Tonino Guerra, un ricordo
["il Ponte", Rimini, n. 13, 01.04.2012]
Claudio Marabini gli aveva chiesto (1976) che effetto gli avesse fatto partire da Santarcangelo per Roma. Rispose: "Nessuno. Mi fece effetto arrivare! Avevo trentadue anni e Savignano era il mio confine". La storia di Tonino Guerra è tutta qui, come quella di Federico Fellini. L'addio alla provincia, la fuga "altrove", in un mondo vero che diventa quello impareggiabile delle fantasie e dei sogni, ovvero dell'arte.
Ripesco dall'archivio de "il Ponte" vecchie pagine su di lui. Nel 1996 ricordo che Gassman lo ha intervistato a Santarcangelo. Lui spiega che i romagnoli (adesso) "sono ignoranti": "L'ho detto tante volte, però poi se la prendono con me. Ma è la verità. C'è questa forma di disprezzo per la pagina, per le cose scritte. Però, siccome [il romagnolo] è così ardito, è avventuroso nel creare le cose, può anche giustificare questa sua distrazione".
1997. Pochi centimetri di neve a fine dicembre permettono alla "Stampa" di intitolare a piena pagina: "A Rimini un replay di Amarcord", con foto di Guerra. Pierangelo Sapegno scrive: "A Rimini, la neve è roba di bimbi". E giù con la solita solfa, aggiungevo: "Ci fosse Fellini, potesse vederli".
Concludevo: il tempo passa inutilmente per Rimini che resta questo eterno francobollo felliniano, dove accanto a Gradisca c'è però anche lo zio di Titta, quello che fa dare l'olio di ricino al cognato ribelle, e che non crede che la neve attacchi. Fellini, i riminesi li ha presi per i fondelli, ma noi facciamo finta di niente, risultando, come a lui piaceva, dei perfetti pataca.
Per il funerale di Fellini (1993), Tonino Guerra parla dal palco assieme a Sergio Zavoli. Davanti a me, un ragazzo continuava a sistemare i suoi lunghi capelli sulle spalle, nell'eleganza geometrica da ragazzina anni '50; vicino, un'anziana coppia si stringeva affettuosamente, guardando verso il colonnato dell'ex teatro; più avanti, una signorina piangeva senza asciugarsi le lacrime; poi, un gruppetto di coetanei ed amici di Fellini, che non erano saliti "tra le autorità", ma avevano voluto mescolarsi all'anonimato di una folla più commossa che curiosa.
Tonino Guerra era maestro elementare, aveva studiato a Forlimpopoli, dove tanti romagnoli convenivano. Ricordava mia zia Anna Castagnoli (che saliva a Cesena e che viaggiava sullo stesso treno): Tonino era un po' deriso dai compagni di viaggio e di studio perché era molto "bascozzone".

Nelle enciclopedie, alla voce "Guerra, Antonio [Tonino]" forse si leggerà che non fu soltanto poeta e sceneggiatore di fama, ma apparve anche sui giornali ed in tivù nell'estate 2001 come testimonial di una catena di supermercati d'elettrodomestici, all'insegna d'un motto che allora doveva fare epoca, "Benvenuti nell'era dell'ottimismo".
Si giustificò: "Devo tirare avanti con due milioni" al mese. Destò meraviglia la sua improvvisa (e per certi aspetti imprevedibile) conversione al consumismo.
Con lo spot dell'ottimismo (2001), Guerra si fa profeta di una mentalità oggi molto diffusa, quella di chi (in modo alienante) si rinchiude con la famiglia in un iper per dodici ore filate. Alla sera, sono persone più felici che all'inizio della giornata, dopo aver visto tanti oggetti che magari non possono acquistare? Nacque allora il motto di un'altra catena commerciale: "Non c'è più religione. (Adesso siamo aperti tutte le domeniche)". È andata poi così.
Antonio Montanari

"Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 07.03.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 05.08.1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67, 21.03.2001. © Antonio Montanari. [1636, 22.03.2012, 17:59. Agg.: 26.03.2012, 17:29]. Mail