il Rimino - Riministoria

Safiya (forse) libera
di Ettore Masina

Care amiche, cari amici, innanzi tutto chiedo scusa se da tanto tempo non mi faccio vivo. Come ho spiegato più volte, io sono soltanto un privato cittadino: non dispongo di una segreteria, tanto meno ho alle spalle un’associazione o un partito. Quando ho visto che finalmente i mass-media si degnavano di occuparsi della vicenda, che persino i calciatori se ne occupavano, ho cercato di rientrare nel mio guscio. Ho un bel carico di anni, avevo un libro da finire, mi sono fatto un’influenzona coi fiocchi etc. etc. Infine: da tanti anni mi occupo dei popoli poveri e mi sembrava di dovere riprendere il mio posto accanto a loro e ai loro problemi che non sono soltanto quelli di casi singoli.
Tuttavia molte e molti hanno continuato a scrivermi: più di uno/a, penso, perché si era creato fra noi un accenno d’amicizia. Li ringrazio di cuore. chi come me si occupa di questioni sgradevoli ha spesso la sensazione di procedere da solo o, peggio, di essere usato come uno strumento. Le parole gentili o addirittura affettuose con le quali avete accompagnato le vostre adesioni mi sono state preziose. (E allora dico: ogni mese spedisco ai miei amici una LETTERA di poche pagine nelle quali cerco di meditare, da cristiano quale vorrei essere, ciò che accade nel mondo: se qualcuno di voi la volesse ricevere può chiedermela: non costa un centesimo né prevede l’iscrizione a qualche club o ente.)
Ma molte altre e altri mi chiedono informazioni di Safiya, non avendone trovate, evidentemente, altrove: molti vogliono sapere se sono ancora utili i loro interventi e via dicendo. E allora mi affretto a dirvi quanto risulta a me:
Le notizie sembrano finalmente buone. Nel corso di una importante riunione internazionale, il presidente nigeriano Olosegun Obasanjo ha detto: “Safiya ha presentato appello e sulla base di questo appello ci aspettiamo che si farà giustizia; una giustizia che rallegrerà i cuori di quanti l’hanno chiesta per lei, ma rallegrerà tantissimo anche me”. “La società nigeriana è maschilista e sciovinista – ha aggiunto Obasanjo – e una società non si cambia in una notte. Ma dobbiamo cominciare a lavorare per cambiarla e rompere certe regole sociali”.
E allora? Come ricorderete, il processo in appello a Safiya sarà celebrato il 18 marzo ed io credo che nonostante le parole del presidente nigeriano, il calvario di Safiya sarà più breve se continueremo la nostra pressione sull’ambasciata nigeriana, inviando ad essa (e non a me!) la nostra richiesta di salvezza per quella poverissima donna. Ricordo che le lettere in tal senso - anche brevissime (per esempio. “salvate Safiya!”) - vanno firmate con nome e cognome (comprensibili) e l’indirizzo del mittente. L’indirizzo dell’ambasciata nigeriana è: via Orazio 18, 00193 Roma.
Queste nostre vigilanza e pressione sono tanto più importanti in quanto potrebbe esserci l’eventualità di una conversione della pena. E’ accaduto così nel caso di Abok Alfa, la ragazza sudanese condannata alla lapidazione per lo stesso “reato”: La condanna è stata cassata perché (ufficialmente) la sharya non si applica ai non-musulmani e Abok è cristiana, ma la giovane è stata processata per reati minori e condannata a 50 frustate: il che, temo, non è stata “giustizia” ma una specie di compromesso fra autorità nazionali e corte islamica. Abok è una ragazza e (forse) ha potuto sopportare senza danni gravissimi un supplizio del genere; se toccasse a Safiya (che ha fra i 30 e i 35 anni ma sembra una vecchia) quali sarebbero le conseguenze per lei? Dunque tornate a scrivere e fate scrivere all’ambasciata nigeriana. Sarà il modo migliore per festeggiare l’8 marzo.
Il giornalista della RAI Leopoldo Innocenti è riuscito a intervistare Safiya: Safya gli ha detto, fra l’altro: “Io non so dove sia l’Europa e nemmeno l’Italia ma mi hanno detto che persone di quei posti mi hanno aiutato. Ringrazio tutti. Auguro a tutti prosperità perché grazie anche a loro forse avrò salva la vita”. Ha detto ancora: “ho subìto angherie e boicottaggi. Spero che questo non sia successo invano”,
Su richiesta di molti torno a mandare una fotografia di Safiya.
Inviandovi quello che penso sarà il mio ultimo messaggio su questo tema – penso che il 19 marzo tutti i mass-media daranno notizie dell’esito dell’appello - mi permetto di sottolineare la bellezza dell’esperienza che abbiamo vissuto insieme: non dobbiamo mai rassegnarci al senso di impotenza che talvolta ci coglie, se siamo capaci di stringere le mani di altre donne e altri uomini che come noi credono nella necessità della solidarietà, possiamo diventare una forza viva.

PS: Mi sentirei indignato con me stesso se non vi informassi di quanto ho saputo subito dopo avere compilato il mio messaggio. Si preparano altre condanne alla lapidazione in Nigeria? E per nostra responsabilità? L'associazione Senzaconfine e l'Asgi Sicilia denunciano che i 2/3 delle donne nigeriane rastrellate in tutt'Italia (circa 60, spesso prese in casa e non sulla strada) in un'operazione contro la prostituzione e l'immigrazione clandestina, e successivamente rinchiuse al Centro di Detenzione Temporanea Serraino Vulpitta, la sera del 4 scorso sono trasportate alla Malpensa, da dove sarebbero state rispedite in serata nel loro paese di provenienza.
E' stato impedito loro di chiedere asilo, è stato impedito loro anche di poter avviare un percorso di reinserimento sociale per uscire dalla prostituzione, attraverso l'opera di Vivian Wiwoloku, pastore evangelico nigeriano che a Palermo ha recuperato 78 ragazze che ora lavorano, o attraverso l’opera di don Benzi che non soltanto ha salvato tante di queste donne ma ne ha denunziato o stato di pratica schiavitù in cui si trovavano nel loro paese e si trovano in Italia.
Il pastore Wiwoloku ha adesso denunziato che per queste ragazze la destinazione, una volta rimpatriate, sarà il carcere per mesi e mesi, in attesa di processo poiché la cauzione per la libertà provvisoria raggiunge cifre inaccessibili per le loro famiglie. L’estrema povertà spingerà nuovamente queste donne nel circolo della prostituzione; ma quelle che abitano nei distretti musulmani rischiano anche la condanna alla lapidazione. Dovremo occuparci di nuove Safiya, che in questo caso parleranno italiano per averlo imparato da tanti maschi di buona famiglia?
Senzaconfine e l'Asgi denunciano che ancora una volta che rimpatri del genere violano la legalità, nazionale e internazionale: esiste un divieto di deportazione, sancito dalla convenzione di Ginevra firmata anche dall'Italia.
Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo atto di illegalità, un crescendo sempre piu' incontrollabile se queste pratiche non avranno risposta dal movimento che si è sviluppato in questi mesi contro la legge Bossi-Fini e per la difesa dei diritti di profughi e rifugiati.

Ettore Masina

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