Rimini 150. In poche parole
1. Popolo


Rileggiamo le vicende di Rimini dopo l'Unità d'Italia, attraverso qualche parola. Cominciamo da "popolo".

Piace ai politici, è tenuto d'occhio dai pulizai. Novembre 1861 (il regno d'Italia è nato il 17 marzo), viaggio inaugurale della ferrovia Bologna-Ancona. Il re Vittorio Emanuele II sosta in stazione sul mezzogiorno, per uno spuntino. Scrive Luigi Tonini: «Gran concorso di gente, donne, popolo, ma pochissimi evviva».

Nel settembre 1888 un altro re, Umberto I, visita lido e Kursaal. Nel luglio 1900 arriva l'anarchico Gaetano Bresci. Con la rivoltella portata da Paterson (New Jersey). Come ricordava Guido Nozzoli, si esercita nel cortile di palazzo Lettimi, sotto gli occhi di Domenico Francolini, repubblicano poi socialista ed anarchico, che vi abita quale marito di donna Costanza Lettimi.

Bresci è ospitato nel borgo San Giuliano dall'oste anarchico Caio Zanni, arrestato dopo il regicidio (29 luglio) e trasferito al carcere di San Nicola di Tremiti.

Da palazzo Lettimi (lo testimoniava una lapide dettata nel 1907 da Domenico Francolini), s'erano mossi «nel 1845 gli audaci rivoltosi, preludenti l'italico risorgimento», guidati da Pietro Renzi. Quando «tutta Romagna ribolliva», e Rimini era «una delle città riscaldate» (L. Tonini).

10 settembre 1912, è firmato il nuovo patto colonico riminese che non soddisfa i socialisti e che (osserva «L'Ausa») è applicato da «troppo pochi proprietari». Le agitazioni nelle campagne continuano e sfociano nella «settimana rossa» (giugno 1914).

Il 25 luglio 1914 arrivano i deputati repubblicani. Sono contro l'intervento a fianco dell'Austria. Il 26 Benito Mussolini grida sull'«Avanti!» che dirige: «Abbasso la guerra!». Tocca al «proletariato d'Italia» muoversi per non farsi condurre «al macello un'altra volta».

L'«altra volta» è la guerra di Libia. Anche per le imprese coloniali sono morti molti nostri giovani: in Eritrea, in Somalia (Carlo Zavagli è il più noto) ed in Libia.

Il 2 agosto Roma sceglie la neutralità. Mussolini dal suo nuovo giornale «Il Popolo d'Italia» vuole l'intervento. Per realizzare la rivoluzione sognata durante la «settimana rossa».

«L'Ausa» lo definisce «un ciarlatano ombroso e un arrivista qualunque» da fischiare e spazzar via. Prima lo aveva elogiato come «battagliero nemico delle ipocrisie e delle mezze coscienze, pieno di rude franchezza romagnola».

Il pomeriggio del 23 maggio 1915 i carabinieri a cavallo annunciano a tromba la guerra. Rimini avrà 644 caduti.


Indice Rimini 150

Antonio Montanari

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