il Rimino n. 61. 25 novembre 2000
IGOR MAN RICORDA GUIDO NOZZOLI.
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IGOR MAN RICORDA GUIDO NOZZOLI
Sullo Specchio della Stampa


E' morto un grande giornalista, il suo nome è Guido Nozzoli. Come dev'essere un giornalista per guadagnarsi il Grande?
Deve amare il suo (duro) mestiere. Guido lo amava. Perdutamente. Deve essere colto. Guido lo era. Dev'essere coraggioso, moralmente, fisicamente: lo era. Venne arrestato nel 1943 (a 25 anni) per antifascismo e al vice questore (una brava persona) che lo esortava a pentirsi, orgogliosamente ribadì il suo antifascismo. E fu partigiano, Guido, naturalmente coraggioso. Deve saper scrivere: Guido aveva uno stile asciutto, penetrante che coinvolgeva il lettore. Non deve travisare o gonfiare i fatti: e Guido prima che scrittore si sentiva (ed era) cronista.
Aveva un solo, brutto difetto Guido: era un idealista, un comunista romantico sicché soffrì molto in Cecoslovacchia, durante l'invasione sovietica. Tanto che, ad un certo momento, chiese (anzi, pretese) il cambio: "Me ne torno ai fattacci italiani, fanno soffrire di meno", mi disse.
Avevamo fatto insieme il Vietnam, e anche quella inutile guerra atroce fu fonte di sofferenza per lui. Va detto, però, che nelle corrispondenze al Giorno mai trapelò il suo intimo disagio. La sera, dopo aver portato al telegrafo i servizi (non c'erano collegamenti telefonici, né telefax, allora fra Saigon e il resto del mondo), andavamo a piedi sino a Cholon. Lui parlava, fumando. Peccato, non aver avuto con me un registratore poiché i discorsi di Guido erano alta testimonianza di fede: nell'Uomo.
Spesso mi parlava di sua moglie. Con tenerezza: una moglie-mamma. Ed è stato lo sfiorire della sua cara sposa a togliergli la gioia di vivere. Così si è lasciato morire, giorno dopo giorno.
Grande anche in questo, Guido Nozzoli.
 
Igor Man


La pagina di "Specchio" che ospita l'articolo di Igor Man, contiene a mo' di epigrafe queste parole di Guido Nozzoli:
"La guerra del Vietnam non potrà avere né vinti né vincitori. Avranno comunque vinto i più deboli il giorno in cui, fatalmente, gli Usa avranno un'ambasciata ad Hanoi. Quel giorno oggi può apparir lontano (se non un'utopia) ma verrà".

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