Pascoli e il "Passator cortese"
["il Ponte", Rimini, n. 25, 01.07.2012]
Alice Cencetti tratta del "Delitto Pascoli tra storia e poesia": "Stando alla vox populi, il mandante dell'omicidio era stato Pietro Cacciaguerra, un ricco possidente di Savignano che bramava di prendere il posto di Ruggero Pascoli come amministratore del latifondo" dei Torlonia. Allora in Parlamento i problemi politico-sociali della Romagna erano paragonati alla "più tristemente nota questione meridionale". Si contavano a decine i morti ammazzati sulle nostre strade, "sintomo di un profondo disagio sociale ed economico". Che il governo interpretava "come frutto dell'indole corrotta e sanguinaria dei romagnoli", per giustificare interventi armati contro anarchici e socialisti. Il poeta deluso dalla giustizia, inventa il mito del Passator cortese, di cui si conoscevano violenza e crudeltà. Il brigante ribelle così diventa "il campione di una giustizia alternativa cui affidare la propria struggente ansia di riscatto là dove la giustizia ufficiale aveva meschinamente fallito".
Armando Lostaglio ricorda il soggiorno a Matera fra 1882 e 1884. Capecchi presenta quattro interventi su altrettante poesie, ed un'analisi delle "ombre del contemporaneo": con Pascoli finisce il realismo ed inizia il simbolismo.
Antonio Montanari
Archivio "Speciale Pascoli" 2012
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