il Rimino Sottovoce 2019
    

Quell'iscrizione in ebraico...


L'iscrizione in ebraico, di cui si è recentemente parlato a Rimini, fu venduta all'inizio del 1600 a Giovanni Antonio Rigazzi. Essa apparteneva alla "sinagoga vecchia" in contrada San Silvestro.
Nel secolo successivo passò nella casa di Giovanni Bianchi (1693-1775). Il legame tra Bianchi ed i Rigazzi, sta nel fatto che suo padrino al battesimo fu il "medicho" Giuseppe Rigazzi, figlio di Giovanni Antonio e Bartolomea Benzi, vedova di Pietro Belmonti.
Bartolomea perde il marito prima della nascita del loro figlio (1537-1592) che rinnova il nome del padre, Pietro, e che passa alla Storia quale "persona di belle lettere", come lo definisce Giovanni Pietro de Crescenzi nel suo "Compendio delle istorie delle Famiglie Illustri", apparso a Bologna nel 1642.
Nel 1610 Francesco Rigazzi, dopo aver diseredato il figlio Giovanni Antonio (un bastardo criminale, lui lo definisce), lascia usufruttuaria la moglie Portia Guiducci. Alla di lei morte, i beni finiranno ai Gesuiti. [1719, la chiesa dei Gesuiti.]

La notizia della vendita dell'epigrafe al Rigazzi si ricava da un saggio di Matteo Bianchi apparso a Rimini nel 2010, "Stranieri ricostruiranno le tue mura". Un'epigrafe ebraica a Rimini (cfr. "Romagna arte e storia, XXX, 89).
Sul tema si veda pure dello stesso Matteo Bianchi il saggio "Ebrei e cultura a Rimini", in "Studi Romagnoli" 2013, pp. 629-666.
Qui a p. 651 leggiamo: "Nel 1555 anche questa seconda sinagoga in contrada San Silvestro fu venduta al notaio e cancelliere della Comunità di Rimini Galeotto Brancorsi, che l’avrebbe adibita a suo studio professionale".
[Galeotto Brancorsi si era laureato a Bologna "utroque iure" il 27 marzo 1548, come si legge in Maria Teresa Guerrini, "Qui voluerit in iure promoveri...: i dottori in diritto nello Studio di Bologna (1501-1796)", Bologna 2005, p. 187.]
"All’inizio del XVII secolo, in seguito ad alcuni lavori di ristrutturazione, l’epigrafe fu venduta per 700 lire dal capomastro Antonio Giovanni Tomasini a Giovanni Antonio Rigazzi".

I padrini al battesimo di Bianchi furono: Domenico Tingoli (1691), "dottore Giuseppe Rigazzi medicho" (1694), dottor Simone Zaccaria (1695), Felice Carpentario [notaio e "secretarius Comunitatis"] (1697), "dottor Marino Angelini medicho" (1698), Fabiano Ghinelli (1699). Alla fonte di queste notizie.

Alcune notizie sulla "sinagoga vecchia", attestata sin dal 1486.
S’affaccia sulla piazza della fontana (ora Cavour) dal lato della pescheria settecentesca, nella contrada di San Silvestro. Essa è poi definita come «vechia», quando è realizzata la seconda che in rogito del 1507 è chiamata «magna», nella contrada di Santa Colomba o San Gregorio da Rimini (via Sigismondo), nella porzione di quartiere tra l’odierna via Cairoli ed il Teatro Galli, lato monte. Nel 1555 la sinagoga «magna» risulta invece situata in contrada di San Giovanni Evangelista detta «delli Hebrei» (via Cairoli), a poca distanza dalla chiesa di San Giovanni Evangelista (Sant’Agostino), e proprio dalla sua parte, come si ricava dal documento datato 14 novembre riguardante la decisione presa dagli Ebrei riuniti nella Sinagoga «magna» di vendere la casa detta «la Sinagoga vechia» (Zanotti, Atti, p. 207).
Della sinagoga «vechia» in questo documento del 1555 si scrive che è posta vicino («iuxta») alla strada detta «Rivolo della Fontana» o «del Corso», cioè nell’angolo della piazza Cavour con la contrada di Santa Colomba (via Sigismondo). Il «Rivolo» andava dalla piazza del Castello sino alla piazza Cavour, cambiando poi qui il nome in contrada di San Silvestro. La sinagoga «vechia» era quindi situata nella parrocchia di San Silvestro, delimitabile con il corso d’Augusto, via Cairoli e via Sigismondo e piazza Cavour. La nuova sinagoga è trasferita prima nella zona della parrocchia di Santa Colomba che è speculare verso monte rispetto alla parrocchia di San Silvestro; e poi nella parrocchia di Sant’Agostino sul lato dove sorge la chiesa.
Nel 1569, dopo che il 26 febbraio papa Pio V ha dato il bando agli Ebrei da tutte le sue terre ad eccezione di Ancona e Roma, gli israeliti di Rimini decidono di vendere l’ultima sinagoga, quella posta nella parrocchia di Sant’Agostino. Il 16 maggio il bolognese Prospero Caravita (abitante in Rimini) ed il ravennate Emanuellino di Salomone, come rappresentanti della comunità israelitica locale, stipulano l’atto relativo, consapevoli che per l’editto pontificio tutti gli Ebrei che si trovavano nella nostra città l’avrebbero dovuta abbandonare entro breve tempo. Quest’ultima sinagoga è composta di tre stanze («una domum consistentem ex tribus stantiis»): la più grande è quella dove si riunivano a pregare gli uomini, un’altra più piccola dove si adunavano a pregare le donne, ed un’altra infine posta sopra quest’ultima e sempre ad uso delle donne.
Pure questo documento ci è stato tramandato da Zanotti (Atti, pp. 152-154), ed è ricordato da Carlo Tonini nella sua preziosa storia degli ebrei Rimini, dove però non parla di una casa con tre stanze bensì di tre case distinte (VI, 2, p. 759). [Dalla pagina web Gli Ebrei a Rimini (1015-1799), leggibile anche qui]


Riministoria-il Rimino
Storia degli Ebrei a Rimini (1015-1799)
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Carlo Tonini inventa il tumulto ebraico del 1515
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