Diario italiano
Il Rimino 162, anno XI
Giugno 2009

29.06.2009
Copia e incolla
Interessante recensione, sabato scorso su "Tuttolibri": Lelio Demichelis parla di Fabio Metitieri, autore de "Il grande inganno del Web 2-0". Titolo dell'articolo: "Credono di sapere, ma fan solo copia e incolla". Verissimo.

Ma il sistema del "copia e incolla" è vecchio come il cucco, non è soltanto un difetto biologico-intellettuale delle nuove generazioni.

Ne ho riferito altrove recentemente (21.01.2009), quando ho scoperto che nel "Giovane Pascoli" di Rosita Boschetti (catalogo della mostra tenutasi a San Mauro sul finire del 2006), c'è molta farina del mio sacco travasata nel calderone di cottura, senza indicare la legittima paternità. [Alle "Patologie riminesi" su "Appestato".]

Ci sono poi altri tipi di "copia e incolla". In una biografia di Pandolfo II Malatesti lo si dice nato nel 1325, e comandante di truppe nonché podestà di Fano a dieci anni... Ecco un esempio di accettazione acritica di un errore che però era stato corretto. Oltre un secolo fa... In un testo però ignorato dagli autori (come documenta la bibliografia del volume). Ovvero non si copia mai abbastanza per scrivere le cose vere: anche se basterebbe una modesta operazione aritmetica per capire che a dieci anni non si guida un esercito e si diventa podestà... Miracoli della cultura alta italiana.

Sul "Corrierone" il problema del Web è al centro di un articolo di Carlo Formenti nel supplemento economico. Titolo: "Attenti ai rischi per l'opinione pubblica". Sintesi: le news a pagamento rischiano di produrre "un inevitabile abbassamento della qualità del prodotto". Poi una stoccatina ai blogger, definiti "riciclatori dell'informazione". Riciclatori 'sto c..., verrebbe la voglia di rispondere (personaliter) a Carlo Formenti.

Ce ne sono ad iosa di riciclatori, ma non tutti siamo tali. Sono i giornali che ci censurano, altro che storie. Due esempi.
Il 23 giugno 2008 la "Stampa" pubblica un articolo di Sebastiano Vassalli con un'informazione errata su Leopardi. Invio una lettera al giornale con il testo pubblicato sul blog. La lettera non è stata pubblicata.

21 giugno 2009 (quasi un anno dopo...), il caso si ripete. Oggetto, la causa di beatificazione di Alcide de Gasperi: Giacomo Galeazzi scrive che il processo di canonizzazione "procede a rilento". Invio alla "Stampa" una lettera che è il post apparso qui. Non pubblicata.

Allora non dite, illustri esperti, che i blogger sono tutti dei riciclatori. Quelli che si danno da fare per portare un loro contributo anche sulla "carta", sono lasciati fuori.

Una volta la redazione della "Stampa" (parlo di un'esperienza quasi quarantennale, ben documentabile ovviamente) mi pubblicava. Adesso dev'essere arrivato qualche consiglio a censurarmi. Certi loschi figuri "vicini e lontani" come avrebbe detto Nunzio Filogamo, li conosco bene. Ne parlerò in altra occasione.

29.06.2009
Povera scuola
Povera scuola o scuola povera? Direi: povera scuola perché scuola povera. Cominciando dagli stipendi degli insegnanti. "Da cambiare", sentenzia giustamente il titolo di un pezzo ospitato dal "Corrierone" e firmato da Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli.

Nell'articolo, sul tema si richiama un recente rapporto dell'Ocse. L'Ocse da circa mezzo secolo ripete le stesse cose sulla scuola italiana che non va (cercate negli archivi, e vedrete che ho ragione).

Gavosto propone: "Pagare di più gli insegnanti migliori". Anche l'idea è vecchia come il cucco. In questo Paese in cui il leccaculismo politico-sindacale e le protezioni da compagnucci della parrocchietta non tramontano mai come regola suprema del vivere civile, a chi toccherebbe stabilire la graduatoria dei meriti per concedere gli aumenti di stipendio?

A quelli che una volta si chiamavano i presidi, avvezzi a controllare la situazione dell'Istituto attraverso le spiate dei "bidelli" mandati a controllare anche le necessità fisiologiche del corpo docente?

Stamani su "Repubblica" si riportano queste parole del sen. Ignazio Marino: "Possibile che ci siano 208 mila precari della scuola, soprattutto donne e di età media di 40 anni, e nessuno ne parli?".

La ministra Gelmini che ne dice? Ha ragione quando sostiene che la meritocrazia è indice di democrazia. Allora ci spieghi, come mai leggiamo sempre sul "Corrierone" (prima pagina) questi titolo: "Addio Italia, la ricerca è malata. Va a Boston la studiosa (precaria) che scoprì i geni del linfoma". Signora ministra la democrazia non è come lei crede uno slogan, è "sostantia rerum rei publicae".

Contravvengo al silenzio-stampa chiesto dal presidente della Repubblica in occasione del G8. Sono polemico, prima e dopo i pasti vostri, signori politici che avete rovinato la scuola pubblica ma finanziata quella privata per non ricevere scomuniche vaticane.


28.06.2009
Colpa di Voltaire
Tutta colpa di Voltaire hanno sempre detto. Ieri sera rileggevo un articolo di Sergio Luzzato, uno storico che ammiro ma soprattutto studio, dedicato ad un libro del 2005. L'articolo, intitolato appunto "Tutta colpa di Voltaire", è ora raccolto in un volume apparso di recente presso manifestolibri. Tratta di un lavoro dello storico "reazionario" (absit iniuria verbis) Roberto Vivarelli in cui la crisi dell'Occidente è considerata effetto del relativismo culturale introdotto dall'illuminismo, che passò dal libertino Voltaire al depravato Sade, come spiega ironicamente Luzzatto.

A proposito di libertini e depravati (però "non relativisti") mi è venuto in mente un triste episodio di poco tempo fa, accaduto a Gambettola (diocesi di Cesena): un sacerdote ha violentato un ragazzo facendolo finire all'ospedale, perché (ha spiegato) quando è preso da "passione" non riesce a trattenersi.

Ovviamente, noi dobbiamo pensare, per essere ligi all'insegnamento romano, che è "Tutta colpa di Voltaire".

28.06.2009
Gelmini vs. Silvio
La ministra Gelmini si è resa colpevole di lesa maestà, con la versione ciceroniana del "De Officiis" proposta ai maturandi.

All'inizio del brano si legge infatti che l'uomo magnanimo e forte non deve adirarsi con chi gli è nemico. E che, per chi è forte e coraggioso, nulla di più degno vi è della mitezza e della clemenza.
Il primo ministro italiano è abituato ad adirarsi. Sino all'altro ieri per torturare i suoi nemici ha usato lo strumento della smentita. Da ieri ha cambiato registro, niente smentita semplice ma con accompagnamento di retromarcia: "Io non ho mai detto di tappare la bocca ai giornali, e se l'ho detto non c'era assolutamente nulla di violento o meno che liberale".

Lo ha fatto per applicare mitezza e clemenza con chi gli avversari? No. Nella retromarcia il leader maximo colpisce ancora il nemico, mascherando l'ira sotto le mentite spoglie della mitezza dialettica: sei tu che non mi hai compreso, sei tu che ti sei inventato delle balle contro di me. Insomma, della serie "Supercazzola con scappellamento a destra".

Niente di diverso dunque? Beh qualcosa di nuovo c'è, i discorsi del capo non sono più accompagnati dalle derisioni del nemico da parte di quella corte dei miracoli che lo circondava. E contro la quale si è scagliato onestamente Giuliano Ferrara, uomo libero e non servo vile, sul "Foglio" del 18 giugno: "Berlusconi deve liberarsi della molta stupidità e inesperienza politico-istituzionale che lo circonda".
Il cavaliere sembra aver dato ascolto al direttore del giornale che è di proprietà anche della sua ex-moglie.

Invece la povera ministra Gelmini è stata presa per i fondelli da qualche funzionario ministeriale che ha rifilato ai maturandi un elogio delle virtù dell'uomo forte, che non si riscontrano invece nel nostro capo del governo.
Per averne la prova si legga il resto della versione: davanti ad un popolo libero e con uguaglianza voluta dalla legge, bisogna esercitare "facilitas ed altitudo animi", ovvero disponibilità e nobiltà d'animo (che è qualcosa di più di un semplice "autocontrollo"). Ed occorre avere leggi non ispirate all'ira ma alla giustizia. Ed ora andatelo a dire, tutto ciò, ai leghisti che sono alla corte di palazzo Chigi.

E poi dicono che la cultura non è pericolosa... Lei illustre ministra ha creduto sino ad ieri che tutta la rovina della scuola fosse da attribuire al "68" che aveva rifiutato la cultura "classica" appunto perché "classica" (ovvero classista, basata sulla divisione in classi sociali). E non si è resa conto che coltivava in seno le serpi che come questo Cicerone accusano ora "apertis verbis" il governo di cui fa parte, e soprattutto il suo signore.

Scommettiamo che quella versione ve l'ha fatta avere per vie eversive la signora Miriam Bartolini, complice Giuliano Ferrara?


27.06.2009
Caro presidente Napolitano
Caro presidente della Repubblica. Lei ha giustamente detto che le istituzioni repubblicane vanno rispettate. E' stata una risposta diretta alle parole di Fini, secondo cui nell'ora presente "è a rischio la fiducia dei cittadini nelle istituzioni" medesime.

Il guaio è che noi abbiamo tra i ministri persone che nessun rispetto nutrono verso le istituzione repubblicane di cui stiamo parlando.

I miei tre quotidiani di riferimento hanno così presentato le sue parole. "Corriere della Sera": "Crisi della politica, non della democrazia"; "Repubblica": "Crisi della politica, non delle istituzioni"; "La Stampa": "Non vanno confuse crisi della politica e della democrazia".

Scusi, presidente, se semplifico. Dunque, politica in crisi, ma istituzioni e democrazia in buona salute. La conclusione o diagnosi mi sembra più un auspicio che un ritratto fedele della realtà politica italiana. La "democrazia" non è un automa ben oliato e conservato in garage o in soffitta al riparo dalla tempeste. La "democrazia" è fatta di politica. Se è malata la seconda, s'infetta anche la prima. La "democrazia" non è un'astrazione che possa essere congelata e conservata indenne dalle malattie della politica. Lei è un uomo avveduto e di cultura, e sa che sempre nella storia del Novecento la crisi delle istituzioni ha provocato la morte della democrazia.

Permetta una confidenza sincera, credo lecita da cittadino a cittadino. La sua distinzione così sottile mi sembra molto simile a quelle dell'antica cultura religiosa dei padri gesuiti, e per arrivare a tempi più vicini a certe "lezioni" togliattiane che cercavano di mettere d'accordo il diavolo e l'acqua santa, magari ispirandosi alla filosofia tedesca.

Lei, presidente, in altra circostanza ha ricordato un grande giornalista, Mario Melloni, il "Fortebraccio" corsivista dell'Unità ai tempi della guerra fredda. Ha definito la sua satira come "battagliera, a volte feroce, mai volgare".
In politica la volgarità è l'intolleranza. E Fortebraccio fu molto intollerante. Ha ragione PG Battista che sul "Corrierone" di oggi conclude che se Fortebraccio avesse vinto, "i corsivisti d'opposizione non sarebbero più esistiti".

Presidente tanti auguri a lei, ed anche a noi poveri italiani dissenzienti, considerati sempre deficienti perché non obbediamo al potente di turno. Dicevano ieri che eravamo fascisti, perché non sfilavamo dietro le bandiere rosse. Oggi ci danno dei comunisti perché critichiamo un ministro della Repubblica che fa il saluto romano.

Siamo orgogliosi del nostro dissenso. E' stata l'unica strada che ha permesso di non finire soffocati dall'arroganza dei partiti, anche quando hanno tentato di rovinarci in nome di Dio, della Santa Fede e della Democrazia (cristiana) per povere opinioni innocenti espresse con ogni rispetto del pluralismo dell'informazione.

Oggi siamo tornati al pensiero unico. Presidente, difenda le istituzioni e cerchi se possibile di curare la politica. Certo che ogni "lodo Alfano" è terribilmente minaccioso per la salute della democrazia, e non soltanto della politica.

Se come ci hanno insegnato "nomina sunt consequentia rerum", non basta parlare di democrazia in astratto, bisogna che essa sia realizzata dalla politica. E se la politica è in crisi mica c'è da stare tanto allegri.


17.06.2009
Le scosse
In principio fu D'Alema, il 14 giugno: "Nella politica italiana potranno avvenire delle scosse". E per scosse, D'Alema intende "momenti di conflitto, difficoltà anche imprevedibili. Del resto, le scosse sono così... imprevedibili...".

Poi arrivarono le accuse a D'Alema, condensate magistralmente da Umberto Bossi: "Maroni ha infiltrato alcuni agenti dei servizi e della Digos e nel giro della sinistra hanno trovato che hanno intenzione di ricostruire le Brigate rosse. Quando perdono le sinistre diventano cattive, ma davvero" ("CorSera", 17 giugno, p. 2).

Noi citammo le parole di D'Alema il 14 giugno intitolando il post "Silvio desnudo". Oggi spunta la luna sul monte (di Venere): "Un imprenditore pugliese al telefono parla di feste con le ragazze dal premier" si legge nel "Corrierone", p. 6: dove appare anche un'intervista a cura di Fiorenza Sarzanini ad una bella fanciulla che dichiara: "Mi hanno ingannata".
In fin dei conti, apprendiamo, lei aveva chiesto soltanto il fatidico aiutino per "un residence che voglio costruire su un terreno della mia famiglia".

I leghisti dovranno darsi una calmata. D'Alema sapeva, è ridicolo che il Pdl si chieda come D'Alema facesse a sapere: "Lui sa che io so che lui sa", è una vecchia battuta da servizi segreti o da film caciaroni. Scelgano gli illustrissimi. Bossi propende per i servizi segreti, altri per le secrete stanze dove le scosse sono soltanto queste fanciulle rimaste con l'amaro in bocca e senza i permessi edilizi promessi loro dall'illustre padrone di casa.

Inutilmente PG Battista stamani sullo stesso "Corrierone" s'è affannato a contrapporre i due complottismi di destra e di sinistra. Come direbbe Casini, è tutta una questione di centro.

Abbiamo un dubbio: è stato Casini o Luciana Littizzetto nelle sue volenterose lezioni sessuali in casa Fazio? Resta comunque un lontano ricordo: quando apparve a Roma una scritta delle donne del pci che invocavano "l'apertura a sinistra" il redivivo Pasquino commentò: "A noi va bene dov'è".

17.06.2009
Il web lotta con noi
Il Censis non crede all’importanza del web per la battaglia politica. Ha scritto ieri Tito Boeri su "Repubblica": "La democrazia su Internet è fatta a misura per i giovani. Bene che imparino presto ad usarla". Qualche riga prima Boeri ricordava "il fiume di preferenze accordate a candidati sconosciuti fuori del web come Debora Serrachiani".

Sulla quale Serracchiani una lettera di Giovannino Gigliozzi nel "Corsera" di ieri ricorda che la giovane parlamentare europea che ha stravinto, è "riuscita ad usare e ad approfittare dei nuovi media in maniera eccellente".

D'ora in avanti ci saranno sempre più esperti che negheranno l'importanza del web e dei blog, e sempre più candidati che riusciranno ad emergere e vincere grazie al web ed ai blog.

Ovvero la solita minestra riscaldata delle donne Prassede che scambiano il cielo per il proprio cervello (non elettronico).

17.06.2009
Clemente ridens
Clemente Mastella ha scritto un libro di memorie assieme a Marco Demarco. Aldo Cazzullo lo ha presentato ieri sul "Corriere della Sera" con un'ampia serie di citazioni. Da cui ricaviamo qualche appunto.

1987, Ciriaco De Mita, Mastella e Silvio Berlusconi sono a colloquio sulla propaganda di partito. De Mita non è troppo entusiasta di Berlusconi: "Cleme', ma chi mi hai portato?".

1994, Mastella va ad Arcore assieme a Casini, "l'unico che rideva a tutte le barzellette di Berlusconi".

Tra i due episodi e le due date, si consuma il cambiamento del sistema politico italiano. L'intellettuale della Magna Grecia non comprende il nuovo che avanza. L'allegro Casini se la ride con Berlusconi. Che costituisce il suo primo governo l'11 maggio 1994. Si dimette per colpa di Bossi e della Lega, il 22 dicembre dello stesso anno.

Per Casini (che rideva "disinvoltamente dieci volte su dieci"), come giustificazione si può invocare la "dop", "denominazione di origine protetta". Un bolognese il riso ce l'ha nel dna, pronto ad esplodere alla più leggera occasione. Mastella con altra provenienza geografica, non lo sa.

Il Casini ridens di allora riceve il premio dello sberleffo dal Clemente ridens di oggi che si vendica con un altro ricordo amaro: "Berlusconi preferiva Casini a me, perché gli ricordavo troppo la Dc".

17.06.2009
1928, Carlo Rosselli
"E quanto più saranno duri gli anni a venire, quanto più rimarremo soli, quanto più follemente orgogliosi appariremo per l'impicciolirsi dei mezzi rispetto all'ingrandirsi e all'elevarsi dei fini, tanto più sentirò che non vivo e non avrò vissuto invano". (Fonte, "Sole-24 Ore", domenica 14.06.2009)

Carlo Rosselli (1899-1937) fu assassinato in Francia dai "cagoulard", assieme al fratello Nello (1900-1937). La "cagoule" era un'organizzazione francese di estrema destra.

"La stampa fascista tentò di attribuire il duplice delitto alla massoneria o ai comunisti", ma fu smentita dall'arresto dei responsabili da parte della polizia francese (Montanelli, "Storia d'Italia", VIII, p. 66).

17.06.2009
Ballottaggio tra vescovi
Rimini, ballottaggio per la Provincia: l'Udc appoggia la candidatura di Stefano Vitali (Pd). Il vescovo di San Marino commenta: "Mi chiedo come l'Udc potrà condividere tutti i giorni le amministrazioni locali con chi manifesta una concezione della vita radicalmente diversa". Ed aggiunge che "una gestione senza princìpi è immorale".

Risponde il vescovo di Rimini con un comunicato ufficiale: la Diocesi per la campagna elettorale "si è volutamente tenuta al di fuori", perché "la Chiesa è al servizio dell'unità, della dignità della persona, della difesa della vita".

Il candidato dell'Udc, Maurizio Nanni, denuncia: davanti al negozio del figlio "un idiota che guidava il furgone pubblicitario" del candidato del Pdl al ballottaggio, "all'altoparlante ha urlato: 'è lì che ci sono i comunisti'".

Nanni aggiunge: "Politici attenti a innescare una cultura dell'odio", "alla fine c'è sempre qualcuno che si fa strumento". (Fonte: "Corriere di Rimini")

Quanto raccontato da Nanni circa le parole gridate davanti al negozio del figlio, non meraviglia più di tanto.
Il capo della Lega, e ministro, Bossi avrebbe detto (citiamo dal "CorSera" di oggi, p. 2): "Maroni ha infiltrato alcuni agenti dei servizi e della Digos e nel giro della sinistra hanno trovato che hanno intenzione di ricostruire le Brigate rosse. Quando perdono le sinistre diventano cattive, ma davvero".

Da Rimini sappiamo che anche Casini fa parte delle "sinistre" diventate "cattive davvero".


15.06.2009
Saluti romani
La ministra del turismo Brambilla credeva di essere ad una passerella promozionale per il suo dicastero e per l'italica economia. E ricordandosi soltanto (che cosa pretendete che abbia studiato con questa scuola pubblica che vale quanto se non di più di quella privata?), ed appunto ricordandosi soltanto che ci sono le "Vacanze romane" celebrate in tutto il mondo, ha chiesto a qualche consigliere: "Come debbo salutare?". Le hanno spiegato di fare così come poi ha fatto, e come documenta l'immagine della "Gazzetta di Lecco". Un saluto romano!

Suvvia, lei non lo sapeva che cosa rappresenti quel saluto, abituata a frequentare soltanto Bruno Vespa come massima espressione delle sue esperienze culturali.

Però s'informi, adesso, la ministra. Perché quel saluto, come hanno detto anziani signori, richiama un inferno vissuto sulla loro pelle. E' inutile che la signora parli di "strumentalizzazioni politiche della sinistra". S'informi ma non dal suo leader di riferimento che nel settembre 2003 disse (testualmente): "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino".

Signora ministra: i saluti romani non sono saluti da Roma soltanto. Sono quelli ad esempio che portarono all'uccisione di Giacomo Matteotti, a Roma sul Lungotevere. Non ha modo di passarci e rendere omaggio alla sua memoria?


14.06.2009
Silvio desnudo
Il "disvelamento" del Cavaliere già in atto, di cui scriveva stamani Ezio Mauro nell'editoriale di "Repubblica", trova conferma questa sera dalle parole di Massimo D'Alema: "Nella politica italiana potranno avvenire delle scosse". E per scosse, D'Alema intende "momenti di conflitto, difficoltà anche imprevedibili. Del resto, le scosse sono così... imprevedibili...".

Messaggio chiaro e non trasversale, con una pennellata non inutile sulla psicologia del capo del governo: "Berlusconi non è uomo che accetti il declino politico e umano, animato com'è da un mito dell’eterna giovinezza, miti sempre pericolosi...".

Questo, precisa D'Alema, "richiede che l’opposizione sia in grado di assumersi le proprie responsabilità e anche che sia nella pienezza delle sue funzioni".

Mauro parlava stamane di un presidente del Consiglio "prigioniero di un clima di sconfitta anche quando vince". E sottolineava la "regolarità istituzionale di Fini". Formula perfetta se non evocasse vagamente lo slogan della "regolarità intestinale" di tanti spot. E per questo capace, la formula, di diventare una specie di croce e delizia del presidente della Camera. Sul campo, contro Gheddafi, Fini ha acquisito il merito di aver dimostrato che il Parlamento va rispettato pure da un capo di Stato libico.

Mauro scriveva poi che "la stampa italiana" è "prigioniera del nuovo conformismo", per cui "preferisce parlar d'altro".

Nell'editoriale di Barbara Spinelli ("La Stampa") c'è un bello sberleffo al governo del cavaliere, quando si ricorda che a Parigi ci invidiano Tremonti, considerato da taluno della sinistra estrema come un anticapitalista.

Sul "Corriere della Sera", Paolo Franchi in un commento intitolato "La politica e l'usanza di accusare i giornali", sostiene stamani che "urgono chiarimenti". Formula semplice, non ambigua, ma inevitabilmente molto forte se vista da destra, e molto debole se vista da sinistra.

Comunque il problema esiste, anzi ce ne sono due, scrive Eugenio Scalfari nella 'predica' domenicale su "Repubblica": 1. come ha conosciuto, Berlusconi, quel personaggio che è "quanto mai equivoco con precedenti penali e relazioni di assai dubbia natura"; 2. le foto sarde anche se innocenti possono essere "fonte di intimidazione e di veri e propri ricatti".

Non siamo nella fantapolitica ma nel clima fatiscente della caduta dell'imperatore. La ciliegina sulla torta arriva, come s'è visto, da D'Alema. Che appunto parla di Berlusconi come leader "dimezzato" e del potere in mano ormai alla "guardia pretoriana" ovvero a Bossi.


13.06.2009
Italiani
Italiani così, raccontati dalle loro storie e non dai politologi. Due esempi.

"Mio suocero Benvenuto Bertocchini ha vissuto per circa 20 anni a Tobruk, in Libia, dove aveva un notevole complesso di attività commerciali"...
Dopo l'arrivo del generale Graziani, quando "furono compiute delle atrocità, mio suocero indignato andò da Graziani e lo insultò dandogli del macellaio. Gli costò il confino in un paesino abruzzese e l'abbandono dei beni della famiglia".
Lettera di Anna Maria Bertocchini da Roma, su "Repubblica" di oggi.

Secondo esempio. Lettera di Maria Imperatore da Ferrara sul "Corriere della Sera" di ieri (prima pagina, "di spalla"), una degli italiani cacciati dalla Libia, 40 anni fa: "Avevo perso tutto: non solo la casa, le cose, gli amici, la spiaggia, i luoghi spensierati della mia gioventù ma mi sentivo violata addirittura nella mia intimità... Ma questo gli italiani, i deputati, i membri del governo, le nostre giovani ministre lo hanno mai saputo?".

Sempre sul "Corriere della Sera", oggi appare la magistrale rubrica di Piero Ostellino che comincia stavolta così: "Noi, della mitica 'società civile', siamo così certi di essere migliori della screditata 'società politica'? Io non lo sono affatto; anzi sono convinto che la società politica sia il riflesso di quella civile".

Nostra personale, imbarazzata constatazione. Le stesse cose le scriveva sessant'anni fa Indro Montanelli, sempre sullo stesso quotidiano. In tutto l'universo stellare soltanto lo Stivale resta immobile. Giustamente. Ogni generazione ha il diritto di sentirsi ripetere la stessa lezione. A modico prezzo.

Nel frattempo siamo diventati vecchi, noi allora giovani lettori del "Corrierone". Che cosa è cambiato? Poco o nulla, stando al confronto fra il Montanelli di allora e l'Ostellino di oggi.

L'unica differenza è che allora c'erano cento correnti democristiane in un unico partito, oggi ci sono cento partiti pieni di democristiani. Colpa della screditata 'società politica' o della mitica 'società civile'? Montanelli, se ci sei batti un colpo.

13.06.2009
Le molle
"Se c'è un momento per prendere con le molle quel che dicono i giornali, è proprio questo". Parole di Silvio Berlusconi, editore e presidente del Consiglio, pronunciate oggi ai giovani industriali.
Perché? I giornali dipingono un'Italia che non è quella reale. Inventano sue dichiarazioni, e poi, se lui le corregge, "scrivono che il presidente del Consiglio ha fatto marcia indietro".

Gheddafi ha spiegato che per avere la democrazia, anche in Italia bisogna abolire i partiti come in Libia. Berlusconi aggiunge oggi che per avere la democrazia, anche in Italia bisogna eliminare la libertà di stampa. Prima ha infatti detto ai giovani industriali: "Non date pubblicità ai media disfattisti", poi ha emesso un comunicato: "Mi riferivo al leader del Pd Franceschini". Che sarà pure disfattista, ma non è di certo un giornale od una rivista...

A Gheddafi ha risposto il sindaco di Roma, Alemanno: "Non accettiamo lezioni di democrazia da parte di nessuno". Ieri sera anche Fini, come presidente della Camera, ha detto la sua su Gheddafi, giustamente, facendo saltare un incontro dopo due ore di attesa del leader libico.

Motivo del ritardo? D'Alema ha parlato di problemi di salute di Gheddafi ("Ci ha fatto sapere che non sta bene"), ma è stato smentito ufficialmente dall'ambasciata libica: Gheddafi era impegnato nella preghiera del venerdì. E poi anche D'Alema sostiene che sono i giornali a scrivere le bugie.

Se c'è un momento per prendere con le molle quello che dicono i politici, è forse questo. Infatti l'altra sera, l'animatissimo scontro ad "Annozero" fra Santoro e Ghedini (fonte Aldo Grasso, "Corriere della Sera" di oggi) ha avuto 4.428.000 spettatori, contro i 4.334.000 di "Zig Zelig", un'antologia, in pratica una replica.
Ovvero le discussioni di oggi hanno convinto soltanto 94 mila spettatori in più (un misero due per cento del totale raggiunto...) rispetto a quanti hanno scelto cose vecchie e soprattutto sinceramente comiche.


I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 161, Maggio 2009
Date created: 01.06.2009 - Last Update: 29.06.2009, 18:23/
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