il Rimino 2009


Il Rimino 163, anno XI
Luglio 2009
Diario italiano

31.07.2009
Ecclesia sua
L'hanno definita la scomunica del partito del Sud, titolo azzeccato dell'AP.Com di oggi. Berlusconi ha fatto ricorso ad una formula classica del pensiero dogmatico, "Extra Ecclesiam nulla salus". Per dire che in Italia comanda lui, e quindi può anche regolare la nascita dei partiti che si vogliano mettere contro il suo partito personale che lo ha eletto e lo sostiene. Insomma "Ecclesia sua", l'Italia, e nessuno abbia dubbi che portano dritti dritti all'inferno.
La morale della favola non ha nulla di teologico, ma è molto dogmatica nel solco di una ricca tradizione italiana. Ricca di sentimenti e di soldi. Voi del Sud non fate nessun partito contro il mio, ha programmato il cavaliere, ed io in cambio vi do tanti soldi, quattro miliardi. Sui quali potranno posare le loro mani quelli che mettono molta sabbia e poco cemento nel costruire ad esempio i pubblici ospedali.
Non lo dicono i giornali esteri, ma la magistratura italiana. A proposito della stampa straniera. Il "Financial Times" osserva (e chi può dargli torto?):
1. "C'è una cultura dell'illegalità che attraversa la società italiana, dall'evasione fiscale, al ruolo delle mafie criminali, agli scandali delle partite di calcio truccate...".
2. C'è "la continua incapacità a rinnovare il sistema politico italiano dai tempi di Tangentopoli".
3. La sinistra "ha fallito".
4. L'informazione pubblica (Rai) "ha evitato di seguire in maniera adeguata il caso di Patrizia D'Addario sul suo canale principale" (ovvero TG1).
Dell'autore dell'articolo, Geoff Andrews, si dice nel FT: "The writer is staff tutor in politics at the Open University and the author of Not a Normal Country: Italy after Berlusconi".

30.07.2009
Intrecci presunti
"Presunto intreccio tra mafia, politica e affari nella gestione degli appalti nel settore sanitario..." a Bari, dice un lancio dell'Ansa di qualche decina di minuti fa. Nessuno scandalo per un nuovo (presunto) scandalo.
Fatta salva la presunzione d'innocenza per tutto e per tutti (e parlando in via teorica senza collegamenti alle notizie odierne), da "sempre" sono convinto, che la tragedia politica italiana derivi dalle commedia degli inganni per cui tutti fingono di odiarsi e di combattersi, ma poi sotto sotto ed alla fine si spartiscono la torta.
Ma guai a dire pubblicamente ciò. Si è qualificati qualunquisti, come minimo o, per essere più moderni, sostenitori dell'antipolitica. Così come "una volta" si era detti fascisti dai comunisti; e comunisti dai fascisti. Chi licenziava le pagelle con relativo giudizio ha sempre fatto bella carriera, dividendo il bottino con l'avversario di turno. Per cui tutti vissero felici e contenti. Offendendo il prossimo loro che aveva il vizio di pensare con la propria testa.
Ma c'è sempre qualcosa in quel passato che non passa e continua ad inquietare...
Ieri Bruno Gambarotta, nella sua preziosa rubrica radiofonica della "Stampa" (non presente su Internet), ha ricordato Giorgio Ambrosoli "l'eroe borghese, assassinato per fare un favore a Sindona e regalare un sospiro di sollievo al Vaticano e ad Andreotti".
Se volete saperne di più leggete il capitolo dedicato a Roberto Calvi (con intervista alla moglie Claretta) a cura di Ferruccio Pinotti, nel volume "Cadaveri eccellenti", mandato in edicola dal "Corriere della Sera" venerdì scorso come secondo volume della collana "L'Europeo. Cronaca nera".

29.07.2009
Marino: "Ben altro"
"In ballo a Palermo c'era ben altro". Ignazio Marino passa dalla difesa all'accusa. Producendo documenti.
Nel luglio 2002, ha denunciato in una lettera all'assessore regionale al Bilancio Alessandro Pagano: "Non riesco più a gestire il personale medico sui livelli di eccellenza che la struttura richiede".
Conferma l'ex comandante dei carabinieri Roberto Jucci, allora a Palermo quale commissario per le acque: "Glielo consigliai anch'io [d'andarsene], perché al centro trapianti stava per sbarcare personale non qualificato, e il professor Marino non poteva accettare un'imposizione del genere". (Fonte. "Repubblica" di stamane)
Che cosa avrebbe dovuto fare Marino? Assumere medici con bando di concorso su misura, senza alcun riferimento alle competenze sui trapianti...
Accusatori di Marino, chiediamoci: c'è da ridere o da piangere?
La spia la quale ha fornito a Giuliano Ferrara la famosa lettera che ha fatto fremere d'indignazione il 70% degli italiani (quelli che sostengono Berlusconi), non era molto ben informata dei fatti. Ovvero, l'effetto boomerang si è mostrato ancora una volta.
Curiosità a margine. Niente da scandalizzarsi su queste spie. Da "Repubblica" di ieri, articolo di Marco Politi, intitolato "Quando Pio XII silurò il futuro papa Montini": Pio XII autorizzò un'inchiesta (tra virgolette nel testo) del Sant'Uffizio ai danni del pro-segretario Montini, poi allontanato a Milano.
"Stampa" di oggi. Una pagina intera di Maurizio Molinari su "Vaticano, tutte le spie del Kgb". Qui le cose andavano dai tranelli più antichi ed innocui (l'avvenente fanciulla che intrappola un sacerdote cecoslovacco) all'attentato a Giovanni Paolo II.

29.07.2009
Dialetti
Nel Comune di Rimini si parlano quattro dialetti diversi. Avviso la Lega. I prof. che verranno da fuori, nel caso dovessero sottostare alla famosa prova del dialetto, quale dovranno parlare, dei quattro che s'insinuano fra le pieghe della città?
Una proposta l'avrei, un po' razzista. Prendere ad esempio il magnifico dialetto che parlano i ragazzi nordafricani che da molti anni abitano qui. Mandiamo loro ad esaminare i docenti che vengono da fuori.

29.07.2009
Rompiballe
Tanta gente sgomita per parlare in pubblico. A me non interessa per tanti motivi. Un vecchio amico, in due riprese, ha cercato per circa un'ora di convincermi a cambiare idea.
Non sono testardo. Realista e basta. Perché dovrei parlare del Pascoli "riminese"? Per averne scritto parecchio? Ma chiamate chi ha copiato dai miei scritti senza citarmi. Oltretutto è donna, e dicono che sia bella. "Che volete di più dalla vita", rompiballe?

28.07.2009
Chi odia Ignazio Marino
Ci avevano provato anche con Romano Prodi. Ed inventarono lo scandalo Telecom-Serbia. Adesso tocca ad Ignazio Marino. Per iniziativa de "il Foglio" diretto da Giuliano Ferrara. Ma chi c'è dietro di lui? Chi gli passa il materiale da pubblicare?
La risposta politica è riassunta da Antonella Rampino sulla "Stampa" di stamani: "Marino ha il difetto essenziale di non essere né antiabortista né un ateo devoto".
La risposta "pratica" è semplice. Come sempre, siamo davanti ad un caso pseudo-giudiziario che mira a distruggere una reputazione (non tutelata da nessun "lodo Alfano"). Ovvero ad annientare un uomo politico che dev'essere considerato molto importante, se è fatto oggetto di simili aggressioni giornalistiche. Lui ha chiarito tutto, ma gli avversari insistono anche girando a vuoto. Per lanciare gli schizzi di fango, non si può far altro che così.
Lo scenario è quello consueto che si è visto tante volte e da tanto, troppo tempo in Italia. Ladri puttane e spie salgono sul palcoscenico e recitano il loro copione di autore "ignoto". Ferrara non c'entra, è il vecchio puritano comunista che vive in lui, a risvegliarsi ogni tanto.
Ladri di documenti che cercano non gloria personale, ma infamia per altri. Puttane che si vedono magari proposte per un seggio al parlamento europeo. E spie che grazie ai primi ed in compagnia delle seconde giocano bellamente il loro ruolo per guastare lo scenario politico italiano.
Debbono aver davvero paura di Ignazio Marino, se si agitano tanto. Senza pudore.
ARCHIVIO:
1. La moglie di Cesare (30.08.2008)
2. Contro Prodi finti scandali (28.10.2006)
3. Sismi, servi...zietti segreti (07.07.2006)

23.07.2009
Parole finte
"La crisi si è sfogata". Beh, la crisi economica non è come una persona isterica che, tipo pentola a pressione, facendo uscire il vapore si scarica ed è a posto.
Le parole di Berlusconi sull'inevitabile ripresa, usate ieri in un'occasione ufficiale, contrastano con l'allarme del Cnel: 500 mila posti a rischio entro l'anno.
Parole finte, le sue, non per convincere, ma per illudere. In un momento in cui il presidente del Consiglio è stato costretto a fare una retromarcia sulle sue faccende private con quella battuta sul suo non essere santo.
Nessuno, tranne pochi o molti fanatici seguaci della "setta", aveva mai avuto un dubbio su quel particolare. Rivelato ieri alle folle festanti per spiegare che soltanto certi cronisti dalla testa dura si erano illusi sul suo conto.
Parole vere sono invece quelle, preoccupate e preoccupanti (non per colpa sua) di Dario Franceschini.
Intervistato dal "Corriere della Sera" di oggi, ha detto cose che combaciano con i dati Cnel: in autunno si prospetta una "situazione esplosiva dal punto sociale". Con deficit, spesa pubblica, debito pubblico in aumento. E soprattutto tanta disoccupazione. Decine di migliaia di lavoratori senza salario e senza ammortizzatori sociali.
L'Illuminato che santo non è, invita tutti a spendere ed a viaggiare. Parole finte. Forse un giorno se ne accorgerà, come per le storie intime denunciate da sua moglie. Con una differenza. Che quelle storie sono relative ad un bene suo personale, la dignità. Mentre la miseria diffusa tra la gente è un dramma collettivo serio che non ammette ironie.

23.07.2009
Stupro, balla razzista
Ha avuto ragione il sindaco di Rimini. Lo stupro dell'olandesina compiuto da due africani, è una balla. Oltretutto razzista. Il guaio è che essa è stata fatta circolare prima che i fatti fossero accertati nella loro realtà.
Il sindaco aveva sostenuto ieri: "...nel caso in cui l’episodio si sgonfiasse, sarebbero opportune parole chiare da parte della Prefettura di Rimini". Le aspettiamo anche noi. Ricordando tristemente che proprio da Rimini tanti anni fa prese avvio la tragedia che ha un nome noto a tutti, "la banda dell'Uno bianca" con cinque poliziotti che uccisero 24 persone, tra cui un tunisino, Fathi Ben Massen, alla discoteca Blue Line di Rimini, frequentata da extracomunitari. Era il 19 dicembre 1990.
Al proposito, rimando ad un mio testo scaricabile liberamente, dove appare il brano che riporto di seguito.
Al racket è legata una vicenda di cronaca nera del 3 ottobre 1987, con il ferimento di tre poliziotti: Antonio Mosca (39 anni), Luigi Cenci (25) ed Addolorata Di Campi (22). Mosca muore nel 1989 in seguito a quelle lesioni. Si scoprirà che l’episodio reca la firma della banda della "Uno bianca": 103 delitti, 24 morti dal 1987 al 1994, con autori sei banditi di cui cinque poliziotti. Tre sono i fratelli verucchiesi Savi: Roberto (capo-pattuglia a Bologna), Fabio (camionista ma aspirante agente di Pubblica sicurezza) ed Alberto in servizio al Commissariato di Rimini. (Forcellini 1995, pp. 9-13) Il sostituto procuratore di Rimini Roberto Sapio fu «il primo a sostenere (non creduto)» che la banda fosse composta di gente in divisa, mentre a Bologna grazie ad alcuni pentiti s’incolpavano e condannavano 32 malavitosi catanesi, o si tiravano in ballo noti camorristi (Provvisionato 2003, p. 236). Dopo la rapina della stessa banda alla Coop delle Celle (31 gennaio 1988) con una guardia privata uccisa, il questore di Forlì rassicura la città: Rimini non è Palermo.
Una sintesi si trova in questa pagina:
1996. Attenzione puntata ancora sul processo ai fratelli Savi. Fabio accusa la ex amante, Eva Mikula: ha fatto la nostra cassiera, dice, ci ha accompagnato nei sopralluoghi e ha guidato le auto nelle fughe. La Mikula viene quindi accusata di alcune rapine. Ma se la caverà, come succede anche a Pesaro dove l’imputazione riguarda il concorso in omicidio. Unica condanna, quella del tribunale bolognese dei minorenni: un anno e due mesi per aver fatto da interprete tra i Savi ed un trafficante ungherese d’armi.
Un testimone, ex ispettore di Polizia, rivela di aver saputo da Alberto Savi che dietro la loro banda c’erano i servizi segreti. Lyubisa "Manolo" Urbanovic , del quale ci siamo occupati nelle cronache del 1990, sostiene di esser stato liberato dal carcere di Rimini in quell’anno, grazie all’aiuto dei poliziotti della "Uno bianca".
Il processo riminese alla banda dei Savi si conclude con la condanna all’ergastolo per tutti i tre fratelli, e tredici anni per Pietro Gugliotta.

22.07.2009
Di Pietro ha ragione
Ha ragione Di Pietro. Il presidente Napolitano (circa il pacchetto sicurezza) avrebbe dovuto inviare un messaggio alle Camere, non una lettera privata ad alcune cariche dello Stato tra cui i presidenti dei due rami del parlamento.
L'odierna lettera aperta di Di Pietro a Napolitano, gira attorno a questo tema. Ed ogni altra considerazione (tipo: si rispetti il capo dello Stato, non si polemizzi con lui), non ha alcun valore. Soprattutto perché c'è di mezzo il "lodo Alfano".
Nello scorso febbraio, ci siamo permessi di scrivere: "Napolitano ha abbandonato quella linea di prudenza istituzionale che gli era apparsa necessaria in vista del traguardo delle riforme condivise. Davanti al ripetersi di un contrasto insanabile con palazzo Chigi, Napolitano non poteva aderire ad un decreto che non riguarda questioni politiche come il "lodo Alfano", ma ben più delicate e sottili questioni giuridiche...".
Aggiungevamo che Carlo Federico Grosso aveva scritto nel luglio 2008 sulla "Stampa" parole profetiche: "Di mediazione in mediazione, il quadro delle riforme compiute o in gestazione [...] è comunque desolante. Si è trasformato il presidente del Consiglio in una sorta di Principe liberato, sia pure a termine, dalle normali, doverose, responsabilità giudiziarie...".
Il 27 settembre scorso, sotto il titolo di "Lodo Collodi", segnalavamo: "L'art. 1 è uguale all'art. 1 comma 2 del "lodo Schifani" (2003) dichiarato incostituzionale dalla Suprema Corte nel 2004." A questa obiezione sollevata da molti cittadini, il Colle non ha mai dato risposta.
Di Pietro ha ragione poi quando chiede una risposta "nel merito". Le parole usate da Napolitano il 20 luglio, in riferimento all'osservazione del leader dell'Idv di usare la piuma d'oca per difendere la Costituzione, era stata forte: "Sempre meglio di un vano rotear di scimitarra".
Così come il suggerimento si andare a leggere "Lo scrittoio del presidente" di Luigi Einaudi.
Dato che anche per le norme di Diritto valgono i contesti, è proprio l'antefatto del "lodo Alfano" che inquieta molti che, pur conoscendo bene la Costituzione, si sentono rinfacciare dal capo dello Stato di averla compresa poco.
La maledizione politica di questa legislatura si chiama "lodo Alfano", senza di esso la questione della lettera di Napolitano sul pacchetto sicurezza avrebbe avuto un altro senso. Appunto, come si diceva, quello che conta è il contesto in cui collocare, leggere, interpretare una norma. Che d'altro canto è molto semplice. La ripetiamo. Art. 74 della Costituzione: "Il presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con un messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione".
ARCHIVIO:
1. La mossa, 16 luglio 2009
2. Senza precedenti, 17 luglio 2009
3. Scalfari e Napolitano, 19 luglio 2009

22.07.2009
Stupro. Sindaco: tutto vero?
"Stuprata da due magrebini sulla spiaggia di Marebello" intitola il "Carlino" on line. Il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli ha i suoi dubbi sul fatto. Questa la sua dichiarazione ufficiale diramata alla stampa alle 13.13:
“Sono tanti, troppi i lati oscuri della vicenda riferita oggi con grande enfasi dagli organi d’informazione locali in merito alla presunta violenza sessuale di due extracomunitari ai danni di una turista olandese. Pur con l’obbligatorio beneficio d’inventario da attribuire a una indagine tuttora in corso, dai riscontri di queste ore stanno emergendo parecchi elementi incongrui che mettono in fortissima discussione l’attendibilità della notizia così come oggi riportata dalla stampa.
Ripeto, siamo davanti a un’inchiesta grave, delicatissima e soprattutto ancora aperta e dunque ogni parola va soppesata mille volte. Ma dico subito che se si trattasse di un fatto privo di sostanziali riscontri, l’Amministrazione Comunale di Rimini- a tutela della Città e dei suoi cittadini- chiederebbe conto per vie ufficiali della fretta superficiale con la quale chi ha precise responsabilità nei confronti della comunità riminese diffonde agli organi d’informazione notizie non ancora complete e ambigue in troppe parti.
Qui non si tratta solo di immagine turistica che, allorché si propagano fatti del genere, viene indubbiamente lesionata; qui c’è una questione più profonda e che riguarda il ruolo e la responsabilità di coloro i quali hanno come primo compito la verifica puntuale e completa dei fatti (soprattutto fatti di tale gravità) prima della loro divulgazione. Io credo che, nel caso in cui l’episodio si sgonfiasse, sarebbero opportune parole chiare da parte della Prefettura di Rimini, in modo da riportare la vicenda nel corretto alveo, e dando a tutti- Istituzioni, operatori dell’informazione, cittadini- la possibilità di intervenire con cognizione di causa. No, non voglio esprimere giudizi prima del dovuto: attendo le risultanze dell’indagine, appunto. Quello che dovrebbero fare un po’ tutti.
Detto questo, mi permetto un passaggio un po’ più generale sul problema dell’ordine pubblico a Marebello, specie nelle ore notturne. L’attenzione delle forze dell’ordine e delle Istituzioni deve essere ancora più focalizzata su quest’area, con servizi specifici e attività di intelligence ficcante. La segnalazioni che ci giungono dai residenti dipingono un quadro non tranquillizzante per la soluzione del quale ho già chiesto l’intervento del signor Questore”

21.07.2009
Blogger GB, niente n.n.
In Gran Bretagna i blogger non possono essere anonimi, spiega Paola Piacenza su "Io donna", supplemento del sabato (18.7) del "Corriere della Sera": "L'alta corte di giustizia ha emesso una sentenza che, vietando l'anonimato di un blogger (un poliziotto del Lancashire che aveva rivelato dettagli di alcune indagini in corso), ha creato giurisprudenza".
Lasciamo stare la questione del poliziotto inglese, su cui non possediamo altre informazioni.
Parliamo in generale. Sono contrario all'anonimato dei blogger.
Nei giornali vige la regola della "lettera firmata" che è una garanzia doppia. Per il giornale, che conosce l'identità del mittente. E per quest'ultimo, se ha da raccontare cose che possono rovignargli la vita.
Ci sono lettori che mi scrivono mail, pubblico senza firma i loro commenti, ma io gestore del blog so di chi si tratta. Tutto a posto, dunque.
Quella che non approvo è la forma di anonimato dei gestori. Anziché fare i gaglioffi inviando commenti, potrebbero scrivere una mail riservata, dicendo la loro opinione. Ma questo non fanno perché vogliono soltanto offendere chi non la pensa come loro.
Pensano di divertirsi e di essere intelligenti. Sono mezzecalzette senza dignità.

20.07.2009
Se Rimini affoga
Se Rimini affoga al punto che il quotidiano locale più vicino all'amministrazione comunale intitola "L'angoscia di Marina Centro", che resta da dire?
E poi sotto: "I problemi: criminalità, degrado, parcheggi e traffico". Due pagine di lamentazioni. Due esempi: alcuni commercianti pagano una guardia privata dalle 21 alle 23, in viale Vespucci, il cuore antico della Marina riminese.
Il titolare di una ferramenta racconta: ci sono clienti d'albergo costretti a comprarsi di tasca loro il tappo del lavandino del bagno o il tubo per la doccia.
Il 14 luglio ho pubblicato un post extravagante (ovvero non numerato) sul blog della "Stampa", intitolandolo "Notte rosa, giorni neri".
Riprendevo dallo stesso quotidiano alcune notizie di cronaca: "Ieri a Rimini quattro tra rapine e scippi. Una turista di 82 anni, gettata a terra alle 17 a Marina Centro da chi le ha strappato la borsa, "si rompe la testa". Due ospiti belgi, una commerciante e tre carabinieri sono le altre persone finite al pronto soccorso ospedaliero. I belgi sono stati colpiti da un clandestino marocchino che mirava al loro cellulare. Una coppia di tarantini 23enni è stata derubata da due nordafricani, di cellulare e soldi (oltre 150 euro). Una romena di 29 anni ha preso a calci una commerciante per non pagare la merce, e poi i tre carabinieri giunti in soccorso della titolare del negozio".
Avevo ricevuto un commento della scrittrice concittadina Anna Rosa Balducci che anticipava il panorama che oggi si legge sul "Corriere Romagna", per Marina Centro, concludendo: "Costruita sui due poli degli 'eventi' eccezionali e dei congressi, l'immagine di Rimini lentamente muore".
Che resta da dire, appunto? La settimana scorsa l'amministrazione comunale ha reso noti i compensi dei suoi dirigenti (trenta in tutto per circa 2,3 milioni all'anno).
I settori più coinvolti nell'immagine turistica, quelli di turismo e cultura, comprendono cinque titolari per un totale di oltre 365 mila euro... Ovvero 700 milioni di lire e passa. Se l'economia di Rimini affoga, qualche buon salvagente c'è: in esclusiva, fra i dirigenti comunali.
Post scriptum. Al momento di pubblicare il post, mi giunge da un assiduo lettore una mail con questo commento: "Non lamentiamoci del degrado dell'antica capitale del turismo europeo, dopo anni di propaganda a base di slogan e di fuochi d'artificio tipo notte rosa, capodanno del turismo romagnolo. I nostri politici per stare a galla si sono accontentati di spartire tra loro la torta, opposizione e maggioranza (con qualche voce di dissenso) si sono trattate bene. Guardiamo a come è stata ridotta la città sotto il profilo urbanistico, mentre si fanno chiacchiere chiacchiere e chiacchiere a non finire... Tutto quello che il Corriere Romagna di oggi racconta è fuori discussione. Ma dietro che cosa c'è? C'è una classe dirigente della sinistra che per stare tranquilla ha pagato un forte tributo alla vivibilità di Rimini. Gli effetti arrivano, sono sotto gli occhi di tutti. Eleviamo a simbolo della Rimini sfasciata il seminario vescovile. Cinquant'anni fa rovinò il paesaggio verso le colline. Adesso il Comune lo ha affittato pagando non so quanti milioni alla Curia per trent'anni..."
Rispondo in breve. Quasi due anni fa scrissi fa scrissi: "Quando un assessore fatto mettere in giunta dal vescovo (che aveva fatto ritirare il candidato dell'opposizione di centro-destra perché troppo cattolico e quindi si sarebbe messo in concorrenza con la curia che appoggiava il centro sinistra), quando un assessore di giunta di centro-sinistra come prima grande operazione fa affittare dalla curia al Comune il vecchio seminario per 12 milioni di euro in 30 anni (oltre venti miliardi di lire!), beh, la mia fiducia nelle persone che dovrebbero applicare e rispettare i valori cristiani cala di molto".

19.07.2009
Scalfari e Napolitano
Eugenio Scalfari nella consueta omelia domenicale su "Repubblica", allontana dalla figura del presidente Napolitano ogni ombra di dubbio. Usa un po' di incenso nel rito propiziatorio, ottenendo però l'involontario effetto di creare una nube di confusione attorno al tema.
Napolitano ha manifestato "perplessità e preoccupazioni" circa il pacchetto sicurezza che poi ha regolarmente firmato, facendolo diventare legge dello Stato. Ma auspicando in cuor suo che in futuro sia modificato.
Scalfari oggi spiega che nella lettera di Napolitano non c'è nessuna "irritualità". Perché il capo di Stato non poteva non firmare la legge: "Il potere di rinvio alle Camere ... è previsto in caso di mancata copertura finanziaria ... e di altre palesi forme di incostituzionalità. Palesi, poiché se tali non fossero spetterebbe alla Corte ... aprire un'indagine...".
Le cose sono molto più semplici. Art. 74 della Costituzione: "Il presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con un messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione". Stop.
Le motivazioni da usare per un (non inviato) messaggio alle Camere, Napolitano le ha spedite invece agli interessati, dopo aver promulgato la legge. Perché, non si sa.
Ci siamo permessi di scrivere qui sopra che "il messaggio di Napolitano rischia di creare soltanto confusione", e non è un "passo avanti in direzione del presidenzialismo", come invece ritiene Marcello Sorgi.
Anche dopo le (non) spiegazioni di Scalfari, ripetiamo che si tratta di "un fatto inedito e non vincolante per nessuno".
Per maggior chiarezza, aggiungiamo che è un episodio destinato soltanto a creare equivoci.
Come dimostra il tiro alla fune in cui Bossi dichiara che la lettera di Napolitano è ottima perché sottolinea la centralità del parlamento.
Tutto il resto che è accaduto attorno a quel messaggio, è soltanto un'esagerazione della sinistra, ha aggiunto il leader della Lega.
Ovvero le idee ed i suggerimenti di Napolitano non contano nulla per il governo. E Bossi ha parlato anche a nome di Maroni.
Non era questo l'obiettivo che il capo dello Stato si era prefisso.

19.07.2009
Tromboni e trombette
Pure Sergio Zavoli si mette ad elogiare la spartizione politica delle poltrone del sistema radio-televisivo pubblico (detto per le persone coltivate: "spoil system"): "un criterio lecito e persino salutare", ha dichiarato in pompa magna.
Lui che ha una lunga esperienza ed un'ottima carriera alle spalle, non ricorda più quanti cretini sono finiti fra le fitte schiere della Rai soltanto per pedate politiche.
Ero un ragazzo (senza via Gluck) quando un viveur cittadino, corrispondente del quotidiano fascista, riuscì a farsi assumere dal suo giornale con un colpo di genio.
Accostò a San Marino uno dei due capi di Stato che contemporaneamente reggono quell'antica Repubblica (ed infatti li chiamano "Capitani Reggenti", o più semplicemente "Reggenti": creando oggi un imbarazzo linguistico alla ministra Brambilla che pensa alle sue calze, sentendo la seconda parola, il semplice aggettivo).
Lo accostò e gli buttò sulla faccia un grido soffocato dall'emozione e dall'orgoglio di aspirante giornalista: "Pataca".
Il termine esclusivamente romagnolo vuol dir tutto, dal senso affettuoso di "povero pataca" a quello severo e felliniano per lo zio "pataca", ovvero traditore (in "Amarcord", procura al cognato miscredente in politica, una dose di olio di ricino da parte di camerati ligi al verbo fascista).
Il corrispondente fu incarcerato e poi citato dal giornale radio delle tredici.
Qualche anno dopo, opportunamente riciclato, quando a dirigere il tg c'era Enzo Biagi, che a Rimini trascorreva lavorando le sue vacanze, il cronista fascista finì alla Rai. Iniziando una brillante carriera che il "manuale Cencelli" dei maligni attribuiva all'iscrizione al partito socialista.
Lo stesso Biagi riassumeva: fra quattro giornalisti della Rai, uno è democristiano, uno comunista, uno socialista ed uno bravo.
A Zavoli piace ancora questo sistema. A noi sembra migliore il tg privato di Canale 5, diretto da Mimun e con unico referente (azionario e politico assieme) il capo del governo, piuttosto che il Tg2 o il Tg1. Che hanno come referente (semplicemente politico) lo stesso capo del governo.
Per carità di patria, non citiamo il Tg3, dopo la notizia sui "quattro gatti" alle udienze papali. Non era una notizia. Era uno scherzo. Ma l'informazione non è fatta di scherzi. Anche se certi scherzi, come quello del dare del "pataca" ad un Capitano Reggente, mezzo secolo fa aprì un'ottima carriera.
Non fatemi pensare a che cosa potrebbe aggiungere il comico romagnolo Paolo Cevoli, magari che "la pataca" in politica bisogna darla, ovviamente riferendosi al sesso femminile, aggiungo per chi non è pratico di dialetti.
Walter Cronkite, scrive stamani sulla "Stampa" Luciana Annunziata, "non è mai diventato un trombone". Noi purtroppo abbiamo tante trombette. Capaci soltanto di precedere le processioni dei padroni del vapore.

18.07.2009
Il baule della storia
La storia è un gran baule di puttanate. Marcia su Roma? Sì, il futuro cavalier Benito Mussolini la fece in carrozza letto. Il re gli dette il governo, mentre bastava che avesse mandato quattro soldati a far bù semplicemente con la bocca, per chiuderla lì la faccenda. Gli avevano detto che le camicie nere in marcia erano più del triplo di quelle realmente partite verso la capitale. Non fu colpa dei blogger. Succedesse oggi, sarebbe colpa loro.
Il povero Petrarca, che non era nemmeno lui un blogger, scriveva all'imperatore: vieni a salvarci, pensa alla gloria ed alla grandezza dimostrata dai nostri antichi eroi, fai come loro. Lui, l'imperatore, pensava soltanto agli italiani come pecore da tosare e tassare. Gli interessava far soldi.
Come Petrarca la pensava anche Cola di Rienzo. Nato male e finito peggio. Sua madre Maddalena, tanto per vantarsi, diceva che Cola era figlio illegittimo, pensate un po' di chi, addirittura dell'imperatore Enrico VII sceso nell'Urbe nel 1312 per farsi incoronare. Proprio nove mesi prima della nascita del rivoluzionario fanciullo.
Che cresciuto a cibo sano nella pensioncina ad una stella del padre Lorenzo, e a buone letture (le stesse del Petrarca, con gli stessi innamoramenti verso la grandezza degli Uomini Antichi dell'Antica Roma...), alla fine si prese una solenne fregatura.
Andò a bussare alla porta dell'imperatore Carlo IV a Praga, costui lo incarcerò e lo mandò dal papa ad Avignone. Il papa fu più magnanimo, lo rispedì a Roma. Poco dopo il rientro, il "suo" popolo, memore del grande passato e dei grandi esempi che da esso ne derivavano, appende Cola per i piedi in piazza San Marcello, e gli dà fuoco con un gran mucchio di cardi secchi.
Un cronista annotò che da quel corpo rotondo di Cola tanto grasso colava. Le ceneri furono poi disperse, perché nulla restasse di lui.
Morale della favola, la storia è piena di casini e puttanate sin dal tempo dei tempi. E perché oggi il fenomeno Grillo dev'essere liquidato come "l'idolo di una piccola minoranza che si sente il centro buono del mondo: la classica malattia dei drogati di Internet che sopravvalutano la Rete"?
La citazione è del "Grande Gram"(ellini), da "La Stampa" del 18.7.2009.
Non mi piace Grillo, ma neppure sentir parlare dei blogger come "drogati". Un "liberale all'antica", come Gramellini si considera, ha giustamente "un po' paura" di Grillo e di Di Pietro.
Da "liberale all'antica" anagraficamente più stagionato, sto con lui: ma carissimo Gramellini, non sono i blogger (presunti "drogati di Internet") a rovinare il mondo.
Basta ed avanza l'uomo (qualunque) per fare puttanate e casini senza il web. La Bibbia racconta che anche il Padreterno ebbe i suoi dubbi, davanti all'operato delle sue creature, e si pentì di averle messe nel mondo.

17.07.2009
Senza precedenti
Le agenzie di stampa ieri hanno ricostruito i "precedenti" della lettera di Napolitano a governo e presidenti dei due rami del parlamento sul "pacchetto sicurezza".
Ma la lettera in oggetto è senza precedenti specifici, ovvero uguali oppure analoghi.
Napolitano vi esprime "perplessità e preoccupazioni" sopra questioni normative. Ed auspica una "rinnovata riflessione". Tutto ciò non era mai avvenuto nei "precedenti" che elenchiamo.
1. Caso Ciampi, 15 giugno 2002: chiede "spiegazioni a proposito della costituzione di una società denominata Patrimonio Spa, a cui il governo intendeva demandare i beni culturali e paesaggistici di proprietà del demanio, affinché venissero valorizzati anche economicamente".
Risposta di Berlusconi, dopo 17 giorni: "Desidero ringraziarla per la sua lettera del 15 giugno scorso e per le osservazioni che pienamente condivido". Con la conferma dell'impegno del governo, "affinché la Patrimonio dello Stato Spa operi nel pieno rispetto delle caratteristiche giuridiche, dei vincoli legali e sostanziali, nonché dell'intero sistema di tutele esistente sui beni pubblici". (Fonte: R. Masci, Stampa, 3.7.2002)
Commento di Maria Novella De Luca di "Repubblica": "In realtà, pur fornendo assicurazioni sulla non 'alienabilità' dei gioielli d' Italia, Berlusconi ribadisce in più punti che legge così è e così resta".
2. Napolitano, 24.6.2008. Nota ufficiale del Quirinale: non abusate dei decreti-legge.
3. Napolitano, 6 febbraio 2009, "in una lettera al premier Berlusconi, Napolitano esprime contrarietà al ventilato decreto sul caso di Eluana Englaro. Il Consiglio dei ministri approva il no alla sospensione di alimentazione e idratazione e il presidente ritiene di non poter procedere all'emanazione" (fonte M. Breda, "Corriere della Sera", 18.04.2009).
Il 7 febbraio 2009, su "Repubblica", appare un articolo di Stefano Rodotà sul tema, in cui si legge: "Ispirandosi al principio della "leale collaborazione" tra gli organi dello Stato, Giorgio Napolitano aveva nei giorni scorsi manifestato al governo le sue perplessità su un decreto che, rendendo impossibile l' esecuzione di una decisione della magistratura, si esponeva evidentemente al rischio dell' incostituzionalità".
4. 16 febbraio 2009: Napolitano esprime al governo le sue riserve di costituzionalità sulle ronde nel decreto sicurezza. Il 20 il governo vara il provvedimento e il capo dello Stato puntualizza «l' autonoma ed esclusiva responsabilità del governo» (fonte, Breda, cit.). Nel frattempo Napolitano ha inviato suggerimenti per correggere il testo in elaborazione: fonte "Stampa", 20.2.2009: "considerando anche i moniti del Quirinale, il capitolo sulle ronde è stato riscritto per l'ennesima volta".
5. 24 marzo 2009. Napolitano, in una lettera al premier, fa riferimento alla necessità di tener conto del parere delle Regioni sul piano casa (fonte, Breda, cit.).
6. 9 aprile 2009, Napolitano invia una lettera a Berlusconi, Schifani, Fini e Tremonti: basta ai "decreti legge omnibus".

17.07.2009
Abbagli de "il Ponte"
In una pagina speciale pubblicata da un settimanale locale, "il Ponte", si parla di un archeologo francese vissuto tra 1804 e 1867. Poi si precisa nel testo ed in un sottotitolo che fu presente nella città di Rimini dal 1843 al 1934!!!
Vorrei sapere come mai non si controlla nulla di nulla, prima di "chiudere" una pagina, e si fa sopravvivere per molti decenni un tizio ufficialmente scomparso.
Mi spiace rivolgere questa critica agli amici del "Ponte", testata a cui ho collaborato per 25 (venticinque) anni dal settembre 1982 al settembre 2007. Quando lasciai, perché:
1) mi era stato sottratto il settore culturale, che doveva passare sotto la superiore sorveglianza e vigilanza dell'Istituto teologico diocesano, anche se si parlava semplicemente della sagra dello stracchino e della piada farcita con patata lessata;
2) mi fu "vietata" la pagina storica che curavo settimanalmente, quando c'era da parlare di un testo curato dal parente famoso di un prelato influente nella gerarchia ecclesiastica cittadina.
Adesso non ostante la stretta sorveglianza e rigorosa vigilanza dei teologi ufficiali, si prendono simili abbagli.

16.07.2009
Brave signore
Due grandi giornaliste italiane scrivono sulla "Stampa", relegate in angolini da rubrica fissa, mai senza un onore di prima pagina. Sono Lietta Tornabuoni ed Alessandra Comazzi.
Oggi le due brave signore trattano di attualità con pungenti osservazioni. L'argomento che accomuna i loro testi odierni, è la crisi della nostra società.
Si va dall'esame della pubblicità televisiva di Alessandra Comazzi ("Donne incontinenti. E puzzano") a quello della "Scuola ignorante" e reazionaria, dove si riversano "pensieri antiquati, conservatori, formulati da gente incolta che odia le società contemporanee".
Anche Alessandra Comazzi la butta giustamente sul versante politico: "Non pensano alle incontinenze maritali?. Ah, già, gli uomini sono sempre virili, l'esempio viene dall'alto".
E' vero, sempre comunque dovunque: l'esempio viene dall'alto. Da dove pontificano che nella vita e nella scuola è finito il Sessantotto: "sfido, son passati oltre quarant'anni", scrive Lietta Tornabuoni. Che conclude parlando di "devastazione culturale del nostro Paese".
Le rubriche odierne delle due brave, bravissime signore, meritano un ampio risalto che purtroppo non hanno perché manifestano opinioni molto controcorrente. Comunque, diciamo loro grazie per aver scritto quei due testi sul numero odierno.

16.07.2009
La mossa
E' una mossa presidenzialista, come pensa Marcello Sorgi sulla "Stampa" di oggi? Il capo dello Stato Napolitano promulga una legge che non gli "piace", il cosiddetto "pacchetto sicurezza". E poi scrive al governo manifestando le sue "perplessità" su alcune norme contenute in essa.
Accade per la prima volta. Ecco perché Sorgi conclude il suo editoriale sostenendo che è "passo avanti in direzione del presidenzialismo".
Si potrebbe essere d'accordo con Sorgi se il messaggio di Napolitano al governo (presidente del Consiglio, ministri degli Interni e della Giustizia), ed ai presidenti dei due rami del Parlamento, fosse un atto innovativo con inevitabili conseguenze pratiche. E soprattutto se fosse un gesto rituale, ovvero previsto dalla Costituzione.
No, è un fatto inedito e non vincolante per nessuno. Il governo può ascoltare, oppure restare sordo facendo finta di aver udito le parole del presidente. I cui "avversari" potrebbero persino qualificarlo come una bizzarria. I suoi sostenitori non hanno materia di diritto costituzionale a cui attingere e con cui giustificare l'inedito messaggio al Paese, attraverso i suoi rappresentati ed i suoi governanti.
Dunque? Non resta che affidarsi alle sensazioni, tutte lecite beninteso, ma non in grado di trasformarsi in opinioni giuridicamente formate e fondate. Più che un "passo avanti in direzione del presidenzialismo", il messaggio di Napolitano rischia di creare soltanto confusione.
Il presidente del Consiglio ha sempre dichiarato di non voler dialogare con "questa" opposizione. Non pare disposto a dialogare neppure con Napolitano. Infatti il "retroscena" sulla "Stampa" di oggi reca il titolo: "Ma Palazzo Chigi non ci sta".
Più che mossa "presidenzialista", sembra una pericolosa retromarcia rispetto allo spirito ed alla lettera della Costituzione. Di cui sinceramente non si sentiva il bisogno.

14.07.2009
Grillo talpa
Terribile sfottò di Altan a proposito di Grillo che vuole entrare nel Pd, e candidarsi alla sua segreteria. Nella vignetta di "Repubblica", Altan raffigura due omini nella sede del partito: "C'è uno che vuole infiltrarsi", dice il primo. Al che l'altro risponde: "Prendere il numerino e fare la coda".
Ma Grillo non ha il fisico del ruolo per fare la talpa. A favore di che o di chi? Il comico genovese da qualche tempo ha la fissa della politica, e non dice cose grezze o sbagliate. Anzi, spesso sono cose che rispondono al vero, bisogna riconoscerlo obiettivamente, anche se la sua battaglia è più pubblicitaria che politica.
Grillo è il primo a non credere nella politica. Per fargli un dispetto, mandatelo soltanto per poche ore con un salvacondotto medievale, a presiedere non dico la Repubblica o il governo, ma un consiglio comunale. Scommettiamo che gli verrebbe da ridire, e se ne scapperebbe a gambe levate.
Il perché è semplice: tra il dire ed il fare c'è sempre di mezzo il mare. Il giochino del "se fossi" dura poco. Ha sbagliato Bersani (vittima di qualche complotto di avversi numi) a sognare un partito organizzato come una bocciofila. Ma questo non autorizza a credere che chi lava i pavimenti sia in grado di fare pure una lavanda gastrica.
Grillo è nato oppositore. Cerca soltanto di prendere per i fondelli l'intera classe dirigente del Pd. Uno sport troppo facile per essere intelligente. Non per difendere certe situazioni indifendibili, ma perché demolire significa anche saper costruire.
I comici sono dei formidabili demolitori. Ma più di così non sanno e non possono fare. Ad ognuno il suo ruolo. Soprattutto perché certi politici italiani (sia detto in orizzonte bipartisan) più che far ridere fanno piangere.

12.07.2009
E' reato meravigliarsi?
E' reato meravigliarsi per una sentenza relativa a fatti del 1996? Quando un giovane di venti anni si arma di coltello da cucina, bussa alla porta della vicina di casa, la butta a terra e le salta addosso, e la poveretta è salvata soltanto dal proprio bimbo di dieci anni che tira per i capelli l'aggressore. (Come leggiamo sulla "Stampa" di oggi, pagina, 8, "Retroscena".)
L'aggressore fu prosciolto "dalle accuse sulla base di una perizia che aveva dichiarato l'imputato incapace di intendere e di volere" per il preciso momento in cui aveva scelto il coltello, bussato alla porta della vicina, tentato di violentarla, eccetera.
Un momento alquanto lungo, a rigor di logica. Ma tant'è.
In questi giorni, in casa di quel signore prosciolto per i fatti del 1996, i poliziotti hanno trovato degli appunti riportati integralmente da Fiorenza Sarzanini sul "Corriere della Sera" di stamani. In essi al punto primo si legge: "Annullamento degli impulsi malefici e dannosi". Ed all'ultimo, l'ottavo: "Carriera politica, serio successo per la comunità".
Nulla possiamo immaginare circa l'"Annullamento degli impulsi malefici e dannosi" (stando soprattutto alla cronaca giudiziaria delle ultime ore), ma esiste la certezza indiscutibile circa la "Carriera politica, serio successo per la comunità".
L'unico politico che si è permesso di criticare l'affidamento di un circolo del Pd al signore prosciolto per quei fatti del 1996, è stato il prof. Ignazio Marino. Uno scienziato. Tutti gli altri suoi colleghi di prestigio, che scienziati non sono a quanto presumiamo di sapere, gliene hanno dette di cotte e di crude. Perché credono ciecamente in quell'ottavo punto, "Carriera politica, serio successo per la comunità". In base al quale tutto è giustificato.
Manca soltanto qualche dotta citazione di enciclica papale, contro il prof. Marino, ma non illudetevi: arriverà.

11.07.2009
Che tempo fa
Conformismo, opportunismo e furbizia. Questo, e soltanto questo, passa oggi il convento della politica, segna il barometro della società italiana?
"Eppure, ignorata dai media e lontana dai riflettori, esiste un'Italia diversa". Quella di chi fa semplicemente il proprio dovere. Parole di Dario Franceschini in una lettera aperta al direttore del "Corriere della Sera", a proposito di Giorgio Ambrosoli, ovvero "il coraggio di un eroe borghese".
Caro Franceschini, non so se sarai il prossimo segretario del Pd, ma sia tu sia Bersani sia Marino siete persone degne e capaci di articolare razionalmente un discorso. Il problema è che il vostro partito si è dimostrato intollerante verso chi pur votando per voi vi ha rivolto legittime osservazioni e lecite critiche in pubblico, o nei giornali o sui blog.
Spiegatelo, voi tre assieme, che non basta discutere nei circoli, che non basta garantire le carriere a personaggi imposti. Ci deve essere circolazione di idee, porgendo orecchio appunto a quell'Italia diversa, che fa il proprio dovere, e sta lontana dai riflettori. Quell'Italia che non è ignorata soltanto dai media, ma anche dal vostro partito. Perché non ha la tessera di un vostro circolo.
Alle ultime provinciali ho votato per il vostro candidato, una persona seria ed onesta. Proviene da una precedente esperienza amministrativa dove si è fatto le ossa, e dove non può non aver visto tanti scambi di favori con l'opposizione, seguendo quel modello (tante volte evocato dal sottoscritto) per cui l'opposizione locale che governa a Roma, qui vive meglio dov'è piuttosto che occupare i seggi di maggioranza in Comune.
Per aver scritto queste cose, certi amici del Pd di vecchia o recente conoscenza fingono di non vedermi quando m'incrociano per strada.
"Amore mi mosse che mi fa parlare", lo posso fare data la mia vecchiaia. Non pretendo il saluto altrui. Caro Franceschini, mi piacerebbe soltanto che davvero il tuo partito si battesse per quell'Italia diversa di cui hai scritto stamani sul "Corriere". Auguri a voi, perché sono auguri per noi ed i vostri figli.

10.07.2009
Alma gnocca studiorum
Gli anni passano, le mamme invecchiano, e le università ringiovaniscono. Almeno in Romagna. Dove le quattro sedi collegate all'Alma mater studiorum di Bologna, sono reclamizzate in questi giorni da un manifesto che ha preso alla lettera la definizione di "corpo accademico". Infatti raffigura fanciulle in tutina bianca e slip nero, e con il nome di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini stampato sul cuore (nessuno, per amor di cultura e rispetto della tradizione, osa pensare che sia impresso sul petto). Il tutto sotto la sigla delle "fantastiche quattro" sedi romagnole, "il massimo per i tuoi studi universitari".
Da Bologna protestano: "sdegno e sconcerto" ha manifestato la prof. Maria Serena Piretti, storica, perché sono stati usati "gli stessi stereotipi della donna-oggetto con cui vengono messe sul mercato le pubblicità di ogni tipo di prodotto".
La denuncia è arrivata in Senato accademico, con la giurista Carla Faralli: questa pubblicità è "estremamente lesiva di ciò che in Romagna si fa, che svilisce un’esperienza molto positiva sfruttando il prototipo delle veline che, soprattutto in questo momento, è estremamente negativo".
Gli sponsor privati che finanziano la campagna si giustificano con Piero Gallina: "Contesto chi dice che quei manifesti siano sessisti e volgari, sono quattro ragazze vestitissime, non si sfrutta il corpo femminile ma si rappresentano quattro città".
Risponde il pro-rettore riminese, Giorgio Cantelli Forti: "Quel gruppetto non c’entra con la cultura".
Morale della favola. Dall'Alma mater si è passati all'Alma gnocca. Un segno dei tempi. Sotto la protezione del fellinismo imperante su tutta la costa e l'entroterra, ma con la derisione dei comici come Giocobazzi. Il quale ha in repertorio un passo ormai celebre: "Voi non sapete che cosa possa fare un romagnolo per la gnocca".
Il fatto è che c'è poco da ridere quando a fare i comici si mettono le persone serie come i finanziatori delle quattro sedi pubblicizzate dl manifesto.
A quella di Rimini il 22 aprile 2005 un ciclo di incontri-lezione su "Responsabilità e Successo" è stato aperto da Lapo Elkan, protagonista nell'ottobre successivo del ben noto scandalo con Patrizia, ovvero un travestito di 53 anni.

09.07.2009
Taci, l'amico ti ascolta
Telefonata di un ascoltatore alla rassegna stampa di Radio Tre, stamani: "Sono un piccolo imprenditore. Ho vinto due cause con una banca, nessun giornale locale ne vuol dar notizia".
Vecchia storia, commenta la persona che cortesemente mi trasmette la citazione. Vecchia storia perché nel suo Borgo Selvaggio, mi spiega, vige la regola del "Taci, l'amico ti ascolta".
L'amico è ovviamente il finanziatore che veste abiti da banchiere o siede autorevole in qualche fondazione bancaria, ed allora distribuisce premi sotto forma di pubblicità, a patto che nulla si dica né della banca né della connessa fondazione...
La persona che mi invia la citazione aggiunge spunti di raffinata perfidia.
Questi elemosinieri possono permettersi tutto, far non pubblicare certe notizie od obbligare a far scrivere certi Tizii od alcune Sempronie, vietando ad altri di poter collaborare a certe testate, oppure persino gestire un servizio di controllo (spionaggio, sarebbe termine da dilettanti) su quanto appare nel web, e poi magari contestare all'interessato che "per caso" si è scoperto qualcosa contro l'istituzione.
Dove quel "per caso" va tradotto come "il nostro agente all'Avana ha letto e ci ha fatto sapere".
Dove quel "nostro agente" può significare che può permettersi di tutto, divenire persino celebre come autore di lettere "anonime" pubblicate su testate che non essendo capaci di controllare la verità del contenuto epistolare, prendono cantonate da guiness dei primati, essendosi soltanto fidate della garanzia del mittente e delle sue "protezioni".
Dove (aggiunge la persona che mi invia la citazione) quel "nostro agente" può significare pure qualcosa che è più di un dipendente, o di un caro amico, uno che insomma soggiace perché la regola del "do ut des" è a "pari opportunità", e non son più tempi che certi favori i maschietti potenti li chiedevano a ragazze in buona forma, adesso maschietti che s'immaginano impotenti data l'età hanno gusti legittimamente diversi, che fanno sorridere le giovani colleghe d'ufficio. Le quali poi vanno gelosamente a sparlare in giro, "Non si salva nessuno" fra i maschi in scrivania.
Vecchia storia, aggiunge il nostro interlocutore, con una notizia quasi fresca in quel (lontano da me) Borgo Selvaggio dove nessun foglio locale ha ripreso dal "Corrierone" una notizia grossa come il Colosseo. Son partite indagini su certo credito indigeno etico per definizione in cui son coinvolte una banca, la sua fondazione e la diocesi che entrambe comprende territorialmente e spiritualmente parlando in quel Borgo Selvaggio.
Perché è presto detto, conclude l'amabile interlocutore, perché vige la regola del "Taci l'amico ti ascolta". E l'amico più è importante più mette il silenziatore alle redazioni giornalistiche. Ecco perché l'Italia è un Paese libero e democratico: anche i giornali "possono" tacere. Mica soltanto i mafiosi.

08.07.2009
Oddo Biasini
Un vecchio repubblicano, un vecchio romagnolo, se ne è andato: Oddo Biasini. Nato nel 1917 in quella Cesena conosciuta in tutto il mondo per la sua antica biblioteca malatestiana, si era laureato in Lettere e dedicato alla professione di insegnante.
Per il suo curriculum fu tre volte sottosegretario alla Pubblica istruzione (1968-1971) e due volte ministro dei Beni culturali (1980-1981).
La mente va soprattutto al vecchio mondo ormai scomparso del repubblicanesimo storico, imbevuto di mazzinianesimo sino al midollo di quei galantuomini come lui, che in politica anteponevano l'idea del dovere a qualsiasi altro progetto o programma.
"Egli univa la grande passione ideale al rigore etico, caratteristica che i repubblicani hanno ereditato dagli uomini del Risorgimento", ha detto Giorgio La Malfa, figlio di Ugo che fu protagonista del dopoguerra.
Giorgio La Malfa e molti altri con lui hanno strizzato l'occhio al centro-destra, tanto che egli è stato ministro nel governo Berlusconi III. Hanno "tradito" le loro origini, quando a sapere che cosa significa essere "voltagabbana" in Romagna, ne erano rimasti ormai ben pochi.
I vecchi repubblicani che qui hanno continuato la tradizione mazziniana oggi ricordata dallo stesso Giorgio La Malfa, non potevano sdegnarsi perché ormai sepolti al cimitero.
Ma oggi, con il ricordo luminoso di una figura di galantuomo come Biasini, c'è il rimpianto per quella sua generazione, per le sue idee, per quella Romagna che Max David nel suo "giornalaccio" sul Corriere della Sera di mezzo secolo fa, riassumeva nella battuta di un muratore che, precipitando a morte dal tetto di una casa, trovò il tempo di urlare ai compagni: "Zivil, e sla banda", civile e con la banda, il funerale beninteso.

06.07.2009
Cristiani, e basta
"Il cattolico adulto che il Papa non vuole" s'intitola un articolo di Vito Mancuso su "Repubblica" di oggi.
Scopo, contestare l'affermazione papale secondo cui per "fede adulta" s'intende l'atteggiamento "di chi non dà più ascolto alla Chiesa", e sposa "una fede fai da te" (dove quel "fai da te" è stato scritto in corsivo dal pontefice). Mancuso dimostra che tanti cattolici "adulti" del passato hanno avuto condanne ma hanno pure anticipato scelte recenti della Chiesa...
Cambio citazione. Domenica 28 giugno sul "Corriere della Sera" ha debuttato una pagina mensile di colloqui con i lettori del cardinal Carlo Maria Martini. Riproduco solamente il titolo della risposta principale, "La bugia è il male della società".
Testimoniare nella vita la propria fede, ci è sempre stato insegnato, è il fatto fondamentale. Divenuto vecchio spesso e volentieri auspico, da parte di molto clero, la celebrazione della Santa Ipocrisia. Adesso posso farmi forte del messaggio del cardinal Martini. Che è rivolto a tutti, ed è quindi politico, quel messaggio, perché tutto ciò che riguarda la vita di tutti (della "società" in cui siamo collocati) è appunto un fatto politico.
Non si tratta di essere cattolici adulti o minorenni: c'è il Vangelo con tutta la chiarezza ed il peso delle sue affermazioni. Se tutto significa esser fuori della Chiesa, possiamo rispondere che è la Chiesa (o parte di essa) che rinnega il Vangelo? Come i tanti roghi del passato documentano. Dovrebbe bastare ai cattolici di essere considerati cristiani dediti al rispetto del Vangelo. Si chiede troppo?

05.07.2009
Ci ha scritto un cretino
Ricordo una prima pagina del "Giorno" di Italo Pietra con questo titolo: "Ci scrive un cretino".
Lo faccio mio per riprodurre qui il mio testo già inserito come risposta al commento al post "Viareggio, no comment", inserito da tal Grisostomo che contestava l'immagine (vedi sopra) e la notizia contenute in esso.
Il tal Grisostomo sosteneva essere tutto una bufala. E mi invitava a documentarmi "ogni tanto". All'afflitto cretino Grisostomo ho spiegato (come si può leggere nel testo che riproduco integralmente qui sotto) che è tutto vero.
Circa la sua identità nulla sappiamo, se non che esistono alcune tracce fornitemi da fruitori della rete che porterebbero a formulare certe ipotesi identitarie, ma lasciamo perdere. I cretini si qualificano da soli, anche se sono inventati, e non c'è bisogno di appoggi biografici di persone reali per prendere consistenza.
Per la tranquillità psichica del signor Grisostomo, lo rassicuro: mi sono documentato, al punto che posso dire anche il nome della signorina ritratta nella foto: Ambra Vallo, solista al Royal Ballet.
Per eccitare la fantasia (ed il livore) del signor Grisostomo, ricopio la dida della stessa immagine da "Repubblica.it": "In questa galleria la lunga giornata di Berlusconi tra Napoli e Viareggio. In Campania il presidente del Consiglio ha tra l'altro partecipato alla manifestazione "Napoletani eccellenti nel mondo" al teatro San Carlo. Non sono mancati momenti di tensione per la visita lampo del premier. Nel pomeriggio l'arrivo a Viareggio sul luogo della tragedia. Una giornata divisa tra applausi e contestazioni. Sopra, Berlusconi con la ballerina Ambra Vallo, solista al Royal Ballet. In questa occasione ha accennato qualche passo di danza".
Il testo del servizio dell'"Unità", ad abundantiam per eccitare vieppiù la psiche del Nostro lettore contrariato, recitava: "Prima, al mattino, quando già si sapeva che la tragedia di Viareggio aveva fatto molte vittime, è andato alla manifestazione dei "napoletani eccellenti nel mondo" e si è fatto riprendere mentre scherzava e ballava con una avvenente partecipante alla festa".
Nessuno può smentire l'evento, trasmesso anche dai telegiornali. Nemmeno il signor Grisostomo che pretende giustamente verifiche dai blogger, quando lui stesso inventa una smentita di un fatto accaduto sotto gli occhi di tutti.
In futuro, signor Gristostomo, senza tentare di scomodare il suo cervello (perché azzardiamo che anche lei ne sia dotato pur non usandolo), scriva un post dandomi del "cretino", ma attenzione a non confondere la firma con il testo.
Per la precisione narrativa, "il malcapitato lettore signor Loreto" è un amico il quale aveva inviato il testo, e me ne aveva data notizia per telefono. E sempre per telefono ne abbiamo discusso civilmente, ognuno restando delle nostre opinioni. Come si usa tra persone corrette nella diversità dei pareri.
Il signor Grisostomo è semplicemente un disinformato arrogante, molto simile all'autore della mail censurata (vedi sotto "Tante ragioni" del 5.6.2009), basata soltanto su offese espresse con il solito linguaggio da ipocondriaci affetti da impotenza sessuale mascherata dalla violenza delle parole.

03.07.2009
Simpatia
Natalia Aspesi ha scritto oggi su "Repubblica" parole altamente condivisibili circa la "simpatia" dichiarata da Debora Serracchiani verso Franceschini, facendo imbestialire la metà più uno del Pd.
Aspesi osserva: "... quella che la simpatica Serracchiani definisce simpatia, è l'apprezzamento di quel che il simpatico dice e fa, dall'unico punto di vista che conta, quello politico".
Credo che la metà più uno del Pd si sia agitata tanto proprio per avere compreso bene il senso di quella dichiarazione di Debora Serracchiani, messo in luce dal commento di Natalia Aspesi. La quale avverte (ammonisce?): "Al potere della simpatia bisognerà rassegnarsi". Forse fra i rassegnati non apparirà mai D'Alema... Anzi senz'altro, non ci sarà mai il suo nome fra loro.

03.07.2009
Garante. Per vip
Spiego perché considero l'ufficio del "garante per la privacy" soltanto dedito alla protezione dei vip.
Nel 2005 da quell'ufficio nessuno mi rispose quando esposi il mio caso: un mio sito internet era stato oscurato e definito "illegal" (con il rinvio ad una pagina fissa con tutte le ipotesi di reato connesse, anche le più infamanti), in base a falsa denuncia di un avvocato per conto di un suo cliente-collega di studio con differenti competenze.
Il gestore non aveva riaperto il mio sito neppure dopo che avevo dimostrato con atti legali che io non ero sottoposto a nessun procedimento penale, come invece aveva scritto quell'avvocato.
Sapete quando, in pochi minuti, il mio sito è stato riaperto dal gestore? Quando nel gennaio 2007 gli inviai la foto di prima pagina di un quotidiano locale dove si annunciava l'arresto del signore che mi aveva fatto chiudere, con l'imputazione di una colossale truffa ai danni del fisco (oltre 400 milioni di lire), per la quale nell'ottobre di due anni fa ha patteggiato una pena di oltre tre anni.
L'ordine degli avvocati del legale che ha scritto la falsa lettera ha assolto questo stesso legale, perché secondo l'interessato aveva soltanto firmato il testo composto da un altro collega di studio. Che ovviamente è stato assolto senza alcun procedimento, per rispetto della sua privacy. Ovvero i potenti ed i vip si fanno i comodi loro, e gli altri debbono andarla a prendere in quel posto. Questo dicesi primato della Legge in Italia, signor garante.

03.07.2009
Trappolome
Il trappolone eccelso nel Pd, quello che un tempo si sarebbe definito del "fare la guerra per il re di Prussia", è prospettato oggi sul "Corrierone" nella quotidiana analisi di Massimo Franco.
Bersani penserebbe a primarie per tutta l'opposizione, al suo ruolo di segretario del Pd ed "un'alleanza con Pier Ferdinando Casini e la sua investitura a possibile premier".
Da tempo, e ripetutamente, vado sostenendo che Casini sarebbe diventato l'ago della bilancia della situazione politica italiana, anche se non soprattutto per le influenze vaticane. Non avrei però mai ipotizzato che ad offrirgli l'investitura "a possibile premier" dovesse essere proprio il segretario del Pd.
A questo punto, facendo "la guerra per il re di Prussia", si può aprire uno scenario davvero inedito: la restaurazione dello Stato Pontificio e la sostituzione con esso della Repubblica italiana.

03.07.2009
Pietre sul Mediterraneo
Pietre_lettera Lettera apparsa sul "Corriere di Romagna" del primo luglio. Il testo di cui parlo, "Pietre del Mediterraneo", è scaricabile da questo link.
02.07.2009
Trappole
Ne sono scattate parecchie di trappole, ieri in casa Pd. Pier Luigi Bersani si è da solo costruito un tranello ideologico quando ha detto: "Dobbiamo essere un partito laico, il che non vuol dire relativista".
Bersani, uomo preparato e di formazione filosofica, sa che il termine "relativismo" ha una matrice reazionaria per il significato negativo assunto perché inteso quale causa della crisi dell'Occidente, come sostenuto da Roberto Vivarelli. Bersani vuole che i laici siano assolutisti?
Marco Follini, richiamando la dichiarazione di Debora Serracchiani (considerata responsabile di aver scelto Dario Franceschini per proclamata simpatia), ha sentenziato: "Così Debora archivia Tocqueville".
Follini legga il "Dizionario filosofico" di Nicola Abbagnano per accorgersi che simpatia è parola di tutto rispetto, "che non comporta uno stato affettivo nella persona che la prova", ma è una "funzione" come Max Scheler (1874- 1928) scrisse nel 1923. Non un "arbitrario moto dell'animo" come invece ritiene Filippo Ceccarelli su "Repubblica".

01.07.2009
Crisi? Ma va...
La tregua invocata dal capo dello Stato in vista del G8, è finita. Non per i fischi, a Napoli e Viareggio, diretti a Berlusconi. Non per la sua accusa contro la sinistra che rovina tutto. Ma soltanto per un fulmine cartaceo lanciato sulla testa del ministro Brunetta, da Lina Sotis nella quotidiana rubrica sul "Corrierone".
Lina Sotis per un giorno (ma sarebbe auspicabile per sempre) ha dimenticato il "bel mondo" che le piace deridere pur essendone una pacata protagonista, prima che osservatrice.
Ha preso per i fondelli Brunetta a causa della sua affermazione: "Invariato per i pensionati il potere d'acquisto".
Commento della Sotis: "E' una battuta di spirito, non c'è niente da aggiungere".
La stesa cosa ("E' una battuta di spirito") vale per il mio ex compagno di banco di prima media da decenni consigliere economica della Santa Sede (spero caso Marcinkus escluso), prof. Stefano Zamagni.
Alla "Stampa" (p. 15) ha dichiarato circa la presente crisi economica mondiale: "Tra tre anni della bufera nessuno parlerà", mentre l'enciclica pontificia a cui ha collaborato starà in piedi per decenni.
Per quanti decenni, anni, mesi o giorni staranno ancora in piedi i popoli che soffrono la fame nel mondo?
Tra tre anni quanti uomini, quante donne, quanti bambini affamati avranno il cibo di cui mancano già ora?
Un lettore ci inviò tempo fa una piccola osservazione sull'amico Zamagni. Il quale aveva spiegato: la parola finanza significa avere un fine. Il lettore contestava: la parola finanza significa avere una fine. Una data di scadenza, come una cambiale.
Fra tre anni, assicura Zamagni, della bufera della crisi mondiale "nessuno parlerà", e tutti continueranno a leggere l'enciclica papale a cui lui ha collaborato.
Fra tre anni l'economia predicata dal papa e dall'amico Zamagni, avrà realizzato "il fine" di salvare le vite umane minacciate dalla fame nel mondo (e non soltanto da ora)? Oppure fra tre anni "la fine" (per morte) degli affamati arricchirà le statistiche di nuovi dati impressionati (ma soltanto per noi poveri di spirito)?


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