il Rimino Sottovoce 2019

Eugenio Scalfari, Maestro di Economia



Oggi Eugenio Scalfari compie 95 anni.
Già in passato ho ricordato quale funzione abbia avuto, nella mia formazione culturale, il suo ruolo di esperto di Economia.
Riproduco qui sotto una pagina apparsa il 29 luglio 2007 nel blog che gestivo nel sito del quotidiana "La Stampa" di Torino.
Premetto un'autocitazione. Scrivendo degli anni delle Magistrali, ho osservato che un mio grande professore di Lettere in classe terza, fu Eraldo Campagna. Con un difetto metodologico: non amava molto la Storia. Nel libro di testo usato allora, ho ancora i «no» relativi ad importanti argomenti che ci fece 'saltare'. Era gustosamente polemico.
Torniamo alla pagina del 2007. Il passo principale è qui:

Verso le grandi penne che ho frequentato, nutro affetto e simpatia. Tra loro, c'è Eugenio Scalfari, il fondatore di «Repubblica», alle cui letture di mezzo secolo fa, quando egli era all'«Espresso» ed io un ragazzino chiuso nel provinciale umanesimo scolastico del tempo, debbo l'insegnamento di regole e vizi della economia. I suoi scritti mi sono serviti a comprendere meglio i problemi storici e quelli di attualità anche negli anni successivi.

Chiudo le virgolette, per fare gli auguri per i suoi 95 anni al Maestro Scalfari, che dal 1975 leggo su «Repubblica», e da molto prima sull'«Espresso», fondato nel 1955. E riproduco integralmente la mia pagina del 2007.

Archivio, a proposito del prof. Campagna
Il libro che mi ha cambiato la vita, 22.02.2016
Ieri «La Stampa» ha invitato i lettori a scrivere alla pagina delle lettere sul tema: "Il libro che mi ha cambiato la vita".
Ho spedito questa lettera che ha per oggetto la «Storia della letteratura italiana» di Francesco De Sanctis.
Primavera 1959. Il professor Eraldo Campagna, docente di Lettere all'Istituto Magistrale Comunale di Rimini, porta in classe la «Storia della letteratura italiana» di Francesco De Sanctis, per raccontarci gli autori del nostro Settecento.
Chiuso l'anno scolastico, andai in libreria a comprare quei volumi che in estate mi fecero passare ore fondamentali per scoprire una strada sicura sulla quale m'incamminai poi alla Facoltà di Pedagogia di Bologna.
Incontrai due veri Maestri, Ezio Raimondi e Paolo Rossi, con il quale, cinquant'anni fa, mi laureai con una tesi in Storia della Filosofia sulle riviste fiorentine di Papini e Prezzolini, avendo come prezioso ed attento controrelatore lo stesso prof. Raimondi.
Senza la “scoperta” di De Sanctis grazie al prof. Campagna, non avrei potuto intravedere neppure la linea da seguire nell'insegnamento che è stato la mia professione.
Antonio Montanari
Post scriptum. I 50 anni dalla laurea sono proprio oggi, 22 febbraio.
Post scriptum n. 2, 07.04.2019. La lettera non fu pubblicata da «La Stampa»...

[Sotto il settimanale L'Espresso delle origini, ed il successivo formato.]




La felicità secondo Scalfari

Verso le grandi penne che ho frequentato, nutro affetto e simpatia. Tra loro, c'è Eugenio Scalfari, il fondatore di «Repubblica», alle cui letture di mezzo secolo fa, quando egli era all'«Espresso» ed io un ragazzino chiuso nel provinciale umanesimo scolastico del tempo, debbo l'insegnamento di regole e vizi della economia. I suoi scritti mi sono serviti a comprendere meglio i problemi storici e quelli di attualità anche negli anni successivi.

Le sue articolesse domenicali sono una specie di laica «predica» (prendo in prestito il termine dalla celebri «Prediche inutili» di Luigi Einaudi).
Su «Repubblica» di oggi, è apparsa una sua «Breve lezione sulla felicità».
Magister Scalfari da tempo scrive di filosofia, ed il pezzo di oggi s'inserisce su questo filone. La filosofia, diceva molto concretamente mia nonna Lucia, è quella cosa con la quale e senza la quale il mondo resta tale e quale. Scalfari dimostra invece che la "sua" filosofia è quella cosa la quale riduce tutto al tentativo di dar bacchettate sulle mani a chi gli càpita a tiro.
Il fondo di stamani ne è un esempio lampante.
In breve. Scalfari ha fatto un parallelismo tra la ricerca della felicità in Silvio Berlusconi ed in Clementina Forleo. Il cavaliere si sente felice dopo un bagno di folla. Il gip milanese, per essere tale, ha dovuto esagerare: «L'irruenza del giudizio che ha anticipato un'incriminazione [...] non ha altra motivazione che una ricerca maggiore di felicità».
Allora, caro Magister Scalfari, anche lei come autore di fondi e di saggi, ha ieri cercato la sua «ricerca maggiore di felicità» non nell'ovvio richiamo al signore di Arcore, ma nel tirare in ballo un atto giudiziario sul quale dice di non volere entrare nel merito non avendone «né titolo né voglia».
Troppo snob, caro maestro, questo non aver voglia di discutere di un argomento che passa per la finestra e non per la porta principale, quando poi lei conclude appunto che quell'atto non è servito per una ricerca di «maggiore» giustizia (che dovrebbe essere unico scopo di un giudice), ma di una «maggiore felicità».
La quale è uno stato d'animo molto vago, come dimostra il fatto che qualcuno per essere felice prende a schiaffi il prossimo. Mi sembra, scusi l'ardire, proprio il suo caso del fondo di oggi, domenica 29 luglio 2007.

Ai miei ricordi di scuola:
Amarcord la scuola
Ricordi di scuola, edizione 2017
Viva la squola. Memorie tra pubblico e privato
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Antonio Montanari

Foto ripresa dalla home di Repubblica di oggi, sul web.



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