cui descrive una periferia dell'arte che tra l'altro "... va avanti con i crismi di una marginalità in cui la ricerca sembra aver imboccato la via di un'astinenza creativa...", presenta 8 giovani artisti non accomunati da un tema specifico ma liberi ciascuno di proporre il proprio lavoro allargando il canonico contesto della galleria (in questo caso Rosa Leonardi V-Idea, piazza Campetto 8) per muoversi contemporaneamente anche in altri spazi attigui come quello delle Politiche Giovanili a palazzo Ducale, del Centro Iniziativa di Sottoripa e quello eterogeneo della strada.

Questi giovani di varie regioni italiane tentano in qualche modo di interagire tra loro con rinnovato spirito di socializzazione mediante interferenze operative coinvolgendo anche gente anonima del tessuto urbano e procedendo alla desimbolizzazione dell'oggetto in virtù della creazione di nuovi statuti.

EMANUELE MAGRI gioca sul doppio significato delle parole e sulla tautologia realizzando performance in cui modelli viventi ripropongono stilemi di sapore Fluxus , di carattere concettuale. LORENZO BIGGI dispone la "quadratura del cerchio" attraverso pannelli in movimento concentrico per simbolizzare una difficoltosa ricerca condotta sullo spazio e sulla sua funzione. CARLO BUZZI occupa pareti murarie dedicate alle affissioni pubblicitarie con fotografie personali di grande formato su cui lascia intervenire gli occasionali passanti quale segno significante del proprio lavoro. PIERLUIGI FRESIA blocca il dinamismo futurista di un aeroplano da guerra raggelandolo in una gigantografia "perfettamente" combaciante col piano del tavolo chiedendosi: "Che argomenti può avere la perfezione"? LUCA SCARABELLI spoglia il significato dell' oggetto per sviarne le funzioni nell'ambito "infruttuoso" del non senso. DARIO MOLINARI con una complessa messa in scena antepone e pospone l'andamento logico di un evento rovesciandone i parametri spazio-temporali. MAURIZIO BOLOGNINI e ANGELO CANDIANO intendono mettere l'accento sull'abbrutimento dell'arte in un sistema di relazioni dissipate attraverso il brevetto "Oltrearte" capace di marchiare il lavoro di ciascun artista presente.

Miriam Cristaldi



bastia

Doppia mostra all'Associazione Culturale Satura , piazza Stella 5/1 (fino al 28 novembre) : una, al piano nobile intitolata "Espressioni stocastiche in pittura", realizzata da Sergio Oddone e curata da Viana Conti; la seconda, nel caratteristico "Pozzo di satura" (al piano interrato) dal titolo "Alla soglia dell'evento", di Liliana Bastia, a cura di Luciano Caprile.

La pittura aniconica di Oddone, originariamente intesa nell'accezione di un astrattismo geometrico ( anni '6O, '7O), sembra volgersi in seguito all'Informale europeo e all'Astrattismo americano mostrando inoltre una viva sensibilità per le avanguardie storiche, in particolare verso il Futurismo, nelle scandite sequenze di spazialità, intimamente collegate tra loro da scorci arditi e da fantasmatiche visioni.

Il linguaggio pittorico sa cogliere una gestualità sincopata composta da materia grumosa che attua una rarefazione molecolare del colore con impressioni visive di "sfumatura": i timbri si dilatano in toni collegati in sequenze ritmate; dai neri carbone si espandono le terre, le ocre, il magma infuocato, fino a giungere a intense gradazioni cineree, tipiche della tradizione ligure... In questo caso l'"immagine si fa suono" generando musicalità ascrivibile più alle facoltà uditive che non a quelle visive.

Le sculture di Liliana Bastia , appena sbozzate nel cotto, sembrano lievitare dalla cavità petrosa e semi buia dell'antro-pozzo: nei cunicoli, negli anfratti, sul pavimento , tra antiche pietre e aggettanti mattoni "a vista", bene si adattano le piccole sculture di terra (cruda e cotta) che l'autrice ha installato nella semioscurità del ristretto ambiente progettando un micro-universo di figure allegoriche in formazione, non definite nella struttura e nel modellato , quasi in attesa di un evento che le ridesti.

Le basse e suggestive volte dello spazio a cripta sottolineano una curvilineità che riecheggia nelle forme, nei gesti, nei segni delle opere plastiche, sia esse tuttotondo che bassorilievio, ora scosse da ondulazioni barocche, ora fluenti in morbidità classicheggianti, anche se, il meglio della Bastia si coglie nella visionarietà arcana della sua pittura.



Miriam Cristaldi




borrini

Con la mostra "Progetto di strumento musicale" realizzata allo Spaziodellavolta negli anni '90, si è creato un gruppo di artisti che in seguito hanno lavorato sul tema musicale come atto evocativo di strumenti e suoni immaginari, slegato da funzioni specifiche dello strumento stesso per risolversi più propriamente nell'ambito dell'arte visiva. Oggi, nello stesso spazio, con "L'idea del suono" (piazza Cattaneo (26/3, fino a metà giugno) sono esposte opere che si riferiscono a concetti musicali attraverso immagini in assoluta libertà.

I violini di Fernando Andolcetti, materializzati con carta di spartito musicale, pare esprimano una delicatissima armonia generata da impercettibile fruscìo di pagine aperte, armonia sempre presente nel lavoro di questo autore.

I poetici oggetti-strumento di Sergio Borrini nel momento in cui richiamano il suono lo rifiutano: se le corde smollate sono impossibilitate a suonare la fantasia compositiva del lavoro riesce ad esprimersi come intima , interiore musicalità dell'anima.

Cosimo Cimino produce un cortocircuito tra immagine e suo significato: quando il martello vuole produrre suono pressando del materiale, questo ironicamente non può "suonare" perché composto da silenziosi elementi cartacei.

Anche gli strumenti di Piergiorgio Colombara idealizzano il concetto di suono che nell'opera viene negato: le trombe sono coinvolte in arabeschi simmetrici e perdono la loro funzionalità diventando eleganti oggetti "senza ombra di uno squillo".

I tronchi di cono capovolti di Mauro Ghiglione evocanti strumenti a fiato traducono la musicalità intrinseca nella virtualità di forme primarie come il cerchio e la croce, capaci di suscitare arcaiche simbologie cosmiche.

Vittoria Gualco, con aeree e trasparenti forme in plexiglas, vetro e cristallo riesce a suggerire il concetto di una melodia dello spirito dove la materia si trasforma in algida luce.

Con Mauro Manfredi tubi in plastica trasparente, a guisa di sonde, sembrano indagare nell'interiorità dell'essere facendo risuonare le "parole" racchiuse in essi.

Nadia Nava attraverso disegni iperrealisti descrive immagini di spartito sfogliate da mani di persona nell'atto di leggere: una misteriosa armonia sembra sciogliersi dalle pagine e invadere lo spazio.

Fori di chitarra dipinti a spruzzo da Riri Negri evocano questo strumento nel rigore del bianco e del nero: pittoricismo ricco di vibrazioni e fasci di luce astrali.

Berty Skuber attraverso navette in legno di telai a mano riesce a codificare nuovi oggetti-strumento capaci di effondere magici suoni attraverso la presenza di efficienti corde musicali.

Miriam Cristaldi



biso



Il fare pittura di Angelo Biso tende ad esibire al senso tattile (e visivo) quegli aspetti grumosi da "carta-vetro" capaci di creare, nell'estensione del colore (usa la tecnica del pastello in polvere mescolato ad acrilici e collanti), quella trama pittorica "mobile", percepibile alla visione e al tocco come "pelle sgranata", in reminiscenza della tecnica del frottage.

E la polvere di pastello tende a creare un tessuto pittorico composto da ruvide gestualità organizzate in ritmi obliqui che vanno da destra verso sinistra seguendo i moti irrefrenabili di automatismi psichici, senza soluzioni di continuità.

Prende avvio allora una vibratile e fluida superficie cromatica, sovente giocata sulle gradazioni delle terre, ocre, aranci (tipiche di una certa pittura fiorentina rinascimentale) in cui irruenti gestualità tendono a spingere la materia fuori dai limiti della forma per dare origine a fitte sbavature, a graffi corrosivi o a pseudo "peluria", quasi a suggerire l'idea di un corpo in forte vibrazione. 

Attorno ad esso sembra infatti individuare una sorta di alone auratico, di allure che si dilata nello spazio circostante a guisa d'un irrequieto brillio capace di sbavare i contorni formali come se emanassero energia endogena.

Si vedranno allora poltrone, divani, servizi igienici, portiere d'automobili, chiglie di barca, telefoni, macinini, pesta-sali, come risucchiati o estoflessi da una spazialità avvitata, quale centro, occhio e focolaio di possibili galassie galvaniche.

E da questi campi energetici, dalle strutture ben delineate delle forme, prende avvio un complesso meccanismo bioluministico.

La luce diventa infatti origine e guida di sofisticati giochi prospettici in grado di suggerire trasmutazioni dell'oggetto a favore di abbaglianti e immateriali presenze, sottolineate o messe in evidenza dalle corrispettive ombre (galleria Satura, piazza Stella 1, fino al 26 maggio).



Miriam Cristaldi




bardelli

MARIO BARDELLI





“La bellezza può essere ricercata là dove meno ci si aspetta, per esempio nel mondo del quotidiano come una scatola abbandonata durante un frettoloso trasloco, una signora che si sottopone ai raggi u.v.a, o una seggiola trasferita sul terrazzo…” dice Mario Berdelli riferendosi al suo lavoro in mostra al centro culturale Satura (Piazza Stella 1, fino al 23 maggio), a cura di Flaminio Gualdoni.

Per la verità lo sguardo del pittore sa cogliere lampi di vissuto e allo stesso tempo collassate immagini di repertorio (tratte da vecchie fotografie stampate su riviste) per trasformarli in labili testimonianze di un lontano e recente passato.

Infatti, le identità delle immagini impallidiscono nel loro stesso trascolorare: questo per dare corpo a una dimensione intima e quotidiana di un tempo-che-fu.

Non a caso i registri dei toni appaiono virati sul color seppia (antichizzante) mentre le forme, volutamente sfocate, si solarizzano nella luce che le scontorna.

Allora figure ambientate in cupe atmosfere sembrano affacciarsi sulla scena come improvvise, luminescenti, apparizioni per poi subito sciogliersi (a causa dell’usura) attraverso silenziosi coaguli o distillate sgocciolature.

Proprio come nel dipinto del celebre Modigliani, colto di profilo sullo sfondo d’una tappezzeria a fiori, ormai consunti da un retrocesso passato, o come nell’ anonimo personaggio seduto a tavolino di un bistreau parigino; in entrambi i lavori scatta un cortocircuito tra l’antica, pomposa imagerie di primo novecento e l’instabile, nervoso dripping dell’urgente contemporaneità.

Per questo il vibratile quanto mobile tessuto pittorico composto da eteree sindoni, riesce a concentrare un operato ai limiti dell’esistenza e al contempo provoca una full-immersion nel banale quotidiano.

Si codifica così una fragile e frammentata dimensione che annuncia la fine di un mondo e prevede la nascita di quello nuovo.

Un po’ come dice McLuhan: ”l’artista è un uomo che in ogni campo coglie le implicazioni delle sue azioni e il nuovo sapere della sua epoca…”.



Miriam Cristaldi



Pubblicato su ‘Repubblica – Il lavoro’ il 9 maggio 2001

bosco

Si è aperto a Genova un nuovo spazio espositivo chiamato “IL poliedro” in via Ricci 3/1: si riempie così un vuoto da dedicare agli artisti liguri storicizzati (del ‘900) e viventi, indiscriminatamente operanti sia nel versante figurativo come in quello astratto, con riferimenti linguistici riguardanti soprattutto la pittura e l’incisione.

Aldo Bosco, (1924, ex insegnante del liceo artistico Barabino) e Libero Verzetti (1906, 1989) rappresentano l’accoppiata presente in mostra con opere particolarmente significative.

La pittura del primo (qui proposta da un cammino che inizia nel ’49), è sempre stata attenta a rispettare un’analisi strutturale che se da un lato richiama la scomposizione cubista (coi ribaltamenti dei piani), dall’altra , attraverso punti di fuga in movimento – di memoria futurista- riesce a connotare una sintassi segnica fortemente concettualizzata. La pittura di Bosco è associabile agli oggetti inseriti nello spazio: un luogo, questo, che vive un sistema di relazioni (interne ed esterne) composto da coordinate cartesiane, e collegamenti di piani mediante linee oblique, ellittiche o curve. Alla fine, una sintesi creativa delle forme analizzate fornirà il risultato estetico composto da cromie accese alternate a tonalità più sommesse.

I dipinti di Libero Verzetti rappresentano un nucleo raro di difficile reperimento, datati dal ‘39 al ’50. La sua pittura è qui rappresentata da vibranti paesaggi urbani, campestri, e da intense figuralità. Nelle iconografie urbane lo spazio è costruito da labirinti di linee sciolte in microsegni che costituiscono l’ossatura del lavoro attraverso giochi di piani, sovrapposizioni, fughe prospettiche.

Alla distruzione dell’uomo (siamo negli anni del dopoguerra) si contrappone la costruzione prospettica che sfonda ambienti, crea spazi echeggianti attraverso un gioco di rimandi, allusioni e vibrazioni speculari. Per Verzetti è importante il colore, spesso inteso come tono, stemperato in lievi passaggi con infinite gradazioni e delicati transiti, in una complessa quanto soave armonia che tende alla musicalità, manifestando capacità suggestive di qualità neoromantiche.



Miriam Cristaldi

bove assmann

"Il romanticismo dell'ostacolo" è il titolo della cartella, composta da 50 esemplari, presentata dagli artisti A. Bove, P. Assmann, V. Vasta, R. Hammerstiel, R. Huber-Wilkoff nello spazio della galleria Leonardi V - Idea (piazza Campetto 8) e, al contempo, titolo della mostra che gli stessi hanno allestito nell' ampio ambiente.

Il gruppo, dopo tre anni di mostre, convegni e dibattiti rivolti alle problematiche della malattia mentale e a stretto contatto coi degenti psichiatrici, è riuscito con questa esposizione a trasmettere all'osservatore le esperienze accumulate nel tempo e, allo stesso modo, ha saputo cogliere le specificità delle espressioni carenti di creatività interagendo attivamente con una comunicazione del "cuore a cuore" (vedi testo di Claudio Costa sul Museo Attivo delle Materie e Forme Inconsapevoli), attraverso l'uso di differenti codici linguistici.

In questo caso, la parola "ostacolo" è riferibile al disagio psichico dove la comunicazione diventa afasica, mancante, ma che sa arricchirsi di qualità "romantiche" nel momento in cui si riesce, nel nome dell'artisticità, a superare le barriere delle incomprensioni e a cogliere nella "malattia" quei germi di libertà laddove i comportamenti si svincolano dalle norme societarie.

Paradigmatico è il disegno di Assmann dove una mano sicura, di adulto, sembra accogliere e proteggere una piccola mano indifesa di bimbo. Quasi a simulare la saggezza dell'uomo maturo che sa capire e fare propria la fragilità del debole.

Bove presenta un suo apparecchio fantastico capace di materializzare i sogni: uno di questi si visualizza nella forma autentica d'un pane integrale che assume la connotazione magica d'imbarcazione su cui campeggiano piccole "vele" elaborate con immagini di neuroni cerebrali.

Hammerstiel propone la gigantografia di una persona disabile che viene risucchiata nel vortice della pittura come elemento interattivo capace di scuotere la superficie del quadro diventando tutt'uno con l'opera.

Huber mostra un complesso quanto interessante alfabeto di segni coincidenti col regno animale: insetti e frammenti corporei si dispongono in dinamismi ritmici andando a tessere una sorta di scrittura misteriosa.

Vasta esibisce una serie di fotografie di grande formato raffiguranti il "popolo dei senza nome" (piuttosto che chiamarli matti), persone cioè cacciate dal "paradiso normale" che attendono ed esigono il "diritto alla riconoscibilità".



Miriam Cristaldi 

braschous

Nella sede dell'associazione culturale Satura, piazza Stella 51, fino a metà luglio, è in mostra la personale di Lutz Brockhaus intitolata "Classico ed anarchico" a cura di Sandro Parmiggiani e Klaus Wolbert.

Questo scultore tedesco, nato a Berlino nel '45, oscilla costantemente tra poli opposti. Tra natura e cultura si attua uno sconfinamento : il corpo umano (in particolare femminile) si metamorfizza in forme di pesce concentrando al contempo citazioni stilistiche che vanno dalla plastica tradizionale di un Martini a squadrature e tagli prospettici di tendenza astratta.

L'artista privilegia la materia "calda" come il bronzo, ma in esposizione troviamo anche sculture "fredde" nella fisicità che caratterizza l'algido marmo. Spesso i suoi lavori si attardano nella ricerca di un efficace naturalismo, vedi certe morbidità carnali e fluenti ondosità acquoree ma, sovente, le superfici sono levigate e si offrono alla luce in taglienti piani geometrici. Se sono percepibili teneri sentimenti di stupore, ad esempio nelle mani che contengono un probabile polipo o nella scioltezza di un corpo nell'atto di tuffarsi, allo stesso tempo, rigide ganasce concorrono ad attanagliare certi volti fissati nel bronzo, evocando durezze espressionistiche proprie dell'arte tedesca.

Anche le patine sono in opposizione: ora trattate come bronzi antichi con riflessi verdastri, ora lucenti nella metallicità dorata.

Particolarmente espressiva l'opera "Teorema", bronzo rappresentante una figura femminile a tutto tondo, in grandezza reale, fortemente intensa e drammatica. Il corpo di questa giovane si mostra frontalmente con una resa plastica vicina alla classicità greca, ma al contempo nervosa e scattante come il realismo novecentesco. Il corpo, essenzializzato in volumi geometrizzanti, si offre alla luce in piani nervosi come una giovane Korae vivente oggi in una lucida e assorta realtà.



Miriam Cristaldi

bramante

Con la mostra "Monitor" la fondazione Ellequadro (fino all 3O ottobre) ha inaugurato la stagione artistica ponendo l'attenzione su giovani artisti italiani.

Davide Bramante usa il linguaggio fotografico per proporre immagini a colori che tendono a rappresentare un viaggio all'interno di esperienze personali: la sua opera deriva dalla prestazione del servizio civile in una casa di cura per anziani. 

Le immagini di volti sofferenti scavati nei solchi della vecchiaia concentrano un frammento di realtà quotidiana, mentre lo sguardo si sofferma su cromìe luminose e negativi sovrapposti che compongono un unico, grande riquadro.

Monica Cavallari, unica genovese, presenta modellati di figure femminili classicheggianti che da un involucro di massa petrigna si evolvono in nuclei figurali come se dalla materia bruta si dilatassero forme nello spazio.

I corpi plastici si offrono nell'atmosfera con relazioni luministiche; la luce scivola sul cotto brunito a smalto evidenziando strutture ammorbidite in volute barocche, capaci di fondersi con tendenze al giganteggiare di memoria michelangiolesca.

Le foto di Silvia Grandi sono il frutto "di un approccio graduale, cresciuto con l'artista che si considera autodidatta". I viaggi che l'autrice ha compiuto nei vari continenti vivendo per mesi negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Belgio ecc. , hanno contribuito a creare un vissuto nomade collegato dal filo conduttore della fotografia. Partendo da una ricerca di elementi naturali come lo studio di paesaggi e di animali, si è oggi direzionata su soggetti metropolitani pervenendo a un'interattiva fusione con le tecniche del disegno e della fotocopia.

Nicola D'Angelo pratica segni pittorici che si offrono come narrazione affabulata dove la metafora del gioco svela l'inesauribile ripetersi dei cicli vitali : il progetto è una lunga carta srotolata che si adatta al luogo e l'interpretazione è data dai simboli sempre efficaci dell'"uovo" e della "gallina".




bisio

Nella splendida cornice dell'antica abbazia di San Nicolò del Boschetto sulle alture di Cornigliano, fondata nel 13oo dai Grimaldi e diventata in seguito cenobio per opera dei monaci Benedettini, si è inaugurata la mostra di pittura "Pensieri in libertà" (fino al 6 aprile, tutti i giorni dalle I3 alle 18,3O), organizzata dal centro cattolico d'arte LA SPIGA, composta da opere realizzate da giovani e meno giovani che hanno in comune una creatività risolta in termini figurativi.

Gli oli di Federica Fusco propongono un linguaggio consapevole e immediatamente comunicativo, capace di avvalersi di esperienze storiche morandiane o impressioniste, creando osmosi continue tra la concretezza strutturale della natura morta e lo spazio in cui essa vive. Il tempo dell'esistenza si accompagna in questo senso al tempo del vissuto: i registri freddi dei toni variano la frequenza delle proprie onde luminose in rapporto alle forme che si aprono nello spazio secondo arcuate e seducenti fattezze.

Raffaella Bisio si esprime con la tecnica della pirografia su legno per incarnare processi metamorfici condotti sulle trasformazioni della figura umana evolventesi in corpi di animali e di vegetali, processi propri di simbologie popolari e mitologiche suggerenti un metaforico abbraccio tra le infinite energie cosmiche della creazione.

Nicoletta Arcella nel passato recente indagava sulla figura umana partendo dallo studio sull'immagine fotografica riproposta in pittura: oggi l'attenzione si sposta nell'universo scientifico del microcosmo riflettendo sui rapporti cromatici e cromosomici del magmatico mondo biologico.

Tra gli artisti meno giovani si distinguono: Marcella De Ferrari per la singolare e delicatissima incisione su ardesia raffigurante fantastiche composizioni segniche capaci di accendere candidi paesaggi nel buio della materia; Dirce Bigazzi che tratta la ceramica creando un repertorio iconografico altamente simbolico dove la lucentezza degli smalti sottolineano gli stati dell'essere come la vita e la morte, la gioia e il dolore, l'infanzia e la vecchiaia, la guerra e la pace; Elsa Cebocli in grado di materializzare visionari paesaggi ad olio provocatoriamente giocati su registri cupi, richiamanti atmosfere incombenti nell'atto di risucchiare lo spazio esterno in dimensioni più propriamente intime; Giuliana Petrolini per la scelta linguistica dell'inchiostro a spruzzo con cui sa allacciare rapporti preferenziali con seducenti immagini femminili (in questo caso raffiguranti le stagioni rese nella tecnica della fotografia serigrafata) e con paesaggi liguri, liberati dal peso della gravità per dare luogo a sottili giochi di trasparenze e di leggerezza.

Altrettanto bravi gli artisti presenti: Vasco Luppi, Leonardo Caruso Rosalba Niccoli, Dario Re, Giorgio Malveni, Ivo Vassallo, Carla Costellano, Carlo Pedivella in arte Delisa, Giuseppina Mancuso e Gimmi.


berio mostra giuliani

 

Federica Fusco

Nella splendida cornice dell'antica abbazia di San Nicolò del Boschetto sulle alture di Cornigliano, fondata nel 13oo dai Grimaldi e diventata in seguito cenobio per opera dei monaci Benedettini, si è inaugurata la mostra di pittura "Pensieri in libertà" (fino al 6 aprile, tutti i giorni dalle I3 alle 18,3O), organizzata dal centro cattolico d'arte LA SPIGA, composta da opere realizzate da giovani e meno giovani che hanno in comune una creatività risolta in termini figurativi.

Gli oli di Federica Fusco propongono un linguaggio consapevole e immediatamente comunicativo, capace di avvalersi di esperienze storiche morandiane o impressioniste, creando osmosi continue tra la concretezza strutturale della natura morta e lo spazio in cui essa vive. Il tempo dell'esistenza si accompagna in questo senso al tempo del vissuto: i registri freddi dei toni variano la frequenza delle proprie onde luminose in rapporto alle forme che si aprono nello spazio secondo arcuate e seducenti fattezze.

Raffaella Bisio si esprime con la tecnica della pirografia su legno per incarnare processi metamorfici condotti sulle trasformazioni della figura umana evolventesi in corpi di animali e di vegetali, processi propri di simbologie popolari e mitologiche suggerenti un metaforico abbraccio tra le infinite energie cosmiche della creazione.

Nicoletta Arcella nel passato recente indagava sulla figura umana partendo dallo studio sull'immagine fotografica riproposta in pittura: oggi l'attenzione si sposta nell'universo scientifico del microcosmo riflettendo sui rapporti cromatici e cromosomici del magmatico mondo biologico.

Tra gli artisti meno giovani si distinguono: Marcella De Ferrari per la singolare e delicatissima incisione su ardesia raffigurante fantastiche composizioni segniche capaci di accendere candidi paesaggi nel buio della materia; Dirce Bigazzi che tratta la ceramica creando un repertorio iconografico altamente simbolico dove la lucentezza degli smalti sottolineano gli stati dell'essere come la vita e la morte, la gioia e il dolore, l'infanzia e la vecchiaia, la guerra e la pace; Elsa Cebocli in grado di materializzare visionari paesaggi ad olio provocatoriamente giocati su registri cupi, richiamanti atmosfere incombenti nell'atto di risucchiare lo spazio esterno in dimensioni più propriamente intime; Giuliana Petrolini per la scelta linguistica dell'inchiostro a spruzzo con cui sa allacciare rapporti preferenziali con seducenti immagini femminili (in questo caso raffiguranti le stagioni rese nella tecnica della fotografia serigrafata) e con paesaggi liguri, liberati dal peso della gravità per dare luogo a sottili giochi di trasparenze e di leggerezza.

Altrettanto bravi gli artisti presenti: Vasco Luppi, Leonardo Caruso Rosalba Niccoli, Dario Re, Giorgio Malveni, Ivo Vassallo, Carla Costellano, Carlo Pedivella in arte Delisa, Giuseppina Mancuso e Gimmi.


 

 

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