il Rimino Sottovoce 2021



"Viva la Regina!"
Un Tama dedicato a Raffaella Carrà
, "il Ponte", 36/11.10.1998


Il re di Spagna è stato in visita ufficiale nel nostro Paese. Per festeggiare, ha organizzato una cena con la migliore nobiltà romana e con i più bei nomi della intelligenza nazionale. Ospite di riguardo, data la sua popolarità iberica, è stata la nostra conterranea Raffaella Carrà che si è presentata elegantemente addobbata come una regina madre, sfoggiando sul seno un vistoso fiocco che, ai nostri occhi zotici, si presentava come una specie di decorazione natalizia, mentre era un’alta onorificenza spagnola di cui la nota ballerina è stata insignita per i suoi successi televisivi.
Carràmba, che sorpresa. L’Italia si fa onore nel mondo, grazie Raffaella. Langue la ricerca scientifica, i migliori cervelli sono costretti ad emigrare, ma le soubrette restano a consolarci e a far sventolare con orgoglio, a mo’ di gonnella, la bandiera della cultura tricolore. Grazie, di cuore.
Non sappiamo quali effetti devastanti avrà sulla nazione il nuovo programma tivù che Raffaella ha inaugurato sabato scorso. In passato, le sue apparizioni sono state più lacrimogene di un candelotto della polizia. Commuove le nonne e le mamme ricorrendo alla stessa astuzia che Berlusconi usa quando parla contro la perfida Magistratura.
Se ci fosse l’elezione diretta del capo dello Stato, siamo sicuri che la Carrà troverebbe molti sostenitori. In un nuovo governo, nel frattempo, potrebbe avere posto come «ministro delle lotterie», al posto di Veltroni che, aumentando le estrazioni del Lotto convinto di far guadagnare alle pubbliche finanze, ha avuto la sfortuna di veder saltare il banco per ben due volte in un mese.
Raffaella può contare su uno zoccolo duro, e riuscire in quell’impresa nella quale è fallito il suo collega Funari, un tempo attore di cabaret: trasformare il tubo catodico in un’urna elettorale. Si comincia sempre dal poco. Ricordi il Cavaliere. Due mattoni qui, un condominio là. Lei, signorina Carrà, potrebbe essere la Dama di questa nostra Repubblica [prima, seconda o terza? Viene in mente un’antica trasmissione comica, «Un, due, tre», con Tognazzi-Vianello].
Lei, per noi, ha già un merito patriottico: proprio a Rimini registrò una sigla televisiva, sulle bellezze dell’Italia «da Trieste in giù».
Il suo amore per lo Stivale ci fa dimenticare che altre sono le rogne di questo Paese carogna dove chi, come il dottor Sandro Donati, voleva denunciare il doping veniva per vendetta, e con il trucco, denunciato per doping. [Tama 693, "Ponte" 36/11.10.1998]
Antonio Montanari



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