Politica. Articoli vari del mese di Marzo 2008, blog de "La Stampa"
31/03/2008
Fisco pazzo
Arrivano i rimborsi dal fisco (anno 2005). In duplice copia. In buste separate. Ho avvertito il call-center. Ho riscosso una sola volta. Ma ci potrebbero essere anche i "furbi" che riscuotono due volte. Questa è una notizia buona per la carta stampata. È impazzito il cervellone del fisco.
[Anno III, post n. 96 (473)]

30/03/2008
Ordine privato
Da tre giorni rombano i motori e starnazzano gli altoparlanti. Sono auto speciali che vanno e vengono da una rassegna fieristica dietro casa. Tremano i vetri, si spaccano i timpani. Siamo ospitali in Romagna. Neppure un vigile, manco una multa per violazione del Codice della strada? Di agenti non ho visto l'ombra. Ieri c'è stata una scossa di terremoto. Avvertita pure qui, hanno detto in serata i tg locali. Ma erano più forti le scosse provocate da motori e altoparlanti.
L'altra mattina in pieno centro, mentre riprendevo la bici parcheggiata, ho ascoltato per caso la conversazione tra due signore. Una la conosco da anni, è invalida e deve spostarsi con l'auto. Per camminare usa il bastone. È andata all'Ufficio dei Vigili nel piazzale della Stazione ferroviaria. Per rinnovare il permesso-invalidi. Multata perché nell'unico spazio disponibile la sua vettura parcheggiata intralciava il traffico. Ma se l'autobus è passato..., ha obiettato la signora. Sì ma a fatica, ha risposto il Tutore dell'Ordine Pubblico. Verbale.
Anche questa è l'Italia. Forte con i deboli, e debole e/o tollerante con i forti: portano soldi a tutti in tre giorni sulla Riviera queste auto che fanno tremare l'aria... Non abbiamo Ordine Pubblico, ma Ordine Privato.
[Anno III, post n. 95 (472)]

29/03/2008
Silvio I papa
Non ci resta che ridere. Silvio Berlusconi ha la fissa della missione religiosa. E passi. Siamo nella sfera di lecite anche se discutibili posizioni mistico-politiche. Oggi ha detto che non può allontanare da sé "l'amaro calice".
Ridicolo? Semmai blasfemo. Ma lui si può permettere tutto.
Ieri ha parlato come se fosse il portavoce del cardinal Camillo Ruini. Oggi gli risponde per le rime l'ex compagno di banco Pier Ferdinando Casini. Che accusa il cavaliere di scarso o nessun rispetto verso la Chiesa.
Ma pure Casini si pone sullo stesso piano logico-politico di Berlusconi, essendo parte in causa ed avendo interessi da difendere rispetto all'elettorato a cui il capo del Pdl guarda con la stessa golosità del deputato bolognese.
Silvio o Perferdy non fa differenza. Il problema resta questo: a decidere le sorti dell'Italia è chiamato l'elettorato cattolico. Chiamato a comando a seguir certe direttive vaticane anche se milita nel Pd veltroniano. Questo è il tema centrale, per laici e cristiani impegnati in politica: quale trasversalismo guiderà le scelte politiche del futuro governo sia di destra o sia di sinistra? Non ci resta che piangere?
[Anno III, post n. 94 (471)]

28/03/2008
Il male di leggere
Spesso il male di leggere ho incontrato…
Parafrasando Montale, vien da commentare quanto scrive stamani Massimo Gramellini nella sua rubrica: «Siamo tutti scemi, giornalisti e cittadini?». Gramellini prende spunto dal tormentone dell’attualità, madame la France Carla Bruni ospite inglese in gran spolvero, divenuta oggetto di culto da parte di lettori e telespettatori.
Per i tg il rimedio c’è, guardare soltanto le previsioni del tempo. Gettare il resto. Per i quotidiani, è il solito discorso: davvero scrivono quello che vogliono i lettori? Un ricordo personale da cronista di 40 anni fa esatti. Una pagina speciale, intitolata “Il cane si morde la coda”. I giornali si giustificano: pubblichiamo quello che chiedono i lettori. Ma i lettori possono leggere soltanto quello che pubblicano i giornali. Dunque?
Lettura Credo che quell’informazione sui temi forti a cui accenna Gramellini, possa essere fornita dai grandi quotidiani come “La Stampa” con uno sforzo costante di spezzare il pane per il lettore. A volte certe articolasse stile “Repubblica” sono indigeste e causa di forti cefalee. E si ritorna, come mezzo secolo fa al vecchio discorso sugli intellettuali italiani che sprizzano retorica da ogni poro. Il loro motto sembra essere il paradosso più logico onde evitare la fatica di essere chiari: “Non abbiamo tempo per spiegarci in breve”. Lungo è facile, ma gli articoli li pagano ancora a riga pure alle firme illustri?
[Anno III, post n. 93 (470)]

27/03/2008
Allam, la Chiesa precisa
Non è un fatto usuale che il portavoce vaticano intervenga sopra la vicenda privata di un cattolico per togliere alcune castagne dal fuoco. Anche se quel cattolico si chiama Magdi Allam, ed è stato pubblicamente battezzato dallo stesso papa.
Se la Chiesa per bocca di padre Federico Lombardi fa sapere che le idee di Allam sull'Islam non possono "diventare in alcun modo espressione ufficiale delle posizioni del Papa o della Santa Sede", significa che qualche preoccupazione vaticana c'è stata dopo certe dichiarazioni del battezzato.
Le parole di padre Lombardi appaiono ovviamente molto 'prevedibili': nessun cattolico può dar lezione al papa od alla Chiesa intesa come gerarchia romana. Ma diventano una risposta utile e necessaria alla 'controparte' islamica.
Ad esempio, Aref Ali Nayed aveva detto che il messaggio dell'articolo di Magdi Allam pubblicato il giorno di Pasqua dal "Corriere della Sera", era "proprio lo stesso dell'imperatore bizantino citato dal Papa" nella sua discussa lezione di Ratisbona.
In questa direzione di messaggio al mondo islamico, va anche l'editoriale dell'"Osservatore romano" sull'argomento, intitolato appunto significativamente "Libertà religiosa e dialogo".
Oltre che messaggio al mondo islamico, le parole di padre Lombardi sono un invito allo stesso mondo cattolico a non trasformare casi personali in fatti istituzionali. Anche questo è un aspetto non secondario e soprattutto politico, da collocare nel contesto del momento elettorale italiano. Dopo il gran rumore provocato da certe posizioni come quella di Giuliano Ferrara sulla questione dell'aborto.
[Anno III, post n. 92 (469)]

26/03/2008
PD(ietrofront)
A Palermo, Walter Veltroni ha cambiato tattica. Lasciato il buonismo "in continente", ieri sera ha attaccato il cavaliere: "Il mio avversario non vuole fare con me il confronto televisivo e me ne dispiace ma considero che sottrarsi in una campagna elettorale così importante sia qualcosa che non succede in nessun altro Paese e non deve succedere nemmeno nel nostro tanto più che si usano le proprie tv in modo da violare costantemente le regole del gioco".
Come suol dirsi, è stata una inversione "ad u". Per andare avanti, è tornato indietro sui suoi passi.
Si è finalmente accorto che "l'avversario" lo prendeva bellamente a schiaffi, e che non poteva porgere l'altra guancia all'infinito. Correva il rischio di prenderne tanti da non poter più aprire bocca.
Si è finalmente accorto che l'uso perverso della politica nelle tv del signor padrone-Berlusconi, gli sta gettando fango a palate 24 ore su 24.
Unico problema. Il suo cambiamento di rotta è stato fatto in tempo, od ormai è troppo tardi? In periferia i suoi candidati procedono con guanti di veluto, come il Veltroni "delle origini". Bisognerà che qualcuno li avvisi che qualcosa è cambiato, ieri sera a Palermo.
[Anno III, post n. 91 (468)]

25/03/2008
Allam, clamore e crociate
Ogni evento legato alla coscienza ed alla spiritualità merita rispetto, quindi non può essere messo in discussione da nessuno.
Diverso è il discorso sul modo con cui quell'evento è gestito e presentato. Soprattutto se quell'evento finisce sulla ribalta della cronaca e della politica che dovrebbero esser rispettosamente tenute alla larga.
Tra il "Dio lo vuole" (oppure "Dio è con noi") e la gestione di una conversione, c'è una bella differenza.
La conversione richiede silenzio, non pubblico "spettacolo" e dichiarazioni giornalistiche a piena pagina come ha fatto sul suo giornale Magdi Allam, vicedirettore "ad personam" del "Corriere della Sera".
Claudio Magris, sullo stesso quotidiano, esprime oggi una severa critica alle parole di Magdi Allam: "...nella lettera in cui racconta la sua rinascita spirituale, non si limita a ringraziare Dio per la grazia ricevuta, ma propugna contestualmente una precisa linea politica, affermando la natura 'fisiologicamente violenta di tutto l’Islam' e la conseguente necessità di combattere tutto l’Islam, il che non è conforme all’amore cristiano e al suo senso di fraternità universale".
Bobo Craxi ha detto a sua volta: "Una conversione dovrebbe essere un fatto privato, ma il giornalista Magdi Allam l'ha trasformata in un atto pubblico ed in un fatto politico, risalente alla propria ostinata denuncia contro i rischi che si annidano nel fanatismo religioso islamico".
Dunque, al clamore sì è associato uno spirito da crociata?
Molto severo (ed in questa direzione) appare il giudizio di "Rinascita": "Sotto i riflettori dei mass media, questo atto di un 'privato cittadino' è diventato l'occasione per attaccare l'Islam, bruciare quarant'anni di dialogo intereligioso, offendere gli ebrei, con la preghiera per la loro conversione, e tornare sempre più prepotentemente ad una chiesa, e perché no, ad un società preconciliare".
Forse ci sbagliamo noi a leggere l'evento in questo senso. Ma le cose (così come sono andate a Roma e nei successivi commenti 'amici'), non sembrano aiutarci a formulare un giudizio diverso.
La foto di destra è presa dal blog carlo-carlo.blogspot.com.
Sulle reazioni internazionali, si può leggere un'interessante rassegna in vistidalontano.blogosfere.it.
In salamelik.blogspot.com, Sherif El Sebaie scrive a commento di una lettera: "Vengano ora a dirci, razzisti e xenofobi vari che il problema è nell'immigrazione 'degli islamici'. La testimonianza di questo mio compagno di studi, cristiano, supera di gran lunga qualsiasi cosa abbia scritto io stesso su questo blog. A dimostrazione del fatto che bisogna agire, e subito, per evitare che l'Italia sia conosciuta internazionalmente come 'un paese di razzisti'. Questo è il vero amore per l'Italia".
24/03/2008
Hillary, bugie sui Balcani
L'accusa è del "Washington Post", con l'attribuzione di "quattro pinocchietti" a Hillary Rodham Clinton per aver dichiarato che nel 1966 atterrò nei Balcani, a Tuzla, "in mezzo al fuoco dei cecchini". Una foto di Doug Mills, Associated Press, la smentisce.
Quando la libera stampa americana agisce con grande rispetto della dentologia, vengono in mente episodi nostrani che stanno agli antipodi. Giornalisti che hanno lavorato per i servizi segreti, e che vanno in giro per l'Italia a fare conferenze non per spiegare come si scrive un buon articolo, ma a mostrare perché si considerano cittadini benemeriti per aver appunto lavorato con i servizi segreti.
Un episodio personale di qualche giorno fa. Mi contattano per mail per collaborare ad un blog politico locale. Chiedo un incontro. La gente, preferisco guardarla in faccia. Sono contattato telefonicamente. Uno dei due ideatori (entrambi industriali), è disposto ad incontrarmi a patto che mantenga segreta la sua identità. Ho spiegato che non ho troppo tempo da dedicare alla politica.
[Anno III, post n. 89 (466)]

23/03/2008
Voto, se 2+2=3
La matematica non è un'opinione, ci dicevano quand'eravamo ragazzi per convincerci dei nostri errori di calcolo. Non vorrei che gli stessi errori li commettessero quelli che pensano alle prossime elezioni, in base ai sondaggi od ai confronti fra gli stessi sondaggi e gli esiti delle passate consultazioni.
In linea teorica ogni ragionamento è esatto. In pratica le cose cambiano e di molto. Perché i dati elettorali veri (del passato) e presunti (del prossimo aprile) possono rivelare soltanto un aspetto di facciata del problema.
La sostanza è un'altra. Ed è nascosta ai sondaggi ed ai calcoli. Prendo ad esempio la mia città. Le urne nel 2008 daranno un risultato conforme alle prospettive politiche nazionali o saranno legate agli 'interessi' locali rivelati già dalle amministrative del 2006?
Nel 2006 il candidato sindaco del centro-sinistra è salvato dai voti di centro-destra. Forza Italia scende da 25.335 voti a 12.128 (-52,13%). Qualcosa (+16,26) va ad AN che sale da 8.691 a 10.113. Il centro-destra era senza un candidato storico, quello improvvisatosi all'ultimo momento, succedeva ad un altro gettatosi nella mischia e poi fermato. Ufficialmente dal cuore (problemi di salute), ma immaginiamo anche dal «portafoglio»: lui gridava troppo forte un «sogno» nuovo che avrebbe rovinato molti affari in corso. Leggi speculazione edilizia. Contro la quale nella passata giunta si erano espressi addirittura due assessori: defenestrati.
Nella nuova giunta comunale, volti nuovi. Tra di loro c'è chi dichiara: "Non sono mai stata iscritta né vicina ad alcun partito, e più che interrogarmi sul centro-destra o sul centro-sinistra, alla proposta di un impegno in giunta, mi sono chiesta se mi sentivo di tirarmi indietro davanti all’opportunità di operare, da un altro punto di vista rispetto a prima, per le persone e la città".
La ciliegina sulla torta dell'assessore riminese indifferente alla destra ed alla sinistra, fu questa sua frase: "In giunta, sono considerata 'in quota' al mondo cattolico, più che a una coalizione".
2008, elezioni politiche, l'assessore indifferente finisce nella lista veltroniana per la Camera dei deputati. Dopo uno sconquasso che ha travolto la vecchia guardia di ex comunisti e di ex democristiani: ecco un caso di par condicio rigorosamente applicata.
Nel frattempo anche l'artefice delle fortune locali di An è stato 'sostituito' da un candidato voluto da Roma, a dimostrazione che non conta nulla l'attività politica svolta 'in sede', ma soltanto la volontà dei capi nazionali.
Per il candidato veltroniano proveniente dalla giunta comunale con tanto di dichiarazione di indifferenza tra destra e sinistra, dovrebbero votare, se la logica governasse le nostre cose, anche quei cattolici che due anni fa tradirono la lista locale berlusconiana e scelsero quella di centro-sinistra.
Ma così non avverrà. Comunque, resterà sempre con evidenza un fatto: che quel mondo cattolico di cui l'assessore si diceva espressione, è oggi ufficialmente entrato nel Pd, però senza avere più a disposizione quei voti grazie ai quali la giunta (di cui l'assessore faceva parte), ha potuto vincere le amministrative del 2006.
Con ciò si dimostra che non sempre 2 più 2 fa 4, ma che può anche fare 3. Se quel 52,13% perduto dal centro-destra torna all'ovile berlusconiano, la giunta comunale cittadina ne dovrebbe ricevere un schiaffo morale. Ma non sarà così. Si dirà che una cosa sono le amministrative ed una cosa le elezioni politiche.
Giusto. Non è possibile far quadrare il cerchio. Ma una logica ci dovrà pur essere nelle nostre azioni. Se ieri non andava bene l'obiettivo del centro-destra per la città, è segno che il centro-sinistra aveva le sue buone ragioni 'pratiche' per ottenere quel voto.
Adesso se quel voto torna a casa, anche i più ferrei veltroniani dovrebbero riconoscere che per governare in sede locale e nel Paese, occorre continuare con le strizzatine d'occhio, facendo finta di gareggiare con avversari che invece possono essere pure colleghi di un'eroica impresa, spacciata per il "salvataggio dell'Italia".
E se il Pd perdesse le elezioni, sarebbe giustamente pronto a sottolineare che i suoi candidati hanno avuto un'esperienza locale anche grazie al centro-destra che fu 'indisciplinato' nel 2006, e che lo stesso centro-destra dovrebbe essere riconoscente, come vincitore nel 2008...
Questo dicono i numeri, che non sono un'opinione, ma possono benissimo esprimerne parecchie. Anche di fastidiose. Come quelle che frullano per la testa della "Sinistra Arcobaleno" vilipesa da tutto il Pd in sede nazionale ma convivente in giunta cittadina.
[Anno III, post n. 88 (465)]

22/03/2008
Nancy Pelosi insegna
Nancy Pelosi, speaker democratica della Camera Usa, ieri ha incontrato il Dalai Lama nella sua residenza a Dharamsala, in India. "E' il nostro destino aiutare la gente del Tibet. Se il mondo non si esprime contro la Cina e contro i cinesi in Tibet, allora vuol dire che abbiamo perso tutta l'autorità morale per parlare di diritti umani", ha detto Nancy Pelosi, che era con altri nove esponenti del Congresso americano.
Oggi Pechino le risponde: "Schiacceremo i secessionisti". La presa di posizione di Nancy Pelosi, "viola tutti i principi delle relazioni internazionali", secondo un portavoce del ministero degli Esteri cinese.
Consideriamo tutto ciò un antefatto non per discutere di politica estera (credo che Nancy Pelosi abbia ragione nel sostenere le sue tesi), ma per limitarci all'orticello italiano.
Se la signora Nancy Pelosi fosse stata un'alta autorità politica italiana, forse si sarebbe accontentata (in questi giorni di vigilia elettorale) del suo privilegio di "quota rosa" soddisfatta e vincente. E non avrebbe preso un aereo per volare in India ad incontrare il Dalai Lama.
Sarebbe invece andata a fare la spesa al mercato rionale, tentando un piccolo comizio per difendere la propria identità e novità di democratica scesa in campo, eccetera.
Pelosi
Anche gli Usa sono in vigilia elettorale, con tempi meno stretti dei nostri, ma non è questione di calendario.
Ha scritto bene Federico Rampini su "Repubblica" oggi: "Dopo una settimana di silenzi imbarazzanti, di mezze frasi inconcludenti, di minuetti diplomatici in tutte le capitali occidentali, la signora Nancy Pelosi ha fatto quello che nessun altro politico ha voluto osare".
Questione di carattere, di cultura, di rispetto di certi valori che sono alla base del vivere comune? Contrapponiamo l'elogio di Nancy Pelosi fatto da Rampini, alla desolata descrizione del momento politico italiano contenuto nell'editoriale di Riccardo Barenghi su "La Stampa" di stamane. Dove si accenna a liste "piene di contraddizioni, di volti sconosciuti e inutili".
Noi avremo deputati catapultati a Roma da scelte dei capi-partito, saranno elette persone degnissime che però non hanno mai affrontato in precedenza la selezione elettorale, e sono salite ad incarichi di governo locale soltanto perché chiamate dall'alto.
Anche loro, una volta entrate a Montecitorio, saranno liete per la vittoria delle "quote rosa" e si sentiranno investite da una missione salvifica, quella di dimostrare che pure in Italia "le donne ce l'hanno fatta".
Ma siamo sicuri che neppure lontanamente le sfiora la tentazione di riflettere sulla questione: ed io nei panni della Nancy che avrei fatto?
Risposta: nell'ordine queste signore avrebbero chiamato casa, sentendosi rispondere che l'India è lontana, poi avrebbero chiamato il cardinal legato ("Non essere precipitosa"), ed infine i sostenitori locali della lista che le hanno elette e che le amano visceralmente: "Ma a te che te frega del Dalai Lama? Mica porta voti".
Signore candidate, questa è la politica italiana? Suvvia, dite qualcosa almeno su Nancy Pelosi. E prendetela ad esempio.
[Anno III, post n. 87 (464)]

21/03/2008
Certi giornali
Il presidente Giorgio Napolitano ha tirato le orecchie ai giornali. Spesso sia in Italia sia all'estero essi "mettono in risalto quel che c'è di più negativo" nel nostro Paese, ingenerando "un pregiudizio pessimistico" talvolta accolto ed alimentato dalla politica.
Il richiamo è irrituale. Tenendo soprattutto conto che arriva alla vigilia di una consultazione elettorale che sta lentamente deviando dal binario istituzionale, come dimostrano le avances berlusconiane in materia di Alitalia. Il cavaliere si considera già il futuro premier, e vuol dettare le regole del gioco.
Quel richiamo di Napolitano è stato accompagnato da una sacrosanta affermazione di tipo costituzionale, il voto è sempre utile. C'è il diritto-dovere, per il cittadino, di partecipare alla vita politica del proprio Paese.
Ma a questo punto viene da chiedersi: tirare le orecchie ai giornali italiani e soprattutto stranieri, è utile al buon nome di quel Paese? È un servizio politicamente necessario reso alla Giusta Causa della governabilità del Paese stesso, oppure quest'ultima, la governabilità, va raggiunta attraverso una riforma elettorale ed evitando che un signore sia padrone di mezza informazione nazionale, guidi un partito, governi una Nazione (come spera) ed intanto metta avanti i figli per gestire Alitalia?
Alla fine non si affermi però che questi sono pensieri qualunquistici. Come si dice di quelli secondo cui una protesta con il non-voto è una soluzione come le altre.
Ci si dovrebbe porre un altro problema: la crisi morale e politica di un Paese nasce vedendo ad esempio l'immondizia di Napoli, oppure da quello che sull'immondizia scrive qualcuno a Milano o a Parigi?
[Anno III, post n. 86 (463)]

20/03/2008
Carla Bruni bacchetta
Ormai sta diventando un genere letterario di tutto rispetto, quello delle signore dei politici che intervengono sui giornali con lettere aperte.
Dopo Veronica Lario che tirava le orecchie al marito Silvio Berlusconi, ecco Carla Bruni che però scrive a "Le Monde" (di ieri) per difendere il consorte Nicolas Sarkozy. La vicenda è nota, è quella del falso sms che monsieur le président avrebbe inviato alla "ex" Cécilia...
La vicenda è chiusa perché il giornalista che aveva parlato di quell'sms ha chiesto scusa a Carla Bruni.
La quale però (e credo giustamente) non chiude il discorso sulle responsabilità dell'informazione e sull'informazione responsabile.
Il suo testo elenca varie questioni. La reazione del marito e la reazione dei cronisti alle critiche dell'illustre consorte. L'etica della professione che non può raccontare balle spacciandole per verità, seguendo ciò che la carta dello stesso "Nouvel Observateur", il giornale coinvolto, chiama "massimo rigore e massima onestà" nel presentare i fatti ai lettori.
Sarkozy insomma, dice Carla Bruni, non ha inteso attaccare la libertà di stampa, ma "il diritto di dire e scrivere qualunque cosa".
Il problema non riguarda soltanto i potenti. La differenza fra loro ed i cittadini normali (i "semplici cittadini" li chiamavano un tempo), è che loro possono trovare udienza nelle repliche o nelle denunce, e gli altri non sono per nulla ascoltati da chi invece dovrebbe.
Ci sono giornali specializzati nel raccogliere pettegolezzi. Lasciamoli fuori dal discorso. Un giornale normale non dovrebbe mai ospitare una lettera presentandola come un testo edito a stampa, per negare una informazione vera, documentata da secoli, data sopra un altro foglio, come ho visto accadere. Quella lettera era fintamente anonima, perché una redazione prima di pubblicare vuole avere garanzie, e in certi casi l'unica garanzia è chi fornisce contributi pubblicitari a quel giornale. Per cui, chiunque fa parte del giro dei finanziatori, trova ascolto nella testata.
Ecco perché sono d'accordo con le conclusioni di Carla Bruni. Solo giornalisti "veri" possono fermare la calunnia che tutto può e tutto travolge, secondo la citazione che la stessa signora riporta in conclusione della sua lettera.
La riproduco integralmente: "Relisez Beaumarchais : "La calomnie, Monsieur? Vous ne savez guère ce que vous dédaignez; j'ai vu les plus honnêtes gens près d'en être accablés… elle s'élance, étend son vol, tourbillonne, enveloppe, arrache, entraîne, éclate et tonne, et devient, grâce au Ciel, un cri général, un crescendo public, un chorus universel de haine et de proscription. Qui diable y résisterait?" Réponse: les journalistes. Les vrais".
La traduzione integrale del testo di Carla Bruni è apparsa oggi sulla "Stampa", pag. 23.
[Anno III, post n. 85 (462)]

19/03/2008
Ruota della sfortuna
Ma che bella pensata. Monsignor Giuseppe Betori non sostiene soltanto che bisogna riformare la legge elettorale per dare un "po' di democrazia a questo Paese".
No. Sostiene pure che si possono ripristinare le vecchie "ruote" per abbandonarvi i figli, dato "che hanno espresso e possono esprimere ancora oggi un modo per venire incontro alle esigenze delle donne".
Dal che si deduce che non è immorale mettere al mondo delle creature che non si vogliono e che poi si possono lasciare al loro destino, appunto della "ruota della sfortuna".
Ma mi chiedo: è veramente morale pensare di risolvere i problemi così, o c'è da rabbrividire?
[Anno III, post n. 84 (461)]

18/03/2008
Betori s'accontenta
Finirà che dovremo ringraziare i vescovi italiani. Per dare un "po' di democrazia a questo Paese", ha detto oggi monsignor Giuseppe Betori, segretario della Commissione episcopale italiana, bisogna cambiare la legge elettorale.
Il problema italiano non è l'intromissione dei vescovi. Betori è stato chiaro (a modo suo): "La Chiesa non si schiera per nessun partito". Excusatio non petita, accusatio manifesta, dicevano i nostri avi.
Credevamo di aver capito che al Vaticano piacevano certi candidati e non altri. Non ci siamo sbagliati. Lo credevamo quando c'era Prodi. Adesso che il professore bolognese è stato defenestrato dall'allievo Walter Veltroni, a San Pietro e dintorni non ci si agita più di tanto. Un fatto è certo. Tra un anno dobbiamo tornare a votare, il Pd adesso garantisce una fitta schiera di candidati ecclesiastici (di provenienza dal mondo dichiaratamente cattolico, quasi delegati diocesani), il Pdl fa baciamani ed inchini, Casini poi è lì a garanzia dei valori cattolici della famiglia (a cui Betori si richiama 'contro' certi candidati del Pd...).
Insomma, vista dal Vaticano, la situazione non è niente male. Anzi è talmente buona che Betori può dire quella frase sulla riforma elettorale capace di dare un "po' di democrazia a questo Paese". Dove la moderazione clericale (come avrebbero detto un tempo) è un capolavoro. Attenua, lima, assottiglia, mica di rivoluzione parla il vescovo Betori, si limita a quell'accenno sibillino ed un po' strano, con quel "po' di democrazia" da realizzare nel nostro Paese.
Dove il problema non è (come dicevamo) l'intromissione dei vescovi: è semplicemente la mancanza di una classe politica che sappia essere degna della laicità della Repubblica. Non volevano dettare l'agenda all'Italia, ma di fatto la dettano, dal Vaticano.
Quel dare un "po' di democrazia a questo Paese" suona offensivo come il "dagli qualcosa" anziché la "giusta mercede" a chi ha fatto un lavoro per voi.
[Anno III, post n. 83 (460)]

17/03/2008
Douce France
Walter Veltroni ha avuto un incubo, stanotte. Le ultime notizie sulle amministrative francesi che davano vincitrice la Gauche, gli hanno turbato il sonno.
Lo hanno sentito urlare con voce strozzata: "Oddio, e se vince la sinistra anche da noi, siamo fregati".
[Anno III, post n. 82 (459)]

16/03/2008
P(aguro) D(ay)
La vignetta di Giannelli sul "Corriere della Sera“ di oggi riassume la giornata politica di ieri: Berlusconi ha accusato Veltroni di avergli copiato il programma. Nel disegno di Giannelli, Veltroni si guarda allo specchio e vede riflettersi l'immagine di Berlusconi. Titolo: "Un leader specchiato".
Il prof. Renato Brunetta ha parlato per Veltroni di una "sindrome del paguro", il crostaceo che si nasconde nelle conchiglie. Insomma il problema, è: può Veltroni vivere di vita propria, senza apparire come 'copione' del Pdl?
Lui stesso oggi risponde che non è vero, i programmi dei due partiti concorrenti non si somigliano.
Ovvio, quello che dice. Ma occorre lo scatto, dimostrare nei fatti (nelle proposte) che il Pd è diverso. Ma sarà possibile in questa campagna elettorale?
I problemi sono doppi: a livello nazionale, c'è il confronto con il concorrente Berlusconi; a livello locale, quello con le numerose tensioni provocate dalle candidature.
I grandi quotidiani nazionali stanno perdendo un'occasione storica, quella di esaminare la vita del Pd nella periferia: parlano soltanto dei leader, dei loro comizi, e forse le sorprese si vedranno solamente dall'esito delle urne. Pazienza. Le grandi firme non girano se non per seguire i comizi, i corrispondenti non amano discostarsi dal conformismo e dal tran-tran che è d'obbligo nei confronti dei potentati con i quali si hanno i rapporti di lavoro quotidiani in sede locale.
C'è un'altra questione che sfugge al dibattito del Pd, quello sulla crisi economica Usa legata alla sua politica estera, e sulla stessa politica estera degli Usa (che non è una grande passione dei nostri politici se non nei momenti degli inchini). Politica estera degli Usa che, per le guerre di esportazione della democrazia, oggi Barbara Spinelli definisce una "Sconfitta morale".
L'articolo inizia con queste parole: "Cinque anni di guerra in Iraq e una guerra afghana che nessuno osa riesaminare hanno cambiato il mondo radicalmente, danneggiando in misura non ancora calcolabile la sicurezza, la forza d'attrazione, la robustezza economica, infine la potenza morale dell'Occidente".
Questa è la conclusione della Spinelli: "Accanto al disastro economico-strategico della guerra irachena (Stiglitz indica un costo di 3000 miliardi di dollari, pagato solo col deficit), c'è questo disastro etico: non meno esiziale. Un'etica che fallisce così miseramente è terribilmente simile al comunismo - e non sorprende che fra i neo-con ci siano tanti eredi del '68 marxista-cinese. Alla fonte l'ideale comunista è buono, ma i risultati sono tali che etica e ideale ne escono lordati irrimediabilmente. Lo stesso accade per le guerre etiche, così come son state imposte dagli esorcisti neo-con d'America ed Europa".
Chiedo scusa per la lunga citazione: ma mi sembra indicativa di ciò che dovrebbe dichiarare un partito democratico e nuovo. La signora Spinelli non è una estremista di sinistra. Le sue argomentazioni dovrebbero trovare posto nel riformismo veltroniano. Altrimenti restiamo nel solito folclore e nella consueta aria fritta di cui è maestro Berlusconi.
Dal Cile il presidente Giorgio Napolitano ha detto: "Se la politica si risolve in un vociferare incessante e in uno scontro continuo, ad essere maggiormente vulnerabili sono le istituzioni e il rapporto che con esse hanno i cittadini".
I leader dei due partiti dovrebbero ascoltare queste parole. Veltroni è già sulla buona strada, ma deve essere consapevole che non tutto è rose e fiori, grazie al metodo usato per le candidature.
Non ci sono più né destra né sinistra, si sostiene. Forse è un grande sbaglio ed abbaglio. Finite le ideologie, non sono finiti gli interessi che determinano le scelte economiche e sociali.
Un sondaggio pubblicato qualche giorno fa da "Repubblica" indicava per gli ultimi due mesi un calo di Berlusconi dell'1,6%, e del 2,6 per Veltroni. L'unico a crescere è Bertinotti, più 3,5%.
[Anno III, post n. 81 (458)]

16/03/2008
16 marzo 1978
16 marzo 1978, verso le 10 del mattino. Arriva da fuori un collega. Lo incontro nel corridoio a piano terra vicino agli ingressi della scuola: "Hanno rapito Moro".
Entro dal preside. Ripeto quelle parole. Mi risponde: "Tu hai sempre voglia di scherzare".
Andiamo all'aula audiovisivi. Accendiamo il televisore nel buio lugubre della stanza. Tutto vero.
Sciopero generale proclamato dai tre sindacati confederali. Circolare del preside. Suono della campana.
Per le scale i ragazzi scendono schiamazzando allegri come in un giorno di festa. E ridono, alcuni: "Hanno rapito Moro".

14/03/2008
Indietro, Savoia!
In quella parodia del carnevale di Viareggio a cui ormai si è ridotta la campagna elettorale in Italia, ci mancava soltanto (come ciliegina sulla torta) l'arrivo in gara del signor Emanuele Filiberto di Savoia.
A Milano ha dichiarato (lo scrive stamani su "La Stampa" Chiara Beria di Argentine): "All'Italia non voglio chiedere niente, voglio solo dare". Per questo si candida.
Grazie del pensiero, ma non si disturbi. Da lei non vogliamo nulla. Di lei non ci fidiamo. Lei forse non lo sa, ma fu un Savoia che si fece trascinare nella rovinosa guerra del 1940-1945, lo stesso re d'Italia che firmò le leggi contro gli ebrei nel 1938.
Quindi, signor Emanuele Filiberto ci risparmi dichiarazioni da starlette in calore ed in cerca di pubblicità. Glielo dice uno che è nato nel 1942, e la prima immagine che ha memorizzato è quella di una jeep nell'ultimo dei quattordici sfollamenti a cui è stato costretto sotto le bombe. Con la guerra abbiamo perso tutto, abbiamo salvato soltanto una valigetta con le fotografie di famiglia. Abbiamo portato i calzoni alla zuava con le pezze al culo non perché andasse di moda, come adesso è per i pantaloni stracciati delle grandi firme.
Signor Savoia, resti nel suo vuoto pneumatico mentale dimostrato dal fatto che per rispetto verso quel bisnonno che insediò Mussolini nel 1922 (mai sentito parlare di "marcia su Roma"?) e che lo arrestò nel luglio 1943, non evita di stringere mani che non dovrebbero avere molta simpatia nei suoi confronti, quale ultimo erede di quella dinastia che tradì il duce, come dicevano una volta i nostalgici della Buonanima.
Ma lei dell'Italia conosce soltanto le notizie del campionato di calcio. Inutile spiegarle tante cose. Un solo invito, pressante cortese e soprattutto democratico: "Indietro, Savoia". Non c'è trippa per gatti.
[Anno III, post n. 79 (456)]

13/03/2008
Odio e cattivi maestri
Gentile Francesca Paci, leggo il suo articolo (con la denuncia di dover "cancellare i messaggi di odio" che lei riceve), in una giornata in cui la cronaca offre spunti molto tristi come le sue parole.
L'ultimo è nella notizia dell'uccisione dell'arcivescovo caldeo Faraj Raho, rapito alcune settimane fa in Iraq.
Ma ci sono altre notizie di cronaca in cui uomini prigionieri non di un nemico in armi ma di una condizione di vita che a loro è parsa terribile, hanno posto fine ai loro giorni: un ginecologo ligure ed un operaio. Il primo per una vicenda su cui dovrà far luce la Magistratura, il secondo per essere rimasto senza lavoro (e, diceva, "senza dignità").
Ciò che spaventa è che ormai ogni discussione diventa parossistica al punto che secerne grandi quantità di quell'odio che Francesca Paci vede riversarsi sul suo blog.
Tre minuti fa su "La Stampa" è apparso questo testo: "Domani il quotidiano Il Foglio titolerà «A Genova un bambino è stato abortito per un reality show», e manifesti con questo slogan verranno affissi già da questa sera in diverse città italiane. Lo ha annunciato Giuliano Ferrara durante una conferenza stampa convocata per commentare le vicende del capoluogo ligure, durante la quale ha anche risposto a quanti gli attribuiscono una responsabilità nella vicenda".
Si resta senza parole, soltanto con un grave spavento che è reazione piccola, molto piccola davanti ai drammi grandi che la cronaca ci ha illustrato. Il nostro personale spavento può soltanto servire a condividere lo stupore angosciato, se posso dir così, di Francesca Paci che elenca quei messaggi di odio nelle loro articolazioni: "Odio per me, alternatamente "sporca sionista" o "sgualdrina dei kamikaze", odio per "gli ebrei" o per "gli arabi", odio per i vari partecipanti a questo blog rei di simpatizzare per l'uno o per l'altro dei contendenti".
Non avrei voluto scrivere nulla, oggi, per questo mio personale stato di disagio davanti ad eventi che lasciano sbigottiti. Mi sono deciso di inserire questo post per inviare a Francesca Paci la solidarietà di un cittadino qualsiasi e per ribadire la necessità che comportamenti civili e corretti ispirino i nostri discorsi ed i nostri commenti. Non soltanto sui blog ma nella vita di tutti i giorni.
Ma mi chiedo quali stimoli verso questi comportamenti civili e corretti arrivino da certa parte della nostra classe politica, se il leader del Partito della libertà indicava ad una precaria come via di scalata sociale non il lavoro o lo studio, ma il matrimonio con un buon partito, magari il figlio di un industriale. Queste le parole pronunciate da Berlusconi ieri sera al Tg2: "Per risolvere la precarietà? Basta sposare mio figlio o un milionario". Se così parla chi ha responsabilità politiche, non meravigliamoci di quanti poi inviano ai blog "i messaggi di odio".
[Anno III, post n. 78 (455)]

12/03/2008
Uno, anzi nessuno
12032008poststampa Messo alle strette dal caso-Ciarrapico, il cavaliere palesemente "disperato" ha urlato con i cronisti: "Dobbiamo riprendere a parlare dei comunisti nelle liste del Pd e dei loro misfatti? Ciarrapico vi ha fatto comodo quando portava via i giornali da Berlusconi e li consegnava a De Benedetti e Caracciolo. Vi ricordate che è fascista solo quando vi fa comodo".
Poi si è abbandonato alla più spietata confidenza: Ciarrapico è uno dei mille candidati e non "conterà niente nella politica del Ppe".
Siccome il cavaliere sa quello che dice e non parla mai a vanvera, fa sorridere ma inquieta la precisazione che il suo candidato 'nostalgico' non "conterà niente": non Italia (dove quindi conterà qualcosa nel Pdl), ma a livello europeo nel Ppe...
L'equazione fra "uno dei mille" e "nessuno" è un po' spericolata. Anche perché si potrebbe pensare che a capo di quei "mille" c'è lui, Berlusconi, che potrebbe autorizzarsi a considerarsi un nuovo Garibaldi. Senza camicia rossa, anzi con quella nera che da alcuni giorni indossa argutamente. Per farsi capire dai possibili elettori.
[Anno III, post n. 77 (454)]

11/03/2008
Lui squillo, noi squilli
Governatore di New York, Eliot Spitzer è un tipo un po' (molto) moralista ma frequentatore di bordelli di lusso. Lo ha rovinato una squillo minuta, brunetta, molto carina, di una certa "casa", anzi un albergo, a cui si è presentato come il cliente n. 9.
Da noi ci sono invece gli squilli di "all'urne, siam fascisti", che il Cavaliere giustifica con una ragione di una certa casa della libertà.
Dove si ha bisogno delle prestazioni di quel certo cliente di cui non conosciamo il numero nell'agenda della maison, ma soltanto il fatto che (parole di Berlusconi) "ha dei giornali importanti" che "assolutamente" non debbono essere ostili.
Da che mondo è mondo, per la squillo si paga e si perde, con gli squilli di tromba (e dei giornali) si vince.
Come si dice, niente di nuovo sotto il sole.
[Anno III, post n. 76 (453)]

10/03/2008
(E)Lezioni
Zapatero convince e vince (guadagna cinque seggi) anche se non riesce a governare da solo: ha 169 seggi sui 176 necessari per la maggioranza assoluta. Sconfitto il Partito popolare che però aumenta di altrettanti seggi, da 148 a 153.
Ha vinto la laicità. Se ne può trarre lo spunto per un insegnamento utile all'Italia?
Mi sembra che proprio la questione della laicità trionfante dovrebbe invitare Veltroni ad essere meno arrendevole verso le pretese di chi vuol condizionare la vita politica dello Stato attraverso una visione religiosa che non risponde alle coscienze di tutti.
Il "vento nuovo" di cui ha parlato oggi Veltroni commentando questi risultati e quelli francesi, resterà uno slogan pensato per accontentare tutti, se non seguiranno comportamenti conseguenti.
Si legge questa sera sul "Sole" questo interessante commento di Guido Compagna: "Certamente il quadro di riferimento internazionale di Berlusconi (Bush, Ppe e neogollisti) è oggi ancora più fragile e vecchio di quanto apparisse ai tempi del suo Governo. [...]
Ora, dopo il risultato spagnolo, il Pd potrebbe avere una posizione più risoluta su unioni di fatto, testamento biologico e altri diritti civili. Ma per far questo Veltroni dovrà fare qualche scelta forte e chiara. Perchè magari si possono giustapporre le candidature di Bonino e Binetti, ma alla fine tra il vento di Zapatero e gli altolà di Ruini si deve saper scegliere".
Francia. "Le Monde" intitola un servizio: "Per la stampa internazionale, Nicolas Sarkozy è stato 'sanzionato' alle elezioni municipali".
Sarkò ha stufato chi lo aveva eletto. Da noi le parti si sono sono invertite. È stato ripudiato il fondatore del Pd, Romano Prodi, che era stato "eletto" a capo del governo, da chi di quel partito è poi diventato segretario. Che rinnega ogni giorno quel governo e quel leader. Un'epurazione di vertice. E ieri Prodi ha detto (anzi confermato) il suo garbato addio alla politica.
Oggi, la questione più grave della giornata politica italiana è questa: un candidato Pdl dichiara di non aver mai rinnegato il fascismo. Fini come al solito ha l'alibi, non l'ha scelto lui il Ciarra, ma il Cavaliere.
Su Ciarrapico, leggete questo bel post della "Cattiva Maestra".
[Anno III, post n. 75 (452)]

09/03/2008
Berlusconi disperato
Il Berlusconi che straccia dei fogli di carta per dire al suo popolo che quella sarebbe la sorte del programma di Veltroni se il Pd vincesse, non fa un gesto "inaudito" (come scrive oggi Eugenio Scalfari), ma un gesto disperato.
Il Cavaliere confessa con quella mossa che il suo pubblico non comprende tante parole difficili, ma ha bisogno di una provocazione semplice ed esemplificata appunto con quei fogli stracciati per denigrare simbolicamente l'avversario.
Ed il gesto disperato di Silvio Berlusconi è arrivato assieme alla dichiarazione di voler interpretare l'eredità dell'illuminismo migliore, o qualcosa di simile. Per fortuna. Chissà che cosa avrebbe inscenato se si fosse lasciato sfuggire di voler essere un bieco reazionario. Avrebbe dato fuoco a quei fogli dicendo: su questo rogo brucerà Veltroni se vincerà? (Ben reazionario è stato Fini, chiamando il 13 aprile festa della Liberazione, per cancellare nelle menti del loro "popolo" quella "comunista" del 25 aprile a cui Berlusconi non ha mai partecipato...)
Gesto dunque non "inaudito" ma debole. Cioè segno di debolezza. Però nello stesso tempo, segnale forte diretto a Veltroni. Il quale aveva accantonato l'antiberlusconismo per una campagna elettorale fatta soltanto di sorrisi per l'avversario. Il re di Roma voleva entrare nella gabbia di tigri del re di Arcore, sperando di trasformarle in agnellini con un abracadabra da prestigiatore. Ma la politica non è soltanto spettacolo. Le tigri sono lì per sbranare il domatore (ogni tanto succede): è il loro mestiere.
Berlusconi che straccia quei fogli, è un altro domatore illuso come Veltroni (con la differenza di avere alle spalle un delfino astuto, quel Fini della "liberazione del 13 aprile").
Se il segretario del Pd aveva confidato in una competizione leale e cortese, il cavaliere ha cancellato ogni possibilità di evitare lo scontro. Per il semplice motivo che soltanto sulla sua capacità di scontro e di denigrazione dell'avversario, sta la forza bruta di Berlusconi.
A Milano il Cavaliere ha mostrato tutta la sua debolezza politica basandosi su quella "forza" mediatica fatta di aggressione.
Mancano cinque settimane al voto. Ormai non ha più tempo di recitare copioni diversi. Deve divertire la gente schiaffeggiando il rivale come in una scenetta circense. Ma in pista non ci sono clown che fingono di lottare tra loro. Lui fa sul serio. Lui non si esibisce al trapezio, non gareggia in abilità dialettica come un vero politico, ricorre ai trucchi illusionistici del demagogo che è stato e sarà.
A questo punto aumentano le parallele responsabilità morali di Veltroni. Non si crea un partito nuovo con analoghi giochetti di prestigio, esibendo candidati tirati fuori come assi della manica. Chi ha visto come l'asso è stato nascosto e da chi, non applaude. Ovvero non lo vota. Se Veltroni perde non è merito di Berlusconi, ma è colpa dell'entourage dello stesso Veltroni. Che ha sistemato d'autorità candidati che non convincono.
Se perde, Veltroni non accusi la sordità dell'elettorato od il destino cinico e baro. Ma l'arroganza dei suoi apparati che spacciano per nuovo quello che è il frutto più antico della vita politica italiana, il frutto del "particulare" delle "corti" e delle "curie" che gestiscono scelte amministrative, economiche e politiche. E confidano nel fatto che chi non è coinvolto per interesse, finga di non vedere.
Prodi01h Ultim'ora. La prima sconfitta (morale) di Veltroni è arrivata oggi. Prodi lascia la politica: "Il futuro è sempre sereno perchè ci sono cose da costruire. Io ho chiuso con la politica italiana e forse con la politica in generale, ma il mondo è pieno di occasioni dove c’è gente che aspetta aiuto e pace. C’è più spazio ora che prima".
Ai politologi di lungo corso ed ai letterati le analisi sofisticate. A noi scribacchini da blog la constatazione del fatto. Prodi era (è) presidente del partito di Veltroni, Prodi lo ha fatto nascere quel partito, da un progetto che oggi Veltroni denigra quando spiega che nel governo del professore era impossibile governare con tanti partiti diversi tra loro. Ma quei partiti diversi tra loro, erano appunto il progetto dell'Unione voluta da Prodi...
[Anno III, post n. 74 (451)]

08/03/2008
PD(oloooree!)
Caro Federico Fellini, e se tutto il copione pre-elettorale di questi giorni, fosse frutto della tua penna satirica?
Prima c'è stato il politico di lungo corso ex diessino escluso dalle liste del Pd, il cui segretario è anche lui un diessino, al quale ha "sparato" palle incatenate.
Poi, pure un collega ex democristiano-margheritino ha attaccato lo stesso segretario: la candidatura di provenienza margheritina sbucata in lista, è una scelta "diessina", un volto nuovo "cattolico" manovrabile al contrario della vecchia guardia dc, dice il politico di lungo corso ex dc e margherita.
Adesso a proposito della vecchia guardia, la rivelazione giornalistica, mediante una lettera aperta: chi aveva sostenuto la margheritina in fase di lancio, è stato dalla medesima messo da parte.
Caro Federico, tutto normale sin qui, potresti rispondermi. Lo so. Ma il bello è venuto da quella lettera in cui si rivela che il sostenitore della margheritina trionfante, era "immeritatamente" chiamato "Saponetta" dagli amici.
Ecco: questo "Saponetta" mancava al repertorio ufficiale e pubblico della vita politica del natìo borgo selvaggio.
Scusami, Federico, se immagino che tu, in una di queste sere fredde ed allagate dalla pioggia battente, sei andato a sussurrare all'autore di quella lettera: "Dài, racconta che lo chiamano Saponetta". E lui ha preso carta e penna e lo ha raccontato a tutti.
[Anno III, post n. 73 (450)]

07/03/2008
P(e)D(a)L(a)
Blonde Consigliere comunale e regionale di AN, aveva ricevuto un buon posto nella lista PDL per la Camera, con 26 voti su 28 a favore della sua candidatura che aveva così forti probabilità di successo.
Adesso lo fanno slittare di qualche gradino, e lui ha deciso. Si ritira ed accusa: tutta colpa del candidato che è stato paracaduto direttamente da Roma.
[Anno III, post n. 72 (449)]

06/03/2008
PD(ifetti)
Le "primariette" per le liste del Pd sono state "clandestine", dice il politico di lungo corso ex democristiano, ovvero fatte senza convocazioni. E con risultati architettati da due o tre persone, senza votazione personale dei partecipanti.
Dunque, dopo il politico di lungo corso ex diessino, anche il collega ex democristiano-margheritino attacca il segretario locale del Pd ex diessino, criticato (per usare una parola gentile) perché la candidatura di provenienza margheritina sbucata in lista, è una scelta "diessina": un volto nuovo "cattolico" manovrabile al contrario della vecchia guardia dc, dice il politico di lungo corso ex dc e margherita.
Morale della favola. Avevo ragione quando chiedevo che fossero rese note le cifre sui votanti alle "primariette" per le liste.Decido
[Anno III, post n. 71 (448)]

05/03/2008
Equivoci
La lista ormai è chiusa, ha detto Veltroni a Pannella, precisando che il PD è una casa aperta a chi ci vuol stare. Aperta, ma anche chiusa.
Una casa chiusa? Il ministro della Difesa Parisi, infuriato, ha tradotto immediatamente la definizione nel ruvido linguaggio da caserma. Spiegando che medita lo strappo.
[Anno III, post n. 70 (447)]

04/03/2008
PD(inosauri)
Un politico di lungo corso ex diessino escluso dalle liste del Pd, scrive al suo segretario una lettera aperta di stringente analisi. Tu hai perso il controllo della situazione, gli dice, probabilmente ti è slittata la frizione, hai insultato gente che "ha dato molto" e che "prima di fare politica aveva un mestiere" (sottinteso: al contrario di te).
Tu devi controllare il tuo carattere, gli suggerisce, ma non è soltanto questione di carattere perché hai creato un clima di esproprio per delegittimare i deputati uscenti e far prevalere le linee verticistiche alla faccia della "consultazione" (le "primariette") gestita senza regole e regolamento. E soprattutto in mano agli "ascari" del segretario. Il termine ha una sua patina antica ed ormai è fuori uso. La sua riproposta indica lo scopo della polemica: dire (dall'interno) che quella del Pd locale è stata la peggior politica possibile.
E poi, il politico di lungo corso presenta il conto matematico. L'unica candidatura è quella di una signora di provenienza "margheritina", quindi cattolica, quando la parte diessina, ovvero laica, aveva maggiori diritti contando tre volte tanto nella nascita del Pd. La persona scelta, per la sua fede religiosa, non fa bene sperare il politico di lungo corso per le questioni legate alla laicità ed all'aborto, temi cari alle donne dei Ds.
Il politico di lungo corso accusa il segretario locale (di provenienza diessina pure lui) di aver voluto liquidare la vecchia classe dirigente come un mausoleo di dinosauri.
Commento nostro. Le donne ex diessine potrebbero disertare le urne per protestare contro la collega margheritina messa in lista per la Camera?
Non è ovviamente un dinosauro il candidato al Senato Sergio Zavoli, classe 1923, amico di Walter Veltroni.
[Anno III, post n. 69 (446)]


03/03/2008
Un leghista per Veltroni
Oggi il Cavaliere ha detto che il suo rivale Veltroni presenta candidature-spot "per blandire la borghesia". Se è un'accusa, Berlusconi la pensa come Bertinotti. Altrimenti, è la confessione di un fallimento. La "borghesia" abbandona il signore di Arcore, attratta dal re dei sette colli? Niente di strano.
Ci aspetta un mese di comizietti elettorali la cui sceneggiatura sembra ricalcare certi copioni alla Verdone. La commedia all'italiana è una costante non soltanto del cinema. La politica se ne è sempre nutrita. Adesso sembra farsene un'abbuffata un po' triste e molto ridicola.
Veltroni ammette di non amare più la sinistra ("Somos reformistas, no de izquierdas", siamo riformisti non di sinistra: ha dichiarato a "el Pais"). Le sue parole spaventano Berlusconi. Che ne ricava la conferma di avere un pericoloso concorrente al centro. La scelta che Veltroni ha fatto di candidare Massimo Calearo, industriale del Nord-Est, è alla base della battuta odierna di Berlusconi sulle candidature-spot "per blandire la borghesia".
La discussione elettorale rischia di svolgersi su questi toni infinitamente tristi. Quel Calearo favorevole allo sciopero fiscale dei Leghisti, dunque rappresenta il nuovo del Pd. Ma il cavaliere simboleggia un vecchiume corporativistico simile a quello che propone Veltroni (operai e 'padroni' uniti nella 'lotta'). Tutti assieme appassionatamente, dunque, ma per andare dove?
Veltroni ipnotizza le folle con il ricordo del vecchio governo (quello del Prodi presidente del Pd!) condizionato dalla necessità di mettere tutti d'accordo. Ma questo 'nuovo' partito che offre agli elettori un sostenitore dello sciopere fiscale leghista, non corre il rischio di farsi strangolare e di fallire l'obiettivo?
Calearo non è l'unico a sostenere che non c'è differenza tra destra e sinistra. Conosco candidati che da tempo lo sostengono, l'ho scritto e loro mi hanno tolto il saluto, alla faccia della democrazia che vogliono incarnare.
Nel giorno degli abbandoni (Baudo lascia Sanremo e Mastella è lasciato solo a Ceppaloni), sorride malignamente Casini. Il quale già il 4 dicembre 2006 aveva dato il suo addio al cavaliere: "ormai la Cdl non ha più senso per cui i vertici li facciano loro, li facciano Berlusconi, Fini e Bossi".
Il giorno dopo, 5 dicembre 2006, Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera" aveva dato formalmente il benservito al cavaliere, confermando la posizione di Casini: Berlusconi "è stato incapace di elaborare una qualsiasi forma di rappresentanza sociale e di cultura della mediazione, probabilmente perché politicamente sprovvisto di una qualunque vera idea forte. La rivoluzione liberale è così rimasta una formula. Tutto si è fermato agli slogan e come partito (non come lista elettorale!) Forza Italia è rimasta un partito di plastica".
Da allora ad oggi che cosa c'è stato di nuovo? Il cambio di nome, l'apparizione dei "Circoli" e di una signora MVB messa in ombra negli ultimi giorni dai vecchi apparati. E soprattutto Veltroni che sta rubando la scena al cavaliere non per dire cose "di sinistra", ma offrire agli elettori anche un personaggio già favorevole allo sciopero fiscale dei Leghisti.
[Anno III, post n. 68 (445)]

02/03/2008
Notizie in ombra
Due notizie lasciate un poco in ombra, mi pare. Il 29 febbraio il papa ha ricevuto il nuovo ambasciatore degli Usa, signora Mary Ann Glendon, dicendole che gli Stati Uniti sono una nazione radicata nei valori religiosi e nella difesa dell’ordine democratico. Riporto testualmente dal comunicato apparso su "h2onews".
Angela Ambrogetti su "korazym.org" spiega che il papa invita gli Usa ad "impegnarsi ad essere guida 'etica' nel consesso internazionale".
Il papa ha anche detto che occorre procedere al "contenimento della corruzione e della militarizzazione, che distolgono risorse preziose a molti nostri fratelli e sorelle dei Paesi più poveri".
Se gli Usa debbono "essere guida 'etica' nel consesso internazionale", par di capire, non debbono però fare troppe guerre...
Altra notizia: di casa nostra, ripresa da "La tecnica della scuola". Dichiarazione di Walter Veltroni: "La scuola ha ancora una impostazione ottocentesca; come è possibile per esempio che ad un ragazzo che va a scuola l'unica forma di creatività che gli si chiede sia il tema? Possibile che non esistano altre forme con cui possa esprimersi, come un racconto, una foto o un filmato? Se un ragazzo è bravo a scrivere racconti perché questa sua capacità non conta nulla?”. (Ne tratta oggi "il Giornale" qui e qui.)
Cacciari Il filosofo Massimo Cacciari ha definito "puttanate" queste opinioni di WV, come ricorda Ernesto Galli della Loggia che ha riproposto il pensiero del candidato del Pd, in un passaggio del suo articolo di fondo sul "Corriere della Sera" di oggi, intitolato "L'Italia non e' solo una parola".
Riproduco tutto il passo di Galli della Loggia sulla scuola: "Un Paese è dunque la sua scuola. Ebbene, ha un'idea Veltroni delle condizioni in cui versa il nostro sistema scolastico? A sentirlo ripetere rancide formulette sulla «creatività dei ragazzi», sulla necessità di andare «oltre i temi», per esempio facendo girare agli studenti un film, o altre «puttanate» del genere, come le ha definite Massimo Cacciari, si direbbe proprio di no. Che non abbia alcuna idea degli edifici scolastici vilipesi e sfregiati in mille modi che costellano quasi tutti i panorami urbani italiani; degli ultimi decenni di riforme ridicole e tutte regolarmente naufragate, volute da pedagogisti di regime convinti che l'educazione e l'istruzione fossero risolvibili essenzialmente nelle tecniche di apprendimento. Che non abbia alcuna idea degli insegnanti in grandissima parte demotivati o, più spesso, del tutto impari al loro compito; dell'incubo cartaceo-riunionistico in cui sono costretti a passare gran parte del loro tempo; di tutto il sistema disciplinare e del rapporto tra la scuola e le famiglie che sono ormai disintegrati. Che nulla sappia del vuoto spirituale (sì, usiamo le parole appropriate: spirituale. Perché lo spirito può prendere mille forme, ma senza di esso nessuna sostanza è mai possibile) che domina una scuola ridotta nella sua essenza a un'insulsa macchina burocratica".
Ma non meno importante è il passo sulla giustizia: "Se [Veltroni]
pensa che un grande Paese come l'Italia debba avere un sistema giudiziario come il nostro: ovvero che cosa di concreto bisognerebbe fare a suo avviso per averne uno diverso. Ma su questo tema non sembra che il segretario del Pd abbia fin qui voluto spendere una parola. Come non ha speso una parola, se non mi sbaglio, sulla voragine in cui sta precipitando il Mezzogiorno".
Decido Ci sarebbe poi una terza notizia da citare come "in ombra", ma se non vado errato è una notizia del tutto inesistente (l'ho cercata, ma non l'ho trovata...): quanti sono stati i simpatizzanti e/o iscritti al Pd che hanno partecipato alle "primariette" per le liste elettorali?
Per non imitare la tecnica berlusconiana dei gazebo (milioni di milioni di presenti...), per serietà e rispetto dello spirito democratico del nuovo partito, sarebbe indispensabile rendere note le cifre dei partecipanti all'ultima chiamata.
Ho la vaga impressione che non siano state diffuse per non dare una doccia fredda a simpatizzanti e/o iscritti ed in generale all'opinione pubblica. Mi auguro di essere smentito da cifre ufficiali.
[Anno III, post n. 67 (444)]

01/03/2008
Velardi contagiato
Claudio Velardi giorni fa ha avuto un quarto d'ora di fama per il richiamo indirizzatogli in aula al Consiglio regionale campano, quale neo-assessore al turismo. Si era presentato con un pulloverino di cachemire color corallo, che la presidente, signora Sandra Lonardo in Mastella, non ha gradito per violazione dell'obbligo di giacca e cravatta vigente in quell'assemblea.
Le dichiarazioni rilasciate da Velardi alla "Stampa" di oggi invece sono passate quasi completamente "lisce", anche se potenzialmente molto più clamorose di quel pulloverino.
"La magistratura fa politica" sintetizza il titolo il suo pensiero: "Sono del tutto evidenti gli elementi politici dell'inchiesta: come spesso accade ed è accaduto in Italia, la magistratura esce dal suo ruolo istituzionale e diventa giustiziera. Insomma, si arroga il diritto di fare politica".
Ci risiamo, forse per un'istintiva autodifesa dei politici. Uno di loro finisce sotto processo? La colpa è dei magistrati. Nulla di strano, perché tutte le opinioni sono opinioni, e quindi vanno almeno registrate nell'inventario delle idee correnti. Ma il fatto strano è che quel titolo "La magistratura fa politica" faceva intravedere quale autore della dichiarazione qualche concorrente di Velardi, uno di quelli che non presenteranno nelle liste candidati sotto processo, a meno che lo stesso processo non sia appunto "politico".
Abbiamo inventato una categoria giuridica da "tribunale speciale" che fortunatamente nell'Italia repubblicana non esiste. Il guaio è che il contagio si è spostato da destra a sinistra, come dimostra oggi Velardi. Forse questa omologazione da "todos caballeros", è proprio quello che sogna Veltroni. Nell'indistinto è più facile prendere o perdere voti?
[Anno III, post n. 66 (443)]

Antonio Montanari


2720/19.02.2018