Diario italiano, "il Rimino"


Il Rimino 157, anno XI




Gennaio 2009


09/01/2009
Grazie, G. A. Stella


Sul "Corriere della Sera" di oggi, Gian Antonio Stella, scrivendo (come dice il titolo) "In difesa dei clochard lasciati al gelo di notte", ricorda quanto successo a Rimini in novembre: "la bravata criminale dei quattro teppisti" che hanno dato fuoco ad un barbone. Stella mette tra virgolette la spiegazione circolata in citta': "per noia".

Ringrazio Stella per aver chiamato "teppisti" i giovani della combriccola, che le cronache locali hanno sempre presentato pietosamente come giovani di brava famiglia.

Circa quel "per noia" che giustamente Stella riporta come citazione, avrei i miei dubbi.
Qualcuno scrisse anche: l'hanno fatto per divertimento. Sopra un altro blog osservai il 25 novembre:

"L'hanno fatto per "divertirsi". Tentato omicidio di un barbone con le fiamme...
Discutete pure della crisi dei valori, del vuoto di questa societa', e di tanti bei temi da intellettuali come li chiamano nella mia citta' (Rimini, il luogo dove tutto cio' e' accaduto). Ma io non ci credo. Non credo che a quel "vuoto" declamato non corrisponda un'idea, un'immagine. Un progetto. Per cui si disprezza un altro uomo e si cerca di ucciderlo soltanto perche' e' un clochard.
L'uomo e' un animale politico. Che a vent'anni si dichiari che ci si voleva soltanto divertire, forse e' semplicemente il comodo paravento per nascondere le scelte dell'animale politico.
Avallare quelle dichiarazioni significa prendere una scorciatoia per negare le evidenze.
A vent'anni i giovani normali si "divertono" altrimenti. Tirare petardi ad un poveraccio e poi dargli fuoco, e' qualcosa che il mondo adulto dovrebbero leggere con un occhio meno rassegnato al verbale di polizia".

A Rimini, c'e' sempre un clima strano. Al proposito avevo osservato l'11 novembre:

"Gli hanno dato fuoco, di notte, mentre dormiva sopra una panchina, vicino alla chiesa della Colonnella, all'ingresso sud di Rimini, nella zona dove c'e' anche il Palazzo di Giustizia, a due passi verso l'entroterra.

E' un barbone. "Abitava" cosi' da tanti anni in citta'. Diciamo una ventina? Mi telefona un amico e collega: "Allora era un ragazzo, moro, un po' tarchiato. Si diceva che nei giardinetti dell'Ausa (stava a meta' strada fra l'Arco e la vecchia fiera sull'antica statale per San Marino) facesse anche da informatore della polizia e che per questo ogni tanto fosse riempito di botte da nordafricani e compagnia varia".

Lo choc di oggi dipende da tanti fattori di contorno. La caccia al "diverso" e' uno sport molto praticato da troppi leader politici.

C'e' un altro lato ancora piu' oscuro ed inquietante. Tutto locale. Talora hai l'impressione che a Rimini la gestione dell'ordine pubblico sia non troppo attenta a curare certe piaghe che poi si sviluppano ed incancreniscono, provocando pensieri violenti verso immigrati o barboni. Qualcuno alla fine dai pensieri passa alle azioni".

Sul blog mi giunse questo commento: "Per quel giovane aggredito in maniera cosi' terribile, oltre che scandalizzati ci siamo preoccupati. Perche' in primo luogo ha corso il rischio di essere ucciso (e questo e' un dato di fatto che dovrebbe superare ogni altra considerazione), e poi perche' il gesto riminese potrebbe rispondere ad un certo clima politico. Che abbiamo visto materializzarsi qualche giorno dopo a Bologna contro dei giovani colpevoli di girare "vestiti da comunisti"".

Risposi
:
"L'estate scorsa si erano dimenticati un cadavere in cella frigorifera all'obitorio, e ne cercavano due in mare e lungo il fiume...
Adesso sapevano qualcosa dai vicini (cattivo odore...) di una casa in cui abitava una vecchia madre con due figli assistiti dai servizi psichiatrici.

Dopo ferragosto i vigili sono andati, i figli hanno resistito nel silenzio.
Ieri i medici ci hanno riprovato, dopo altre sollecitazioni dei vicini (quel cattivo odore...) e con l'aiuto della polizia.

Morale della favola. La povera mamma era gia' uno scheletro. I figli aspettavano la resurrezione del suo corpo. Le autorita' competenti forse anche loro".

Avevo aggiunto nel mio testo dell'11 novembre:

"Siamo circondati da questuanti, in pieno centro cittadino, che fanno i pendolari da Ferrara e da Ancona. Non puoi parcheggiare a pagamento in pieno centro, senza sentirti chiedere "minacciosamente" un pizzo da uomini di colore contro cui hanno inviato denuncia i commercianti ed i residenti della zona qualche giorno fa. ("Nella caserma dei carabinieri sono arrivate diverse denunce da parte degli automobilisti per aver trovato la macchina sfregiata", scrive "NewsRimini" proprio di oggi, intitolando "Esposto dei commercianti contro il racket dei nigeriani".)

Nello scorso agosto presidente della Provincia e sindaco di Rimini si sono detti notevolmente preoccupati per notizie che "configurano un quadro di infiltrazione malavitosa in diversi settori del tessuto economico-imprenditoriale".

Scrissi una lettera ad un giornale locale per dimostrare che il problema non e' nuovo, come documentano alcuni dati "storici". Che poi elencavo. La mia lettera non e' stata pubblicata.

Non limitiamoci a compiangere la sorte del barbone aggredito con le fiamme. Analizziamo il contesto politico nazionale. Ed il modo di vivere di certi sottoboschi urbani. Su cui e' sempre intervenuto don Oreste Benzi, aiutando e salvando molte persone.
Ma la carita' non basta, ci vuole la presenza delle forze dell'Ordine, non delle ronde padane, per controllare il territorio. Forze sempre piu' insufficienti per decisioni romane...

I dati "storici" a cui accenno sopra sono gli stessi che ho pubblicato qui sopra nel post "Cemento 'armato'", e che ripresento di seguito.

Nel 1993 il presidente dell'Antimafia, Luciano Violante, dichiara: "La mafia in Riviera ha vestito i panni puliti della intermediazione finanziaria, ma e' ben presente". Gli usurai hanno "i colletti bianchi": a gennaio sono stati eseguiti nove arresti, e quattro societa' dal credito ÔfacileÕ sono finite sotto inchiesta con lÕaccusa di truffa ed associazione a delinquere.

Nel 1994 il prof. Giancarlo Ferrucini, occupandosi del "balletto dei fallimenti", ipotizza che vi sia interessata anche la mafia, con quelle infiltrazioni denunciate dalla Commissione parlamentare antimafia, che "potrebbero attecchire piu' facilmente nei settori dellÕabbigliamento e della ristorazione, dove fra lÕaltro si verificano frequenti turn over nella titolarita' delle aziende".

Nello stesso anno il senatore Carlo Smuraglia, estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali", spiega che "in Romagna e' ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta, quella che e' piu' difficile" da combattere rispetto a quella che spara e prepara stragi.
Sempre nel 1994 la sezione riminese della "Rete" che fa capo a Leoluca Orlando, in occasione dellÕassemblea nazionale tenutasi a Riccione, lancia pesanti accuse alle Giunte di sinistra che avrebbero sottovalutato il fenomeno mafioso in Romagna.

Dicembre 2005, infine. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso spiega: anche per Rimini vale il principio che il denaro si accumula al Sud e si investe al Nord.

Concludo oggi, qui: a Rimini in troppi sembrano mettersi la coscienza a posto dicendo che quei giovanotti erano tutti di buona famiglia. E con cio'? Il loro reato tale resterebbe anche se discendessero da magnanimi lombi.
Per non guardare in faccia la realta' ci nascondiamo dietro troppi alibi.


09/01/2009
Non con i nostri soldi


Il principino Emanuele Filiberto di Savoia ballera' in Rai a spese nostre. Restando nei secoli fedele alle tradizioni della casa. Fare nulla, incassare tanto. E ringraziare mandando in guerra i militar soldati. A morire assieme a tanti civili.

Quella vecchia baldracca della Storia (definizione di Gianni Brera) insomma non insegna nulla.

Non c'e' uno straccio d'oppositore che dica che il giovanotto ballerino con i nostri soldi in compenso, e' una inconfutabile oscenita' politica.


09/01/2009
Gratitudine


Nei confronti di Anna Masera e della "Stampa web" ho un debito di gratitudine che nasce nel 2005. Quando nel suo blog, a proposito del tema web-giurisprudenza, pubblica un mio messaggio.

Nel quale racconto una carognata molto grave compiuta nei miei confronti: "Per aver riprodotto nel 2001 nel mio blog, in una rassegna-stampa locale, una notizia apparsa sulla "Stampa" del 21 gennaio dello stesso anno, il mio sito e' stato appena oscurato dal gestore: cosi', casualmente, ho appreso dÕessere stato querelato per diffamazione dalla persona a cui si riferiva la notizia".

Foto_stampa Non rivelo nessun pericoloso segreto politico se pubblico la mail di risposta di Anna Masera (28.3.2005): "Non mi sembra che lei abbia fatto nulla di grave... ho pubblicato il suo messaggio nel mio forum. Grazie e in bocca al lupo".

Sia questo messaggio sia la pubblicazione del mio testo (piu' articolato di quello che ho riprodotto), mi dettero la forza d'andare avanti nella difesa della mia dignita'.


Il mio primo legale non volle fare azione legale perche' dovevamo andare contro "i templi del Diritto" di via Monte Napoleone a Milano. Dove lavorava quella persona. La quale aveva comunicato al gestore che io ero sottoposto a due indagini giudiziarie, a Roma ed a Rimini dove risiedo.

Il mio secondo avvocato appuro' che contro di me non era in corso nessuna azione giudiziaria ne' a Roma ne' a Rimini, e scrisse al gestore. Il quale non riapri' il mio sito.

Febbraio 2007, la persona che mi aveva accusato falsamente e fatto oscurare il mio sito, e' arrestata per presunti reati finanziari. Poi patteggera' una pena.
Trasmetto al gestore la foto della prima pagina di un giornale locale con la notizia, e nel giro di poche ore il sito e' stato riaperto e riattivato.

Con il che si dimostra che il mio avvocato non era stato preso in nessuna considerazione dall'ufficio legale del gestore...
Bella ed interessante quest'immagine del rispetto del Diritto in un Paese in cui piu' che la norma positiva conta l'informazione spicciola. Ma cosi' va l'Italia, anche dove ci sono "i templi" dello stesso Diritto.


08/01/2009
Che cosa capirò...?


Dunque, a proposito del post di ieri e relativamente a quello dell'altro ieri: e che cosa dovremmo mai apprendere di tanto misterioso in futuro?

Per uso di mondo ed abbondanza d'anni, so che non sempre tutto quello che ci si fa "vedere" corrisponde alla realtà. Per cui scetticamente sospendiamo il giudizio. In quale direzione dovremo guardare per carpire tutto il segreto? Mah.

Non scrivo questo per sfiducia verso il cortese Vittorio Pasteris che mi ha commentato il post da cui tutto è partito.
Lo dico soltanto perché ho accumulato molta esperienza in cinquant'anni esatti di attività pubblicistica, al punto da poter ridere di me stesso quando anche vagamente penso che le matasse si possano dipanare in tutta tranquillità.

Un amarcord veloce. Avevo 19 anni nel 1961. Come scrissi anni fa, piombò a Rimini, con lussuosa sede al grattacielo, tale Carlo de' Siena, con un settimanale ("Europa flash"), che scomparve dopo pochi numeri: era l'imitazione del noto rotocalco "Oggi". Si presentava come un grande esperto, ma non conosceva neppure le telescriventi.
Credo, per notizie molto successive, che quell'impresa editoriale fosse più legata al controllo della città che era base militare Nato, che ad un'idea di fare qualcosa di nuovo nel panorama giornalistico nazionale.

Una quindicina d'anni dopo aiutai un amico a sopravvivere ad una carognata estrema ricevuta da un quotidiano, collaborando ad un suo foglio locale. Ad un certo punto anche per noi arrivò una lussuosa sede (non ne avevamo mai avuta una, tranne un tavolo in tipografia), avendo ricevuto un contratto editoriale: la pagina fissa di un centro studi giuridico-economici. Che poi (molti anni dopo) scoprii essere una emanazione dei "servizi", curata da un collega che avrebbe fatta brillante carriera universitaria. Transitando dalla estrema destra molto surriscaldata di quegli anni. E godendo di un appoggio famigliare a sua volta basato sulla massoneria bolognese-romagnola.

Quindi, morale della favola, quali scoperte potremo fare in futuro, nel nostro mondo blog della Stampa, non riesco ad immaginare, e neppure m'interesserà tanto. Non posso pretendere alla direzione delle edizioni locali della carta igienica illustrata (vecchia vicenda vera, questa... con tanto di iscrizione all'Ordine lombardo per il responsabile).

Una storiella fresca fresca per terminare. Per confermare che non tutto quello che appare, è veramente così. Leggo su un giornale della seconda edizione di un volume che ho curato anni fa. Ne chiedo una copia all'editore. Mi risponde: la pubblicità contiene una piccola bugia. Sono gli avanzi della prima edizione. A me sembra una truffa in commercio. Per usare l'esatta terminologia.


07/01/2009
Un giorno capirò...?


Un giorno capirò...? Ringrazio Vittorio Pasteris del "testo" lasciato nel post precedente: "Non commento il tuo post con parole ti dico solo che un giorno capirai".

Appartengo alla sparuta categoria di quelli che vogliono capire all'istante. Bella l'espressione usata, sembra quasi il titolo di una canzonetta di quand'ero giovane, epoca degli urlatori, "Un giorno capirai...".

E poi dopo aver capito, se resti egualmente con un bel palmo di naso...? (E non certo per colpa tua.)

Il fatto è che sono poco portato alla dietrologia. Oggi va tanto di moda, come insegna la battuta: "Ma quando dici buonasera, che cosa intendi dire?".

Dotato di poche e grezze virtù intellettuali e di scarsa fantasia, non so immaginare i possibili scenari che potrebbero aprirsi davanti a quel post. Od in cui il suo autore potrebbe perdersi, perdutamente afflitto.

La caccia è aperta, lettori e colleghi blogger, voi che diavolo v'immaginate per quel giorno?


07/01/2009
Auguri ad Anna Masera ed ai blog della Stampa


Nel blog di Anna Masera appare questo mio commento postato il 3 gennaio scorso:

"Sono affezionato alla Stampa, ai suoi blog, eccetera. Sono grato ad Anna Masera per la sua cortesia ed intelligenza. L'evoluzione del sistema-blog dei lettori nell'ultimo anno ha registrato molte carenze (sono sincero). La colonnina delle otto segnalazioni è meno efficace del sistema iniziale, di certo molto più laborioso: segnalazioni in home sotto gli articoli relativi o pertinenti.

Mi auguro che Anna Masera per il 2009 escogiti qualcosa che lasci il nostro mondo blog all'avanguardia. La democrazia è una cosa difficile da realizzare, proviamoci tutti assieme: non vogliamo, noi "blogger-lettori" portare via nulla né pane né gloria ai "blogger-professionisti" del giornale. Se il giornale vuole continuare in questa linea, per prima cosa abbandoni le classifiche Wikio che ho già criticato nel mio blog dimostrando con dati inoppugnabili la mia convinzione.

Volevo scrivere qui, oggi, non per commentare questa faccenda del web master del 2009, ma la storia di Wikipedia che chiede fondi. Invierei anch'io qualcosa se fossero tenuti lontano da Wiki certi soggetti che scambiano il mondo per il loro stretto cervello, per cui dopo aver letto due righe di una pagina molto seria in elaborazione, la cancellano facendomi veramente sentire come l'automobilista di Joele Dx, "inc....to nero". Auguri a tutti, e per Anna Masera esprimo l'auspicio che stia come sempre dalla nostra parte. Buon 2009 sul web. E nella vita civile dell'Italia.

Scritto da Antonio Montanari 3/1/2009 12:45"


06/01/2009
Effetto Luxuria


Scatta anche per il principino Emanuele Filiberto di Savoia l'effetto Luxuria: voler apparire (in tivù) per sentirsi utile a qualcosa.
Auguri al giovanotto.
Sarà un'altra buona occasione per rallegrarci degli scampati pericoli grazie alla nascita della Repubblica.


05/01/2009
Giustizia (2009)


Si fa presto a dire riforme e dialogo. Carlo Federico Grosso ha saggiamente posto dei paletti invalicabili e inamovibili in tema di Giustizia.

"Vi sono decisioni sulle quali avere condivisione è difficile", ha scritto sulla "Stampa" del 2 gennaio. La prima decisione riguarda la riforma dell'ufficio del PM rendendolo "avvocato dell'accusa".

La seconda, le forze di polizia che diverrebbero autonome rispetto alla procura "nella fase di ricerca delle notizie di reato", mentre il PM "dovrebbe essere autorizzato a iniziare le sue indagini a seguito di un rapporto" delle stesse forze dell'ordine.

CFG teme che l'opposizione non sappia sfuggire alla tentazione di "tagliare in qualche modo le unghie alle Procure"...

In un precedente editoriale (27 dicembre) CFG aveva ammonito, altrettanto molto saggiamente, che il problema della Giustizia non tocca soltanto i politici ma "interessa tutti i cittadini, che, appunto tutti, hanno il diritto di non essere trascinati in procedimenti penali avventati, in giudizi non sufficientemente ponderati, in iniziative esorbitanti".

E tra queste "iniziative esorbitanti" ci sembra di poter mettere proprio le due "decisioni" difficili da condividere di cui CFG ha trattato il 2 gennaio.
Il problema è: di tutti questi discorsi importanti e fondamentali, che cosa giunge alla pubblica opinione attraverso i mass media?

Non basta invocare il "volemose bene", bisogna salvaguardare il rispetto della Costituzione. Abbiamo un presidente della Repubblica che ne è consapevole, pur avendo firmato il "lodo Alfano".

Ma c'è pure un presidente del Consiglio che pensa già come se fosse lui il capo di uno Stato a regime presidenziale e non parlamentare. E che in questa sua visione delle cose, pensa di poter pretendere dall'opposizione un'obbedienza cieca. Egli è favorito dal fatto che la spartizione dei favori lobbistici su cui indaga da qualche parte la Magistratura, potrebbe indurre in tentazione l'opposizione stessa (come paventa CFG) a "tagliare in qualche modo le unghie alle Procure". Facendo un favore al capo del governo e facilitando le sue pretese pericolose presidenzialistiche.


03/01/2009
Giustizia (2001)


La Giustizia è uguale per tutti. Più o meno. Lo dicono all’unisono in tre, da sponde opposte: in ordine alfabetico, Berlusconi, Fassino, Violante.

Dalla Prima Lettera del Cavaliere agli Avvocati riuniti a Firenze: in passato ci sono state «indagini senza riscontri» e «condanne senza prove».

La tendenza autobiografica non è soltanto degli scrittori romantici.
Fassino sul Foglio di Giuliano Ferrara e Veronica Lario Berlusconi, rifiuta la «concezione ultragiacobina» che certi amici («compagni»?) della rivista Micromega hanno «del rapporto tra politica e giustizia». Ed elogia il coraggio di Craxi del 1992 nel denunciare alla Camera il finanziamento illecito dei partiti. (Di Pietro intanto chiede conto di un miliardo sparito del Pds.)

Violante: bisogna «favorire una ripresa civile del Paese», niente tentazioni giacobine da parte nostra, niente attacchi ai magistrati dalla maggioranza.

Arrivando sino ai giacobini, si salta comodamente il momento intermedio del comunismo. Non quello attuale che procura incubi notturni del Cavaliere, anche dopo gli abbracci di Putin. Ma quello d’un tempo raccontato pure da un libro fresco di stampa, lettere inedite di Antonello Trombadori, un rosso rompiballe pure da morto.

La sera del 26 febbraio 1990 egli cena con due colleghi di partito. Discutono su cosa sarebbe accaduto se il Pci fosse andato al potere dopo il ’45: chi tra loro si sarebbe trovato dalla parte dei «fucilati e chi dalla parte dei fucilatori»? La mattina dopo Trombadori mette nero su bianco le sue riflessioni. Il figlio commenta: «Penso che non escludesse di poter capitare anche nelle file dei fucilatori». Definendosi comunista e non giacobino, suppongo.

Sergio Romano sostiene che «l’Italia è stata per molti anni pericolosamente vicina ad una rivoluzione giudiziaria» predisposta dalla Sinistra che ora si serve della stampa internazionale per attaccare il governo. Così Berlusconi appare ad «una parte della opinione pubblica europea, un piccolo Milosevic». C’è stata in Italia una via giudiziaria alla politica, l’ho scritto altre volte. Ma non dimentichiamo la corruzione.

Oggi processano in tv l’ex-magistrato Di Pietro, con Vespa presidente del Tribunale Popolare. Forse per cancellare la memoria dei reati?

Sulle rogatorie svizzere al processo Toghe sporche, rese inutilizzabili dal Parlamento, la procura milanese ha ottenuto da Berna un attestato di autenticità. Berlusconi e Cesare Previti restano imputati. Più o meno.

Antonio Montanari ["il Ponte" n. 39, 4.11.2001, Tam-Tama 802]


02/01/2009
Le sue prigioni


Il senatore Marcello Pera si sente prigioniero come del resto lo è, a suo dire, tutto il Parlamento.
Lo ha scritto sulla "Stampa" il 30 dicembre in un impietoso atto d'accusa contro Silvio Berlusconi, mascherandolo da referto politico di una crisi che ha soltanto nel modo di agire del cavaliere la sua origine.

Il parlamento sostiene Pera è prigioniero di una degenerazione che "ha eroso la natura democratica" del nostro sistema politico. Con l'aggiunta della "circostanza tragica che oggi in questo sistema non c'è neppure l'opposizione politica...".

Di Berlusconi si ricorda con giri di parole che ha "trasformato l'Italia in una repubblica presidenziale".
Pera non si accorge che la prima "prigione" che ha bloccato la vita politica italiana si trova ad Arcore.

Ora l'ex presidente del Senato grida al vento, con l'eleganza dell'intellettuale che pretende di sapere tutto, cose che persone di cultura più modesta della sua (ragioniere dal 1962, poi laureatosi in filosofia nel 1972), hanno già compreso da tempo.

Quale fiducia accordare ad un maestro del pensiero come Marcello Pera?
Non abbiamo letto sue smentite ad un terribile articolo apparso su "Repubblica" a firma Pietro Citati (15 dicembre 2008) sul suo recente libro "Perché dobbiamo dirci cristiani".
Ha scritto Citati che Pera "ignora quasi tutto di Islam classico e ignora persino cosa sia una religione".

Dove stava il prof. Pera quando in Italia si fabbricava questo nuovo sistema politico che lo fa sentire "prigioniero"?
Il suo articolo manca di ogni accenno autobiografico. Tipico costume italico, è quello di dare sempre tutta colpa agli altri. In questo caso, fa capire benissimo Pera, è tutta colpa del "suo" cavaliere...
Come cittadino elettore mi sento più preso in giro da lui che dal capo del governo.


01/01/2009
Parli alle Camere, presidente


Tutti uniti contro la crisi? L'auspicio di Napolitano val bene un discorso d'auguri. Ma per non restare nel limbo delle pie intenzioni, dovrebbe tramutarsi in un solenne e severo messaggio al parlamento (l'ho già auspicato).

Dovrebbe convincere chi governa che non si definiscono coglioni (termine sacro all'eloquio di Berlusconi) quanti non hanno votato per il partito che ha vinto le elezioni.

Dovrebbe garantire il rispetto della Costituzione invece violata dal "lodo Alfano".
Altrimenti le pie intenzioni diventano retorica.

Dovrebbe insegnare all'opposizione che certezza della vita politica democratica è saper dibattere con fermezza le questioni. Veltroni ha compreso troppo tardi il problema.
Troppi "ladri di Pisa" (che litigavano di giorno e rubavano assieme di notte), ci sono sul mercato politico. Inteso troppo spesso come mercato delle vacche per fottere il cittadino qualunque.

Presidente Napolitano, non chiuda il discorso del Capodanno in un cassetto. Lo invii anche ai signori del parlamento.



Anno XI, n. 157, Gennaio 2009
Date created: 03.01.2009 - Last Update: 17.01.2009, 19:25/ 9.11.2011/15.05.2015
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