il Rimino Sottovoce 2019

1956, carta canta

Come l'uomo discende dalla scimmia, anche un vecchio cronista può concedersi di ricostruire la propria genealogia scrittoria.
Da bambino mi mettevo alla macchina per scrivere, avevo persino imparato a battere le matrici del ciclostile.
Un po' prima sapevo usare soltanto penna e carta copiativa. Facevo giornalini così come le bambine giocavano con le bambole.
Riproducevo le fotografie con una piccola mattonella di cera. La si spalmava sopra il foglio bianco e poi l'immagine del giornale veniva ricalcata con un passaggio ripetuto della mano.
La macchina per scrivere era il non plus ultra. Un'estate io e mio cugino decidemmo di fare un quotidiano. Era appena affondata l'Andrea Doria (25 luglio 1956), lavorammo per tre giorni filati. Dopo decidemmo che era meglio produrre un mensile. Le vacanze scolastiche stavano finendo. Dopo dovetti produrre da solo. Lui era tornato a casa, a Bologna.
Il mal della carta come lettura e conservazione d'archivi risale al nonno materno, Romolo Nozzoli.
Lui rilegava anche libri e raccoglieva classici e volumi turistici che finirono sotto le macerie di Palazzo Lettimi dove abitavamo, e da dove qualcuno fece un suo arbitrario prelievo per non dire furto.
Il mal della carta come scrittura ha miste ascendenze nella genealogia personale.
Forse anche per merito di un battesimo. Non riconosciuto nella genetica dei generi letterari, ma forse non ininfluente se c'è una predestinazione nelle vocazioni.
Come quella di mio di mio padre Valfredo che assunse il nome del padrino che lo recò al sacro fonte, Valfredo Carducci. "Il fratello Valfredo", dice un titolo di Manara Valgimigli che raccoglie prose relative al vate italico Giosue Carducci.
Valfredo Carducci fu grata ombra famigliare nella mia mente infantile per via del fatto che era stato direttore della Scuola Normale di Forlimpopoli dove lavorava il mio omonimo nonno. La cui moglie era la maestra Ida Zaccarini che partorì mio padre il 5 marzo 1901. Quando sono nato io, mio padre aveva quindi 41 anni.
Appunto mio padre è il più vicino in questa trasmissione ereditaria dell'ars scribendi, che lui esercitò per dovere d'ufficio, dirigendo l'Ufficio Stampa dell'allora Azienda di Soggiorno dal 1930 al 1959, togliendo gli anni della gierra e dell'appendice ad essa, in cui vecchie volpi cercarono di costruire nuove carriere a danno dei legittimi titolari.
Antonio Montanari



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2887, 17.03.2019