il Rimino 2009


Il Rimino 162, anno XI
Giugno 2009
Diario italiano

30.06.2009
Tempus tacendi
C'è un tempo per tutto, si legge nell'Ecclesiaste. C'è un tempo per parlare ed uno per tacere. Anche per i blog c'è il momento ilare ed ironico, e c'è quello serio. In cui dire come stanno le cose davanti agli eventi scoperti in un blog edito fuori della comunità della "Stampa", ma composto da persone che operano nelle medesima comunità.
Il fatto che traspare da quanto è stato scritto in questo blog "fuori", è il seguente. Qualcuno ha chiesto la chiusura del mio blog al guardiano del faro che segue la comunità della "Stampa".
E lo ha fatto con accuse idiote e infondate. Il delatore ha dichiarato pubblicamente che nel mio blog lui è costantemente censurato, per cui non appare nessun commento. Affermazione infondata, e dato che il predetto fatica a comprendere un pensiero articolato in maniera non elementare, aggiungo: trattasi di vera e propria cazzata. Ed ho già pubblicato una foto con tutti i suoi commenti presenti nel mio blog.
I suoi commenti infatti non sono mai stati censurati. Una volta ebbe a confondere post diversi fra loro (ecco perché dico che il predetto fatica a comprendere un pensiero articolato in maniera non elementare), e arrivò a sostenere che il sottoscritto imbrogliava sia nei discorsi, sia nelle argomentazioni, sia nelle risposte alle contestazioni.
Ad aggravare l'episodio (il delatore che confessa pubblicamente la sua azione), c'è il particolare che lui e gli altri che collaborano al blog in cui si parla di "blogger di cui vergognarsi", non lo fanno sui loro blog della comunità della "Stampa", ma in un sito parallelo, di cui nessuno si dichiara responsabile. E su cui nessuno esercita il necessario controllo affinché non siano pubblicate le cose che per farci comprendere da chi non vuole o non riesce a capire, definisco sic et simpliciter "cazzate".
Il signor sapiente che dice che sono un "blogger di cui vergognarsi", parla di cose altrui che non sa. Un'altra persona ebbe ad accusare il sottoscritto ed un commentatore di apologia di reato. Non usò questi termini forse troppo complessi per entrambi, il signor sapiente e l'autore del commento cancellato. Il signor sapiente pare ritenersi lui il censurato, mentre lui non ha subìto né tagli né oscuramenti.
Il signor sapiente non sa che tra i commenti spazzatura ce ne sono stati alcuni debitamente rimossi perché contenevano offese penalmente perseguibili verso il presidente del Consiglio e alcuni suoi figli.
Il signor sapiente non riesce a capire, confessa, tutte queste questioni. Affari suoi, ma la smetta di rompere le balle con offese virginalmente protette da chi ha la responsabilità morale del sito in cui esse sono ospitate e presentate come se fossero verità rivelate e non pure e semplici menzogne. Finalizzate soltanto ad uno scopo: ottenere dalla redazione della "Stampa" la chiusura del mio blog.
Orbene, se il signor sapiente e delatore non riesce a divertirsi in altri modi, continui pure, la cosa non mi fa né caldo né freddo. Fa oggettivamente compassione chi lo affianca nella processione fingendo di non sapere, di non capire e di non aver visto nulla.
Di meglio non potete fare, illustri blogger di cui vantarsi nell'universo mondo? Benissimo, ma non riuscirete a mettermi a tacere. Perché se trovaste qualcuno che tentasse di cancellarmi perché "non governativo", scriverei le stesse cose altrove, e voi non siete così onnipotenti da poterlo impedire... "La Stampa" poi non ci farebbe una bella figura dandovi ragione.
Sapientini, delatori e presuntuosi colleghi, sarebbe ora che vi vergognaste un po', tanto per usare la vostra definizione nei miei riguardi. Con la lente sotto cui operate, guardate meglio. Per non fare e non far fare figure ridicole alla vostra congregazione internettiana. "Tempus tacendi" vobis.

Post scriptum
Una delle penne coinvolte nell'affaire del sito che sostiene che io sono un blogger di cui vergognarsi, l'ho conosciuta A me la cosa non fa né caldo né freddo. Come ho scritto a Vittorio Pasteris, il rispetto di elementari regole di galateo è necessario al vivere sociale. Il resto è soltanto ipocrisia e ridicola vanità. Non sono opinioni "astratte", queste parole mie, ma giudizi freddi basati esclusivamente sulle azioni altrui, compiute ai danni miei e del mio blog "politico". Veri i fatti, necessari di conseguenza i giudizi. Con un invito amichevole e confidenziale, smettetela di far queste figure ridicole, se avete a cuore il vostro buon nome.
Antonio Montanari

29.06.2009
Copia e incolla
Interessante recensione, sabato scorso su "Tuttolibri": Lelio Demichelis parla di Fabio Metitieri, autore de "Il grande inganno del Web 2-0". Titolo dell'articolo: "Credono di sapere, ma fan solo copia e incolla". Verissimo.
Ma il sistema del "copia e incolla" è vecchio come il cucco, non è soltanto un difetto biologico-intellettuale delle nuove generazioni.
Ne ho riferito altrove recentemente (21.01.2009), quando ho scoperto che nel "Giovane Pascoli" di Rosita Boschetti (catalogo della mostra tenutasi a San Mauro sul finire del 2006), c'è molta farina del mio sacco travasata nel calderone di cottura, senza indicare la legittima paternità.
Ci sono poi altri tipi di "copia e incolla". In una biografia di Pandolfo II Malatesti lo si dice nato nel 1325, e comandante di truppe nonché podestà di Fano a dieci anni... Ecco un esempio di accettazione acritica di un errore che però era stato corretto. Oltre un secolo fa... In un testo però ignorato dagli autori (come documenta la bibliografia del volume). Ovvero non si copia mai abbastanza per scrivere le cose vere: anche se basterebbe una modesta operazione aritmetica per capire che a dieci anni non si guida un esercito e si diventa podestà... Miracoli della cultura alta italiana.
Sul "Corrierone" il problema del Web è al centro di un articolo di Carlo Formenti nel supplemento economico. Titolo: "Attenti ai rischi per l'opinione pubblica". Sintesi: le news a pagamento rischiano di produrre "un inevitabile abbassamento della qualità del prodotto". Poi una stoccatina ai blogger, definiti "riciclatori dell'informazione". Riciclatori 'sto c..., verrebbe la voglia di rispondere (personaliter) a Carlo Formenti.
Ce ne sono ad iosa di riciclatori, ma non tutti siamo tali. Sono i giornali che ci censurano, altro che storie. Due esempi.
Il 23 giugno 2008 la "Stampa" pubblica un articolo di Sebastiano Vassalli con un'informazione errata su Leopardi. Invio una lettera al giornale con il testo pubblicato sul blog. La lettera non è stata pubblicata.
21 giugno 2009 (quasi un anno dopo...), il caso si ripete. Oggetto, la causa di beatificazione di Alcide de Gasperi: Giacomo Galeazzi scrive che il processo di canonizzazione "procede a rilento". Invio alla "Stampa" una lettera che è il post apparso qui. Non pubblicata.
Allora non dite, illustri esperti, che i blogger sono tutti dei riciclatori. Quelli che si danno da fare per portare un loro contributo anche sulla "carta", sono lasciati fuori.
Una volta la redazione della "Stampa" (parlo di un'esperienza quasi quarantennale, ben documentabile ovviamente) mi pubblicava. Adesso dev'essere arrivato qualche consiglio a censurarmi. Certi loschi figuri "vicini e lontani" come avrebbe detto Nunzio Filogamo, li conosco bene. Ne parlerò in altra occasione.

29.06.2009
Povera scuola
Povera scuola o scuola povera? Direi: povera scuola perché scuola povera. Cominciando dagli stipendi degli insegnanti. "Da cambiare", sentenzia giustamente il titolo di un pezzo ospitato dal "Corrierone" e firmato da Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli.
Nell'articolo, sul tema si richiama un recente rapporto dell'Ocse. L'Ocse da circa mezzo secolo ripete le stesse cose sulla scuola italiana che non va (cercate negli archivi, e vedrete che ho ragione).
Gavosto propone: "Pagare di più gli insegnanti migliori". Anche l'idea è vecchia come il cucco. In questo Paese in cui il leccaculismo politico-sindacale e le protezioni da compagnucci della parrocchietta non tramontano mai come regola suprema del vivere civile, a chi toccherebbe stabilire la graduatoria dei meriti per concedere gli aumenti di stipendio?
A quelli che una volta si chiamavano i presidi, avvezzi a controllare la situazione dell'Istituto attraverso le spiate dei "bidelli" mandati a controllare anche le necessità fisiologiche del corpo docente?
Stamani su "Repubblica" si riportano queste parole del sen. Ignazio Marino: "Possibile che ci siano 208 mila precari della scuola, soprattutto donne e di età media di 40 anni, e nessuno ne parli?".
La ministra Gelmini che ne dice? Ha ragione quando sostiene che la meritocrazia è indice di democrazia. Allora ci spieghi, come mai leggiamo sempre sul "Corrierone" (prima pagina) questi titolo: "Addio Italia, la ricerca è malata. Va a Boston la studiosa (precaria) che scoprì i geni del linfoma". Signora ministra la democrazia non è come lei crede uno slogan, è "sostantia rerum rei publicae".
Contravvengo al silenzio-stampa chiesto dal presidente della Repubblica in occasione del G8. Sono polemico, prima e dopo i pasti vostri, signori politici che avete rovinato la scuola pubblica ma finanziata quella privata per non ricevere scomuniche vaticane.

28.06.2009
Colpa di Voltaire
Tutta colpa di Voltaire hanno sempre detto. Ieri sera rileggevo un articolo di Sergio Luzzato, uno storico che ammiro ma soprattutto studio, dedicato ad un libro del 2005. L'articolo, intitolato appunto "Tutta colpa di Voltaire", è ora raccolto in un volume apparso di recente presso manifestolibri. Tratta di un lavoro dello storico "reazionario" (absit iniuria verbis) Roberto Vivarelli in cui la crisi dell'Occidente è considerata effetto del relativismo culturale introdotto dall'illuminismo, che passò dal libertino Voltaire al depravato Sade, come spiega ironicamente Luzzatto.
A proposito di libertini e depravati (però "non relativisti") mi è venuto in mente un triste episodio di poco tempo fa, accaduto a Gambettola (diocesi di Cesena): un sacerdote ha violentato un ragazzo facendolo finire all'ospedale, perché (ha spiegato) quando è preso da "passione" non riesce a trattenersi.
Ovviamente, noi dobbiamo pensare, per essere ligi all'insegnamento romano, che è "Tutta colpa di Voltaire".

28.06.2009
Gelmini vs. Silvio
La ministra Gelmini si è resa colpevole di lesa maestà, con la versione ciceroniana del "De Officiis" proposta ai maturandi.
All'inizio del brano si legge infatti che l'uomo magnanimo e forte non deve adirarsi con chi gli è nemico. E che, per chi è forte e coraggioso, nulla di più degno vi è della mitezza e della clemenza.
Il primo ministro italiano è abituato ad adirarsi. Sino all'altro ieri per torturare i suoi nemici ha usato lo strumento della smentita. Da ieri ha cambiato registro, niente smentita semplice ma con accompagnamento di retromarcia: "Io non ho mai detto di tappare la bocca ai giornali, e se l'ho detto non c'era assolutamente nulla di violento o meno che liberale".
Lo ha fatto per applicare mitezza e clemenza con chi gli avversari? No. Nella retromarcia il leader maximo colpisce ancora il nemico, mascherando l'ira sotto le mentite spoglie della mitezza dialettica: sei tu che non mi hai compreso, sei tu che ti sei inventato delle balle contro di me. Insomma, della serie "Supercazzola con scappellamento a destra".
Niente di diverso dunque? Beh qualcosa di nuovo c'è, i discorsi del capo non sono più accompagnati dalle derisioni del nemico da parte di quella corte dei miracoli che lo circondava. E contro la quale si è scagliato onestamente Giuliano Ferrara, uomo libero e non servo vile, sul "Foglio" del 18 giugno: "Berlusconi deve liberarsi della molta stupidità e inesperienza politico-istituzionale che lo circonda".
Il cavaliere sembra aver dato ascolto al direttore del giornale che è di proprietà anche della sua ex-moglie.
Invece la povera ministra Gelmini è stata presa per i fondelli da qualche funzionario ministeriale che ha rifilato ai maturandi un elogio delle virtù dell'uomo forte, che non si riscontrano invece nel nostro capo del governo.
Per averne la prova si legga il resto della versione: davanti ad un popolo libero e con uguaglianza voluta dalla legge, bisogna esercitare "facilitas ed altitudo animi", ovvero disponibilità e nobiltà d'animo (che è qualcosa di più di un semplice "autocontrollo"). Ed occorre avere leggi non ispirate all'ira ma alla giustizia. Ed ora andatelo a dire, tutto ciò, ai leghisti che sono alla corte di palazzo Chigi.
E poi dicono che la cultura non è pericolosa... Lei illustre ministra ha creduto sino ad ieri che tutta la rovina della scuola fosse da attribuire al "68" che aveva rifiutato la cultura "classica" appunto perché "classica" (ovvero classista, basata sulla divisione in classi sociali). E non si è resa conto che coltivava in seno le serpi che come questo Cicerone accusano ora "apertis verbis" il governo di cui fa parte, e soprattutto il suo signore.
Scommettiamo che quella versione ve l'ha fatta avere per vie eversive la signora Miriam Bartolini, complice Giuliano Ferrara?

27.06.2009
Caro presidente Napolitano
Caro presidente della Repubblica. Lei ha giustamente detto che le istituzioni repubblicane vanno rispettate. E' stata una risposta diretta alle parole di Fini, secondo cui nell'ora presente "è a rischio la fiducia dei cittadini nelle istituzioni" medesime.
Il guaio è che noi abbiamo tra i ministri persone che nessun rispetto nutrono verso le istituzione repubblicane di cui stiamo parlando.
I miei tre quotidiani di riferimento hanno così presentato le sue parole. "Corriere della Sera": "Crisi della politica, non della democrazia"; "Repubblica": "Crisi della politica, non delle istituzioni"; "La Stampa": "Non vanno confuse crisi della politica e della democrazia".
Scusi, presidente, se semplifico. Dunque, politica in crisi, ma istituzioni e democrazia in buona salute. La conclusione o diagnosi mi sembra più un auspicio che un ritratto fedele della realtà politica italiana. La "democrazia" non è un automa ben oliato e conservato in garage o in soffitta al riparo dalla tempeste. La "democrazia" è fatta di politica. Se è malata la seconda, s'infetta anche la prima. La "democrazia" non è un'astrazione che possa essere congelata e conservata indenne dalle malattie della politica. Lei è un uomo avveduto e di cultura, e sa che sempre nella storia del Novecento la crisi delle istituzioni ha provocato la morte della democrazia.
Permetta una confidenza sincera, credo lecita da cittadino a cittadino. La sua distinzione così sottile mi sembra molto simile a quelle dell'antica cultura religiosa dei padri gesuiti, e per arrivare a tempi più vicini a certe "lezioni" togliattiane che cercavano di mettere d'accordo il diavolo e l'acqua santa, magari ispirandosi alla filosofia tedesca.
Lei, presidente, in altra circostanza ha ricordato un grande giornalista, Mario Melloni, il "Fortebraccio" corsivista dell'Unità ai tempi della guerra fredda. Ha definito la sua satira come "battagliera, a volte feroce, mai volgare".
In politica la volgarità è l'intolleranza. E Fortebraccio fu molto intollerante. Ha ragione PG Battista che sul "Corrierone" di oggi conclude che se Fortebraccio avesse vinto, "i corsivisti d'opposizione non sarebbero più esistiti".
Presidente tanti auguri a lei, ed anche a noi poveri italiani dissenzienti, considerati sempre deficienti perché non obbediamo al potente di turno. Dicevano ieri che eravamo fascisti, perché non sfilavamo dietro le bandiere rosse. Oggi ci danno dei comunisti perché critichiamo un ministro della Repubblica che fa il saluto romano.
Siamo orgogliosi del nostro dissenso. E' stata l'unica strada che ha permesso di non finire soffocati dall'arroganza dei partiti, anche quando hanno tentato di rovinarci in nome di Dio, della Santa Fede e della Democrazia (cristiana) per povere opinioni innocenti espresse con ogni rispetto del pluralismo dell'informazione.
Oggi siamo tornati al pensiero unico. Presidente, difenda le istituzioni e cerchi se possibile di curare la politica. Certo che ogni "lodo Alfano" è terribilmente minaccioso per la salute della democrazia, e non soltanto della politica.
Se come ci hanno insegnato "nomina sunt consequentia rerum", non basta parlare di democrazia in astratto, bisogna che essa sia realizzata dalla politica. E se la politica è in crisi mica c'è da stare tanto allegri.

17.06.2009
Le scosse
In principio fu D'Alema, il 14 giugno: "Nella politica italiana potranno avvenire delle scosse". E per scosse, D'Alema intende "momenti di conflitto, difficoltà anche imprevedibili. Del resto, le scosse sono così... imprevedibili...".
Poi arrivarono le accuse a D'Alema, condensate magistralmente da Umberto Bossi: "Maroni ha infiltrato alcuni agenti dei servizi e della Digos e nel giro della sinistra hanno trovato che hanno intenzione di ricostruire le Brigate rosse. Quando perdono le sinistre diventano cattive, ma davvero" ("CorSera", 17 giugno, p. 2).
Noi citammo le parole di D'Alema il 14 giugno intitolando il post "Silvio desnudo". Oggi spunta la luna sul monte (di Venere): "Un imprenditore pugliese al telefono parla di feste con le ragazze dal premier" si legge nel "Corrierone", p. 6: dove appare anche un'intervista a cura di Fiorenza Sarzanini ad una bella fanciulla che dichiara: "Mi hanno ingannata".
In fin dei conti, apprendiamo, lei aveva chiesto soltanto il fatidico aiutino per "un residence che voglio costruire su un terreno della mia famiglia".
I leghisti dovranno darsi una calmata. D'Alema sapeva, è ridicolo che il Pdl si chieda come D'Alema facesse a sapere: "Lui sa che io so che lui sa", è una vecchia battuta da servizi segreti o da film caciaroni. Scelgano gli illustrissimi. Bossi propende per i servizi segreti, altri per le secrete stanze dove le scosse sono soltanto queste fanciulle rimaste con l'amaro in bocca e senza i permessi edilizi promessi loro dall'illustre padrone di casa.
Inutilmente PG Battista stamani sullo stesso "Corrierone" s'è affannato a contrapporre i due complottismi di destra e di sinistra. Come direbbe Casini, è tutta una questione di centro.
Abbiamo un dubbio: è stato Casini o Luciana Littizzetto nelle sue volenterose lezioni sessuali in casa Fazio? Resta comunque un lontano ricordo: quando apparve a Roma una scritta delle donne del pci che invocavano "l'apertura a sinistra" il redivivo Pasquino commentò: "A noi va bene dov'è".

17.06.2009
Il web lotta con noi
Il Censis non crede all’importanza del web per la battaglia politica. Ha scritto ieri Tito Boeri su "Repubblica": "La democrazia su Internet è fatta a misura per i giovani. Bene che imparino presto ad usarla". Qualche riga prima Boeri ricordava "il fiume di preferenze accordate a candidati sconosciuti fuori del web come Debora Serrachiani".
Sulla quale Serracchiani una lettera di Giovannino Gigliozzi nel "Corsera" di ieri ricorda che la giovane parlamentare europea che ha stravinto, è "riuscita ad usare e ad approfittare dei nuovi media in maniera eccellente".
D'ora in avanti ci saranno sempre più esperti che negheranno l'importanza del web e dei blog, e sempre più candidati che riusciranno ad emergere e vincere grazie al web ed ai blog.
Ovvero la solita minestra riscaldata delle donne Prassede che scambiano il cielo per il proprio cervello (non elettronico).

17.06.2009
Clemente ridens
Clemente Mastella ha scritto un libro di memorie assieme a Marco Demarco. Aldo Cazzullo lo ha presentato ieri sul "Corriere della Sera" con un'ampia serie di citazioni. Da cui ricaviamo qualche appunto.
1987, Ciriaco De Mita, Mastella e Silvio Berlusconi sono a colloquio sulla propaganda di partito. De Mita non è troppo entusiasta di Berlusconi: "Cleme', ma chi mi hai portato?".
1994, Mastella va ad Arcore assieme a Casini, "l'unico che rideva a tutte le barzellette di Berlusconi".
Tra i due episodi e le due date, si consuma il cambiamento del sistema politico italiano. L'intellettuale della Magna Grecia non comprende il nuovo che avanza. L'allegro Casini se la ride con Berlusconi. Che costituisce il suo primo governo l'11 maggio 1994. Si dimette per colpa di Bossi e della Lega, il 22 dicembre dello stesso anno.
Per Casini (che rideva "disinvoltamente dieci volte su dieci"), come giustificazione si può invocare la "dop", "denominazione di origine protetta". Un bolognese il riso ce l'ha nel dna, pronto ad esplodere alla più leggera occasione. Mastella con altra provenienza geografica, non lo sa.
Il Casini ridens di allora riceve il premio dello sberleffo dal Clemente ridens di oggi che si vendica con un altro ricordo amaro: "Berlusconi preferiva Casini a me, perché gli ricordavo troppo la Dc".

17.06.2009
1928, Carlo Rosselli
"E quanto più saranno duri gli anni a venire, quanto più rimarremo soli, quanto più follemente orgogliosi appariremo per l'impicciolirsi dei mezzi rispetto all'ingrandirsi e all'elevarsi dei fini, tanto più sentirò che non vivo e non avrò vissuto invano". (Fonte, "Sole-24 Ore", domenica 14.06.2009)
Carlo Rosselli (1899-1937) fu assassinato in Francia dai "cagoulard", assieme al fratello Nello (1900-1937). La "cagoule" era un'organizzazione francese di estrema destra.
"La stampa fascista tentò di attribuire il duplice delitto alla massoneria o ai comunisti", ma fu smentita dall'arresto dei responsabili da parte della polizia francese (Montanelli, "Storia d'Italia", VIII, p. 66).

17.06.2009
Ballottaggio tra vescovi
Rimini, ballottaggio per la Provincia: l'Udc appoggia la candidatura di Stefano Vitali (Pd). Il vescovo di San Marino commenta: "Mi chiedo come l'Udc potrà condividere tutti i giorni le amministrazioni locali con chi manifesta una concezione della vita radicalmente diversa". Ed aggiunge che "una gestione senza princìpi è immorale".
Risponde il vescovo di Rimini con un comunicato ufficiale: la Diocesi per la campagna elettorale "si è volutamente tenuta al di fuori", perché "la Chiesa è al servizio dell'unità, della dignità della persona, della difesa della vita".
Il candidato dell'Udc, Maurizio Nanni, denuncia: davanti al negozio del figlio "un idiota che guidava il furgone pubblicitario" del candidato del Pdl al ballottaggio, "all'altoparlante ha urlato: 'è lì che ci sono i comunisti'".
Nanni aggiunge: "Politici attenti a innescare una cultura dell'odio", "alla fine c'è sempre qualcuno che si fa strumento". (Fonte: "Corriere di Rimini")
Quanto raccontato da Nanni circa le parole gridate davanti al negozio del figlio, non meraviglia più di tanto.
Il capo della Lega, e ministro, Bossi avrebbe detto (citiamo dal "CorSera" di oggi, p. 2): "Maroni ha infiltrato alcuni agenti dei servizi e della Digos e nel giro della sinistra hanno trovato che hanno intenzione di ricostruire le Brigate rosse. Quando perdono le sinistre diventano cattive, ma davvero".
Da Rimini sappiamo che anche Casini fa parte delle "sinistre" diventate "cattive davvero".

15.06.2009
Saluti romani
La ministra del turismo Brambilla credeva di essere ad una passerella promozionale per il suo dicastero e per l'italica economia. E ricordandosi soltanto (che cosa pretendete che abbia studiato con questa scuola pubblica che vale quanto se non di più di quella privata?), ed appunto ricordandosi soltanto che ci sono le "Vacanze romane" celebrate in tutto il mondo, ha chiesto a qualche consigliere: "Come debbo salutare?". Le hanno spiegato di fare così come poi ha fatto, e come documenta l'immagine della "Gazzetta di Lecco". Un saluto romano!
Suvvia, lei non lo sapeva che cosa rappresenti quel saluto, abituata a frequentare soltanto Bruno Vespa come massima espressione delle sue esperienze culturali.
Però s'informi, adesso, la ministra. Perché quel saluto, come hanno detto anziani signori, richiama un inferno vissuto sulla loro pelle. E' inutile che la signora parli di "strumentalizzazioni politiche della sinistra". S'informi ma non dal suo leader di riferimento che nel settembre 2003 disse (testualmente): "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino".
Signora ministra: i saluti romani non sono saluti da Roma soltanto. Sono quelli ad esempio che portarono all'uccisione di Giacomo Matteotti, a Roma sul Lungotevere. Non ha modo di passarci e rendere omaggio alla sua memoria?

14.06.2009
Silvio desnudo
Il "disvelamento" del Cavaliere già in atto, di cui scriveva stamani Ezio Mauro nell'editoriale di "Repubblica", trova conferma questa sera dalle parole di Massimo D'Alema: "Nella politica italiana potranno avvenire delle scosse". E per scosse, D'Alema intende "momenti di conflitto, difficoltà anche imprevedibili. Del resto, le scosse sono così... imprevedibili...".
Messaggio chiaro e non trasversale, con una pennellata non inutile sulla psicologia del capo del governo: "Berlusconi non è uomo che accetti il declino politico e umano, animato com'è da un mito dell’eterna giovinezza, miti sempre pericolosi...".
Questo, precisa D'Alema, "richiede che l’opposizione sia in grado di assumersi le proprie responsabilità e anche che sia nella pienezza delle sue funzioni".
Mauro parlava stamane di un presidente del Consiglio "prigioniero di un clima di sconfitta anche quando vince". E sottolineava la "regolarità istituzionale di Fini". Formula perfetta se non evocasse vagamente lo slogan della "regolarità intestinale" di tanti spot. E per questo capace, la formula, di diventare una specie di croce e delizia del presidente della Camera. Sul campo, contro Gheddafi, Fini ha acquisito il merito di aver dimostrato che il Parlamento va rispettato pure da un capo di Stato libico.
Mauro scriveva poi che "la stampa italiana" è "prigioniera del nuovo conformismo", per cui "preferisce parlar d'altro".
Nell'editoriale di Barbara Spinelli ("La Stampa") c'è un bello sberleffo al governo del cavaliere, quando si ricorda che a Parigi ci invidiano Tremonti, considerato da taluno della sinistra estrema come un anticapitalista.
Sul "Corriere della Sera", Paolo Franchi in un commento intitolato "La politica e l'usanza di accusare i giornali", sostiene stamani che "urgono chiarimenti". Formula semplice, non ambigua, ma inevitabilmente molto forte se vista da destra, e molto debole se vista da sinistra.
Comunque il problema esiste, anzi ce ne sono due, scrive Eugenio Scalfari nella 'predica' domenicale su "Repubblica": 1. come ha conosciuto, Berlusconi, quel personaggio che è "quanto mai equivoco con precedenti penali e relazioni di assai dubbia natura"; 2. le foto sarde anche se innocenti possono essere "fonte di intimidazione e di veri e propri ricatti".
Non siamo nella fantapolitica ma nel clima fatiscente della caduta dell'imperatore. La ciliegina sulla torta arriva, come s'è visto, da D'Alema. Che appunto parla di Berlusconi come leader "dimezzato" e del potere in mano ormai alla "guardia pretoriana" ovvero a Bossi.

13.06.2009
Italiani
Italiani così, raccontati dalle loro storie e non dai politologi. Due esempi.
"Mio suocero Benvenuto Bertocchini ha vissuto per circa 20 anni a Tobruk, in Libia, dove aveva un notevole complesso di attività commerciali"...
Dopo l'arrivo del generale Graziani, quando "furono compiute delle atrocità, mio suocero indignato andò da Graziani e lo insultò dandogli del macellaio. Gli costò il confino in un paesino abruzzese e l'abbandono dei beni della famiglia".
Lettera di Anna Maria Bertocchini da Roma, su "Repubblica" di oggi.
Secondo esempio. Lettera di Maria Imperatore da Ferrara sul "Corriere della Sera" di ieri (prima pagina, "di spalla"), una degli italiani cacciati dalla Libia, 40 anni fa: "Avevo perso tutto: non solo la casa, le cose, gli amici, la spiaggia, i luoghi spensierati della mia gioventù ma mi sentivo violata addirittura nella mia intimità... Ma questo gli italiani, i deputati, i membri del governo, le nostre giovani ministre lo hanno mai saputo?".
Sempre sul "Corriere della Sera", oggi appare la magistrale rubrica di Piero Ostellino che comincia stavolta così: "Noi, della mitica 'società civile', siamo così certi di essere migliori della screditata 'società politica'? Io non lo sono affatto; anzi sono convinto che la società politica sia il riflesso di quella civile".
Nostra personale, imbarazzata constatazione. Le stesse cose le scriveva sessant'anni fa Indro Montanelli, sempre sullo stesso quotidiano. In tutto l'universo stellare soltanto lo Stivale resta immobile. Giustamente. Ogni generazione ha il diritto di sentirsi ripetere la stessa lezione. A modico prezzo.
Nel frattempo siamo diventati vecchi, noi allora giovani lettori del "Corrierone". Che cosa è cambiato? Poco o nulla, stando al confronto fra il Montanelli di allora e l'Ostellino di oggi.
L'unica differenza è che allora c'erano cento correnti democristiane in un unico partito, oggi ci sono cento partiti pieni di democristiani. Colpa della screditata 'società politica' o della mitica 'società civile'? Montanelli, se ci sei batti un colpo.

13.06.2009
Le molle
"Se c'è un momento per prendere con le molle quel che dicono i giornali, è proprio questo". Parole di Silvio Berlusconi, editore e presidente del Consiglio, pronunciate oggi ai giovani industriali.
Perché? I giornali dipingono un'Italia che non è quella reale. Inventano sue dichiarazioni, e poi, se lui le corregge, "scrivono che il presidente del Consiglio ha fatto marcia indietro".
Gheddafi ha spiegato che per avere la democrazia, anche in Italia bisogna abolire i partiti come in Libia. Berlusconi aggiunge oggi che per avere la democrazia, anche in Italia bisogna eliminare la libertà di stampa. Prima ha infatti detto ai giovani industriali: "Non date pubblicità ai media disfattisti", poi ha emesso un comunicato: "Mi riferivo al leader del Pd Franceschini". Che sarà pure disfattista, ma non è di certo un giornale od una rivista...
A Gheddafi ha risposto il sindaco di Roma, Alemanno: "Non accettiamo lezioni di democrazia da parte di nessuno". Ieri sera anche Fini, come presidente della Camera, ha detto la sua su Gheddafi, giustamente, facendo saltare un incontro dopo due ore di attesa del leader libico.
Motivo del ritardo? D'Alema ha parlato di problemi di salute di Gheddafi ("Ci ha fatto sapere che non sta bene"), ma è stato smentito ufficialmente dall'ambasciata libica: Gheddafi era impegnato nella preghiera del venerdì. E poi anche D'Alema sostiene che sono i giornali a scrivere le bugie.
Se c'è un momento per prendere con le molle quello che dicono i politici, è forse questo. Infatti l'altra sera, l'animatissimo scontro ad "Annozero" fra Santoro e Ghedini (fonte Aldo Grasso, "Corriere della Sera" di oggi) ha avuto 4.428.000 spettatori, contro i 4.334.000 di "Zig Zelig", un'antologia, in pratica una replica.
Ovvero le discussioni di oggi hanno convinto soltanto 94 mila spettatori in più (un misero due per cento del totale raggiunto...) rispetto a quanti hanno scelto cose vecchie e soprattutto sinceramente comiche.

11.06.2009
Una toga tira l'altra
Ci era occorso di pensare ad Antonio Di Pietro come ad un mito sfinito. Oggi PG Battista sul "Corrierone", trattando del sorpasso di un altro magistrato, Luigi De Magistris, a danno del capolista dell'Italia dei Valori, ha scritto: "Finisce il partito personale. Finisce la lista legata al nome e all'immagine del suo leader".
E noi ci permettiamo di credere che il sorpasso di De Magistris, impeccabile e raffinato oratore, sia dovuto semplicemente al fatto che lo stesso Di Pietro aveva dovuto tirare le orecchie al figliolo: pur non avendo commesso nulla di penalmente perseguibile, "ha tenuto un comportamento sbagliato e inopportuno", aveva detto il di lui padre.
Oggi il suo elettorato di ieri (e forse di domani) ha trovato probabilmente una nuova guida. Battista scrive che De Magistris giocherà "un ruolo che prende le mosse proprio sul terreno del profilo etico del partito". E' accaduto insomma quello che modestamente avevamo azzardato qui sopra, il 28 dicembre dello scorso anno. A dimostrazione che pur essendo dei blogger non siamo incapaci di intendere e di volere.
Giriamo pagina. Titolo del "Corriere": "Con la nuova legge addio all'operazione lodata da Maroni" contro la tratta di clandestini. Altro giro. Una lettera di ergastolani e detenuti, dedicata alla loro insegnante, da "Repubblica": "Probabilmente non ci vedremo mai, noi abbiamo un posto fisso, molti per tutta la vita, lei invece è precaria. Noi non la dimenticheremo, non lo faccia neanche lei".
E poi ci sarebbe, di nuovo, il duello D'Alema-Veltroni. Oppure la storia delle foto prese di nascosto alla signora Berlusconi in vacanza con il nipotino, raccontata da Michele Serra su "Repubblica" che dice: senza che nessuno abbia protestato. Ed infine un'intercettazione telefonica che sullo stesso quotidiano racconta Giuseppe D'Avanzo, fatta il primo gennaio 1987 con attempata o maturi signori (Berlusconi, Confalonieri, Craxi) che aspettavano l'arrivo della befana anzitempo. D'Avanzo è stato male informato, non erano in attesa di due ragazze di "Drive In" perché [censura] di capodanno porta bene tutto l'anno...

11.06.2009
Porte aperte
Porte aperte e finestre spalancate sull'interno di casa Berlusconi. Non ci vengano poi a dire che si tratta di gossip e di occhiate del pubblico dal buco della serratura. Si resta a bocca aperta come quelle porte, nell'osservare la prima pagina del "Corriere della Sera" di stamani, con la "lettera" o "dichiarazione" della "signora Veronica Berlusconi" nell'ultima colonna a destra in testa alla pagina.
La meraviglia nasce constatando quanta amarezza (usiamo un eufemismo) provi la moglie di un presidente del Consiglio che parla con tutti in Italia, tranne che con lei, la madre di tre suoi figli.
Ecco il suo testo: "In queste settimane ho assistito in silenzio, senza reagire mediaticamente, al brutale infangamento della mia persona, della mia dignità e della mia storia coniugale. Certo è che la verità del rapporto tra me e mio marito non è neppure stata sfiorata, così come la ragione per cui ho dovuto ricorrere alla stampa per comunicare con lui. Certo è che l’ho sempre amato e che ho impostato la mia vita in funzione del mio matrimonio e della mia famiglia".
Adesso che cosa diranno quanti per difendere lui hanno offeso lei?
Ieri sera, in un bel libro di Andrea De Benedetti, "Val più la pratica. Piccola grammatica immorale della lingua italiana", abbiamo incontrato una definizione che rispecchia perfettamente queste storie con annesse pubbliche discussioni politiche. La formula è quella dei "sicari della dialettica" (pagina 18) che assumono sfumature che vanno dal "finto garbato ('Ma scusi onorevole')" al "prepotente autentico ('Ma stia zitto')", sino "all'italiano più italiano di tutti ('Ma mi faccia il piacere')".
Il cavaliere è circondato da una nutrita schiera di "sicari della dialettica" abituati a comportarsi da "prepotenti autentici" come dimostrano le trasmissioni televisive delle ultime settimane. Non ci rasserena il ricordo di un proverbio, "Ne uccide più la lingua della spada".

10.06.2009
Esasperata, da chi, la Brambilla?
Si è definita lei stessa ridotta "all'esasperazione" dall'intervento del prof. Stefano Rodotà. La ministra Brambilla si è continuamente agitata ieri sera per tutta la trasmissione di "Ballarò", persino abbandonando lo studio per una "telefonata". Non era colpa di Rodotà. La ministra ha fatto la faccina strana anche con la "rivelazione" Debora Serrachiani. Alla fine Mariotto Segni ha sintetizzato efficacemente: "La Brambilla contro tutti".
Ma non è un problema soltanto della ministra del Turismo. Ogni esponente del Partito della libertà quando siede in uno studio televisivo, si sente in diritto di deridere e zittire gli avversari. Accade regolarmente. E' l'applicazione un po' ridicola e cortigiana della pretesa del cavaliere di fare anche l'opposizione al proprio governo (come sembra essere successo alla grande in Sicilia, a quanto pare).
Che cosa aveva detto Rodotà di tanto incendiario? Esiste un problema di moralità pubblica per il nostro capo del governo, e tutta la vicenda è nata da "due parole che colpiscono tutti: ciarpame politico".
"Madonna..." ha sospirato la ministra Brambilla prima di sussurrare: "Sono all'esasperazione...".
Miriam Bartolini aveva spiegato che "per una strana alchimia" all'imperatore suo marito tutto è permesso. Che qualcuno aveva "scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell'imperatore. Condivido: quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere".
Ogni volta che vede profilarsi all'orizzonte il fantasma della signora Bartolini-Lario-Berlusconi, la signora Brambilla ripensa, crediamo, alle parole della (ex) consorte del cavaliere, quando giustificò la sua assenza dalle cerimonie pubbliche con una di quelle frecciate al curaro che prima o poi producono il loro effetto micidiale: "Mio marito può portare sotto i riflettori della politica la Brambilla".
La Brambilla aveva davanti a sé l'ombra lunga di Miriam Bartolini che le impediva di vedere il volto severo e sereno del prof. Rodotà, pietra dello scandalo per aver richiamato alla memoria di tutti la questione del "ciarpame" che non è gossip ma sostanza, appunto un "problema di moralità pubblica".
Questo post è ad alto contenuto di pericolosità sociale, per cui va assimilato con particolare precauzione.

04.06.2009
Occhio strano di Silvio
La parola d'ordine lanciata dal cavaliere ai suoi consiglieri è stata forse "Abbasso le donne". Dietro c'è la storia di sua moglie che gli ha rovinato la festa elettorale. Come ha scritto Ugo Magri sulla "Stampa", Berlusconi ha confessato: "La campagna elettorale me l’ha fatta mia moglie..." con il divorzio, le minorenni e compagnia bella. "Su Veronica, a 24 ore dal voto, l’ex-marito dà giudizi poco sereni", ha osservato Magri: "La incolpa delle «calunnie che avrebbero stroncato chiunque», e pure del record di preferenze mancato, ultima delusione".
"Abbasso le donne", ha forse spiegato Berlusconi (secondo noi), "perché chi dice donna dice danno".
Aspettiamo di sapere che cosa (forse) diranno le tante signore adoranti, che a vario titolo lo circondano nel governo e nel partito.
Nell'attesa rileggiamo le cronache di ieri, dove si racconta l'andata al seggio di Portici di quella fanciulla in fiore accompagnata da un'amica minorenne che si spacciava per rappresentante di una certa lista. Altra piccola aggiunta alle storie deprimenti dell'Italia fanfarona fatta crescere in questi anni da chi convocava le ragazze (minorenni) per raccontare loro le storielle come quella, divertentissima, "dei due ministri del governo Prodi che precipitano con l'aereo e vengono violentati dagli uomini della foresta".
Aspettiamo di sapere perché erano soltanto due, i ministri del governo Prodi. Chissà che cosa ha insinuato "papi" alla fanciulla in fiore.
Una spiegazione si potrebbe trovare, a tutto, non soltanto alla storiella, nella chiusa del pezzo di Magri, dove si racconta di una confidenza rilasciata da "un fedele della prima ora". Secondo questa confidenza, Berlusconi guarda gli amici sui 50/60 anni "con un occhio strano. Come se gli attaccassimo la vecchiaia".
Anche noi abbiamo un occhio strano quando leggiamo tutte queste cose, non per rimpiangere il passato ma per cercare un presente meno indecente.

08.06.2009
Sul web si vince
"La candidata lanciata dal web" titola stasera il "Corriere della Sera" on line un servizio dedicato a Debora Serracchiani del Pd che in Friuli ha superato Berlusconi di 9.624 preferenze (73.910 contro 64.286), mentre il suo capolista, il venerando Luigi Berlinguer, è rimasto a quota 11.244.
Lascia invece la politica (intesa come vago sogno di un premio da parte del sultano) la fanciulla in fiore che un giorno aveva dichiarato: "Voglio fare l'attrice. Oppure la ballerina. Oppure la parlamentare alla Camera". Ovviamente come premio di colui del quale aveva detto: "Mi racconta le barzellette. Mi piace tanto quella dei due ministri del governo Prodi che precipitano con l'aereo e vengono violentati dagli uomini della foresta".
Il pentimento sembra sia nato dopo il difficile debutto alla prima urna della sua vita, ieri in un seggio di Portici. Dove, ha scritto Massimo Gramellini, è stata scortata da "vari poliziotti", e dove il presidente "al suo passaggio ha chiuso il seggio medesimo".
Avevamo annotato qui che la Camera a cui molte ragazze pensano è fortunatamente soltanto quella da letto. E la fanciulla in fiore dev'essere stata informata male.
Il ripensamento odierno ci rallegra, anche lei s'inserisce nella folta schiera di chi mira soltanto alla camera da letto, senza tormentarci con vanesie aspirazioni da parlamentare. Ignara del fatto che l'itinerario democratico non prevede la prova del materasso per sedere sul seggio.
Ma nei colloqui avuto con il "papi" non c'era stato tempo per approfondire questo particolare aspetto diciamo costituzionale, perché lui glielo occupava tutto con le barzellette. Perché "quella dei due ministri del governo Prodi che precipitano con l'aereo e vengono violentati dagli uomini della foresta" le piaceva tanto ascoltarla quanto a lui raccontarla. Come proiezione emblematica del fatto che pure lui, a Prodi, "gli aveva fatto un coso così", e forse lo diceva pure, ma pudicamente, alla minorenne.
La quale adesso resta soltanto davanti al dilemma esistenziale: ballerina od attrice? Emilio Fede ci è testimone: la fanciulla non ha buona dizione. Nulla sappiamo della sua abilità di danzatrice. Un posto nella storia se lo è già prenotato, come incolpevole ma drammatico simbolo di una Piccola Italia fatta di niente. Italia accattona ed esibizionista, misera e pezzente nonostante i doni preziosi di qualche principe azzurro.
Forza, dunque, Debora Serracchiani. Fai vedere tu che di che cosa sono capaci le giovani donne "attente", per il bene del Paese. Senza cortei, poliziotti di scorta, seggi ignobilmente chiusi, piaggeria ad ogni passo. Forza Debora, e la storiella del governo che precipita in una foresta raccontagliela tu, con quattro pedate sul didietro come ricompensa a chi si crede signore onnipotente. Ed intanto ha perso clamorosamente la scommessa di avanzare. Ha ragione Franceschini: "Non c'è traccia dell'avanzata della destra come è avvenuto nel resto dell'Europa, niente di quanto prospettato sino alla scorsa settimana da Berlusconi con il Pdl ben sopra il 40%. Anche sommando la Lega, sono lontani dal 50%: il governo è in minoranza nel Paese".

05.06.2009
Tante ragioni,
lettera al direttore della "Stampa"
Alessandro Marini, autore della lettera pubblicata stamani nella pagina del colloquio con il direttore della "Stampa", è un mio conterraneo, di Lugo di Romagna.
Condivido e sottoscrivo le opinioni che esprime argutamente sul "Corriere di Romagna", foglio che regala ai lettori "La Stampa" ogni mattina.
E sono d'accordo anche con lo sdegno che esprime verso il comportamento del capo del governo nella lettera che lei ha ospitato oggi.
Ma ha ragione anche il direttore della "Stampa" nello spiegare che manca in Italia (e nei giornali) "un dibattito sulle ricette per uscire dalla crisi, per rilanciare i consumi e frenare la disoccupazione". Appena rientrato in Italia dagli Usa, per sedersi nell'ufficio di Torino, lui ha trovato "l’annuncio della moglie del presidente del Consiglio di voler divorziare dal marito. Era una notizia e ha scatenato un putiferio", osserva stamani.
Forse negli Usa, vorrei chiedere a Calabresi, il putiferio sarebbe stato minore? E poi: se certe cose i lettori non le discutono, non è forse colpa dei giornali che certe notizie non le forniscono loro?
E' un vecchio problema, ricordo che proprio 40 anni fa in un periodico locale di cui ero redattore a tempo perso, feci una pagina sul giornalismo, la scarsa diffusione dei quotidiani, la tendenza a privilegiare certi temi leggeri piuttosto che quelli seri e pesanti. La intitolai "Il cane si morde la coda", perché spiegavo che si dà la colpa al lettore di scarsa informazione, ma è proprio la stampa che deve fornire quella informazione che permetta poi di discutere dei temi "scottanti".
Caro direttore, lei ricorderà l'editoriale impeccabile di Barbara Spinelli (17 maggio scorso, non un secolo fa), in cui leggevamo: "Il cittadino è molto male informato, e la mala informazione è una delle principali sciagure italiane".
E poi: "La menzogna viene (...) dai governanti, e in genere dalla classe dirigente: che non è fatta solo di politici ma di chiunque influenzi la popolazione, giornalisti in prima linea". Per aggiungere: "I fatti sono reali, ma se vengono sistematicamente manipolati (omessi, nascosti, distorti) la realtà ne risente, ed è così che se ne crea una parallela".
Ecco perché dico che il lettore Marini ha ragione. La verità detta o manipolata da un capo di governo, è un problema serio, non un passatempo per fancazzisti di provincia seduti in un bar.
Ecco perché ha ragione anche lei, direttore, quando dice che bisogna discutere delle cose serie: ma fornitecene il materiale voi, perbacco! Ricordo gli articolo del retroscenista Minzolini. Mi dicevo, questo corre per dirigere il Tg1. Ho azzeccato la previsione. Ma non sono l'unico a pensarla così.
Cito dal blog di un giornalista della "Stampa" questo apologo:
"*Papà, papà: che differenza c’è fra un giornalista e un medico ?
Un medico è un professionista che cura la salute delle persone.
Un giornalista è un professionista che racconta e analizza quello che succede nel mondo vicino e lontano
*Papà, papà: e se un giornalista e un medico sono degli incompenetenti o dei disonesti ?
Se capita a un medico, il suo paziente invece che guarire si riammala e al peggio muore.
Se capita a un giornalista si perde la verità dei fatti e muore la libertà e la civiltà degli uomini.
*Papà, papà, ma allora perchè se un medico fa cose male viene radiato dall’ordine e a volte messo in prigione e se un giornalista fa cose male non riceve grosse pene e a volte diventa anche direttore di certi giornali o tg televisivi ?
*Papà, papà, papà: perchè non rispondi ?"
Lei, caro direttore, ci invita a discutere: "questo dibattito sul pettegolezzo è diventato un alibi per coprire le mancanze di idee".
Mi permetta di dissentire, almeno come blogger "sporco e cattivo" le idee ce le ho, non lo debbo dimostrare, i miei post sono leggibili sul suo giornale on line. Ma quelle idee non piacciono alla sua redazione, per cui il blog a maggio è stato segnalato in home soltanto una volta.
Vista la sua cortesia ed onestà dimostrata anche stamani nella risposta al mio conterraneo, naturalmente focoso come tutti i romagnoli onesti (lo sapeva che noi siamo così ruvidi rompicoglioni?), egregio direttore, la invito a rispondere alla lettera che lo inviato alla sua rubrica web, e che riproduco qui:
"Caro direttore il 12 maggio le ho inviato una mail che ricopio qui. Sono lieto di fare la sua conoscenza. Non so con quale simpatia o meno lei consideri il lavoro dei blogger. Io sono vecchio (nato nel 1942) anche come lettore della Stampa (l'acquisto dal 1964), credo nello strumento di Internet, ho avuto soddisfazione per le cose scritte qui, anche se prevalentemente mi occupo di altre cose più noiose. Se avrà la cortesia di ascoltarmi, in altra occasione le motiverò la mia insoddisfazione per come sta andando il settore blogger della "Stampa". Il più sincero augurio da chi la stimava anche su "Repubblica" (che leggo regolarmente come il "Corrierone": il mal della carta non perdona...)."
Un'ultima cosa. Ha ragione anche l'ex prefetto di Torino nel proporre di diradare la festa del due giugno.
Per risparmiare la abolirei. Ci saremmo così evitate certe immagini del (lo dico?) presidente del Consiglio che salutava ridendo come ad una parata di bouy scout.
Il due giugno 1946, ricordiamolo con la mestizia di chi è consapevole di un 'piccolo' fatto: è una data che è costata lutti e miserie, la data cioè che chiude un passato tragico, quello della guerra e delle colpe di una monarchia serva del fascismo prima e poi traditrice con Mussolini, prima innalzato (1922) e poi deposto (1943) con altrettanti colpi di Stato del re.
A quel prefetto rivolgerei anche una domanda: come vengono scelti gli oscuri personaggi che ogni anno sono decorati al merito repubblicano? Certe nomine fanno sorridere, altre ridere, altre indignare: secondo gli anni, è come per le annate della raccolta dell'uva... Ma una Repubblica non è una vendemmia.

05.06.2009
Grazie Wikio.
Grazie Wikio, mi hai dato ragione: avevo (facilmente) previsto una discesa nella tua classifica, dato che su otto citazioni in home dei blog, il mio era stato messo soltanto una volta, nel mese di maggio... E che cosa avrei potuto pretendere di più?
Rispetto a gennaio m'è andata bene: ero al n. 18. Poi a febbraio sono passato al 6, a marzo al 7, ad aprile al 4, ed al 7 ancora a maggio.
La promessa di elencare i link delle citazioni non è stata mantenuta. Va bene così. Wikio, grazie di esistere e di considerarci non sporchi e cattivi, ma un po' .... (censura).
Una domanda: ogni cliccata sui nostri blog che cosa rende al giornale, dato che tutto si misura in termini economici?

05.06.2009
Benedetti giornali
Sul "Magazine" corrieresco di ieri, l'editoriale consueto di Gian Antonio Stella (intitolato stavolta "E' la stampa, bellezza") ricordava che destra e sinistra sono unite nella lotta contro quei "rompiscatole" dei giornalisti.
Da acquirenti di quotidiani, e da cittadini che ritengono (forse a torto) ancor valido il principio del "quarto potere" che deve controllare gli altri tre, l'argomento ci interessa.
Stella cita "il grande Ugo Stille": "Negli Usa è impensabile che un politico si inalberi per una domanda provocatoria: ogni domanda dei giornalisti è fatta apposta per metterlo in difficoltà, ovvio".
Stella documenta gli sfoghi italici di D'Alema, Mussi, Salvi, Veltroni ("giornali leggeri come il vento, gonfiati come mucche pazze"), Romano Prodi (i mass media, "li abbiamo tutti contro"), Sandro Bondi, Gasparri, Totò Cuffaro, Bassolino.
Stella chiude con un'altra citazione che definiva la stampa italiana "la più libera del mondo" perché i suoi giornalisti potevano esercitare "funzioni di controllo, critica, propulsione". "Era il 10 ottobre 1927", scrive Stella, ed i complimenti ai direttori di 70 quotidiani italiano erano di Mussolini". Il quale usava, aggiunge Stella, "un altro tipo di veline".
Ovvero non le ragazzotte sculettanti inventate da Antonio Ricci per Canale 5, ma gli ordini di servizio (su carta detta velina perché leggera. In quanto tale, essa permetteva di battere a macchina il numero doppio o triplo di copie rispetto ai fogli normali).
Queste veline recitavano: "Improntare il giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire. Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti": "Non si deve dare all'estero la sensazione di una miseria grave che non c'è". "Diminuire le notizie sul cattivo tempo".
Sul "Corrierone" di oggi Aldo Cazzullo anticipa il libro di Alessandra Sardoni (inviata de "La7") che racconta come due intellettuali, Rondolino e Velardi, consigliavano il loro D'Alema nel 1997.
Direttamente dal volume di Alessandra Sardoni, riprendiamo due citazioni di Rondolino e Velardi che riguardano il giornalismo. La prima: "...dobbiamo prima di tutto sedurre i giornali per potercene servire", blandendo e vezzeggiando i cronisti, "persino" invitandoli a prendere un caffé.
La seconda va nello specifico, passa dall'invito al bar all'occhio posto sulle direzioni di "Corriere della Sera" e "Repubblica": "ci servono due direttori che riconoscano il primato della politica".
Badate bene: "ci servono". Non necessitano sociologi della politica per rilevare il senso di questo verbo "servire" per direttori appunto sottomessi al "primato della politica".
Gian Antonio Stella, sempre sul "Corriere" di oggi intervista Cosimo Mele, candidato di Francesco Pionati alle Provinciali brindisine. Mele nel luglio 2007 fu sorpreso con due squillo in un albergo di Roma. Oggi dichiara a Stella: "E poi, diciamolo, in Parlamento non si fa un cazzo". Diciamolo. Ed amen.

04.06.2009
Io sono io e voi...
Io sono io e invito chi voglio. Io sono io e voi non siete un ... Così parlava il marchese del Grillo, così l'ha doppiato il presidente del Consiglio, oggi parlando in pubblico. Come commenta Prodi, così parla un principe che si fa una legge diversa da quella del popolo. Così vanno allegramente le cose in Italia, come dimostrano i giornali stranieri...
04.06.2009
Brambilla scommette
La ministra Brambilla vuole portare in Romagna un casinò. Lo ha proclamato da Rimini due giorni fa.
Bene. Ma prima di tutto si informi. Ripeto quanto già scritto in altre occasioni. Nel 1993 il presidente dell’Antimafia, Luciano Violante, dichiara: "La mafia in Riviera ha vestito i panni puliti della intermediazione finanziaria, ma è ben presente". Gli usurai hanno "i colletti bianchi": a gennaio sono stati eseguiti nove arresti, e quattro società dal credito 'facile' sono finite sotto inchiesta con l’accusa di truffa ed associazione a delinquere.
Nel 1994 il prof. Giancarlo Ferrucini, occupandosi del "balletto dei fallimenti", ipotizza che vi sia interessata anche la mafia, con quelle infiltrazioni denunciate dalla Commissione parlamentare antimafia, che "potrebbero attecchire più facilmente nei settori dell’abbigliamento e della ristorazione, dove fra l’altro si verificano frequenti turn over nella titolarità delle aziende".
Nello stesso anno il senatore Carlo Smuraglia, estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali", spiega che "in Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta, quella che è più difficile" da combattere rispetto a quella che spara e prepara stragi.
Sempre nel 1994 la sezione riminese della "Rete" che fa capo a Leoluca Orlando, in occasione dell’assemblea nazionale tenutasi a Riccione, lancia pesanti accuse alle Giunte di sinistra che avrebbero sottovalutato il fenomeno mafioso in Romagna.
Dicembre 2005, infine. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso spiega: anche per Rimini vale il principio che il denaro si accumula al Sud e si investe al Nord.
Nell' agosto 2008 presidente della Provincia e sindaco di Rimini si sono detti notevolmente preoccupati per notizie che "configurano un quadro di infiltrazione malavitosa in diversi settori del tessuto economico-imprenditoriale". Scrissi una lettera ad un giornale locale per dimostrare che il problema non è nuovo, come documentano alcuni dati "storici". Quelli elencati qui sopra. La mia lettera non è stata pubblicata.
La ministra Brambilla può navigare sicura. L'opposizione locale (i partiti del governo romano) ha buone entrature.
Spero che in Provincia sia eletto il candidato del Pd Stefano Vitali che è sveglio e conosce bene le questioni, e sarà capace di dare del filo da torcere alla ministra Brambilla.
Vitali ha lavorato per tanti anni al fianco di don Oreste Benzi. Sulla memoria del sacerdote ha posto il suo cappello elettorale la ministra Mara Carfagna nell'annunciare proprio da Rimini la lotta governativa alla prostituzione. Che ovviamente il "prete di strada" intese non in senso soltanto repressivo, ma soprattutto come recupero delle vittime dei vari racket.
I problemi dell'Ordine pubblico a Rimini ed in Romagna sono seri. Le forze impegnate sono sempre più insufficienti per decisioni romane... Le promesse della ministra Brambilla preoccupano perché un casinò non porterebbe altro che nuove rogne.
Precedenti post sul tema:
"Cemento armato"
"Balle e non fatti"
"Il partito del cemento".

02.06.2009
Blogger, sporchi e cattivi
Un editore e poeta americano, Jonathan Galassi, ha scritto su "Domenica" ("Il Sole-24 Ore") del 31 maggio un lungo articolo circa la crisi della carta stampata e, "con grande pena e sconcerto", se l'è presa con il mondo virtuale dei blogger. Internet "ha cambiato tutto", confida, e soprattutto la gente non vuol pagare le informazioni che riceve dal web... Per rendere il discorso più nobile, tira fuori l'asso dalla manica: nessun blogger diventerà uno scrittore famoso, perché sta seduto davanti ad un computer e non va in giro per il mondo.
Mille ragioni suonate dal vento girano per il mondo intero a favore del signor Galassi che ha lavorato su Montale e sta lavorando su Leopardi. Non possiamo dargli torto. Da vecchio sedentario per ovvi motivi, non pretendo di diventare famoso, ma soltanto di girare al signore una domanda.
Questa. Al Festival dell'economia a Trento è stato detto dal prof. Luigi Guiso, a proposito della crisi economica, che "molti sapevano e non hanno scritto...". Quelli che "sapevano e non hanno scritto..." non erano blogger brutti sporchi e cattivi, ma onoratissimi e famosi esperti. Perché lo hanno fatto? Perché hanno taciuto? E' ancora una volta colpa di Internet?
Post scriptum. Alla fanciulla in fiore che oggi ci affligge dichiarandosi rovinata ("Dalla mia festa di compleanno [con Berlusconi, sottinteso] è cambiato tutto...in peggio"), inviamo modestamente un invito: si rivolga al poeta editore Galassi: le spiegherà che tutto il suo attuale disagio deriva da quei sedentari brutti sporchi e cattivi dei blogger. Se frequentasse gente migliore di loro, certe cose non le capiterebbero. Ne siamo intimamente sicuri

01.06.2009
Amarcord Fellini
Il Times, noto foglio estremista di Londra, definisce Berlusconi un don Giovanni, un Casanova che usa la maschera da clow. Questo vecchio libertino, evocato attraverso il nome di un personaggio letterario, il Lothario di Nicholas Rowe (1703), rimanda alla figura tragica e dolente del protagonista del film felliniano.
Giacomo Casanova passò per la mia città, Rimini, nella primavera del 1744.
Nelle "Memorie", racconta di evirati cantori e di situazioni di miseria non soltanto morale. Teresa è una giovane bolognese, figlia di un povero impiegato, avviata alla carriera artistica, in sostituzione di un giovane riminese defunto, Bellino. Costui era stato sacrificato dal padre come voce bianca, per mantenere una numerosa famiglia. Sullo sfondo, Casanova colloca vecchi preti che fanno rapporto al vescovo che tutto è in regola, prima che Teresa (spacciata per Bellino) possa salire sul palcoscenico. Vengono in mente le amare parole manzoniane su Gertrude: «L'esaminatore fu prima stanco d'interrogare che la sventurata di mentire…».
Quante sventurate sognano sotto le ali del novello Lothario italiano un ruolo in tv od un seggio in Parlamento? Ne parla il "Times" per sostenere che "la cosa più scioccante è l'assoluto disprezzo con il quale tratta gli italiani". Sabato e domenica si vota per le Europee. Quanti italiani allora se ne saranno accorti, di questo "disprezzo"?


Antonio Montanari - 47921 Rimini. - Via Emilia 23 (Celle). Tel. 0541.740173
RIMINISTORIA è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nellaGazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001./2752, 16.03.2018

il Rimino 2009