il Rimino Sottovoce 2021

Ricordando Silvano Cardellini, a 15 anni dalla scomparsa

Riproduco alcune pagine in cui parlo di Silvano Cardellini a quindici anni dalla scomparsa.

Dall'articolo apparso sul "Ponte", 20.12.2020, n. 46:
1820, il contagio politico della fame
Il lettore mi permetta un doveroso e sincero omaggio ai due scrittori citati all'inizio, Faenza (1922-2008) e Cardellini (1948-2006).
Liliano Faenza conosceva i classici della letteratura come le sue tasche, non sbagliava i riferimenti, abbondava in citazioni. Non per sfoggio erudito, ma soltanto per confermare che, in fondo, ognuno di noi è una specie di summa dei libri letti. Il suo modo di vivere spartano e vagamente da misantropo, s'accompagnava ad un filantropismo ideologico da socialista ottocentesco. Per formazione intellettuale avrebbe dovuto sostenere che "la Storia siamo noi". Invece finiva per constatare con amarezza e non celato disgusto che "la Storia sono loro", i potenti di turno che gestiscono la cosa pubblica.
Nel 1961, appena diplomato maestro elementare, a 19 anni partecipai al concorso indetto a Forlì. Mi ritrovai Faenza come vicino di banco. Già allora per noi era un mito. Lui aveva vent'anni più di me. Era laureato, lavorava alle Ferrovie dello Stato. Non aveva nessuna intenzione di cambiare mestiere. Voleva soltanto misurarsi in una prova intellettuale, ammesso che possa essere considerata tale un esame di concorso. Nel suo ufficio, poche carte 'ufficiali' sul tavolo ed il cassetto della scrivania con articoli, libri, saggi che stava componendo.
"Signora maestra, mio nonno mi ha detto che ha letto la 'santa commedia di Dante', è una storia da ridere?". Attorno a quest'interrogativo ruotava il componimento che lo studente Silvano Cardellini (Liceo scientifico Serpieri) presentò al premio giornalistico "Mario Fabbri" nel 1965 e che la commissione (composta dallo scrittore Luigi Pasquini e dai giornalisti Flavio Lombardini e Duilio Cavalli) giudicò degno del primo premio per la sezione "Cronaca e giornalismo". Nello stesso anno Rosita Copioli (Classico) vinse nella sezione "Critica e storia", e Mauro Gardenghi (Classico) in quella "Fantasia e arte". Il testo di Cardellini (intitolato "Io e Dante") fu pubblicato con gli altri premiati nel "Quaderno 5. Panorama 1965" dell'Associazione giornalisti e scrittori riminesi presieduta da Flavio Lombardini.
Con Silvano ho lavorato assieme, alla fine degli anni Sessanta, al "Corso" di Gianni Bezzi (1940-2000), reduce dal "Carlino" dove lo avevo conosciuto ed avuto come sereno maestro di giornalismo nel 1960-62 . Avevo poi lasciato quel mondo, avevo iniziato ad insegnare. Vi sarei rientrato nel 1982, per merito o colpa (lo diranno gli altri) di Piergiorgio Terenzi, il fondatore del "Ponte".

Una pagina del 2016, con testi del 2006, 2007 e 2010.



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