il Rimino Sottovoce 2020

1221, un delitto politico in Romagna
"il Ponte", 17.01.2021, n. 3, ANNIVERSARI



Un delitto politico avviene a Ravenna nel giugno 1221: è ucciso e tagliato a pezzi Ugolino di Giuliano da Parma. Dal 2 ottobre 1218 era podestà della città oltre che di Bertinoro e Cervia. Era pure da sette anni conte e rettore della Romagna. Le sue colpe? Secondo il ravennate Filippo Mordani (1797-1886), derivavano dall'aver usato "soperchieria" nell'agire politico.
Si credette che l'autore del delitto fosse Pietro Traversari (1145-1225), signore di Rimini e Senigallia nonché guelfo zelante, passato alla Storia per aver preparato assieme a tre uomini di casa d'Este (1186) il rapimento d'una giovane ferrarese di cui era tutore, Marchesella Adelardi, per evitare nozze che non piacevano, e lasciarla attendere un matrimonio con uno della stessa casa d'Este.
A carico di Pietro Traversari per la morte di Ugolino non furono trovate prove: si rimase al sospetto, "né mai seppesi il vero", conclude Mordani. Questo silenzio è sottolineato dagli studiosi: in un volume del 1821, "Dell'istoria d'Italia antica e moderna" curato da Luigi Bossi (1758-1835), leggiamo che quell'omicidio avvenne "per motivo non accennato nelle storie". Secondo Tiziana Lazzari (2005), Traversari accusava Ugolino di imporre tributi insostenibili alla città.
La situazione politica romagnola del tempo è ben riassunta da Antonio Vesi (1805-1855): il sospetto caduto su Pietro Traversari rimase senza sviluppi perché costui aveva tanta potenza davanti alla quale "non vi fu bocca la quale si aprisse ad accusarlo". Il successore dell'ucciso, Goffredo di Biandrate, benché fosse uomo accortissimo e sagacissimo, non poté approdare a nulla nella ricerca del colpevole dell'omicidio. Il figlio di Pietro Traversari, Paolo, diventerà guelfo, facendosi "signore della patria col titolo di duca" (G. Martinetti Cardoni, 1876).
La vicenda di Ugolino non è un fatto isolato di cronaca nera, ma la tessera di un mosaico politico che coinvolge istituzioni e vicende della società del tempo. Per comprendere il clima politico di allora è necessario allargare il discorso su Pietro Traversari. Ritorniamo alla vicenda di Marchesella. Non è vero che la giovane sia morta prima che si realizzasse il progetto di darla in isposa ad uno di casa d'Este. Marchesella diventa moglie di Azzo V. Il quale deve a lei le proprie fortune politiche. Marchesella a soli otto anni eredita dal padre Adelardo tutto il patrimonio ammassato dallo zio Guglielmo, uno dei capi guelfi di Ferrara. Adelardo regge le sorti della famiglia soltanto per due anni. Il patrimonio degli Adelardi (che le cronache definiscono immenso) è posto nel Ferrarese, in Romagna e nella Marca d'Ancona. Alla scomparsa del padre, Marchesella è posta sotto la tutela di Salinguerra Torelli che la destina come sposa al nipote Arriverio figlio di Torello II.
Esiste un'altra versione dei fatti. Adelardo, guelfo, per pacificarsi con i Torelli, ghibellini, prima di morire decide di affidare la figlia Marchesella (di sette anni), alla famiglia dei vecchi nemici come promessa sposa di Arriverio, uno dei figli di Torello II. La "Chronica parva ferrariensis" attribuisce il progetto matrimoniale allo zio Guglielmo.
Verso il 1184 il ravennate Pietro Traversari, signore di Rimini e Senigallia nonché guelfo zelante, pur essendo parente di Torello (che ne avrebbe sposato la figlia D'Aicha la quale potrebbe però appartenere alla casata da Polenta), macchina a suo danno il rapimento di Marchesella assieme a tre uomini di casa d'Este. Siamo sul limitare confuso fra storie e leggende.
Pure sulle nozze (ante 1188) combinate con Azzo figlio di Obizzo, ci sono dubbi, perché si dà per defunta Marchesella prima della celebrazione del matrimonio. O addirittura si legge che Marchesella fu rapita da Azzo V e da suo fratello Bonifacio per farla sposare al loro padre Obizzo. Con queste nozze la famiglia d'Este poté riunire la signoria della Marca (confermatale dal papa nel 1215) e quella di Ferrara, su cui dominerà per quattro secoli.
Marchesella muore giovanissima, lasciando il marito come unico erede, non avendo avuto figli. Si parla di una fine misteriosa. Resta che il suo rapimento è non soltanto l'origine della ricchezza ferrarese degli Este, ma pure causa di due secoli di guerre nella Marca (che faceva parte dei territori rivendicati dalla Chiesa come eredità della contessa Matilde), per l'odio fra loro ed i Torelli.
Ripartiamo da Matilde di Canossa. Attraverso suo padre Bonifacio III e suo nonno Tedaldo arriviamo ai bisnonni Adalberto Atto I (detto Attone) ed Ildegarda. Attone, nato da Sigifredo I conte longobardo e da Gisela di Milano, ha una sorella, Prangarda che sposa Olderico Manfredi I di Torino, una cui figlia (sine nomine per gli storici…) sposa Ottone II. Una seconda moglie di Ottone II (+ 983) è Teofano di Bisanzio (958-991). Da Teofano ed Ottone nasce Matilde di Sassonia (sorella di Ottone III) che da Azzo (Erenfredo) di Lorena, avrebbe generato il primo Malatesta detto "il Tedesco". Il cui vero nome è Ottone II di Svevia. Del presunto Malatesta "il Tedesco" si legge che è istituito vicario imperiale di Ottone III (+1002) suo zio, nello stesso anno della morte di quest'ultimo.
Ottone III muore il 24 gennaio 1002 a Castel Paterno presso Roma. L'incarico di vicario imperiale di Rimini attribuito a Malatesta "il Tedesco" potrebbe esser stato deciso proprio a Ravenna.
Antonio Montanari

Archivio di "Riministoria" su Marchesella, 2013 (in "Alle origini di Rimini moderna. 1 Mappe tra politica e cultura. Cap. I. Il potere delle donne").




Antonio Montanari - 47921 Rimini. - Via Emilia 23 (Celle). Tel. 0541.740173
RIMINISTORIA è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nellaGazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001.//3057, 14.01.2021. 19.02.2022