Alberti, l'homo faber:
dalla Concordia alla Città giusta nelle Arti liberali di Rimini.

Ho citato ampiamente in una scheda precedente le bellissime pagine di Stefano Simoncini sulla "pedagogia filosofica" di Leon Battista Alberti, tratte da un volume curato nel 2009 da Umberto Eco, sapiente Maestro della cultura europea ("Il Medioevo. 11, Quattrocento. Filosofia, Scienza, Letteratura").
Simoncini ("L. B. A., l'homo faber, il tempo e la pedagogia filosofica", pp. 123-141) conclude il suo lavoro con un'osservazione che possiamo trasferire alla conclusione stessa dell'itinerario artistico delle Arti liberali riminesi: Alberti propone una "vis activa per introdurre un principio d'ordine razionale nella vita e nella società".
Questa "proposta" la vediamo realizzata nell'itinerario che le Arti liberali riminesi descrivono: la Natura ispira l'Educazione attraverso la Cultura, il cui scopo è quello di preparare ad una vita tra cittadini tutti eguali, e quindi liberi.
Tre sono le immagini che illustrano e riassumono questi scopi: Concordia, Città giusta e Scuola.
Con la Concordia, leggiamo in Sallustio ("De bello iugurtino"), "le piccole fortune crescono", mentre con la discordia vanno in rovina "le più grandi".
Dalla cultura classica a quella medievale, il tema della Concordia resta centrale.
Alberti e Poggio Bracciolini, scrive ancora Simoncini in altro saggio ("La politica a corte e il sovrano ideale: diverse visioni del potere prima di Machiavelli", ib., pp. 191-205), sperimentano la vita della Curia romana che per loro diventa "un rifugio obbligato dinanzi allo sfaldamento del rapporto dell'intellettuale fiorentino".
Per loro il potere è "un campo di forze irrazionali in cui dominano la violenza e l'inganno" (p. 198).
Solo la Concordia, suggerisce la cappella riminese delle Arti liberali, permette di realizza una città giusta che invece i politici del tempo negavano.
E dove realizzare questo processo sociale e culturale verso la città giusta? Nella Scuola, che raccoglie ed illustra i saperi che permettono di conoscere quella Natura da cui tutto parte.
L'itinerario riminese si allontana dal principato, forza politica di cui lo stesso Tempio malatestiano è simbolo ed illustrazione di una realtà dominata dalla figura di un sovrano che tutto decide e realizza, ed approda alla concezione della Storia e della vita come inquietudine.
Una concezione (spiega Massimo Cacciari) che è tipica dell'Alberti e che poi approda a Machiavelli, prolungandosi "nel pensiero italiano sino a Leopardi. Cacciari scrive anche che i tipi della "Mandragola" di Machiavelli "rappresentano i caratteri fondamentali dell'antropologia di Alberti".
Nota. Per il testo di Cacciari, vedi "Machiavelli e la filosofia politica", Roma 2019, pp. 12-13.
Il saggio di Simoncini si trova pure ne "La filosofia e le sue storie. L'età moderna", Bari 2015, pp. 44-49.
Sul tema della Concordia, si veda questa pagina:
Da Cicerone al "Buon Governo" di Siena: antefatti per le Arti liberali di Rimini.

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