Diario italiano
Il Rimino 163, anno XI
Luglio 2009

31.07.2009
Ecclesia sua
L'hanno definita la scomunica del partito del Sud, titolo azzeccato dell'AP.Com di oggi. Berlusconi ha fatto ricorso ad una formula classica del pensiero dogmatico, "Extra Ecclesiam nulla salus". Per dire che in Italia comanda lui, e quindi può anche regolare la nascita dei partiti che si vogliano mettere contro il suo partito personale che lo ha eletto e lo sostiene. Insomma "Ecclesia sua", l'Italia, e nessuno abbia dubbi che portano dritti dritti all'inferno.

La morale della favola non ha nulla di teologico, ma è molto dogmatica nel solco di una ricca tradizione italiana. Ricca di sentimenti e di soldi. Voi del Sud non fate nessun partito contro il mio, ha programmato il cavaliere, ed io in cambio vi do tanti soldi, quattro miliardi. Sui quali potranno posare le loro mani quelli che mettono molta sabbia e poco cemento nel costruire ad esempio i pubblici ospedali.

Non lo dicono i giornali esteri, ma la magistratura italiana. A proposito della stampa straniera. Il "Financial Times" osserva (e chi può dargli torto?):
1. "C'è una cultura dell'illegalità che attraversa la società italiana, dall'evasione fiscale, al ruolo delle mafie criminali, agli scandali delle partite di calcio truccate...".
2. C'è "la continua incapacità a rinnovare il sistema politico italiano dai tempi di Tangentopoli".
3. La sinistra "ha fallito".
4. L'informazione pubblica (Rai) "ha evitato di seguire in maniera adeguata il caso di Patrizia D'Addario sul suo canale principale" (ovvero TG1).

Dell'autore dell'articolo, Geoff Andrews, si dice nel FT: "The writer is staff tutor in politics at the Open University and the author of Not a Normal Country: Italy after Berlusconi".


30.07.2009
Intrecci presunti
"Presunto intreccio tra mafia, politica e affari nella gestione degli appalti nel settore sanitario..." a Bari, dice un lancio dell'Ansa di qualche decina di minuti fa. Nessuno scandalo per un nuovo (presunto) scandalo.

Fatta salva la presunzione d'innocenza per tutto e per tutti (e parlando in via teorica senza collegamenti alle notizie odierne), da "sempre" sono convinto, che la tragedia politica italiana derivi dalle commedia degli inganni per cui tutti fingono di odiarsi e di combattersi, ma poi sotto sotto ed alla fine si spartiscono la torta.

Ma guai a dire pubblicamente ciò. Si è qualificati qualunquisti, come minimo o, per essere più moderni, sostenitori dell'antipolitica. Così come "una volta" si era detti fascisti dai comunisti; e comunisti dai fascisti. Chi licenziava le pagelle con relativo giudizio ha sempre fatto bella carriera, dividendo il bottino con l'avversario di turno. Per cui tutti vissero felici e contenti. Offendendo il prossimo loro che aveva il vizio di pensare con la propria testa.

Ma c'è sempre qualcosa in quel passato che non passa e continua ad inquietare...

Ieri Bruno Gambarotta, nella sua preziosa rubrica radiofonica della "Stampa" (non presente su Internet), ha ricordato Giorgio Ambrosoli "l'eroe borghese, assassinato per fare un favore a Sindona e regalare un sospiro di sollievo al Vaticano e ad Andreotti".

Se volete saperne di più leggete il capitolo dedicato a Roberto Calvi (con intervista alla moglie Claretta) a cura di Ferruccio Pinotti, nel volume "Cadaveri eccellenti", mandato in edicola dal "Corriere della Sera" venerdì scorso come secondo volume della collana "L'Europeo. Cronaca nera".


29.07.2009
Marino: "Ben altro"
"In ballo a Palermo c'era ben altro". Ignazio Marino passa dalla difesa all'accusa. Producendo documenti.

Nel luglio 2002, ha denunciato in una lettera all'assessore regionale al Bilancio Alessandro Pagano: "Non riesco più a gestire il personale medico sui livelli di eccellenza che la struttura richiede".

Conferma l'ex comandante dei carabinieri Roberto Jucci, allora a Palermo quale commissario per le acque: "Glielo consigliai anch'io [d'andarsene], perché al centro trapianti stava per sbarcare personale non qualificato, e il professor Marino non poteva accettare un'imposizione del genere". (Fonte. "Repubblica" di stamane)

Che cosa avrebbe dovuto fare Marino? Assumere medici con bando di concorso su misura, senza alcun riferimento alle competenze sui trapianti...
Accusatori di Marino, chiediamoci: c'è da ridere o da piangere?

La spia la quale ha fornito a Giuliano Ferrara la famosa lettera che ha fatto fremere d'indignazione il 70% degli italiani (quelli che sostengono Berlusconi), non era molto ben informata dei fatti. Ovvero, l'effetto boomerang si è mostrato ancora una volta.

Curiosità a margine. Niente da scandalizzarsi su queste spie. Da "Repubblica" di ieri, articolo di Marco Politi, intitolato "Quando Pio XII silurò il futuro papa Montini": Pio XII autorizzò un'inchiesta (tra virgolette nel testo) del Sant'Uffizio ai danni del pro-segretario Montini, poi allontanato a Milano.

"Stampa" di oggi. Una pagina intera di Maurizio Molinari su "Vaticano, tutte le spie del Kgb". Qui le cose andavano dai tranelli più antichi ed innocui (l'avvenente fanciulla che intrappola un sacerdote cecoslovacco) all'attentato a Giovanni Paolo II.

29.07.2009
Dialetti
Nel Comune di Rimini si parlano quattro dialetti diversi. Avviso la Lega. I prof. che verranno da fuori, nel caso dovessero sottostare alla famosa prova del dialetto, quale dovranno parlare, dei quattro che s'insinuano fra le pieghe della città?

Una proposta l'avrei, un po' razzista. Prendere ad esempio il magnifico dialetto che parlano i ragazzi nordafricani che da molti anni abitano qui. Mandiamo loro ad esaminare i docenti che vengono da fuori.

29.07.2009
Rompiballe
Tanta gente sgomita per parlare in pubblico. A me non interessa per tanti motivi. Un vecchio amico, in due riprese, ha cercato per circa un'ora di convincermi a cambiare idea.

Non sono testardo. Realista e basta. Perché dovrei parlare del Pascoli "riminese"? Per averne scritto parecchio? Ma chiamate chi ha copiato dai miei scritti senza citarmi. Oltretutto è donna, e dicono che sia bella. "Che volete di più dalla vita", rompiballe?


28.07.2009
Chi odia Ignazio Marino
Ci avevano provato anche con Romano Prodi. Ed inventarono lo scandalo Telecom-Serbia. Adesso tocca ad Ignazio Marino. Per iniziativa de "il Foglio" diretto da Giuliano Ferrara. Ma chi c'è dietro di lui? Chi gli passa il materiale da pubblicare?

La risposta politica è riassunta da Antonella Rampino sulla "Stampa" di stamani: "Marino ha il difetto essenziale di non essere né antiabortista né un ateo devoto".

La risposta "pratica" è semplice. Come sempre, siamo davanti ad un caso pseudo-giudiziario che mira a distruggere una reputazione (non tutelata da nessun "lodo Alfano"). Ovvero ad annientare un uomo politico che dev'essere considerato molto importante, se è fatto oggetto di simili aggressioni giornalistiche. Lui ha chiarito tutto, ma gli avversari insistono anche girando a vuoto. Per lanciare gli schizzi di fango, non si può far altro che così.

Lo scenario è quello consueto che si è visto tante volte e da tanto, troppo tempo in Italia. Ladri puttane e spie salgono sul palcoscenico e recitano il loro copione di autore "ignoto". Ferrara non c'entra, è il vecchio puritano comunista che vive in lui, a risvegliarsi ogni tanto.
Ladri di documenti che cercano non gloria personale, ma infamia per altri. Puttane che si vedono magari proposte per un seggio al parlamento europeo. E spie che grazie ai primi ed in compagnia delle seconde giocano bellamente il loro ruolo per guastare lo scenario politico italiano.

Debbono aver davvero paura di Ignazio Marino, se si agitano tanto. Senza pudore.

ARCHIVIO:

1. La moglie di Cesare (30.08.2008)
2. Contro Prodi finti scandali (28.10.2006)
3. Sismi, servi...zietti segreti (07.07.2006)


23.07.2009
Parole finte
"La crisi si è sfogata". Beh, la crisi economica non è come una persona isterica che, tipo pentola a pressione, facendo uscire il vapore si scarica ed è a posto.
Le parole di Berlusconi sull'inevitabile ripresa, usate ieri in un'occasione ufficiale, contrastano con l'allarme del Cnel: 500 mila posti a rischio entro l'anno.

Parole finte, le sue, non per convincere, ma per illudere. In un momento in cui il presidente del Consiglio è stato costretto a fare una retromarcia sulle sue faccende private con quella battuta sul suo non essere santo.

Nessuno, tranne pochi o molti fanatici seguaci della "setta", aveva mai avuto un dubbio su quel particolare. Rivelato ieri alle folle festanti per spiegare che soltanto certi cronisti dalla testa dura si erano illusi sul suo conto.

Parole vere sono invece quelle, preoccupate e preoccupanti (non per colpa sua) di Dario Franceschini.
Intervistato dal "Corriere della Sera" di oggi, ha detto cose che combaciano con i dati Cnel: in autunno si prospetta una "situazione esplosiva dal punto sociale". Con deficit, spesa pubblica, debito pubblico in aumento. E soprattutto tanta disoccupazione. Decine di migliaia di lavoratori senza salario e senza ammortizzatori sociali.

L'Illuminato che santo non è, invita tutti a spendere ed a viaggiare. Parole finte. Forse un giorno se ne accorgerà, come per le storie intime denunciate da sua moglie. Con una differenza. Che quelle storie sono relative ad un bene suo personale, la dignità. Mentre la miseria diffusa tra la gente è un dramma collettivo serio che non ammette ironie.

23.07.2009
Stupro, balla razzista
Ha avuto ragione il sindaco di Rimini. Lo stupro dell'olandesina compiuto da due africani, è una balla. Oltretutto razzista. Il guaio è che essa è stata fatta circolare prima che i fatti fossero accertati nella loro realtà.

Il sindaco aveva sostenuto ieri: "...nel caso in cui l’episodio si sgonfiasse, sarebbero opportune parole chiare da parte della Prefettura di Rimini". Le aspettiamo anche noi. Ricordando tristemente che proprio da Rimini tanti anni fa prese avvio la tragedia che ha un nome noto a tutti, "la banda dell'Uno bianca" con cinque poliziotti che uccisero 24 persone, tra cui un tunisino, Fathi Ben Massen, alla discoteca Blue Line di Rimini, frequentata da extracomunitari. Era il 19 dicembre 1990.

Al proposito, rimando ad un mio testo scaricabile liberamente, dove appare il brano che riporto di seguito.

Al racket è legata una vicenda di cronaca nera del 3 ottobre 1987, con il ferimento di tre poliziotti: Antonio Mosca (39 anni), Luigi Cenci (25) ed Addolorata Di Campi (22). Mosca muore nel 1989 in seguito a quelle lesioni. Si scoprirà che l’episodio reca la firma della banda della "Uno bianca": 103 delitti, 24 morti dal 1987 al 1994, con autori sei banditi di cui cinque poliziotti. Tre sono i fratelli verucchiesi Savi: Roberto (capo-pattuglia a Bologna), Fabio (camionista ma aspirante agente di Pubblica sicurezza) ed Alberto in servizio al Commissariato di Rimini. (Forcellini 1995, pp. 9-13) Il sostituto procuratore di Rimini Roberto Sapio fu «il primo a sostenere (non creduto)» che la banda fosse composta di gente in divisa, mentre a Bologna grazie ad alcuni pentiti s’incolpavano e condannavano 32 malavitosi catanesi, o si tiravano in ballo noti camorristi (Provvisionato 2003, p. 236). Dopo la rapina della stessa banda alla Coop delle Celle (31 gennaio 1988) con una guardia privata uccisa, il questore di Forlì rassicura la città: Rimini non è Palermo.

Una sintesi si trova in questa pagina:

1996. Attenzione puntata ancora sul processo ai fratelli Savi. Fabio accusa la ex amante, Eva Mikula: ha fatto la nostra cassiera, dice, ci ha accompagnato nei sopralluoghi e ha guidato le auto nelle fughe. La Mikula viene quindi accusata di alcune rapine. Ma se la caverà, come succede anche a Pesaro dove l’imputazione riguarda il concorso in omicidio. Unica condanna, quella del tribunale bolognese dei minorenni: un anno e due mesi per aver fatto da interprete tra i Savi ed un trafficante ungherese d’armi.

Un testimone, ex ispettore di Polizia, rivela di aver saputo da Alberto Savi che dietro la loro banda c’erano i servizi segreti. Lyubisa "Manolo" Urbanovic , del quale ci siamo occupati nelle cronache del 1990, sostiene di esser stato liberato dal carcere di Rimini in quell’anno, grazie all’aiuto dei poliziotti della "Uno bianca".

Il processo riminese alla banda dei Savi si conclude con la condanna all’ergastolo per tutti i tre fratelli, e tredici anni per Pietro Gugliotta.


22.07.2009
Di Pietro ha ragione
Ha ragione Di Pietro. Il presidente Napolitano (circa il pacchetto sicurezza) avrebbe dovuto inviare un messaggio alle Camere, non una lettera privata ad alcune cariche dello Stato tra cui i presidenti dei due rami del parlamento.

L'odierna lettera aperta di Di Pietro a Napolitano, gira attorno a questo tema. Ed ogni altra considerazione (tipo: si rispetti il capo dello Stato, non si polemizzi con lui), non ha alcun valore. Soprattutto perché c'è di mezzo il "lodo Alfano".

Nello scorso febbraio, ci siamo permessi di scrivere: "Napolitano ha abbandonato quella linea di prudenza istituzionale che gli era apparsa necessaria in vista del traguardo delle riforme condivise. Davanti al ripetersi di un contrasto insanabile con palazzo Chigi, Napolitano non poteva aderire ad un decreto che non riguarda questioni politiche come il "lodo Alfano", ma ben più delicate e sottili questioni giuridiche...".

Aggiungevamo che Carlo Federico Grosso aveva scritto nel luglio 2008 sulla "Stampa" parole profetiche: "Di mediazione in mediazione, il quadro delle riforme compiute o in gestazione [...] è comunque desolante. Si è trasformato il presidente del Consiglio in una sorta di Principe liberato, sia pure a termine, dalle normali, doverose, responsabilità giudiziarie...".

Il 27 settembre scorso, sotto il titolo di "Lodo Collodi", segnalavamo: "L'art. 1 è uguale all'art. 1 comma 2 del "lodo Schifani" (2003) dichiarato incostituzionale dalla Suprema Corte nel 2004." A questa obiezione sollevata da molti cittadini, il Colle non ha mai dato risposta.

Di Pietro ha ragione poi quando chiede una risposta "nel merito". Le parole usate da Napolitano il 20 luglio, in riferimento all'osservazione del leader dell'Idv di usare la piuma d'oca per difendere la Costituzione, era stata forte: "Sempre meglio di un vano rotear di scimitarra".

Così come il suggerimento si andare a leggere "Lo scrittoio del presidente" di Luigi Einaudi.
Dato che anche per le norme di Diritto valgono i contesti, è proprio l'antefatto del "lodo Alfano" che inquieta molti che, pur conoscendo bene la Costituzione, si sentono rinfacciare dal capo dello Stato di averla compresa poco.

La maledizione politica di questa legislatura si chiama "lodo Alfano", senza di esso la questione della lettera di Napolitano sul pacchetto sicurezza avrebbe avuto un altro senso. Appunto, come si diceva, quello che conta è il contesto in cui collocare, leggere, interpretare una norma. Che d'altro canto è molto semplice. La ripetiamo. Art. 74 della Costituzione: "Il presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con un messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione".

ARCHIVIO:
1. La mossa, 16 luglio 2009
2. Senza precedenti, 17 luglio 2009
3. Scalfari e Napolitano, 19 luglio 2009


22.07.2009
Stupro. Sindaco: tutto vero?
"Stuprata da due magrebini sulla spiaggia di Marebello" intitola il "Carlino" on line. Il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli ha i suoi dubbi sul fatto. Questa la sua dichiarazione ufficiale diramata alla stampa alle 13.13:

“Sono tanti, troppi i lati oscuri della vicenda riferita oggi con grande enfasi dagli organi d’informazione locali in merito alla presunta violenza sessuale di due extracomunitari ai danni di una turista olandese. Pur con l’obbligatorio beneficio d’inventario da attribuire a una indagine tuttora in corso, dai riscontri di queste ore stanno emergendo parecchi elementi incongrui che mettono in fortissima discussione l’attendibilità della notizia così come oggi riportata dalla stampa.

Ripeto, siamo davanti a un’inchiesta grave, delicatissima e soprattutto ancora aperta e dunque ogni parola va soppesata mille volte. Ma dico subito che se si trattasse di un fatto privo di sostanziali riscontri, l’Amministrazione Comunale di Rimini- a tutela della Città e dei suoi cittadini- chiederebbe conto per vie ufficiali della fretta superficiale con la quale chi ha precise responsabilità nei confronti della comunità riminese diffonde agli organi d’informazione notizie non ancora complete e ambigue in troppe parti.

Qui non si tratta solo di immagine turistica che, allorché si propagano fatti del genere, viene indubbiamente lesionata; qui c’è una questione più profonda e che riguarda il ruolo e la responsabilità di coloro i quali hanno come primo compito la verifica puntuale e completa dei fatti (soprattutto fatti di tale gravità) prima della loro divulgazione. Io credo che, nel caso in cui l’episodio si sgonfiasse, sarebbero opportune parole chiare da parte della Prefettura di Rimini, in modo da riportare la vicenda nel corretto alveo, e dando a tutti- Istituzioni, operatori dell’informazione, cittadini- la possibilità di intervenire con cognizione di causa. No, non voglio esprimere giudizi prima del dovuto: attendo le risultanze dell’indagine, appunto. Quello che dovrebbero fare un po’ tutti.

Detto questo, mi permetto un passaggio un po’ più generale sul problema dell’ordine pubblico a Marebello, specie nelle ore notturne. L’attenzione delle forze dell’ordine e delle Istituzioni deve essere ancora più focalizzata su quest’area, con servizi specifici e attività di intelligence ficcante. La segnalazioni che ci giungono dai residenti dipingono un quadro non tranquillizzante per la soluzione del quale ho già chiesto l’intervento del signor Questore”


21.07.2009
Blogger GB, niente n.n.
Blog_anonimi
In Gran Bretagna i blogger non possono essere anonimi, spiega Paola Piacenza su "Io donna", supplemento del sabato (18.7) del "Corriere della Sera": "L'alta corte di giustizia ha emesso una sentenza che, vietando l'anonimato di un blogger (un poliziotto del Lancashire che aveva rivelato dettagli di alcune indagini in corso), ha creato giurisprudenza".

Lasciamo stare la questione del poliziotto inglese, su cui non possediamo altre informazioni.

Parliamo in generale. Sono contrario all'anonimato dei blogger.
Nei giornali vige la regola della "lettera firmata" che è una garanzia doppia. Per il giornale, che conosce l'identità del mittente. E per quest'ultimo, se ha da raccontare cose che possono rovignargli la vita.

Ci sono lettori che mi scrivono mail, pubblico senza firma i loro commenti, ma io gestore del blog so di chi si tratta. Tutto a posto, dunque.

Quella che non approvo è la forma di anonimato dei gestori. Anziché fare i gaglioffi inviando commenti, potrebbero scrivere una mail riservata, dicendo la loro opinione. Ma questo non fanno perché vogliono soltanto offendere chi non la pensa come loro.
Pensano di divertirsi e di essere intelligenti. Sono mezzecalzette senza dignità.


I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 163, Luglio 2009
Date created: 21.07.2009 - Last Update: 31.07.2009, 18:09/
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