Riministoria© Antonio Montanari

I Lincei riminesi di Iano Planco, 1745

Cap. 13. Sul fine delle Accademie

 

Nello stesso "prologo Pilastri", Bianchi tratta anche dell’attività dei Lincei riminesi, facendone una specie di bilancio. Egli ricorda che, su suo consiglio, sùbito dopo la fondazione, alcuni degli Accademici "lodarono allora con loro dissertazioni, chi la Filosofia in generale, chi le Matematiche scienze, e chi l’utilità della Lingua Greca" [198]. Qualche pagina dopo, esamina il fine per il quale

 

sembra che le Academie siano principalmente state fondate, cioè o perché cose nuove, per beneficio del Publico si ritrovino, o che le già ritrovate con nuove Osservazioni s’accrescano, e si migliorino, e non perché ci fermiano solamente a lodare in generale le cose, che si fanno, o che rifriggiamo le cose già dette da cent’altri, benché il far questo anche per li meno ammaestrati non sia del tutto disutile, o meglio sia che l’affatto tacersi, e nel vile ozio marcirsi.

 

Già un mese prima, in occasione del "prologo Zamponi", come si è visto, Bianchi aveva messo sotto accusa il disinteresse dimostrato dagli accademici verso le sue radunanze. Nel "prologo Pilastri", il rimprovero che accenna al "vile ozio" è meno severo e polemico, anche soprattutto perché le parole di Bianchi assumono un valore più scientifico, inquadrate come sono all’interno di un tema frequentemente trattato, in quel secolo, sul fine delle Accademie. Ne aveva parlato nel 1703 Lodovico Antonio Muratori, con i Primi disegni della repubblica letteraria d’Italia [199]; e ne discuterà nel 1776 Amaduzzi, riproponendo l’esempio dei Lincei di Cesi, "la primogenita di tutte le Accademie scientifiche, che fu cuna d’una migliore Filosofia" [200].

 

 

NOTE AL TESTO

 

198 E’ giunta notizia soltanto della cit. dissertazione n. 1, del 3 dicembre 1745, dell’abate Stefano Galli, appunto "sopra l’utilità della lingua greca".

199 Su come il giovane Bianchi fraintese il senso dello scritto di Muratori, cfr. il cit. G. B. studente di Medicina, pp. 382-384.

200 L’argomento è trattato da Amaduzzi nel ‘discorso filosofico’ Sul fine ed utilità dell’Accademie. Cfr. al proposito Montanari, Amaduzzi, Scipione De’ Ricci ed il ‘giansenismo’ italiano, cit., pp. XXXI-XXXII.

 

 

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