Diario italiano
Il Rimino 159, anno XI

Marzo 2009

07.03.2009
Segnali di fumo


"La crisi si aggrava" dichiara il presidente della Repubblica. E' una risposta (diretta) al capo del governo che sui giornali di oggi campeggia con il severo monito: la crisi non è né tragica né definitiva.
Berlusconi si rivolgeva agli "operatori dei media", ma il suo segnale di fumo era diretto al ministro Tremonti. Il quale ieri non aveva scherzato nelle dichiarazioni riportate dai quotidiani: "Il 2009 andrà peggio del 2008". Sarà un anno terribile, aveva detto il ministro.

"Noi lo sapevamo già", ha commentato Massimo Giannini su "Repubblica". Forse questa frase di Giannini ha mandato su tutte le furie Berlusconi.
Il suo ministro che dice le stesse cose del massimo giornale d'opposizione, dev'essergli apparso un peccato contro natura. Di quelli che gridano vendetta al cospetto della corte di Arcore.

Un serafico Romano Prodi sul "Corrierone" aveva detto alcune cosette scottanti, dalla cronaca di un lezione tenuta ad Oxford.
I tempi sono terribili, la via d'uscita è lontana; la democrazia si basa sull'antitrust; un governo saggio fa la lotta all'evasione fiscale e tiene unito il Paese con l'equità fiscale; e poi, dulcis in fundo, non sappiamo creare una classe dirigente.
Su questo ultimo aspetto, la parabola del c'erano una volta le cellule del pci e le parrocchie per la dc, non è altro che una denuncia di un vuoto politico riempito da chi non è sceso in politica per servirla ma per servirsene.

Alle ondivaghe posizioni del "ritardatario" Tremonti ("Ora che bisognerebbe essere più elastici davanti alla crisi, riscopre il rigore", disse S. Gozi), corrispondono posizioni altrettanto oscure e misteriose del ministro Brunetta.
Il quale avrà sì la sua Titti da esibire come trofeo d'Amore (notoriamente cieco), ma quando tratta d'economia lascia senza fiato. Come se, invece di parlare lui, si spogliasse lei in tutta la sua statuaria avvenenza.
Brunetta ha detto al "Corrierone" di oggi: "Il sommerso è un grande ammortizzatore sociale".
Se ai nostri giovani nelle università s'insegnano tale teorie, possiamo ben rattristarci. In politica c'è sempre la speranza che dalle urne esca qualcosa di diverso. Da teste indottrinate malamente non si cava nulla.

Il discorso andrà applicato anche alla Sinistra. Ieri "Repubblica" ha relegato a pag. 35, sotto l'infuocato editoriale di Giannini che abbiano ricordato sopra, un breve, illuminante articolo di Nadia Urbinati. Intitolato non per nulla "Le colpe dell'opposizione".
Dopo la domanda retorica se i leader della sinistra avevano mai letto Locke o Montesquieu, appare una dura ma condivisibile sentenza: "La sinistra è stata ridotta a un'ombra di se stessa", "un guazzabuglio degno di un apprendista stregone", per cui dal suo "centro" non "potrà venire il rinnovamento".
Conclusione: l'opposizione ha "la responsabilità di contribuire a fare del paese una dittatura eletta".

Tempo fa parlammo qui di “miti (s)finiti”. I fatti ci hanno dato ragione. Veltroni ha salutato, Di Pietro è stato oscurato prima dalle note questioni interne al suo partito ed alla sua famiglia, poi dal successore di Veltroni, Franceschini. Che in poche mosse ha messo in imbarazzo governo e vecchia opposizione, dando a quest’ultima una spinta che non potrà essere facilmente arrestata da ciance compromissorie e da ammaestratori di serpenti in libera uscita.

Trionfa così la vecchia via emiliana alla democrazia, essendo Franceschini allievo di quello Zaccagnini che rimanda anche alla storia della Resistenza, in un Paese in cui, ai bilanci morali, sono stati sostituiti quelli degli affari personali di chi ha preso di potere e poi lo ha gestito soltanto a proprio uso e consumo.

Dunque, dai miti sfiniti ai miti finiti. Si riparte non da zero, mentre l’orizzonte economico è sempre più scuro. Non basta che Tremonti dica: l’avevo previsto. Bisogna che faccia qualcosa. Ed in simili emergenze il governo deve essere consapevole più che mai di un principio elementare: cioè che esso è deputato a reggere l’intero Paese, non è soltanto l’espressione della maggioranza che lo ha eletto.
Quindi non potrà più sostenere di volere dialogare soltanto con chi gli aggrada, non con "questa" sinistra, eccetera.

Sinora Berlusconi ha voluto fare tutto lui, i due poli del parlamento, una specie di ermafroditismo costituzionale che non sta né in cielo né in terra.
Mentre nel nome del dispetto verso la democrazia si vogliono bruciare 400 milioni differenziando la giornata elettorale da quella referendaria.
E’ una proposta illogica, immorale ed irresponsabile. Mancano i soldi per tutto, ma non per soddisfare le voglie illiberali di Bossi e compagnia. Ma di tutto ciò il capo del governo non si rende conto. Come dice Franceschini, Berlusconi vive "chiuso nel suo bunker dorato".
Dove usa soltanto il dizionario dei sinonimi per cercare l'aggettivo meno agghiacciante per descrive una situazione economica agghiacciante. Ma come si diceva tanto tempo fa, i nomi sono una conseguenze delle cose. Prima o poi la gente se ne accorge. Non è colpa dell'astronomo se cadono le stelle. Ed è inutile consultare gli astrologi.


05.03.2009
Sorbona


Oggi si è mosso persino il "Foglio" (diretto da Giuliano Ferrara e proprietà della signora Veronica Lario in Berlusconi, con annessi aiuti statali) contro il francese "Canal Plus" che ha inventato un labiale del cavaliere mentre discorreva con Sarkozy.
"Canal Plus" ha interpretato "C’est moi qui t’ai donné ta femme", al posto di un più prosaico: "Tu sais que j’ai etudié à la Sorbonne".

"Sbagliare si può, ma poi si deve chiedere scusa", sentenzia il "Foglio".
Ci permettiamo di osservare solamente che il signor Berlusconi Silvio non è mai stato allievo della Sorbona.

Giuseppe D'Avanzo ha scritto di recente su "Repubblica": nei discorsi di Berlusconi "ci sono le menzogne di conversazione e di interesse; di vanità, di esagerazione; di abbellimento; di fabulazione gratuita".

Corrado Augias ha osservato che il cavaliere l'8 luglio 1989 aveva dichiarato: "Ho studiato due anni a Parigi, alla Sorbona, e per mantenermi dovevo suonare e cantare nei locali della capitale". Il 4 agosto 2003 alla "Bild Zeitung" aveva detto: "L'unica vacanza che ricordi è un periodo di ferie alla Sorbona per frequentare dei corsi".
Sottolinea Augias: "Le indicazioni come si vede sono vaghe e contraddittorie. Comunque ho voluto tentare e grazie a persone amiche ho fatto svolgere una ricerca al segretariato della Sorbona per gli anni dal 1954 al 1959. Agli atti non figurano titoli di studio al nome di Berlusconi Silvio. Ma potrebbe essersi trattato di un breve corso estivo per studenti stranieri e in questo caso la ricerca sarebbe impossibile".

Morale della favola. Lasciamo i seguaci del cavaliere (come Ferrara) riscaldarsi sulla vera versione del labiale. Noialtri leggiamo i racconti che il capo del governo fa come favolette ad uso di un popolo che lui considera deficiente.
Smettiamola di parlare di gaffe. Sono gesti con cui lui vuole confezionare pagine non documentabili della sua biografia. Per affascinare i creduloni. Altro che balle. C'è molta gente che le considera verità teologiche.

Che questo sia lo scopo (politico) del suo parlare lo dimostra l'intervento del "Foglio". Non ridicolizziamo il premier per le gaffe vere o presunte. Stiamo sul suo stesso piano dialettico. Ci getta fumo negli occhi. Rispediamo quel fumo al mittente per guardare con lucidità la vita di ogni giorno. Soltanto per dimostrare che non stiamo al suo gioco. La politica è leggermente qualcosa di diverso dalle favole alla Ettore Petrolini.


04.03.2009
Sogni costosi


Se lo è chiesto un lettore della "Stampa" nelle lettere di ieri, Luciano Simonetti: “Ma allora se non ci sono i soldi, da dove escono i cento milioni di dollari per ricostruire Gaza?".
Ci associamo alla domanda. Aggiungendo che qualche spicciolo sembra essere stato promesso pure alla Libia. Da un'intervista allo storico Angelo Del Boca ("Repubblica" di ieri), ricaviamo la modesta cifra di cinque miliardi di dollari "come indennizzo per i crimini compiuti in trent'anni di presenza in Libia e per i centomila morti provocati".

Non si discute né dei crimini né dei morti provocati. Il problema è che diventa un crimine pure non occuparsi del pane e del companatico di tante persone, oggi e qui, in Italia.
Si dirà che Berlusconi nutre "sogni di gloria" (basta vederlo come corteggia il leader libico). Sì, sogni costosi, molto costosi. Perfettamente spiegati da un "retroscena" di Augusto Minzolini ieri sulla "Stampa", una risposta diretta all'articolo che lunedì Mario Calabresi aveva pubblicato su "Repubblica".
Calabresi aveva sottolineato come alla Casa Bianca non abbiano gradito certe rodomontate del cavaliere.
Attraverso Minzolini, Palazzo Chigi ha fatto sapere quali progetti abbia Berlusconi in mente per l'Italia. Il titolo dice molto: "... sogna il mediare il summit Obama-Medvedev". Sogna, appunto.

Il piano contro la miseria nel mondo, illustrato da Minzolini, guarda lontano e non tien conto delle vicinanze. Tanto per gli italiani basta dargli una partita di pallone ed un mandolino che accompagni gorgheggi melodici, e la fame si acquieta.

Crediamo abbia ragione Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma: l'Italia è un Paese "dove le ingiustizie sono aumentate, il ceto medio si è impoverito e indebitato".
Non basta a farci felici sapere che Gheddafi ha regalato due cammelli a Berlusconi.

Curiosità non banale. In certi ambienti ecclesiastici si sono studiate nuove forme di penitenza quaresimale, cioè non chattare, o non mandare sms. Per favore: c'è qualcuno in Vaticano che possa convincere le competenti e subordinate autorità periferiche che la penitenza dovrebbe essere considerata qualcosa di più serio?
Forse il piano Berlusconi per tenere a dieta gli italiani con la crisi, rientra nel progetto di salvare lo Spirito e mortificare la carne.


03.03.2009
Foibe, per un commento


In un commento ricevuto al post sulle foibe, un lettore scrive cose inesatte su Cefalonia. I militari italiani non passarono le loro armi ai resistenti greci. Essi rifiutarono di arrendersi ai tedeschi. Lo storico Giorgio Candeloro (nel volume decimo della sua opera sull'Italia moderna, p. 228), ricorda "il glorioso significato" di quanto accaduto allora nelle isole greche, ed il plebiscito tra ufficiali e soldati (13-14 settembre 1943). In base alle decisioni prese da quei militari, fu inviato al Comando germanico questo comunicato: "Per ordine del Comando supremo e per volontà degli ufficiali e dei soldati la divisione Acqui non cede le armi".
Le vittime furono 9.646, tra morti in combattimento ed assassinati dai vincitori. "I pochi superstiti si unirono ai partigiani greci", precisa Candeloro.

Sul piano diritti naturali, rientra quello alla rivolta ogni qual volta è oppressa la libertà. Scriveva Hobbes nel 1651: "Gli uomini giusti non possono rinunciare con un patto al diritto, che hanno per natura, di proteggere se stessi quando nessun altro può farlo". Poi è venuta la dichiarazione americana del 1776, poi quella francese del 1789...


02.03.2009
Pompiere cercasi


Davanti alla prospettiva di un bel rogo (ideale e legale) su cui far salire le prime vittime del dolore nel caso Englaro, nella maggioranza di governo cominciano a spuntare voci di dissenso.
L'inchiesta giudiziaria sul padre della povera Eluana è poco civile e non cristiana, ha detto il ministro Sandro Bondi. Capezzone, l'ardito e spigoloso Capezzone, ha addirittura sottolineato: "Mi pare crudele denunciarlo e dargli dell'assassino".

Cossiga pensa che l'ideale sarebbe stato che il Parlamento non si fosse occupato della questione della "fine vita".
Meglio lasciare a medici e famigliari certe decisioni, ritiene Beppe Pisanu, dc di lungo corso e di estrazione zaccagniniana.

A questo punto, la rosa delle opinioni si amplia. Ed è un fatto positivo per testimoniare sia civiltà nel dibattito, sia rispetto delle elementari regole democratiche. Che dovrebbero evitare il trionfo dei toni irrispettosi verso qualsiasi scelta così difficile, dura ed impegnativa come quella di cui si discute. Per fortuna che qualche pompiere è sceso nell'arena dei mangiatori di fuoco.

Fa piacere vedere che tra tanti assatanati possessori di verità assolute, si trovano anche persone che, a livello diverso sia per esperienza sia per orientamento culturale, hanno lo stesso desiderio di far cessare la disfida armata contro il povero Beppino Englaro.

Pisanu ha detto altre cose molto oneste e condivisibili sul problema dell'immigrazione e delle ronde.
A proposito delle ronde, ha osservato: esse sono ''un vulnus all'unitarietà e all'efficienza del nostro sistema di sicurezza''. Inoltre esse ''spesso si presentano come milizie di partito'' più che come associazioni di volontariato.

Circa l'immigrazione, ha sostenuto: "Gli immigrati sono per noi forza vitale. C'è l'inconveniente dell' immigrazione clandestina, e quella va combattuta". Se nei prossimi 20 anni si vorrà mantenere la quantità di forza lavoro attuale, bisognerà "mediamente importare 300 mila paia di braccia l'anno".

Tiriamo le somme. Le uniche voci ragionevoli del centro-destra sono queste? Quella di Pisanu che proviene dalla sinistra-dc di Zaccagnini?
Allora, tutto ciò significa il fallimento del progetto del cavaliere, del presidente Fini e di tutti gli altri intellettuali che sfilano sui teleschermi a spiegare l'inspiegabile. Sinora hanno raccontato barzellette.
Come hanno ben compreso i governanti stranieri. Ieri su "Repubblica" Mario Calabresi, raccogliendo confidenze di "uomini dell'Amministrazione", ha spiegato che alla Casa Bianca non dimenticano certi atteggiamenti sconvenienti o certe parole "in libertà" di Berlusconi che non rispettano la prassi diplomatica di un alleato degli Usa.

"Nei palazzi del potere americano nessuno" ha dimenticato le affermazioni di Berlusconi sull'"aggressione georgiana", la sua rottura della linea della Nato in favore dell'"amicizia fraterna" con Putin. Da Washington "adesso sottolineano che fughe in avanti di questo tipo, nei confronti della Russia o dell'Iran, non saranno più tollerate".

Anche in politica estera il capo del nostro governo ha bisogno di un qualche pompiere che spenga i suoi bollori. I quali gliela fanno fare spesso e volentieri fuori dal vaso.


01/03/2009
Certe ronde


Certe ronde ci sono sempre state. Un esempio. Controllori dell’ordine pubblico sotto la specie di quanto si scrive sui giornali. C’è sempre qualcuno che si ritiene un sapientone, mentre i fatti dimostrano che è un perfetto cretino. Perché soltanto un cretino può sostenere che non esiste una certa realtà, attestata da mezzo millennio di documenti, libri e studi.
Soltanto un cretino prezzolato può avere accesso in un quotidiano dove altri suoi pari grado possono poi scrivere che è uscito un volume dove si dichiarano inesistenti i fatti attestati da mezzo millennio di documenti, libri e studi.

Soltanto un cronista mafiosamente rondista può accreditare con tanto di firma l’esistenza di quel volume che non c’è, non è mai apparso e non sarà mai pubblicato. Ma è soltanto un’invenzione perfida per colpire qualcuno che non frequenta certi circoli, letti, salotti, paraventi e sagrestie.
Vedete che bel frullato di corruzione esce dalle ronde e dai loro messaggi. Trasformano in libro una mail ricevuta, e spacciata confidenzialmente per anonima. Sì col cavolo che era anonima, vi figurate un quotidiano che pubblica come verità teologica una mail di uno sconosciuto?

No, il cronista del quotidiano doveva conoscere bene il delatore-autore della mail, sacro inventore di balle e di lettere anonime come ricambio a certi favori professionali. Sui quali incombe il fantasma di liason erotiche benedette a livello di pubblica teologia ecclesiastica in quella città lontana e forse financo sconosciuta.
Dove tutto accade senza accadere, perché l’idiozia delle connivenza genera un’immoralità che soltanto gli sprovveduti possono scambiare per innocenza perduta, è invece soltanto perfidia acquisita, ben pagata e ricambiata.

Certe ronde ci sono sempre state, dunque. Ed il magistrato di turno in quello strano paese non ha voluto accertare chi fosse il mandante, chi avesse scritto la mail, perché nella notte nera tutte le vacche nere non possono diventare bianche, perché in quel luogo non ci s’accorge di nulla, ed il capo di tutti i magistrati di turno lo definisce corrotto, dopo vent’anni di permanenza nel suo alto ufficio mentre se ne va in pensione. Incolpando quasi i cittadini di non aver denunciato quella corruzione che lui, per dovere d’ufficio, avrebbe dovuto perseguire.

Ed allora davanti a tutto ciò in quella strana, lontana, corrotta città, le ronde ci sono sempre state con il beneplacito "delli superiori”" ad maiorem gloriam delle perversioni intellettuali di pochi detentori dei cordoni della borsa da cui escono i trenta danari della corruzione e del tradimenti. L’Italia è grande, e non so dove collocare quelle ronde di cui ho detto.

L’Italia è troppo grande per capire le piccole cose locali. E le città sono troppo ingranate negli affari occulti di gruppi di potere e corruzione per cercare di individuare, semplicemente da quale numero telefonico era partita la mail trasformata fantasiosamente in libro, per distruggere una realtà storicamente attesta da mezzo millennio e la reputazione di chi ne aveva tranquillamente parlato sopra un giornale.

Certe ronde ci sono sempre state. Ed hanno salito anche le scale vescovili per insegnare in istituti teologici grazie chissà a quali meriti, dato che ignorano persino le cose contro le quali parlano. Ma così va il mondo, così vanno i giornali, così vanno le istituzioni che corrompono acquistando spazi pubblicitari ai quali beatamente si concede un cronista mafiosamente rondista.


I post precedenti.

Anno XI, n. 159, Marzo 2009
Date created: 01.03.2009 - Last Update: 07.03.2009, 17:37/
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