I
benefici eretti all'altare di sinistra di San Biagio sono quattro, tutti traslati
da altari della "antica chiesa", quella cioè esistente prima
del rifacimento del De Vegni del 1793-1795: di due di essi è rettore
o usufruttuario il sacerdote Giovanni Battista Scannelli, che risulta aver
assolto gli obblighi di Messe e funzioni connesse ai benefici; il terzo e
il quarto, eretti per testamento rispettivamente da Ottaviano Marzocchi nel
1589 e da Don Agostino Marzocchi, già pievano di Campiglia, nel 1690,
presentano invece una situazione amministrativa molto intricata, dalla quale
dipendono le carenze notate dal Vescovo.
I testatori, oltre a stabilire un certo numero di Messe da celebrarsi ogni
anno in loro suffragio da parte dei sacerdoti beneficiari, esigono che la
scelta di usufruttuari e patroni, cioè amministratori laici, debba
ricadere sempre e solo su membri della famiglia, salvo escludere i discendenti
di certi congiunti. Il secondo testatore, don Agostino Marzocchi, è
talmente certo che le sue disposizioni testamentarie susciteranno liti in
famiglia da designare addirittura come giudice super partes il Vescovo pro
tempore, e da stabilire che "quello che vorrà litigare sia
privo della voce, e di esser nominato rispettivamente".
Per questi motivi, col passare del tempo è andato accumulandosi un
gigantesco "arretrato" di Messe non celebrate, tanto che,
ad esempio, il chierico Ansano Marzocchi, usufruttuario dal 1818 del quarto
beneficio, ha "ereditato" un onere di settecentoquindici Messe
non celebrate dai suoi predecessori, oltre ad averne accumulate un certo
numero a titolo personale.
Monsignor Pippi, inflessibile, gli assegna il termine di due mesi per mettersi
in regola.