Diario italiano
Il Rimino 159, anno XI

Marzo 2009

21.03.2009
Liberi muratori


Tutto diventa più facile in Italia, grazie al re di Arcore. Costruire case, se si hanno i soldi, ad esempio. Ci siamo persi qualche puntata. Si era partiti dall'idea che il mondo sta attraversando una crisi terribile, e che se la gente resta senza lavoro, bisogna trovare il modo di aiutarla.
L'idea geniale (parole di Italo Bocchino) venuta al capo del governo, è appunto questa: mettete dei soldi nei vostri mattoni.
Noi avevamo creduto che l'intervento del governo dovesse mirare a chi non ha né i soldi né i mattoni, ed ha perso il lavoro. Ci siamo sbagliati.

Sarà anche più facile gestire cantieri e fabbriche perché le norme sulla sicurezza sul lavoro diventano più elastiche. Una dichiarazione attribuita al "governo" sostiene: "Non è con il carcere che si innalzano i livelli di tutela".
All'insegna di questa temibile faciloneria dell'esecutivo, chissà quante ne vedremo nei prossimi giorni.
Da tanto tempo il ministro Tremonti ci affligge con il suo grido: "Ordine e regole". Ma ad esempio il falso in bilancio non è più reato dal 16 aprile 2002, (e quindi Berlusconi di recente è stato assolto al processo Sme...).

Berlusconi sta facendo il gioco delle tre carte. Per consolidare il potere dei liberi muratori, che non sono quelli che costruiscono le case ma quanti governano dalle logge. Le quali sono un altro tipo di edilizia facilitata. Dalla tessera P2 n. 625, dott. Silvio Berlusconi di Milano, residente a palazzo Chigi, Roma. In attesa di trasferimento al palazzo del Quirinale.


20.03.2009
Marco Biagi, rompicoglioni


A ricordo di Marco Biagi, a sette anni dalla sua uccisione, ripeschiamo il termine "rompicoglioni" con il quale fu gratificato da un ministro della Repubblica, Claudio Scajola, tuttora sulla scena politica come ministro dello Sviluppo economico. E riproponiamo nostri articoli apparsi fra 2002 e 2005.

7 luglio 2002
Cinquant'anni di cronache giudiziarie e di storie politiche, dovrebbero convincerci: occorre riformare il primo articolo della Costituzione, che vuole la Repubblica fondata sul Lavoro. Scriviamoci invece che il nostro Stato si regge sul Sospetto. La conferma di questa necessità, ci viene dalla pubblicazione su Repubblica del 28 giugno, di cinque lettere del prof. Marco Biagi, ucciso dalle Br il 19 marzo: una di esse, diretta a Stefano Parisi, direttore di Confindustria, è stata 'soffiata' con una censura, rivelata poi dallo stesso destinatario. Biagi non scrisse soltanto di temere che «le minacce» nei suoi confronti «venissero strumentalizzate da qualche criminale», ma precisò pure che si trattava di «minacce di Cofferati (riferitemi da persona assolutamente attendibile)».

Com'è ovvio, gli Inquirenti non conoscevano nulla del messaggio di Biagi a Parisi: forse l'hanno in archivio, non ancora letto, «data l'enormità del materiale» sequestrato. Nel nostro Paese, lo sappiamo, i tempi della Giustizia sono biblici. Suona offensivo nei confronti della memoria di Biagi e del dolore della sua famiglia che, dopo la misteriosa ma non inspiegabile comparsa di quei suoi testi epistolari, i giornali si siano interrogati: a chi giova tutto ciò e chi ne saranno i capri espiatori? Sarebbe strano se le cose andassero diversamente, in questa Patria di un Diritto che ogni giorno di più si scopre figlio illegittimo o del tutto orfano.

Agli Interni, qualcuno sospettava addirittura che Biagi fosse un mitomane. All'amico Casini presidente della Camera, chiedendogli aiuto per la propria «sicurezza personale», Biagi precisò che i suoi avversari («Cofferati in primo luogo») lo criminalizzavano. Gli Inquirenti ignoravano la denuncia, ma qualcuno sapeva, a Roma. Al ministro Maroni, Biagi scrisse di telefonate minatorie fattegli da persone stranamente al corrente dei suoi spostamenti. Fin che visse, fu costretto ad umiliare istanze, ad inviare solleciti, a questuare contatti per essere difeso da quello Stato per cui lavorava. Dopo la sua morte, sembra che qualcuno voglia giocare una partita dai contorni oscuri, ma non indecifrabili, comunque terribilmente osceni, perché avvengono sulla sua memoria.

Il capo degli Interni da Cipro ha definito Biagi «un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza». Lo hanno scritto soltanto Corsera e Sole-24 ore. E' arrivata immediata Smentita, diretta erede del Sospetto.

20 luglio 2003
Occhi azzurri e sguardo minaccioso. La loro razza rimase pura conservando caratteri propri. Tacito descrive così i Germani, aggiungendo che erano insofferenti della sete e del caldo. Per un contemporaneo, meno illustre di Tacito ma sottosegretario leghista del governo Berlusconi, i loro eredi concludono le rituali bevute di gruppo con un molesto e rumoroso inno alla felicità digestiva. Il sottosegretario, 'dimesso' dal presidente del Consiglio, ignorava che negli stessi giorni le tivù nazionali trasmettevano lo spot di una nuova rivista femminile, che si concludeva con il medesimo inno digestivo, dichiarandone così naturalità e liceità.

Le cronache hanno registrato le reazioni tedesche (cancelliamo le vacanze da voi), ed i preoccupati commenti italiani: se i crucchi stanno a casa andiamo in malora. Nessun connazionale ha superato la geografia del portafoglio, 50 centimetri fra cervello e saccoccia, ed ha pensato che fatto l'euro è l'ora di fare l'Europa non limitandosi a contare gli spiccioli di cassa. I quali sono importanti ma non nascono magicamente sotto gli alberi, bensì da una cultura del reciproco rispetto.

Oltre alla siccità, la nostra estate registra la penuria di materia grigia, se a nessuno è venuto in mente di dire al Cancelliere tedesco che succede nelle migliori famiglie di avere personaggi 'simpatici' ma bizzarri come quel sottosegretario. Il Cancellerie conosce le vicende italiane. Il ministro dell'Interno Scajola aveva definito «rompicoglioni» il defunto Marco Biagi. E pure in quel caso Berlusconi aveva dovuto invitare l'interessato a togliere il disturbo, anche se poi lo giustificò quasi avesse raccontato una di quelle storielle che caratterizzano i discorsi pubblici del nostro capo del Governo. Il quale all'estero ha sostenuto che noi ridiamo di tutto, persino sull'Olocausto.

La questione dei rutti tedeschi è una pagina cretina che aiuta a dimenticare vicende tragiche come quella di Marco Biagi. La cui moglie ha ricordato ai magistrati bolognesi che chi avrebbe dovuto proteggerlo lo trattava come un pezzente. Ora la Giustizia ha deciso: per la sua mancata difesa nessuno è colpevole anche se sono stati commessi «gravi errori». Negli Usa hanno scoperto già dal 15 marzo che il «bidone» iracheno sull'uranio nigeriano è made in Italy, costruito dai nostri servizi segreti militari. La tardiva smentita di Palazzo Chigi non serve. La via italiana alla stupidità s'è già affermata pure all'estero.

10 agosto 2003
La nostra situazione economica è «pericolosa». Lo ha scritto domenica scorsa il quotidiano di Confindustria, non l'Economist di Londra una volta indicato come fonte autorevole in materia. Adesso lo considerano una «vecchia zitella vittoriana» (definizione di Piero Ostellino) dopo che ha posto 27 domande al nostro Primo ministro, per far sapere al mondo quello che avrebbe potuto chiedergli il Tribunale di Milano dove ha deposto con «dichiarazioni spontanee» che blindano l'imputato da ogni interrogatorio. Il Cavaliere ha reagito intimamente con il più classico dei suoi pensieri: «Me ne frego». In pubblico, alla conferenza-stampa del primo agosto, ha confessato che ci sono difficoltà in economia per la quale «non possiamo molto, ma facciamo miracoli».

Verissimo, anche per i miracoli: l'esempio era stato fornito 24 ore prima con la resurrezione di Claudio Scajola che il 3 luglio 2002 era stato costretto a dimettersi dopo aver definito «rompicoglioni» il povero professor Marco Biagi. Scajola ora è ministro per l'Attuazione del programma.

Nella stessa conferenza-stampa Berlusconi ha voluto garantire il Paese: in materia di riforma del sistema radiotelevisivo, con lui Ciampi non ha palesato «nessuna perplessità, proprio nessuna». Poco dopo il Quirinale lo smentisce: Ciampi e Berlusconi non hanno mai discusso di quella riforma. Il Cavaliere è costretto a confermare le parole di Ciampi ed a correggere se stesso: mai parlato con il presidente della Repubblica della legge Gasparri.

Se Berlusconi in conferenza-stampa aveva attaccato tutte le televisioni nazionali perché non fanno vedere i cantieri aperti per le grandi opere, in Senato il presidente Pera se la prende con la stampa estera che delegittima Berlusconi nello stesso momento in cui l'opposizione delegittima la maggioranza. Pera forse è convinto che la stampa estera sia manovrata dall'opposizione. E sembra auspicare che l'opposizione appoggi la maggioranza in riforme costituzionali che (particolare trascurabile) la neutralizzerebbero definitivamente.

Scajola, salendo al Quirinale per il giuramento, ha confidato ai cronisti di essere tranquillo perché piace ad Umberto Bossi. Secondo il Cavaliere Bossi è come quei nonni bizzosi e stravaganti a cui tutti però sono affezionati. Rocco Buttiglione invece dice che Bossi sta metà nel governo e metà fuori. Da filosofo che parla pure il tedesco, Buttiglione si sarà chiesto se Bossi stia fuori di pancia o fuori di testa.

24 aprile 2005
Rivoltato si dice (anzi, si diceva in tempi magri) di un indumento vecchio, un abito od un cappotto rimesso a nuovo rovesciandone la stoffa.
Il governo Berlusconi bis (anzi, terzo della serie omonima partendo dal 1994), è stato definito nuovo, come un vestito appena uscito dal negozio. Per l'esattezza (anzi, per pignoleria) esso è soltanto il vecchio esecutivo del 2001 rimesso a nuovo ovvero semplicemente rivoltato con qualche rammendo, seguendo la tecnica che le ristrettezze economiche suggerivano (anzi, imponevano).

Messo in lavatrice per acquistare una lucentezza che il trascorrere del tempo aveva offuscato, ci sono state inevitabili sorprese. Il camice bianco della Sanità affidata al prof. Gerolamo Sirchia, s'è convertito nella camicia nera di Francesco Storace, «storicamente fascista» come da sua dichiarazione certificata dai giornali. Sembra di assistere ad una versione aggiornata di quel carosello che aveva per protagonista il celebre Calimero. Il suo lamento per essere piccolo e nero era smentito in parte dall'uso d'un certo detersivo. Storace conferma colore e statura, e non ringrazia. La sconfitta alle elezioni regionali nel Lazio è stata ripagata con un premio non voluto. Aveva detto scherzando: sì, vado alla Sanità, faccio la riforma psichiatrica e curo Berlusconi.

Ieri trombati, oggi trombettieri. Giulio Tremonti era stato costretto a dimettersi nel luglio scorso per i conti pubblici amari. Claudio Scajola allontanato dagli Interni (luglio 2002) per aver definito «rompicoglioni» il prof. Marco Biagi ucciso dalle bierre, era stato ripescato come ministro per l'Attuazione del programma. Il programma è stato bocciato alle regionali, così adesso passa alle Attività produttive che già di loro sono alquanto stanche. Mario Landolfi guiderà la Comunicazione: è pratico del settore. Nel 2000 a Gad Lerner poi andatosene, raccomandò una giornalista per il TG1, dove adesso lei lavora.
Marco Follini è rimasto fuori. Voleva discontinuità. Basta intendersi sulle parole. C'è stata soltanto una retromarcia. L'autobus di palazzo Chigi è tornato indietro al capolinea, recuperando quelli perduti, anzi mollati. Follini e Fini volevano defenestrare il dentista Calderoli dal gabinetto delle Riforme e devoluzione. Resta. Dovrà vedersela con una novità: il ministro dello Sviluppo e coesione territoriale. Ciò che la Lega slega, An rilega. Casini ha parlato di possibili elezioni anticipate. Anzi, è sicuro che ci saranno.

[Gli articoli sono apparsi sul settimanale riminese "il Ponte".]

19.03.2009
Silvio, il missionario


"Ciascuno svolge la sua missione ed è coerente con il suo ruolo".
Sono le sacrosante parole che Silvio Berlusconi ha pronunciato oggi a Bruxelles in risposta a chi gli chiedeva un parere su quelle del papa circa l'uso del preservativo.

Siccome il nostro premier in quel momento parlava da uomo politico e non da esponente dei sacri palazzi, avrebbe però dovuto aggiungere anche il parere ufficioso del nostro governo.
Questo richiede la missione di un presidente del Consiglio, questo pretende la responsabilità di chi ha un ruolo molto diverso da quello del vertice ecclesiastico centrale o locale...

Ma ovviamente per Berlusconi, queste sono tutte questioni secondarie. Per cui alla fine, in Europa, saremo gli unici a non far trapelare un'opinione dell'esecutivo perché si sa che esso tiene alla famiglia cristiana predicata dalla Chiesa, ma coltiva quella allargata che s'ispira alla laicità di pensiero.
Ovvero cerchiamo di accontentare tutti. Sia di Franza sia di Spagna, basta che se magna.

Purtroppo l'argomento è troppo serio per lasciarlo agli stratagemmi del cavaliere. E purtroppo nel Pd si è levata, se non erriamo, soltanto la voce di Marina Sereni (vicepresidente dei deputati), in difesa dei rapporti sessuali protetti: "Per non aggiungere male al male".

Testo integrale dell'on. Sereni: "La reale situazione dell'Africa, le migliaia di morti per Aids a cominciare dai bambini, la terribile piaga della diffusione della malattia sono una drammatica realtà di fronte alla quale nessuno può chiudere gli occhi" afferma Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd, e aggiunge: "Il preservativo, a oggi, è scientificamente provato, è il mezzo migliore per contrastare la diffusione dell'Aids. Compito di tutti è avviare intense campagne di comunicazione per sensibilizzare i giovani e le popolazioni in via di sviluppo a rapporti sessuali protetti. Non si può aggiungere male al male"

Una volta la Chiesa romana per certe questioni sceglieva il "male minore" delle teologia medievale, adesso punta tutto sui valori assoluti. Insomma, se qualcuno non resta casto e s'ammala, peggio per lui. Tutto ciò sa di carità o di terribile dogmatismo?

ULTIM'ORA. Dichiarazione di Dario Franceschini, segretario Pd: "Penso che il profilattico sia indispensabile e da diffondere per combattere l'Aids, la disperazione e la morte in Africa e nei Paesi più poveri del mondo".


18.03.2009
Asor Rosa il Rosso


Di rado succede di ricavare allegria dalle pagine letterarie dei giornali. Ci è accaduto sabato scorso con l'articolo di Massimo Onofri ("Tuttolibri"), ed intitolato "La politica divora la letteratura" e dedicato ad Alberto Asor Rosa, autore di una "Storia europea della letteratura italiana" .

Asor Rosa è effettivamente un caso politico. Come dimostra l'attacco che Eugenio Scalfari ha fatto ad un altro recensore, Alfonso Berardinelli, che sul "Sole-24 Ore" aveva manifestato i suoi dubbi a proposito di quella "Storia europea".

Scalfari ha scritto: "Si tratta d'una stroncatura in piena regola". Berardinelli ha replicato parlando della "constatata insostenibilità delle bronzee convinzioni politiche originarie, anticulturali e antisociali" di Asor Rosa.

Scalfari ha detto che la stroncatura non corrisponde alle "esigenze di un lettore avvertito". E che il componimento di Berardinelli era "fasullo".

A questo punto l'allegria si tramuta in tristezza. Asor Rosa non parla nella sua opera di Silone. Berardinelli lo sottolinea. Scalfari prende cappello, ma nello stesso tempo tesse l'elogio della stroncatura ideale, "benvenuta in una società letteraria dove la melassa e il giulebbe scorrono a bicchieroni".

Ma c'è da sospettare che possano scorrere anche bicchieroni di olio di ricino per chi non s'adegua alle verità salottiere partorite da quelle accademiche. E che non scoprono la verità rivoluzionaria della banale sentenza di Asor Rosa secondo cui la letteratura "è fatta fondamentalmente di Autori e Opere".

Ma la cultura marxista del pci buonanima non ci aveva sempre fatto una capa tanta per spiegarci che la letteratura è un prodotto della società...?
Asor Rosa si è ricreduto. Peccato, perché egli poi aveva avviato la meravigliosa iniziativa della storia letteraria einaudiana, non un'opera di politica ma un capolavoro editoriale che ha introdotto argomenti sino ad allora trascurati.

Fu quello che Onofri chiama un "cantiere metodologicamente aperto". In cui non s'innalzavano statue agli Autori ma si dipingevano "paesaggi".
Forse nel "paesaggio" odierno va collocata la riconversione politica di Asor Rosa che privilegia soltanto "Autori e Opere". Non per fornirgli alibi ma per completezza del discorso, vorremmo sapere dagli "addetti ai lavori": anche questa riconversione non è frutto della vecchia teoria che (pure) la società fa la letteratura?

Post scriptum. Non marginale, ma pienamente al centro della questione politica circa la gestione della cultura, c'è l'attacco di Pierluigi Battista al matematico Piergiorgio Odifreddi (16 marzo). L'esposizione del "corrierista" era stata ottima per convincerci che PGO avesse torto a causa di certe sue affermazioni polemiche sopra le righe.
Ma oggi l'Odifreddi ci spiega che PGB ha ignorato quanto scritto contro di lui, nell'attaccarlo con toni molto accesi. In breve: in Consiglio regionale piemontese si era detto che la sua nomina al Grinzane era risultata "sgradita al cardinale". Questo PGB non ce lo aveva riportato. Chiedo scusa a PGO per aver creduto nel mio intimo a PGB...


I post precedenti.
Diario italiano, indice.


Anno XI, n. 159, Marzo 2009
Date created: 09.03.2009 - Last Update: 21.03.2009, 18:12/
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