il Rimino 2018

Altre citazioni in "Chiamami città"

In una pagina precedente ho riportato quanto si legge in "Chiamami città" a proposito di Enrico Bilancioni, con una citazione che mi riguarda ("come scrive Antonio Montanari").
Nello stesso periodico presente sul web, trovo altro materiale che mi riguarda per il 2018. Eccolo.

26 febbraio 1569. Gli Ebrei sono cacciati da Rimini e da tutto lo Stato della Chiesa.
E a Rimini cosa accadde agli Ebrei? Scrive Antonio Montanari (Il Rimino): "La prima notizia che documenta una presenza ebraica in Rimini risale al 1015 e riguarda il teloneo «judeorum» ovvero l’appalto dei dazi d’entrata nel porto, del quale si parla pure in un testo del 1230. In entrambi i casi l’appalto è condiviso con altri soggetti locali, il monastero di San Martino nel 1015 ed i Canonici nel 1230". Quindi una presenza  che attiene a un’attività fondamentale come la riscossione del dazio sul porto. Una posizione che non si acquisisce dall’oggi al domani: facile supporre che gli Ebrei fossero qui già da molti decenni prima, se non da secoli.
"La delibera del 22 luglio 1548" prosegue Montanari "prevede per gli Ebrei anche l’obbligo di portare un distintivo. Ma non è una novità. Già il 13 aprile 1515 il Consiglio riminese aveva stabilito il dovere da parte loro d’indossare una berretta gialla se maschi ed un qualche «segno» (una benda anch’essa gialla) se donne. Il precedente più antico risale al 1432 quando Galeotto Roberto Malatesti aveva ottenuto da papa Eugenio IV un «breve» che introduceva per loro il «segno» di distinzione obbligatorio".

10 maggio 1805. Il porto di Rimini va a gonfie vele.
Dunque nel 1805, secondo questo testo ufficiale e come riporta anche Antonio Montanari ("Marineria e società riminese tra 1700 e 1800". Saggio presentato al convegno su Giuseppe Giulietti, Rimini, 21 giugno 2003, in "Il Rimino") nel porto di Rimini sono attive oltre cento barche con 780 marinai: settanta sono da pesca con 480 marinai, e trentaquattro da traffico con 300 addetti.

10 giugno 1940.
Il 10 giugno 1940, lunedì, a Rimini è una giornata calda. Fin dalle prime ore del mattino si annuncia per le strade che Benito Mussolini alle 18 parlerà agli Italiani. Tutti sanno perché.
Ecco come ricostruisce quella giornata Antonio Montanari in Riministoria:
«Sui tavoli dei caffè, gira la Gazzetta dello Sport che racconta in prima pagina: "Il coscritto Fausto Coppi è il vincitore del 28° Giro d’Italia che, nel doppio segno della giovinezza e della tradizione, ha recato alle folle sportive d’Italia la testimonianza della gagliardia e della serenità della Patria in armi". Tutti i Salmi finiscono in Gloria. Il foglio sportivo è l’unica cosa rosea di quel giorno. Alle 18, Mussolini si affaccia al balcone di Palazzo Venezia a Roma, per parlare alla nazione: «Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente». La radio trasmette il discorso del duce (settecento parole), in tutte le piazze del Paese e davanti alle sedi del partito fascista. Donna Rachele è da una settimana al mare a Riccione, con i figli piccoli. Bruno è militare, Vittorio non ha dato notizie di sé.»

Vedi anche una pagina del 2009.
Antonio Montanari



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2544, 20.01.2018, 11:59. Agg. 14.03.2018