Fratello maggiore nel 1982...

Ho già pubblicato in "Fuorisacco" l'intervista nella quale Giorgio Tonelli, oggi noto giornalista della Rai, ricorda i tempi andati del mio lavoro al "Ponte", settimanale di Rimini, lavoro avviato nel 1982: "Antonio Montanari era un po' per tutti un fratello maggiore, rispettoso ma anche puntuto nelle sue osservazioni", ha detto Giorgio.
Nelle sue parole c'è un ricordo sottinteso, al quale facevo riferimento in una mia pagina del 2010: "A volte, Giorgio si metteva a sfogliare un suo quadernetto dove aveva raccolto i titoli migliori di Panorama".
C'è un altro passo di quella pagina che lo riguarda: "Giorgio Tonelli, allora docente di Religione, mi suggerì di smettere di scrivere su cose riminesi perché lo dovevano assumere in Comune. Per fortuna andò a Roma alla Rai".

Riproduco interamente quella pagina mia intitolata "Tama, questo fu l'inizio".

Ringrazio don Giovanni Tonelli della paginata piena di amicizia che ha voluto dedicare ai mille numeri del mio Tama, partito inavvertitamente nel settembre 1982.
Come ho spiegato allo stesso don Giovanni, attuale direttore ed allora redattore capo del settimanale riminese, le cose andarono in questo modo. Frequentavo la libreria Ugolini dove lavorava Cesare Giorgetti, allora redattore del Ponte. Ridendo e scherzando come al solito, un bel giorno venne fuori il discorso sull'alga tamarensis che infestava il nostro mare, e che immaginavo definita garibaldina da Bettino Craxi…
Cesare mi disse di voler parlare di me al direttore del Ponte, don Pietro Giorgio Terenzi, per farmi collaborare alla sua testata con quelle scemenze che andavo sciorinando amichevolmente con lui.
Un pomeriggio fui convocato dal direttore del Ponte che decise di farmi scrivere sul suo foglio. Nacque così il primo articolo. Lo consegnai dopo qualche giorno, senza firma, per cui Tonelli inventò lo pseudonimo di Tama che restò per qualche tempo, prima di cedere alla mia anagrafe ufficiale.
La storiella che, prima di invitarmi a scrivere, avevano assunto informazioni sul mio conto da un insegnante di religione, l'ho appresa soltanto ora.

Dopo qualche tempo il fratello di don Giovanni, Giorgio Tonelli, allora docente di Religione, mi suggerì di smettere di scrivere su cose riminesi perché lo dovevano assumere in Comune. Per fortuna andò a Roma alla Rai.

Dopo altro tempo, don Giovanni mi disse che avevano deciso di inserirmi nella redazione. Fu così che cominciai a collaborare con maggior frequenza e su vari temi di attualità.
Vista che una notizia importante era stata bucata dalla redazione, proposi una rubrica, La settimana, che divenne sempre più consistente come spazio. La cosa non piacque, e me lo disse un martedì sera, dopo la chiusura del numero del giornale con il rito magico dei titoli, il capocronaca Michele Marziani.

Parlo di rito magico, perché a volte, Giorgio si metteva a sfogliare un suo quadernetto dove aveva raccolto i titoli migliori di Panorama. Che ovviamente non c'entravano nulla con i contenuti degli articoli. Ma sino ad allora era andata così, un bel titolo nasceva avulso dal contenuto del pezzo. Terenzi me lo disse poi, io avevo cambiato totalmente il modo di fare i titoli del suo giornale.

Marziani si presentò alle elezioni comunali, e fece un buco nell'acqua, come avevo previsto contrastato da Giovanni Tonelli che aveva invece immaginato un successo enorme grazie all'appoggio della Fgci.
Dopo, Marziani scomparve dal Ponte, e nominarono capocronaca me. Fui costretto a lasciare l'incarico, perché alcuni cristiani democratici fecero fuoco e fiamma per una rassegna stampa post-elettorale in cui c'erano tre righe anche dal giornale del pci… Alla faccia della completezza dell'informazione. Un vecchio amico dc anni dopo mi disse: fortuna che avevi un tuo lavoro, altrimenti ti avrebbero rovinato.

Poi sul Ponte mi occupai di cose culturali e storiche fino a che mi furono espropriate perché la summa cura doveva essere affidata ai teologi cittadini per un progetto del cardinal Ruini che fu un buco nell'acqua: perché scomodare i teologi per una rassegna di pittura estemporanea, non l'ho capito bene. Eppure per ogni cosa che accade, ci deve essere un significato.

Scrissi quindi di libri e di storie, fino a che un bel giorno mi vidi esonerato, quando si doveva parlare di un libro composto dal parente di un prete riminese…

Poi era successo anche qualcos'altro per opera di un collaboratore [ben protetto] del giornale. Al suo arrivo fui l'unico ad aiutarlo per fargli mantenere l'iscrizione all'albo dei pubblicisti. Ne conseguì una vicenda giudiziaria a mio danno con grave diffamazione tramite notizie false diffuse da Milano… Ma di questo fatto ho parlato a suo tempo. La certezza che quel [ben protetto] collaboratore fu invischiato a mio danno, emerge dagli atti giudiziari in mio possesso.

Dall'inizio dell'anno 2010 Giovanni Tonelli mi ha voluto nuovamente al Ponte. Fino a quando mi terranno ci scriverò. Per questo settimanale oltre ai mille Tama ho scritto altre varie migliaia di articoli, servizi, pagine. Tutto è documentato negli archivi. Non si possono tagliare le firme dalle raccolte dei giornali.

Posso garantire di aver fatto, all'interno del Ponte, la classica carriera di don Ciocc [come dicevano i nostri vecchi], da cappellano a sagrestano. Quando racconto queste cose ai giovani colleghi della redazione, mi guardano come se fossi un mentecatto. Non sono avvezzi ad ascoltare, ma soltanto ad intervistare. E nel giornalismo di oggi si presta attenzione soltanto ai personaggi di spicco, di potere e di denaro. Che volete che gli freghi delle parole dell'inutile cronista dai capelli bianchi.

© by Antonio Montanari

Antonio Montanari


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