il Rimino Sottovoce 2019

Rimini, anniversari
1419, i Malatesti, Rimini e l'Europa

Il 18 gennaio 1419 Papa Martino V pacifica il duca di Milano Filippo Maria Visconti con Pandolfo III Malatesti, concedendogli il dominio su Brescia «vita sua durante». Nel novembre 1419 Martino V esenta Pandolfo dal censo destinato alla Camera apostolica. L'anno successivo Pandolfo III rompe la tregua, ma assediato e stremato si arrende ricevendo in cambio 34 mila fiorini.
Nel 1421 inutilmente Pandolfo e Carlo di Rimini, assieme al vescovo di questa città, supplicano Venezia di accogliere la donazione di Brescia ormai indifendibile dal Malatesti, e chiedono la concessione di un prestito di seimila ducati per assoldare a sostegno della loro causa addirittura quel Braccio di Montone che nel 1416 aveva fatto prigioniero Carlo di Rimini e Galeazzo di Pesaro.
Il quindicesimo secolo vede Rimini ed i suoi signori, i Malatesti, alla ribalta dell'Europa. Papa Gregorio XII, eletto nel 1405, si rifugia a Rimini il 3 novembre 1408 mentre si prepara il concilio di Pisa e dopo che Carlo Malatesti (1368-1429), signore di Rimini, lo ha salvato da un tentativo di cattura. La grande stagione malatestiana all'interno della vita della Chiesa comincia in questa occasione. Carlo poi a Pisa è mediatore fra Gregorio XII ed i padri conciliari.
Mentre era capitano generale di Firenze, Malatesta I aveva avviato negoziati fra lo stesso Gregorio XII e l'antipapa Benedetto XIII (condottiero spietato, eletto nel 1394), entrambi deposti in contumacia a Pisa il 5 luglio 1409 e dichiarati «scismatici, eretici e notoriamente incorreggibili».
Il loro posto, su iniziativa del cardinal Baldassarre Cossa, è preso il 20 giugno 1409 da Alessandro V (che scompare il 4 maggio 1410), detto «il papa greco» provenendo da Candia. Gli succede Giovanni XXIII (poi definito antipapa) il 17 maggio 1410. Il 28 giugno 1410 egli ricompensa Malatesta I dei danni subiti e delle spese fatte nei servizi ampi e fruttuosi prestati alla Chiesa durante il concilio di Pisa, «circa extirpationem detestabilis scismatis et consecutionem desideratissimae unionis». E gli attribuisce «vita durante» seimila fiorini all'anno, cifra significativa se paragonata ai 1.200 del censo.
Carlo Malatesti, pur avendo visto fallire la sua missione a Pisa con il rifiuto del trasferimento del concilio a Rimini, era tornato alla carica con un messaggio ai padri conciliari che però giunse quando essi erano già in conclave. Carlo interviene ancora presso i cardinali convenuti a Bologna per le esequie di Alessandro V.
Al nuovo papa Giovanni XXIII (quel Baldassarre Cossa con cui era stato riappacificato dal fratello Pandolfo III), Carlo scrive da Venezia prospettandogli vari progetti per addivenire alla riunione della Chiesa, prima di muovergli guerra nell'aprile 1411 come rettore della Romagna per ordine di Gregorio XII e con l'aiuto di Pandolfo III, al fine di «reperire pacem et unionem Sactae Matris Ecclesiae».
Malatesta I ha una figlia, Cleofe, che sposa Manuele II imperatore d'Oriente nel 1421 e muore nel 1433. Scrive Silvia Ronchey (2006): Cleofe fu «probabilmente assassinata, certamente travolta dal doppio gioco al quale era stata costretta fin dal suo arrivo a Bisanzio», cercando un impossibile equilibrio sul filo che collegava il papa ed il consorte.
Antonio Montanari

Fonte di questa pagina: Malatesti e l'Europa.



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