Politica. Articoli vari del mese di Agosto 2008, blog de "La Stampa"

31/08/2008
Sospettosi

Il ministro ombra della Giustizia, Lanfranco Tenaglia, ricorda oggi a Sergio Romano che se adesso a parlare delle intercettazioni di Prodi è stato "Panorama", per il caso Unipol era stato "Il giornale": "Sarà un caso ma entrambi sono di proprietà del presidente del Consiglio".
Risponde Romano: "Ma io ho scritto un articolo proprio per sostenere che maggioranza ed opposizione dovrebbero smetterla di sospettarsi a vicenda...".
Ovviamente ciò che Romano chiama sospetti, sono certezze per i casi Prodi ed Unipol. Le testate che ne hanno trattato sono appunto "made in Berlusconlandia". Su questo non ci piove.
Romano, a metà strada tra un filosofo scolastico e donna Prassede, nega l'evidenza dei fatti, trasformando la parte offesa (Prodi e Pd) in attori del malfatto: il non volere una legge sulle o contro le intercettazioni. Risponde Tenaglia: un nostra proposta al riguardo è stata già depositata.
Il problema è molto semplice: riconoscere quei fatti, quelle evidenza, e non trasformarli in "sospetti". E' lo stesso problema che emerge da un altro editoriale, quello odierno di Galli della Loggia, sempre sul "Corriere". Vi si accusa la "televisione italiana" di falsare la rappresentazione del Paese attraverso le fiction che sono il "finto delle stoffe dei magliari", non "la grande finzione delle favole".
Ha ragione. Ma parlando di "televisione italiana" occorrerebbe aggiungere che essa è una statua bifronte con un unico cervello che deve accontentare Mediaset e Rai da parecchio tempo, e che per molti anni (come adesso) le due facce sono gemellate dal capo del Governo che le controlla o le fa controllare...
Scalfari nell'editoriale su "Repubblica" richiama quello di ieri di Romano: "Non riesco a capire per molti ed egregi opinionisti il ruolo dell'opposizione...", deve collaborare su tutto secondo loro, resta campo libero soltanto "sulle fontanelle di quartiere, sindaci di destra permettendo?".
Per questi opinionisti di stretta osservanza conservatrice, l'opposizione sbaglia se vince le elezioni, sbaglia se le perde, sbaglia se parla, sbaglia se tace. Insomma, illustri professori, l'analisi politica dovrebbe essere un poco più convincente. Non si può ripetere ogni giorno questa tiritera che oltretutto annebbia un discorso sul ruolo dell'opposizione che in Italia rischia sempre di essere od apparire accomodante, come il debutto di Veltroni ha ampiamente dimostrato.
Più degli stessi politici dell'opposizione, questi commentatori sembrano molto sospettosi al punto di presumere di possedere una ricetta magica per tutti, per chi vince e per chi perde le elezioni. Ma agli analisti politici non tocca fornire ricette, bensì esaminare freddamente i fatti.
Purtroppo siamo in Italia dove la divagazione resta un genere letterario troppo frequentato anche da chi non dovrebbe farlo, come appunto gli editorialisti.
Invece, da noi si tende a predicare. Come dimostra pure il titolo del fondo di Franco Locatelli sul "Sole 24 Ore": "Chi investe non è donatore di sangue". Lo sapevamo, infatti le sanguisughe le applicheranno, per l'Alitalia come per altri casi antichi, alle tasche dei cittadini qualunque... C'è più fiction qui che nelle programmazioni televisive.

[Anno III, post n. 265 (642), © by Antonio Montanari 2008]

30/08/2008
La moglie di Cesare

Nessuna ombra sulla moglie di Cesare, è un modo di dire oggi del tutto dimenticato ed ignorato. Cesare fa quello che gli fa comodo, e suo moglie spesso pure. Non sempre tutti i Cesari sono però uguali, non sempre tutte le loro mogli fanno dubitare.
Il bailamme delle intercettazioni serve ad alimentare un'industria. Non se ne dimentichino i commentatori superciliosi di oggi. Il caso Montesi nel 1953 fu montato ad arte per allontanare dalla scena politica l'on. Attilio Piccioni coinvolgendo l'innocente suo figlio in uno strano omicidio. Se oggi ci sono soltanto questioni di "affari di famiglia" gli interessati coinvolti non a caso, se ne rallegrano. Appunto perché una volta succedeva di peggio.
Ha ragione Mattia Feltri sulla "Stampa" di oggi. Prodi avrebbe dovuto "dire ho ceduto, mi dispiace, chiedo scusa, ma garantisco di non aver sconfinato nell'illegalità".
Purtroppo i politici italiani, belli o brutti, buoni o cattivi, hanno un riflesso condizionato, la "strizzatina d'occhio", considerata un peccato veniale e non di quelli che rovinano la reputazione anche nelle misere cose mondane non soltanto nel Regno dei Cieli. La dimostrazione che fra la "strizzatina d'occhio" e la gestione arrogante del potere non passi poi molta differenza è data da tre fatti:
1. si è creata la verginità temporanea per le alte cariche dello Stato con il "lodo Alfano";
2. si è fatta una legge con un articolo già dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale;
3. nessuno ne parla, come se si fosse trattato di una stravaganza estemporanea e non di un grave vulnus in termini di Diritto e di politica.
Simpatico il riflesso condizionato da perfetto conservatore che Sergio Romano ha sfoderato nell'editoriale odierno del "Corriere della Sera". Dopo aver detto che i politici usano le intercettazioni "per colpire l'avversario o speculare sulle sue intenzioni", conclude serafico che questa volta gli sembra che la responsabilità sia "soprattutto dell'opposizione".
Il prof. Romano avrà letto senz'altro le parole di Cossiga allo stesso giornale: non è la classe politica al governo o in parlamento a guidare i servizi, ma succede il contrario. Dunque?
Perfetta in ogni dettaglio essenziale la ricostruzione che Giuseppe D'Avanzo su "Repubblica" ha fatto della questione intercettazioni nel fondo intitolato "L'ultimo trucco del mago di Arcore". Il caso Prodi è "fasullo", ma sembra preannunciare un autunno "freddissimo per la Costituzione". Scusate se insisto, ma questo inverno "freddissimo per la Costituzione" è già qui. Dal giorno del "lodo Alfano", con quella norma incostituzionale su cui quasi tutti fanno finta di nulla. Al governo ed all'opposizione. Per tale faccenda vanno bene le parole di Romano, "soprattutto dell'opposizione", ovvero del Pd, dovendosi escludere Di Pietro promotore di un referendum sulla legge in questione.
Archivio:
Contro Prodi finti scandali (2006)
Servizi...etti segreti (2006)
[Anno III, post n. 264 (641), © by Antonio Montanari 2008]

29/08/2008
Bandiere rosse

Ormai le bandiere rosse non fanno più paura a nessuno, confida un amministratore pubblico mio concittadino. Non si riferisce a quelle dei partiti (magari, del suo ex partito), ma dei "salvataggi" in riva al mare. Soluzione. Imporre la bandiera nera, tanto per far capire che, se uno vuole affogare, lo può fare ma è meglio con un altro colore, ed a proprio rischio e pericolo (come sempre).
Siamo la patria delle gride manzoniane ("Grida fresca, son quelle che fanno più paura", disse l'Azzecca-garbugli al povero Renzo Tramaglino). Basta dare l'impressione che ci diamo una mossa (fare ammuina, dicono altrove), legge nuova va obbedita, bandiera rossa non trionfa più, il nero va di moda da qualche tempo. Ma la gente capirà? O scherzerà pensando che siano ritornati i pirati?
La storia della bandiera rossa che non fa più paura a nessuno richiama alla mente quella dei pomodori da non coltivare "dietro casa", di cui ha parlato Concita De Gregorio nel suo primo editoriale lunedì scorso come direttore de "l'Unità".
Sull'argomento riferisce oggi Michele Serra nella sua rubrica quotidiana di "Repubblica" perché molti lo hanno interpretato come un invito anti-ecologico. Si tratta di una metafora, azzarda il buon Michele Serra, rivolgendosi ai colleghi giornalisti con quell'ottimismo della volontà che non vela il pessimismo della (sua) ragione. Per cui osserva con discreta brutalità: in "questo vecchio e scellerato mestiere" (il giornalismo), la gente (i giornalisti) non capisce le metafore usate dai direttori degli stessi giornali.
Serra propone di far studiare alle scuole di giornalismo questo "caso dei pomodori". Che "ha scatenato un dibattito di carattere socio-economico" lontano mille miglia dal senso del testo della direttrice de "l'Unità".
Circa la bandiera rossa riminese che non fa più paura a nessuno, anch'io avrei una proposta. Quella frase la prenderei come tema di una disquisizione storica per spiegare alcune cosette politiche. Ovvero come una giunta di centro-sinistra ha vinto a suo tempo le ultime elezioni amministrative con voti tradizionalmente dedicati (a livello nazionale) al centro-destra. Per cui adesso, per poter procedere alla sistemazione della Marina, con progetti grandiosi e non "minimalisti", si va al rendimento dei conti. Tutti hanno votato, tutti hanno il diritto di partecipare a quei progetti grandiosi (come un grattacielo quasi fra le onde...). E questo appunto perché la "bandiera rossa" non fa più paura a nessuno. Ma la storia è vecchia, come quella della nonna di Cappuccetto Rosso (a proposito di colori). Lupo non sbrana lupo. La speculazione edilizia in Riviera è sotto gli occhi di tutti, non un'invenzione di qualche cronista stravagante.
Anche questo discorso, come i pomodori da non coltivare "dietro casa" di Concita De Gregorio, andrebbe studiato ai corsi di giornalismo.
[Anno III, post n. 263 (640), © by Antonio Montanari 2008]

28/08/2008
Volto umano

Chi avrebbe mai pensato di poter definire Giulio Andreotti il "volto umano della politica"...
Mi è capitato ieri pomeriggio. L'auto con il senatore mi è passata tranquillamente sotto il naso, davanti al cancello di casa. Lui stava seduto a fianco dell'autista. Nessuna sirena, nessuna scorta, in fila a passo d'uomo verso il Meeting alla nuova Fiera di Rimini.
I suoi giovani colleghi politici, ministri in carica, sono passati con cortei di auto blindate ed oscurate, preceduti da vigili urbani a sirena spiegata anche se un po' starnazzante, carabinieri, poliziotti e persino, per il capo degli Esteri, un elicottero della Polizia che, profano, seguiva dall'alto dei Cieli, non confidando nell'aiuto soprannaturale che emana dal Meeting ciellino per decreto pontificio...
Se Andreotti è il "volto umano della politica", siamo messi proprio bene, ho riflettuto dopo qualche ora e dopo aver applaudito in silenzio la discrezione con cui l'antico leader democristiano ha viaggiato per Rimini. Ad multos annos, senatore: e spieghi a questi "giovanotti" governativi qualcosina di utile per riuscire ad apparire meno arroganti e prepotenti (vedi la ministra Gelmini...).
[Anno III, post n. 262 (639), © by Antonio Montanari 2008]

Lodo Alfano incostituzionale
Con il titolo "Lodo Alfano incostituzionale" appare oggi 27 agosto su "Corriere Romagna" questo mio intervento:
Il presidente emerito della Corte costituzionale prof. Antonio Baldassarre ha dichiarato al "Corriere della Sera" di domenica 24 agosto: "C'è un requisito della sentenza della Corte che dichiarò illegittimo il lodo Schifani che non è stato soddisfatto dal lodo Alfano".
Nel "lodo Alfano" (ovvero "Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato", DDL 903/2008), si trova all'art. 1: "...i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, Presidente del Senato della Repubblica, Presidente della Camera dei Deputati e presidente del Consiglio dei Ministri, sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione".
E' lo stesso testo che si incontrava nella legge 20.6.2003, n. 140, art. 1, comma 2: "Dalla data di entrata in vigore della presente legge sono sospesi, nei confronti dei soggetti di cui al comma 1 e salvo quanto previsto dagli articoli 90 e 96 della Costituzione, i processi penali in corso in ogni fase, stato o grado, per qualsiasi reato anche riguardante fatti antecedenti l'assunzione della carica o della funzione, fino alla cessazione delle medesime".
Ma questo art. 1, comma 2 della legge 140/2003 è stato fatto oggetto di una pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza del 20 gennaio 2004, n. 24), su questione di costituzionalità sollevata dal Tribunale di Milano durante la celebrazione di un processo che aveva come imputato Silvio Berlusconi. Il prof. Baldassarre richiama questa pronuncia nell'intervista del 24 agosto al "Corriere della Sera".
La Corte dichiarò nel 2004: "la misura predisposta dalla normativa censurata crea un regime differenziato riguardo all’esercizio della giurisdizione, in particolare di quella penale", violando pure l'art. 3 della Costituzione. La norma censurata "accomuna in unica disciplina cariche diverse non soltanto per le fonti di investitura, ma anche per la natura delle funzioni e distingue, per la prima volta sotto il profilo della parità riguardo ai principi fondamentali della giurisdizione, i Presidenti delle Camere, del Consiglio dei ministri e della Corte costituzionale rispetto agli altri componenti degli organi da loro presieduti". Conclusione: "La questione è pertanto fondata in riferimento agli articoli 3 e 24 della Costituzione". E quindi la Corte dichiara "l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1, comma 2, della legge 140/03".
Noi oggi ci troviamo con una nuova legge (il "lodo Alfano") che ha riproposto un vecchio testo (il "lodo Schifani") dichiarato incostituzionale. Dopo l'accenno al problema da parte di un autorevole giurista come il prof. Baldassare, è da augurarsi che se ne discuta ampiamente, come invece sino ad oggi non è stato fatto.
Antonio Montanari
Sul tema del "lodo Alfano" si veda questo post.

26/08/2008
Botte da spiaggia

I giornali nazionali citano il caso di Termoli. Titola "Repubblica" di oggi sopra una pagina intera: "Vigili maltrattano ambulante, rivolta dei passanti". Michele Serra ci ha scritto sopra un lungo fondo.
Di Rimini non parla nessuno. Eppure la materia c'è. Il "Corriere di Romagna" riporta una dichiarazione di Marina Cremaschi, turista bolognese: un cerchio di bagnanti che urla "picchiateli, ammazzateli", rivolgendosi a due poliziotti che "prendevano a calci e pugni" un uomo di colore ammanettato e trattenuto steso sulla sabbia.
Giorgio Cremaschi sviluppa il discorso oggi sul web ("Caccia all’uomo in spiaggia... Boicottiamo Rimini..."), e cita un altro foglio locale che intitola: "Belva africana si scaglia contro i poliziotti sulla spiaggia".
Il "Corriere di Romagna" ha intervistato il sindaco di Rimini che mette a tacere due assessori in lite continua tra loro, uno in difesa dei senegalesi "abusivi" e l'altro dei vigili urbani aggrediti: una cosa è il disagio sociale (che non deve essere una scusa per commettere reati); un'altra è la realtà del fenomeno dei "venditori", perché non tutti sono dei criminali.
Giorgio Cremaschi scrive: "Rancore, cattiveria, intolleranza percorrono la riviera sotto traccia. Sono i commercianti, si dice, che hanno preteso e sostenuto la caccia all’uomo che si è scatenata metodicamente sulle spiagge. Essi sostengono che gli ambulanti abusivi portano via gli affari. E allora questo che c’entra con il razzismo? Pochi giorni prima un gruppo di arabi mal vestiti era stato scacciato da una discoteca perché stonava con l’ambiente, poi si è scoperto che erano un gruppo di ricchissimi giovani sceicchi".
Ilvo Diamanti scrive oggi da Rimini su "Repubblica.it": "Domenica scorsa, tardo pomeriggio, sono passato per Rimini con la famiglia. Il tempo di una vasca lungo le vie parallele al lungomare, in attesa di recarci a cena da amici. (...) Questa breve visita occasionale mi ha riservato una scoperta inattesa. L'immagine del duce, Benito Mussolini, disseminata lungo il passeggio commerciale. Esposta in numerosi negozi (davvero tanti). Mussolini: in vendita, come un prodotto di consumo popolare. (...) Ma l'iconografia del Ventennio non si riduce alla sola immagine del duce - proposto perlopiù in primo piano, di profilo, la mascella volitiva e l'elmo bellicoso. Su t-shirt, poster, stoviglie e bottiglie incontriamo massime del duce e slogan del regime. Gli stessi che resistono - talora sbiaditi dal tempo, talora rinfrescati - ancora in alcuni edifici del tempo. Tipo: "è l'aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende"; oppure il noto "molti nemici, molto onore" ... Inoltre, molte immagini del führer Adolf Hitler. Spesso accostato al Duce. Lungo il passeggio, in bella evidenza, un grande mobile- cantina, decine carico di bottiglie allineate. Il sangiovese di Benito alternato al nero di Adolf. Tutto ciò esposto alla luce del sole (domenica sera era ancora forte e caldo). Senza pudore e senza problemi. Perché, evidentemente, un problema di pudore non esiste, in questo caso. Prodotti come gli altri".
[Anno III, post n. 261 (638), © by Antonio Montanari 2008]

25/08/2008
Segnali di fumo

Agosto 2007. Il segretario di Stato vaticano monsignor Tarcisio Bertone dal Meeting ciellino di Rimini fa un richiamo all'obbligo di pagare le tasse, cita San Paolo, e sottolinea la necessità di leggi giuste. Romano Prodi, presidente del Consiglio, si dichiara d'accordo con "tutte" le parole di Bertone.
Giancarlo Cesana chiude il Meeting 2007 con una bella battuta: l’Italia è "un Paese nel quale, davanti ai problemi, non ci si mette a risolverli, si grida". Il disprezzo ciellino verso Prodi si estende al cavaliere, quando Cesana si riferisce alla proposta di Giulio Tremonti di fare l’alzabandiera nelle scuole (chi se ne ricorda più oggi?): "Ho il sospetto che l’unica bandiera da alzare sia quella bianca".
La delusione di Cesana per Forza Italia ed il suo leader dev'essere molto forte se ha risposto con un commento che più velenoso non si può".
Agosto 2008. Il cardinal Bagnasco apre il Meeting sostenendo che "oggi, come in altri periodi della storia, si vuole che la Chiesa rimanga in chiesa. Si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede". E' un segno di delusione verso i politici (leggi: cattolici in politica) non soltanto del governo ma pure dell'opposizione?
Tra questo Meeting e quello passato c'è stata la batosta elettorale di Casini a cui Roma (la Roma papalina) aveva guardato come simbolo di una nuova linea politica.
Nel febbraio scorso, il direttore di "Avvenire" aveva benedetto ufficiosamente l'avventura dell'ex dc bolognese: "A me pare che sia interesse dei cattolici, e che possa essere interesse anche dello stesso Polo, che sia salvaguardata la persistenza di un partito che fa direttamente riferimento alla dottrina sociale cristiana".
Aveva in precedenza detto Ruini difendendo sue passate dichiarazioni: "La Chiesa non detta l'agenda ai politici, ma chi lo fa? Sembra che nessuno riesca a dettarla e che l'agenda cambi ogni giorno". Aveva chiesto il cardinale segretario di Stato vaticano Bertone a Veltroni che i cattolici non fossero "mortificati" nel Partito democratico.
Il discorso di ieri a Rimini conferma la sponsorizzazione di Casini, al di là della preoccupazione vaticana per l'Italia che non vorrebbe i cattolici "fuori di chiesa"? E' un segnale di fumo che da Roma va verso Bologna, la Bologna di Casini e non più di Prodi?
Alberto Melloni, studioso eminente della storia della Chiesa, ha detto stamani a "Repubblica" che la chiamata di Bagnasco ad aprire il Meeting ciellino gli "sembra il segno che la Chiesa, dopo aver pensato che il suo problema fosse il centrosinistra, ha scoperto che non ha nel centrodestra delle sponde sicure ed affidabili".
Infine, proprio in queste ore, si legge di un'offerta di Berlusconi a Casini. Il tema non è una divagazione estiva. Non è Casini che torna all'ovile. E' il cavaliere che cerca in Casini la salvifica sponda vaticana. A dimostrazione che il discorso riminese di Bagnasco non era una dotta parentesi teologica, ma un preciso atto politico. Anche se avvolto dalla premessa che abbiamo citato: oggi "si vorrebbe negare la dimensione pubblica della fede".
Non lo diciamo noi, lo scrive stasera il SIR: dall’intervento di Bagnasco "emergono indicazioni precise e piste chiare per quella nuova stagione dell’impegno dei cattolici, della storia del movimento cattolico italiano, che si sta cominciando a delineare in questi primi anni del nuovo secolo e sarà certamente uno dei temi di fondo da seguire nel nuovo anno di lavoro che sta iniziando".
In un'intervista alla Radio Vaticana, oggi Bagnasco corregge un po' il tiro sulla questione europea: "Non so in questo momento, con precisione, se si possa parlare di fondamentalismo anticlericale o anticattolico in Europa". Ieri aveva detto a Rimini che c'è un secolarismo europeo "poco cristiano" che "dimentica il passato e costruisce una storia senza Dio e contro l'uomo".
[Anno III, post n. 260 (637), © by Antonio Montanari 2008]

24/08/2008
Alfano svelato

Ci sono notizie urlate ed altre suggerite. Timidamente. E' quello che fa oggi il "Corriere della Sera". Nella doppia pagina dedicata al momento politico, tra il referendum promosso da Di Pietro contro il "lodo Alfano" e l'annuncio del discorso di Bagnasco a Rimini ("La Chiesa sta nella politica"), presenta un'intervista ad Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte costituzionale.
Secondo Baldassarre (sintetizza il titolo dell'intervista) la Corte costituzionale "dirà no all'immunità" prevista dal lodo Alfano. Il testo è ovviamente più articolato: la Corte potrebbe pronunciarsi sul tema, se "dovrà esprimersi sull'iniziativa referendaria di Di Pietro".
Nell'intervista c'è un altro passo che contiene la notizia più importante, nascosta non si sa perché. E' un testo non facile nel rigoroso eloquio del giurista: "C'è un requisito della sentenza della Corte che dichiarò illegittimo il lodo Schifani che non è stato soddisfatto dal lodo Alfano".
Tradotto in soldoni, come dovrebbero fare i giornalisti, significa che il "lodo Alfano" ricalca il "lodo Schifani" poi dichiarato illegittimo dalla stessa Corte costituzionale con sentenza del 20 gennaio 2004, n. 24. Come qui sostenemmo nel post "Sono uguali?".
Ci auguriamo che nei prossimi giorni le parole del presidente emerito Antonio Baldassare diano una spintarella per una discussione più approfondita. Che è politicamente necessaria, per quanto possa apparire fastidiosa. Come dimostra la successiva domanda dell'autrice dell'intervista, Maria Antonietta Calabrò, al prof. Baldassare: "Ma lei non era considerato un 'giurista di destra'?" ("Sì, certo...").
[Anno III, post n. 259 (636), © by Antonio Montanari 2008]

21/08/2008
I dibattiti nei poli

Con il titolo I dibattiti nei poli e i "magazzini d'idee", il "Corriere Romagna" di oggi pubblica questa mia nota nella Pagina aperta, in parte anticipata ieri sera in questo blog nel post "Caserma Italia".
L'agosto 2008 finirà in archivio per due dibattiti, uguali e contrari. Nel centro-destra il leader leghista Umberto Bossi ha sconfessato la linea politica del governo di cui fa parte, sopra uno dei temi fondamentali del programma attuato nei "primi cento giorni", l'abolizione dell'Ici. Bossi vuole che quell'imposta sia reintrodotta in nome del federalismo e con le modalità di un progetto del ministro Calderoli. Il progetto è condiviso dal primo cittadino di Genova Marta Vincenti, in nome di una linea riassumibile col motto "più poteri ai sindaci" anche in settori destinati alle Regioni.
Bossi è il solito scomodo leader-ombra, capace ora di raccogliere un cartello di pubblici amministratori "con i piedi per terra". Ovvero consapevoli che ai servizi richiesti dalla collettività debbono corrispondere i necessari finanziamenti. L'unica nota stonata in coda ai suoi discorsi, è il consueto richiamo ai colleghi di governo: "...altrimenti bisognerà procedere coi mezzi più sbrigativi, quelli che il popolo conosce bene e sa come usare".
Nel Pd il dibattito è oggi considerato effetto di una situazione di degrado politico del Paese. Nanni Moretti ha detto che in Italia non esiste più "l'opposizione" grazie al "dominio di Berlusconi sulle reti televisive", con il quale il cavaliere "ha spostato e devastato il modo di pensare degli italiani". Richiamando Moretti, Eugenio Scalfari ha ribadito che esistono "tante opinioni private senza più una visione del bene comune". Infine Walter Veltroni ha spiegato la crisi del Paese come frutto di "una frenetica bulimia del presente" che rifiuta "la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili". Giuseppe De Rita contesta a Moretti, Scalfari e Veltroni di credere "nel primato dell'opinione", aggiungendo: la parola opinione è "figlia di processi culturali che mirano a far opinione con emozioni, mai con la coscienza".
Come si vede, si tratta di un bel dibattito in cui maggioranza ed opposizione sono unite da una ricerca nei rispettivi "magazzini". Chiusi non per ferie ma per procedere al loro inventario. Una volta concluso, esso potrebbe provocare ulteriori difficoltà. Berlusconi non vorrà lasciare a Calderoli la passerella mediatica, anche se finora gli ha fatto comodo per far credere che nei "primi cento giorni" è stata attuata la promessa semplificazione eliminando 3.574 leggi "inutili". La riforma Calderoli è chiara: il governo deve provvedervi entro 180 giorni dal 25 giugno 2008, fatto salvo quanto disposto dalla legge 246/2005 circa le norme incancellabili.
Veltroni promette di avere per primo "il coraggio di essere sé stessi, quando questo appare più difficile". Ma quando anche gli altri, di diversa "nascita", nel Pd ripeteranno le sue parole, le cose saranno più chiare o ingarbugliate?
Antonio Montanari

20/08/2008
Caserma Italia

Nadia Urbinati, una romagnola che insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, spiega oggi su "Repubblica" che l'Italia attuale "assomiglia a una grande caserma, docile, assuefatta, mansueta". E' una società "autoritaria e paternalistica" in cui l'opposizione "pare un male da estirpare".
Tutta colpa di chi governa o anche di chi, per compito istituzionale, dovrebbe opporsi a chi gestisce il potere?
La risposta della prof. Urbinati è in questo passaggio del suo articolo: "Commissioni bipartisan nascono ogni giorno: servono ad abituarci a pensare che l'opposizione deve saper essere funzionale alla maggioranza, diventare un'opposizione gradita alla maggioranza".
E' dunque il trionfo di chi, in nome degli "interessi della gente", crede già da tempo che non esistano più differenze fra destra e sinistra.
L'agosto 2008 finirà in archivio per due dibattiti, uguali e contrari. Nel centro-destra il leader leghista Umberto Bossi ha sconfessato la linea politica del governo di cui fa parte, sopra uno dei temi fondamentali del programma attuato nei "primi cento giorni", l'abolizione dell'Ici.
Bossi vuole che quell'imposta sia reintrodotta in nome del federalismo e con le modalità di un progetto del ministro Calderoli.
Bossi è il solito scomodo leader-ombra, capace ora di raccogliere un cartello di pubblici amministratori "con i piedi per terra". Ovvero consapevoli che ai servizi richiesti dalla collettività debbono corrispondere i necessari finanziamenti. L'unica nota stonata in coda ai suoi discorsi, è il consueto richiamo ai colleghi di governo: "...altrimenti bisognerà procedere coi mezzi più sbrigativi, quelli che il popolo conosce bene e sa come usare".
Nel Pd il dibattito è oggi considerato effetto di una situazione di degrado politico del Paese. Nanni Moretti ha detto che in Italia non esiste più "l'opposizione" grazie al "dominio di Berlusconi sulle reti televisive", con il quale il cavaliere "ha spostato e devastato il modo di pensare degli italiani".
Richiamando Moretti, Eugenio Scalfari ha ribadito che esistono "tante opinioni private senza più una visione del bene comune".
Infine Walter Veltroni ha spiegato la crisi del Paese come frutto di "una frenetica bulimia del presente" che rifiuta "la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili".
Giuseppe De Rita contesta a Moretti, Scalfari e Veltroni di credere "nel primato dell'opinione", aggiungendo: la parola opinione è "figlia di processi culturali che mirano a far opinione con emozioni, mai con la coscienza".
Si tratta di un bel dibattito in cui maggioranza ed opposizione sono unite da una ricerca nei rispettivi "magazzini". Chiusi non per ferie ma per procedere al loro inventario. Una volta concluso, esso potrebbe provocare ulteriori difficoltà.
Berlusconi non vorrà lasciare a Calderoli la passerella mediatica, anche se finora gli ha fatto comodo per far credere che nei "primi cento giorni" è stata attuata la promessa semplificazione eliminando 3.574 leggi "inutili".
Veltroni promette di avere per primo "il coraggio di essere sé stessi, quando questo appare più difficile". Ma quando anche gli altri, di diversa "nascita", nel Pd ripeteranno le sue parole, le cose saranno più chiare o ingarbugliate?
Intanto non ci resta che meditare sulle parole della prof. Urbinati: l'Italia attuale "assomiglia a una grande caserma, docile, assuefatta, mansueta".
Nella foto, la prof. Nadia Urbinati riceve dal presidente della Repubblica (8 marzo 2008) le insegne di commendatore.
[Anno III, post n. 258 (635), © by Antonio Montanari 2008]

19/08/2008
Il diavolo a Riccione

Da un blog locale, riporto l'inizio del mio post "Il diavolo a Riccione":
Se il diavolo soggiorna a Riccione, e si spera soltanto d'estate, come ha dichiarato sul web don Davide Banzato (www.chihasetevengaame.it), non dobbiamo preoccuparci. Basta leggere con attenzione la risposta di un altro sacerdote, don Franco Mastrolonardo: "Noi preti cadiamo volentieri nella trappola di non voler vedere", perché "non tiriamo mai fuori il capo dalle sagrestie". Se vogliamo allargare il discorso, la Chiesa oggi sta molto chiusa nelle sagrestie soltanto in apparenza.
Di recente un'amica mi ha chiesto per il suo blog un commento sul tema del testamento biologico...

18/08/2008
Una voce poco fa

In principio fu Nanni Moretti. Non quella volta che disse ai signori della Sinistra di andarsene tutti a casa per evitare ulteriori sconfitte. Ma questa, di Locarno: "In Italia l'opposizione non esiste più". E, soprattutto, "non c'è è più opinione pubblica".
In un Paese stranamente democratico come l'Italia, se a sostenere qualcosa di simile è un cittadino qualsiasi (non dico qualunque, a ragion veduta...), lo si fa passare per "matto".
Se lo dice un Nanni Moretti, allora il buon filosofo Eugenio Scalfari c'imbastisce sopra l'editoriale della domenica su "Repubblica" (ieri). E si sveglia dal letargo estivo persino Walter Veltroni che ha scritto due belle cose sulla stessa "Repubblica" di oggi.
Riferendosi alla maggioranza, ha spiegato che "Lo "spirito del tempo" si alimenta di una frenetica bulimia di presente, rifiuta la coscienza e i valori che vengono dalla storia, perché inutili".
Timida osservazione relativa all'odierna opposizione. Se la maggioranza ha "una frenetica bulimia di presente", l'opposizione veltroniana (sia detto senza offesa per nessuno) soffre di un'opposta anoressia. Ovvero non guarda, non pensa, non discute.
Non parlo tanto dei vertici nazionali, quanto delle periferie. Di certe periferie.
Non vorremmo che l'unica voce ad alzarsi in questi grigi momenti fosse quella del segretario nazionale del Pd. Una voce poco fa, se resta sola.
L'altra "bella cosa" è in questo passo: "Credo che a noi, a me, spetti in primo luogo il coraggio di essere sé stessi quando questo appare più difficile".
Non dubito del suo coraggio, mi riferisco sempre alle periferie, a certe periferie.
Noi fuori dei partiti, possiamo avere lo stesso coraggio impunemente, oppure se diciamo o scriviamo certe cose, dobbiamo aspettarci qualche dispettuccio dai ras del partito veltroniano?
Personalmente siamo convinti, non per testardaggine, che occorra esprimere le proprie opinioni (beninteso nei dovuti modi). Ma siamo altrettanto documentati sul fatto che ciò non piace ai padroni del vapore.
Post scriptum.
Un esempio di "opinione personale locale" del sottoscritto si legge qui.
[Anno III, post n. 257 (634), © by Antonio Montanari 2008]

17/08/2008
Piagnistei? E' crisi

Nell'intervista concessa alla "Stampa" di oggi, il sottosegretario al Turismo Michela Vittoria Brambilla parla del settore di sua "competenza" arrampicandosi molto sugli specchi, e dandoci l'impressione di non avere molte argomentazioni valide per affrontare la questione della crisi che lo attraversa.
Ammette che "anche la Francia e la Spagna registrano segnali altrettanto negativi". "Però" aggiunge, noi "indulgiamo di più ai piagnistei". Se questo è il pezzo forte del suo comprendere ed esaminare il problema, non ci siamo per nulla.
Altra affermazione temeraria. La politica è stata in sonno, in campo turistico, per colpa del referendum del 1993 che abolì il relativo ministero.
Il sottosegretario Brambilla dimentica che nel 1993 fu abolito anche il Ministero dell'Agricoltura e foreste, con lo stesso referendum che lei ricorda per il Turismo. Ma oggi come oggi il governo comprende un Ministero delle Politiche agricole. A dimostrazione che non è tutta colpa degli "italiani" tirati in ballo dalla signora MVB, se non abbiamo un ministro delle Politiche turistiche o del Coordinamento turistico fra Stato e Regioni.
Circa i "piagnistei", la parola che il sottosegretario usa ben s'adatta alla sua forma mentis di presidente dei "Circoli della Libertà". I quali sono stati proprio l'espressione più coerente e concreta della sua concezione della politica come eterno piagnisteo. L'iniziativa "vuole dare corpo e voce a tutte quelle persone che non trovano più un’adeguata rappresentanza nei vecchi rituali della politica", era la premessa ancora oggi leggibile nel sito della "associazione" finanziata da Berlusconi.
Sul sito del giornale dei "Circoli" ancora oggi si trovano appunto i "piagnistei" contro il governo Prodi che "spalancava le porte all'immigrazione clandestina".
Signora Brambilla, faccia aggiornare la pagina anche se il giornale non esce più. Qualcuno potrebbe scambiare quel titolo per un attacco al governo di cui lei fa parte.
[Anno III, post n. 256 (633), © by Antonio Montanari 2008]
16/08/2008
Bossi bussa

Bossi bussa alla cassa, sa che senza Ici le Regioni ed i Comuni non vanno da nessuna parte, per cui ieri ne ha riproposto l'introduzione. Ma con l'intenzione già nota, che l'Ici è mia e me la gestisco io.
Forse l'opposizione gradirà il pensiero, certo è che la maggioranza non può smentirsi. Calderoli, più mistico (ovvero illuso) del capo della Lega, ma pure fissato nelle presunte semplificazioni, annuncia un unico tributo per i Comuni al posto delle varie tasse ai versi destinatari.
Forse Calderoli semplificando semplificando produrrà una nuova legge in cui i destinatari delle risorse comunali saranno solamente persone che in qualsiasi regione d'Italia abitino, risultino essere generati da antichi abitanti del Nord-Est.
Ma Calderoli e Bossi fingono di non sapere che non soltanto lo Stato butta via i denari. Pure i Comuni ci mettono un bell'impegno nello spreco delle risorse.
Allo stesso modo il ministro Brunetta, da uomo di mondo, finge di non sapere che nei ministeri, al centro ed alla periferia, i fannulloni sono figli non dei pubblici concorsi ma delle assunzioni dei grandi capi.
Ricordiamo, così di passaggio, i protetti socialdemocratici alle Finanze all'epoca di Luigi Preti, i raccomandati democristiani (migliaia di bidelli) all'epoca della Pubblica Istruzione guidata dal ministro Misasi (40 anni fa...). Chi più ne ha più ne metta.
Nella mia scuola (temporibus illis) venne mandato in segreteria dall'assessore provinciale un "trimestralista" che dichiarò pacificamente le sue intenzioni: "Con una raccomandazione così, pretenderete mica che lavori...".
[Anno III, post n. 255 (632), © by Antonio Montanari 2008]

15/08/2008
Come al solito

Famigliacristiana Come al solito, sotto qualsiasi governo, a qualsiasi latitudine, si segua il calendario romano oppure quello ambrosiano, in Italia è difficile (se non impossibile) discutere di un qualsiasi argomento politico con quel minimo di calma che dovrebbe escludere le aggressioni personali ed i travisamenti dei dati di fatto.
Un giornalista di "Famiglia cristiana", Beppe del Colle, riporta una frase dalla rivista francese dei Gesuiti "Esprit": "gli italiani sono incredibilmente duri contro i romeni e gli zingari". Ed aggiunge di suo: "Speriamo che non si riveli mai vero il suo sospetto che stia rinascendo da noi sotto altre forme il fascismo".
Il tutto diventa nel dibattito pubblico nostrano: "Famiglia cristiana" accusa il governo Berlusconi di essere fascista.
Miopia della stampa italiana, pigrizia intellettuale dei politici, tutto va bene: ma poi se si muove persino "il Vaticano"... Ed allora c'è da pensare che pure al di là delle mura leonine hanno preso fischi per fiaschi, arrivando addirittura alla autorevole dichiarazione di padre Lombardi che non potendo dire altro sostiene la cosa più ovvia di questo mondo: "Famiglia cristiana" non rappresenta nè il Vaticano né la Cei.
Ma nessuno, adulto e vaccinato, lo ha pensato. Per cui il direttore del settimanale dei Paolini ha facilmente puntualizzato: "Mai ci siamo sognati di rappresentare ufficialmente il Vaticano o la Cei, che hanno loro organi ufficiali di stampa: l'Osservatore Romano e l'Avvenire".
Al direttore del settimanale sono state indirizzate quintalate di improperi, ivi compresa l'accusa di essere un gaudente perché si trovava in qualche zona di mare.
Il prof. Luca Ricolfi ha scritto oggi un bel fondo sulla "Stampa".
Prima ha richiamato la sana ricetta di Luigi Einaudi, "Conoscere per decidere". Ma poi si è fatto avvolgere pure lui dal fascino della polemica, osservando: "L’aggettivo «fascista», che quand’ero studente universitario veniva brandito contro chiunque la pensasse diverso (dal politicamente corretto del momento), viene ora dissepolto dal settimanale Famiglia Cristiana per stigmatizzare alcune decisioni del governo in carica, in particolare sull’esercito per le strade, le impronte ai bambini rom, la social card di Tremonti (bollata come «carità di stato»: paura di perdere il monopolio, cara Chiesa?)".
Come si è visto Beppe Del Colle non ha usato l'aggettivo "fascista" per "stigmatizzare alcune decisioni del governo in carica".
Ma ha soltanto riportato un sospetto di "Esprit", augurandosi che esso non sia vero ("Speriamo che non si riveli mai vero il suo sospetto che stia rinascendo da noi sotto altre forme il fascismo").
Il quotidiano cattolico "La Croix" ha ripreso un lancio AFP in cui si legge: "Mercredi, l'éditorialiste, Beppe Del Colle, a rappelé à l'attention de M. Giovanardi les inquiétudes du Parlement européen, citant aussi la revue jésuite française Esprit qui avait parlé du "ton incroyablement dur des Italiens" envers les Tziganes et les Roumains".
Non sono riuscito a trovare sul sito di "Esprit" il testo citato da Del Colle.
C'è forse un accenno indiziario nell'editoriale dell'ultimo numero (08-09/2008): "Il aborde deux phénomènes paradoxaux (la "barbarisation du bourgeois" et l'"embourgeoisement du barbare") qui manifestent bien l'effacement des frontières traditionnelles entre démocraties libérales et État autoritaires".
Se qualche lettore ha sottomano il numero di agosto-settembre di "Esprit", può illuminarci con una citazione esatta e completa.
Una curiosità della serie "non si muove foglia...". Mentre a Beppe del Colle le forze di governo hanno indirizzato la classica e ammuffita accusa di "catto-comunismo" (immemori delle critiche che il suo settimanale aveva rivolto al precedente governo di centro-sinistra), oggi Fabio Martini su "La Stampa" ricostruisce il retroscena della crisi dell'esecutivo guidato da Romano Prodi, riprendendo una notizia relativa al cardinal Bagnasco. Ore 17:05 del 21 gennaio 2008, l'Ansa batte una dichiarazione del porporato presidente della Cei: l'Italia è "sfilacciata" e ridotta a "coriandoli". Nessuno parlò allora di catto-fascismo...
Altri interventi di Bagnasco, citati nel mio blog (cerca tutto con Google):
- maggio 2007, denuncia la povertà che si diffonde in grandi fasce della popolazione;
- ottobre 2007, si chiede lavoro stabile per creare famiglie fondate sul matrimonio;
- gennaio 2008, l'Italia ha bisogno di serenità;
- maggio 2008, sull'importanza del ruolo degli immigrati nella nostra società.
[Anno III, post n. 254 (631), © by Antonio Montanari 2008]

15/08/2008
Cossiga, verità scomode

Ieri, Bassam Abu Sharif, ex portavoce del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, in un'intervista al "Corriere della Sera" confermava quanto si sapeva già da tempo. Esisteva al tempo di Aldo Moro un patto segreto fra l'Italia e lo stesso Fronte: "Ci veniva concesso di organizzare piccoli transiti, passaggi, operazioni puramente palestinesi, senza coinvolgere italiani. Dovevamo informare le persone opportune: stiamo trasportando A, B, C... Dopo il patto, ogni volta che venivo a Roma, due auto di scorta mi aspettavano per proteggermi. Da parte nostra, garantivamo anche di evitare imbarazzi al vostro Paese, attacchi che partissero direttamente dal suolo italiano".
Lo scorso 8 luglio, in un'intervista concessa ad Aldo Cazzullo per lo stesso quotidiano di via Solferino, Francesco Cossiga aveva ribattezzato quell'accordo segreto fra Italia e FPLP come "lodo Moro". Aggiungendo: «La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della "resistenza palestinese" che, autorizzata dal "lodo Moro" a fare in Italia quel che voleva purché non contro il nostro Paese, si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo. Quanto agli innocenti condannati, in Italia i magistrati, salvo qualcuno, non sono mai stati eroi. E nella rossa Bologna la strage doveva essere fascista. In un primo tempo, gli imputati vennero assolti. Seguirono le manifestazioni politiche, e le sentenze politiche".
Oggi Francesco Cossiga torna sull'argomento con una lettera al "Corriere della Sera", impaginata assieme ad un servizio in cui parla Giovanni Pellegrino, già presidente della Commissione stragi. Pellegrino ricorda che, dell'accordo con il FPLP, accenna lo stesso Aldo Moro in una lettera durante la sua prigionia: "Noi con i palestinesi ci regoliamo in altro modo" aveva scritto.
Cossiga con quel suo stile che mescola amare verità a sottili ironie, dice sostanzialmente queste cose:
- del "patto di non belligeranza segreto" fra Italia e FPLP Cossiga ha saputo "non da carte o informazioni ufficiali" che gli "sono state sempre tenute segrete";
- Aldo Moro gestiva personalmente i servizi segreti "saltando la scala normale gerarchica";
- non è la classe politica al governo o in parlamento a guidare i servizi, ma succede il contrario: la riforma se la faranno "loro" (ovvero i servizi), spiega Cossiga, "quando vorranno e come riusciranno a farla anche in relazione ai rapporti di forza, non certo determinati del potere politico!";
- infine: "E non pretendano i politici di conoscere i veri segreti di Stati: purtroppo non c'è più neanche la vigilanza del Partito Comunista che qualche volta ce ne metteva a parte!".
Chissà se trascorso il ferragosto e chiuse le feste di partito, i nostri politici troveranno tempo e modo per chiarire le questioni poste da Cossiga sul problema dei rapporti tra parlamento, governo e servizi segreti.
Le scomode verità ricordate da lui oggi nella lettera al "Corriere della Sera", non ammettono che non se ne parli, al di là della questione della strage di Bologna che viene legata a quel patto segreto.
Cossiga aveva detto, sempre al "Corriere" l'8 luglio, come abbiamo già riportato: "La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della "resistenza palestinese", che si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo".
Ieri Bassam Abu Sharif nella sua intervista lo ha smentito categoricamente: "Non c'entriamo niente. Nessuno ordine è venuto da me. Il massacro non ha niente a che vedere con organizzazioni palestinesi. Neppure un incidente. Non c'era nessuna ragione per farlo, soprattutto a Bologna".
La lettera di oggi è una risposta a Bassam Abu Sharif, con una serie di inediti particolari, tra cui quello della irregolare dotazione di armi pesanti per la rappresentanza diplomatica della Lega araba, e l'altro del "noto esponente della sinistra extra-parlamentare" che conduceva "un missile terra-aria intercettato da una normale pattuglia della Stradale".
Circa il passo della lettera di oggi in cui Cossiga scrive che "purtroppo non c'è più neanche la vigilanza del Partito Comunista che qualche volta ce ne metteva a parte!", va ricordato un episodio del novembre 2007. Allora Cossiga sostenne che, al tempo della prigionia di Moro, ben mille comunisti "sapevano".
Allora ci chiedemmo: "come mai, se mille comunisti sapevano, nessuno delle migliaia di agenti dei cosiddetti 'servizi' che hanno sempre controllato i politici di governo e di opposizione, ha appreso che 'quelli' sapevano?".
Su questo problema potrebbe tornare lo stesso presidente Cossiga. Alle scomode verità ricordate da lui oggi, si aggiungono le oscure allusioni del passato. Forse gli stessi politici dovrebbero studiarle. E dircene qualcosa.
Archivio "Cossiga" in questo blog:
- cerca con Google
- le "dimissioni" del 2006
- i "mille" che sapevano
- "enfant terrible".
[Anno III, post n. 253 (630), © by Antonio Montanari 2008]

13/08/2008
La voce del padrone

Cosa fatta (in politica), Capezzone ha. Passato dalle barricate pannelliane alla guardia del fortino berlusconiano, non mai ha mostrato una piega amara su quel volto così severo nella sua dogmatica serenità, né prima né dopo.
Né quando era radicale, e quindi in sempiterna opposizione, né da quando è governativo. Ovvero devoto al verbo del suo Partito e del suo Governo. Le maiuscole non sono nostre. Ci sembra di vederle dominare la sua mente ed il suo eloquio così elegante e nello stesso tempo sfottente.
Non invidiamo il suo ruolo di portavoce del Capo. Non ci stupisce la prontezza con cui confeziona una dichiarazione: su qualsiasi argomento e con qualsiasi tempo.
Constatiamo soltanto la felice condizione di un uomo che sa di trovarsi sempre dalla parte giusta. Di una persona che del dubbio ha fatto carta straccia, che se ne va sicuro con le sue certezze politiche, o che almeno dà a bere che lui conosce il segreto per risolvere qualsiasi problema si ponga. Con un tono talora leggermente arrogante.
Come quando ieri, alla notizia dell'articolo di "Newsweek" dedicato ai miracoli politici del cavaliere compiuti in soli 100 giorni (salvo complicazioni), non soltanto ha gioito legittimamente definendo quella del settimanale americano una "analisi lucida", ma ha sentenziato con una sintesi garibaldina: "Il Pd rifletta".
Non un suggerimento, ma un ordine "categorico" (come avrebbe detto il cavalier Benito). L'on. Amato, che ha aderito alla "Attalì de Noantri", pare abbia avuto un brivido di emozione pensando (segretamente) di aver precorso l'imperativo categorico del buon Capezzone.
Dobbiamo confessare che il richiamo al cavalier Benito, dopo aver parlato dei miracoli del cavalier Silvio, ce lo ha tirato fuori con le pinze un articolo di "Famiglia cristiana" lanciato alle agenzie poco fa. Il settimanale paolino si augura che in Italia non "stia rinascendo sotto altre forme il fascismo".
Prima di sapere che cosa ne pensiamo noi stessi, attendiamo una reazione ufficiale del portavoce Capezzone, per poi sostenere tutto l'opposto di quanto vorrà graziosamente dirci.
[Anno III, post n. 252 (629), © by Antonio Montanari 2008]

12/08/2008
Resta il Migliore?

A San Mauro Pascoli hanno "processato" Palmiro Togliatti. Padre della democrazia o servo di Mosca? Il "Migliore" se l'è cavata per un pelo (quattro voti a favore e tre contrari), dopo le arringhe di accusa e difesa, e grazie ad una giuria "popolare" composta da un "industrial manager" (il presidente, Fabrizio Casadei), e sei giornalisti tutti di testate locali.
Uno di questi giornalisti è soltanto esperto di questioni economiche, due altre colleghe sono ben ferrate in storia e politica, un altro dichiara nel suo sito tra i fatti memorabili della sua vita che è stato decorato del titolo di commendatore al merito della Repubblica da Silvio Berlusconi e di essere stato pure cantante-ballerino.
Riproduco il commento che un altro giornalista locale (non in giuria), Filippo Fabbri, ha composto nel suo blog: "Decisamente noioso il Processo a Togliatti. Ravvivato dal colpo di coda dell'assoluzione finale. Guardando la giuria, un mezzo miracolo. Certo che sarebbe stato un bel colpo: Togliatti condannato a casa propria. Intendendo per casa la Romagna Rossa e non certo le sue origini anagrafiche. Personalmente avrei optato per l'assoluzione".
In un paese come l'Italia in cui si fa fatica a far giustizia con i vivi, figuriamoci se è "facile" gestirla nei confronti di trapassati illustri come Togliatti. Il comunismo (anche) in Italia non è mai stato soltanto un fatto politico, ma soprattutto una "religione" neppure tanto laica.
Sarebbe curioso conoscere il pensiero segreto dei giurati sul comportamento avuto da Togliatti in Russia, quando i suoi connazionali antifascisti rifugiatisi nella patria del comunismo, subirono una tragica fine. Oppure non ne sapevano nulla?
Togliatti, ha scritto Enrico Nistri, "avallò la deportazione in Siberia di antifascisti italiani ritenuti da Stalin 'deviazionisti' o giustificò con argomentazioni paludate di hegelismo d’accatto il trattamento inumano dei nostri prigionieri in Russia".
Un "processo" divenuto spettacolo con troppi giurati "popolari" estranei alle tematiche storiche, resta un fatto "estivo", divertente o noioso che sia.
Sul tema, si può leggere questo interessante pezzo che esula dai fatti contingenti (il processo di San Mauro a Togliatti), ma pone una seria questione: che cosa significa giudicare un personaggio storico?
[Anno III, post n. 251 (628), © by Antonio Montanari 2008]

11/08/2008
Radames Calderoli

Ritorna vincitor. Si scrive sui giornali e sul web che il ministro Calderoli ha già abrogato 3.500 leggi. Il decreto legge n. 112 del 25 Giugno 2008 prevede che si provveda entro 180 giorni (art. 24, primo comma). Ma a questo elemento si aggiunge: "Il Governo individua, con atto ricognitivo, le disposizioni di rango regolamentare implicitamente abrogate in quanto connesse esclusivamente alla vigenza degli atti legislativi inseriti nell'Allegato A". Il quale contiene un elenco di 3.574 leggi.
Nel primo comma si legge che è fatta "salva l'applicazione dei commi 14 e 15 dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246".
Il comma 14 della legge 246 rimanda al comma 12 che prevede: "Al fine di procedere all’attività di riordino normativo prevista dalla legislazione vigente, il Governo, avvalendosi dei risultati dell’attività di cui all’articolo 107 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, individua le disposizioni legislative statali vigenti, evidenziando le incongruenze e le antinomie normative relative ai diversi settori legislativi, e trasmette al Parlamento una relazione finale".
Poi il comma 14 precisa: "Entro ventiquattro mesi dalla scadenza del termine di cui al comma 12, il Governo è delegato ad adottare, con le modalità di cui all’articolo 20 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni, decreti legislativi che individuano le disposizioni legislative statali, pubblicate anteriormente al 1º gennaio 1970, anche se modificate con provvedimenti successivi, delle quali si ritiene indispensabile la permanenza in vigore, nel rispetto dell’articolo 1, comma 2, della legge 5 giugno 2003, n. 131, e secondo i seguenti princìpi e criteri direttivi: a) esclusione delle disposizioni oggetto di abrogazione tacita o implicita; b) esclusione delle disposizioni che abbiano esaurito o siano prive di effettivo contenuto normativo o siano comunque obsolete; c) identificazione delle disposizioni la cui abrogazione comporterebbe lesione dei diritti costituzionali dei cittadini; d) identificazione delle disposizioni indispensabili per la regolamentazione di ciascun settore, anche utilizzando a tal fine le procedure di analisi e verifica dell’impatto della regolazione; e) organizzazione delle disposizioni da mantenere in vigore per settori omogenei o per materie, secondo il contenuto precettivo di ciascuna di esse; f) garanzia della coerenza giuridica, logica e sistematica della normativa; g) identificazione delle disposizioni la cui abrogazione comporterebbe effetti anche indiretti sulla finanza pubblica."
Da parte sua il comma 15 prescrive: "I decreti legislativi di cui al comma 14 provvedono altresì alla semplificazione o al riassetto della materia che ne è oggetto, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi di cui all’articolo 20 della legge 15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni, anche al fine di armonizzare le disposizioni mantenute in vigore con quelle pubblicate successivamente alla data del 1º gennaio 1970".
Ma non dimentichiamo il comma 17 della n. 246:
"Rimangono in vigore: a) le disposizioni contenute nel codice civile, nel codice penale, nel codice di procedura civile, nel codice di procedura penale, nel codice della navigazione, comprese le disposizioni preliminari e di attuazione, e in ogni altro testo normativo che rechi nell’epigrafe l’indicazione codice ovvero testo unico; b) le disposizioni che disciplinano l’ordinamento degli organi costituzionali e degli organi aventi rilevanza costituzionale, nonchè le disposizioni relative all’ordinamento delle magistrature e dell’avvocatura dello Stato e al riparto della giurisdizione; c) le disposizioni contenute nei decreti ricognitivi, emanati ai sensi dell’articolo 1, comma 4, della legge 5 giugno 2003, n. 131, aventi per oggetto i princìpi fondamentali della legislazione dello Stato nelle materie previste dall’articolo 117, terzo comma, della Costituzione; d) le disposizioni che costituiscono adempimento di obblighi imposti dalla normativa comunitaria e le leggi di autorizzazione a ratificare trattati internazionali; e) le disposizioni tributarie e di bilancio e quelle concernenti le reti di acquisizione del gettito, anche derivante dal gioco; f) le disposizioni in materia previdenziale e assistenziale; g) le disposizioni indicate nei decreti legislativi di cui al comma 14".
Il cerchio si chiude: dal comma 14 siamo partiti, al comma 14 siamo arrivati.
Auguri ministro Calderoli. Se questa è la semplificazione spacciata dalle notizie che dichiarano già svanite nel nulla già 3.574 leggi "inutili", ha proprio bisogno di tanti auguri.
Una curiosità: la prima normativa da cancellare, è del 1864 (dico: 1864) e riguarda "L'AFFRANCAMENTO DEI CANONI ENFITEUTICI, LIVELLI, CENSI, DECIME ED ALTRE PRESTAZIONI DOVUTE A CORPI MORALI".
Calderoli, come Radames, ritorna vincitor... Abbiamo i nostri dubbi sulla riuscita dell'impresa. E non per colpa del ministro.
[Anno III, post n. 250 (627), © by Antonio Montanari 2008]

10/08/2008
Cemento "armato"

Sulla "Stampa" di oggi si parla anche della mia città, Rimini, a proposito delle "archistar", ovvero delle stelle della progettazione urbanistica, e delle "speculazioni griffate".
Vedo che Rimini è in buona compagnia. Ma non è vero che "mal comune, mezzo gaudio".
Quel lungomare cementificato che si prospetta sulla costa riminese, solleva molti dubbi. Alcuni sono legati alla realtà locale. Come si è letto su qualche giornale romagnolo, non sappiamo se siano stati fatti studi sulla situazione geologica riminese.
Di certo non si è tenuto presente che il momento attuale è di annuncio di una grave crisi economica planetaria. Per cui quando avranno creato luoghi da vendere a caro prezzo, chi avrà i soldi per comprarli?
In questi giorni si è affacciato ufficialmente il discorso del riciclaggio del denaro sporco sulla nostra costa.
Il presidente della Provincia ed il sindaco di Rimini si sono detti notevolmente preoccupati per notizie che "configurano un quadro di infiltrazione malavitosa in diversi settori del tessuto economico-imprenditoriale" locale.
Ma il problema non è nuovo così come sembrano credere i nostri amministratori odierni.
1993. Il presidente dell’Antimafia, Luciano Violante, dichiara: "La mafia in Riviera ha vestito i panni puliti della intermediazione finanziaria, ma è ben presente". Gli usurai hanno "i colletti bianchi": a gennaio sono stati eseguiti nove arresti, e quattro società dal credito ‘facile’ sono finite sotto inchiesta con l’accusa di truffa ed associazione a delinquere.
1994. Un tecnico, Giancarlo Ferrucini, occupandosi del "balletto dei fallimenti", ipotizza che vi sia interessata anche la mafia, con infiltrazioni (già denunciate dalla Commissione parlamentare antimafia) che "potrebbero attecchire più facilmente nei settori dell’abbigliamento e della ristorazione, dove fra l’altro si verificano frequenti turn over nella titolarità delle aziende".
1994. Il senatore Carlo Smuraglia, estensore per la Commissione antimafia del dossier sugli insediamenti mafiosi in "aree non tradizionali" spiega che "in Romagna è ben presente la mafia che lavora in camicia e cravatta, quella che è più difficile" da combattere rispetto a quella che spara e prepara stragi.
1994, ancora. La Rete di Leoluca Orlando, sezione di Rimini, in occasione dell’assemblea nazionale tenutasi a Riccione lancia pesanti accuse alle Giunte di sinistra che avrebbero sottovalutato il fenomeno mafioso in Romagna.
Dicembre 2005. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso spiega: anche per Rimini vale il principio che il denaro si accumula al Sud e si investe al Nord.
Quindi, è fuori luogo l'odierna sorpresa dei pubblici amministratori circa "le notizie emerse nelle ultime settimane". Anzi sorprende la loro sorpresa.
Una volta erano i Comuni a controllare ad esempio la concessione delle licenze commerciali. Adesso non si usa più? Basterebbe questo strumento per tener d'occhio una realtà urbana e le persone che vi arrivano da fuori o i prestanomi locali nullatenti. Non occorre attendere il "Patto per la Sicurezza che entro l’autunno, Provincia, Comune e Prefettura di Rimini definiranno e sottoscriveranno con il Ministro degli Interni Roberto Maroni" di cui parlano presidente della Provincia e sindaco di Rimini nella dichiarazione di due giorni fa.
Precedenti post sul tema: "Balle e non fatti", "Il partito del cemento".
[Anno III, post n. 249 (626), © by Antonio Montanari 2008]

09/08/2008
Col seno di poi

Nulla ci calerebbe della vita erotica o puramente sentimentale dei nostri leader politici, se non fosse per via della solfa che essi fanno in difesa del modello cristiano della famiglia, quando a buon diritto sono palesemente libertini e poligami, secondo quel modello.
Ad altrettanto buon diritto, dovrebbe essere lasciata pure agli altri la stessa possibilità di scelta che essi hanno operato con quelle piccole garanzie per le "coppie di fatto" che scandalizzano lorsignori. Fermo restando il dato che il sottoscritto ha seguìto il modello cristiano, senza pentimento alcuno, ma anzi sempre più convinto che esso possa in moltissime situazioni essere un'ancora di salvezza ben salda. Ma ciò non significa che poi agli altri non debba essere lasciata ogni libertà laicamente e legalmente intesa.
Nulla dunque ci interesserebbe delle recenti foto che ritraggono il nostro premier con relativa attuale consorte, se non fossimo costretti a riflessioni non superficiali da quanto sopra di esse scrivono i giornali.
Dove l'interpretazione politica ovviamente prevale sul puro pettegolezzo inteso come divagazione da chiacchiera estiva tanto per passare il tempo.
Sul "Corsera" Maria Latella che bene conosce Veronica Lario (a cui nel 2004 ha dedicato una biografia "autorizzata", "Tendenza Veronica"), attribuisce a quest'ultima una battuta pungente al punto da apparire autoconsolatoria. Il cavaliere ha indispettito varie volte la consorte. Il farsi ritrarre felice assieme a lei può aver rattristato, secondo la signora Lario, quanti speravano in un loro divorzio.
Da usare come arma politica, aggiungiamo, allo stesso modo con cui è stata utilizzata la presenza di questi libertini bigami in piazza San Pietro per la difesa dell'ideale cristiano di famiglia.
Proprio la presenza insolita della signora Lario sulla scena dell'attualità, induce Maria Latella a scrivere che se "la casalinga di Macherio" ha lasciato il suo eremo, "una qualche sostanza ci dev'essere".
Nel settimanale femminile allegato al "Corsera" odierno, Guia Soncini offre un'interpretazione inizialmente in linea con quella di Maria Latella, ma con conclusioni opposte.
Le "foto di Portofino" di Veronica Lario offrono un'imperdonabile criniera al vento, tessuti lucidi peggio di quelli delle ballerine di Drive-In, la scollatura "scesa", scrive Gaia Soncini. Che in base a tutto ciò ritiene che la signora Lario abbia voluto esprimere "un boicottaggio politico del marito": "Il messaggio alla nazione suona qualcosa come: se non riesco a far star su il décolleté di mia moglie, figuriamoci il Paese".
Insomma, l'abito fa il monaco e fa pure la consorte del premier. Anzi dice dello stesso premier quello che nessuno oserebbe ammettere nel suo ambiente. Veronica Lario, dunque, per Gaia Soncini, è la "metafora del crollo di un sistema-Paese". Lo Stivale cede come il "balconcino" della signora del primo-ministro.
Crolla la spesa pubblica, cala la moneta circolante. Se anche uno sguardo levato in alto costringe ad abbassare gli occhi, allora cascano veramente le braghe, come dicevano una volta.
[Anno III, post n. 248 (625), © by Antonio Montanari 2008]

08/08/2008
Cattivi esempi

Quel Berlusconi napoletano con la ramazza, rassomiglia tanto ad una befana qualsiasi. Lui la brandiva, la befana la cavalca quando, nelle rituali occasioni da calendario, invita a fare festa ed a recare doni a chi crede ancora alle favole.
Noi siamo come quella sua guardia del corpo, piuttosto perplessa ed amareggiata, che gli sta sopra la testa e guarda tristemente l'esibito trofeo.
Una ramazza, appunto. Che dà icasticamente l'idea della condizione in cui si trova il Bel Paese.
Un mondo di ciarlatani che diffonde il contagio anche a chi arriva dall'estero.
Esperienza fresca fresca, come il pesce appena pescato. Di stamani. Conosco una signora russa che assiste una mia parente. Le ho chiesto di procurarmi una badante per un mio congiunto. Ci troviamo noi tre, la signora, la badante russa da impiegare, ed il sottoscritto.
Pattuiamo il compenso secondo i contratti vigenti. La badante da impiegare vuole vedere il malato da assistere che non è ancora stato dimesso dall'ospedale. La accompagniamo a vedere il malato da assistere.
Poi vuole vedere la casa dove abita il malato. Le facciamo vedere la casa, la sua stanza (della badante), il suo letto (idem). La facciamo sedere a tavola. Mangia pochissimo, due spaghetti, un po' di carne, due foglie d'insalata, mezzo bicchiere d'acqua, un po' di cocomero.
Chiede di vedere il giardino. Le facciamo vedere il giardino. Lo ispeziona con sguardo attento. Sa soltanto lei che cosa significhi il tipo ed il disegno del giardino (tutta roba semplice e grezza) con l'assistenza al malato.
Alla fine quando deve comunicarci se accettare o meno l'incarico di badante ("tutto in regola"), prima assume il tono austero di chi deve pronunziare una sentenza in tribunale, poi corregge la cifra detta al mattino, e vi aggiunge altri cento euro.
La ringraziamo di cuore rifiutando il contratto, le diamo 15 euro per il disturbo recatole, la riaccompagniamo dove deve andare. Con sorriso sulle labbra di tutti. Ed un retropensiero, in me: "Ma guarda come questi stranieri imparano subito da noi italiani a taroccare le carte".
I cattivi esempi trionfano. La ramazza del Cavaliere è l'alibi per questo "Paese di ladri o con vocazione ladresca", come lo chiama Giorgio Bocca sul "Venerdì di Repubblica" uscito oggi. L'alibi per coprire il ridicolo. Gli affamati che cercano nei bidoni gli scarti alimentari commestibili sono equiparati a temibili delinquenti. Contro di loro si scateneranno le forze dell'Ordine.
La ramazza del Cavaliere riassume un atteggiamento poco nobilmente politico e per nulla democratico: quello di chi crede di aver sempre ragione e di considerare dalla parte del torto tutti gli altri.
La ramazza del Cavaliere è uno di quei cattivi esempi che il governo (centrale o periferico non fa differenza) poi trasforma in decreti, dando la caccia ai morti di fame. E spiegando a tutto l'universo mondo che il più intelligente è chi fa il furbo, come la gentile signora russa che in tre ore ha alzato di cento euro la tariffa legale e chiedendo un compenso extra se la camicia da stirare non apparteneva al malato ma ad altra persona di casa.
[Anno III, post n. 247 (624), © by Antonio Montanari 2008]

07/08/2008
Rimini non è solo "nera"

Caro Pierangelo Sapegno.
Ieri sera sono stato profetico (è soltanto questione di culo, se mi passa la parola, non d'intelligenza).
Kursaa Ho scritto un post "Sole nero" in cui sottolineavo come dalla cronache della Rimini turistica emergesse soltanto un volto criminale. Che non è tutto e che non giova all'immagine propagandistica della nostra riviera.
Lei oggi, autorevolmente per la sua firma e per la testata in cui appare, conferma ad abundantiam il mio povero scritto. Titolo della pagina della "Stampa": "Tutta un'altra Rimini. Prostitute cacciate, discoteche chiuse: lo sballo è in crisi, la città guarda alle famiglie".
Storicamente, Rimini ha sempre "guardato alle famiglie". Anche se poi quelli con il "brillore da Sangiovese" di cui lei parla, hanno imposto il modello folle dello sballo.
Ma questo è un discorso troppo lungo e serio da fare di primo mattino.
Per cui mi soffermo soltanto su una didascalia, che evidentemente non è opera sua (come invece collocare il nuovo Palacongressi alla Fiera: alla vecchia Fiera, va precisato, perché anche essa ha cambiato sede, e pure questo sarebbe un lungo discorso politico da fare sulla questione urbanistica riminese, che si allaccia a quella dei progetti di cui lei parla per il lungomare...).
Dunque la didascalia. Soggetto il Kursaal del 1873: "verrà ristrutturato..." Ma dove se non c'è più dal dopoguerra? Prima le bombe e poi gli uomini a smontarlo mattone dopo mattone perché era simbolo dei "ricchi" che dovevano scomparire nella nuova società da costruire anche in Italia come in Unione sovietica...
«Quella bruttura del Kursaal» disse il sindaco comunista di Rimini nel 1948... Qui si può leggere la ricostruzione della vicenda.
Cari saluti e scusi l'ardire del presente post. Buon lavoro
[Anno III, post n. 246 (623), © by Antonio Montanari 2008]

06/08/2008
Sole nero

"Estate nera del turismo": è il titolo al servizio di due pagine sulla "Stampa" di oggi, curato da Raffaello Masci.
"La Riviera piange", scrive Maurizio Fico. Si allude alla Liguria. In Romagna, dove abito io, il pianto è un'abitudine che si tramanda nei secoli fedele, utile maschera per non pagare le tasse. Nel 1986 la rivista dell’Inps battezzava Rimini capitale italiana del "sommerso".
Oggi la parola "sommerso" non usa più. La pratica del lavoro in nero è rimasta più forte che pria.
Quest'anno sul serio c'è la crisi del turismo. Anche in Romagna. Perché c'è il vuoto nei portafogli degli italiani che vengono o che avrebbero voluto venire in vacanza da noi.
Il fatto strano è che la signora Michela "Sconfitta" Brambilla (come l'ho chiamata altra volta qui), vice ministro al turismo, non dica nulla della questione, e si occupi soltanto della chiusura della sua tivù personale.
Il 10 maggio scorso osservai: "Ma che governo interessato ai problemi economici, è mai questo, se "dimentica" il portafoglio al Turismo, una delle fonti della ricchezza nazionale, e ne fa semplicemente un sottosegretariato come al tempo in cui De Gasperi lo affidò al proprio cognato, che di cognome faceva Romani?".
Brambillamoderato
Il problema resta. Purtroppo nessuno ha voluto la Brambilla ministra, il Capo ha dovuto manifestarle riconoscenza, noi ci siamo beccati questo suo sottosegretariato che per lei è una bella patacca appuntata sul petto, e che per il Paese non significa nulla, stando a quello che sinora non si è visto fare da lei.
Un altro problema del turismo locale è che non basta una sola "notte rosa" per raddrizzare le sorti di un'economia. La si strombazza, quella "notte rosa", perché si deve gratificare chi l'ha ideata ed organizzata. Giusto. Ma poi si rincorre la cronaca con altre notti che non sono rosa ma nere.
Il tripudio delle autorità per i 40 fogli di via alle prostitute straniere allontanate da Rimini, è un discorso che nuoce all'immagine della città e della Riviera.
Lo si fa per accreditarne un volto di legalità, quando i problemi sono molto più complessi. Come recenti dichiarazioni del procuratore della Repubblica hanno messo in luce. Ci sono stati atti intimidatori contro un avvocato, a Riccione. Bisogna dimostrare che certe azioni qui non finiscono nel calderone del silenzio, è stato fatto capire senza mezzi termini.
Hanno organizzato vivaci cacce ai venditori abusivi, con multe salate agli incauti acquirenti. Hanno fuso tutto proprio sulla battigia, in uno spettacolo che produce un'immagine triste e svilita del nostro turismo. Mai si sono messe le mani su chi organizza il racket. Si accontentano i giornalisti a caccia di colore e gli operatori tivù senza fantasia. Ma non si pensa al "danno d'immagine". Rimini è soltanto questa cronaca giudiziaria?
Mescolare veloci notti rosa e persistenti notizie di nera, indica che non si è compreso che cosa sia il turismo. Non va nascosta la realtà, ma bisogna sapere attirare l'attenzione della potenziale clientela. Né Roma (con la Brambilla) né la Riviera hanno compreso che la crisi del settore si stava avvicinando. Qui a Rimini vogliono gettare altro cemento, questa volta ancora più in riva al mare. Sarebbe un atto di finale rovina per la nostra costa. Ne abbiamo già parlato.

[Anno III, post n. 245 (622), © by Antonio Montanari 2008]

05/08/2008
Brambillismi

Un anno di successi, recita l'ultimo avviso del sito www.tvdellaliberta.it, datato 31 luglio. Ma la tivù della libertà chiude.
Si sono giustamente resi conto che era un doppione, con tutte quelle reti prone al governo della libertà, rai, mediaset, qualche network locale.
Un sano principio, quello di risparmiare nelle spese divenute inutili, sta dietro la decisione venuta dall'alto, anzi dall'Altissimo. Ne siamo molto soddisfatti.
Se alla Verità del Tiepolo hanno messo un velo sopra un seno, alla Libertà della Brambilla lo hanno piazzato sulla bocca. Le mani le aveva legate già da prima.
[Anno III, post n. 244 (621), © by Antonio Montanari 2008]
04/08/2008
Cafonal

A proposito della lettera apparsa sulla "Stampa" di oggi sotto il titolo "Che vergogna gli italiani a Londra", verrebbe da dire che vergogna gli italiani in Italia.
Non si rispettano i semafori, ci si ferma a leggere il giornale in auto sulle piste ciclabili. Si sosta sulle stesse per telefonare tenendo un piede fuori del finestrino del potente suv o come cavolo si chiama un macchinone che sembra un mezzo blindato della polizia. Ed il piedino sporgente calza un sandalo infradito di vil plastica, in fin dei conti siamo in una città di mare... Visto proprio stamani a pochi passi da casa.
Sulla stessa pista ciclabile gli handicappati in carrozzina non possono passare ma debbono stare sulla mezzeria delle auto.
Che vergogna gli italiani che scendono dalla macchina all'edicola e pretendono di avere il giornale prima di chi è già arrivato in bicicletta, e lo chiedono con quell'aria imperativa che dice tutto della loro idiozia congenita (trattasi pur sempre di una malattia...).
Calderoli Ho brevettato il titolo per un rimedio, "Cafonal", se qualcuno sa cosa mettere dentro la pillola o la boccetta, mi scriva.
A Londra, come scrive quel lettore, "sono quasi sempre solo italiani i turisti incivili e cafoni". In Italia è difficile trovare chi cerca di evitare di essere incivile e cafone. Ce ne sono ancora di persone perbene, ma corrono il rischio dell'emarginazione. Non le salveranno portandole ad esempio, ma prima o poi le rinchiuderanno in un ghetto, isolate dal resto del bel Paese.
Per atavica abitudine e spirito di autodifesa, sono gentile con i gentili e cafone con i cafoni. Non mi autocensuro, anzi ho ancora una fantasia ben fervida nell'inventare oscenità se l'obiettivo le merita.
[Anno III, post n. 243 (620), © by Antonio Montanari 2008]
03/08/2008
Veli e veline

Se era la "Verità svelata dal Tempo", non doveva essere ricoperta neppure nella riproduzione. La quale è diventata così simbolicamente la "Verità velata dal Tempo", ovvero dai posteri e dai loro poteri.
Lo si è saputo proprio nello stesso giorno in cui le cronache riferiscono delle celebrazioni di ieri a Bologna, per la strage del due agosto 1980. Quasi a rappresentare i tentativi che si fanno per riscrivere la storia di quell’evento.
Non tocca certo alla terza carica dello Stato, il presidente della Camera, insinuare qualcosa con quell’accenno per nulla velato a "zone d’ombra" da dissolvere per accertare "la verità".
Come se l’operato di un altro potere dello Stato, quello giudiziario, fosse stato incerto o poco limpido. L’ex procuratore della Repubblica di Bologna gli ha risposto: "Non c’è più nulla da accertare". Ovvero i risultati a cui sono pervenute cinque sentenze non sono stati velati da pregiudizi o da trucchi.
Il rappresentante del governo alla manifestazione di Bologna (in sostituzione del collega Alfano), il ministro Gianfranco Rotondi, ha debuttato fra i fischi con una battuta ironica decisamente fuori posto. Il suo maestro Andreotti l’avrebbe riservata ai cronisti, alla fine della cerimonia. I fischi, ha detto, "sono i soli che mi considerano un ministro".
Roba da psicanalisti come il velo alla "Verità svelata". On. ministro, ha voluto confessare che gli altri suoi colleghi non la prendono troppo su serio come capo di un dicastero?
Scusi la curiosità, ma la colpa è sua. Delle sue parole infelici. Alle quali ha voluto rimediare entrando in un tunnel di onesti giudizi politici e storici che non sono piaciuti ai suoi colleghi di area. Come quando ha spiegato che l’antifascismo "è la radice costitutiva della nostra democrazia".
Lo vada spiegare a Roma agli "amici" di governo, non alla piazza di Bologna che non ha bisogno di essere blandita per guadagnarne il silenzio. Anche a lei, egregio ministro, caleranno un velo sulla "verità" che ha detto, come sulla riproduzione del Tiepolo.
Lei che è uomo di mondo (essendo "democristiano") sa che oggi le uniche persone autorizzate a togliersi i veli, per servizio istituzionale, sono le "veline" di certe reti televisive. Con un rito che a qualcuna ha portato fortuna sotto forma di veloce e fortunata carriera politica.
Svelata dalla tivù, la donna-tipo del suo leader, egregio ministro, è quella che sogna di velare poi tutto l’universo mondo. Non sapendo che il povero Tiepolo non era un guardone, ma adottava semplicemente quelle allegorie che usavano ai suoi tempi. E che oggi nessuno comprende più.
[Anno III, post n. 242 (619), © by Antonio Montanari 2008]

02/08/2008
Già fatto, Fabio Fazio

Fabio Fazio ha scritto oggi per "La Stampa" un editoriale sull'"astensionismo certamente sofferto ma di fatto compatto e disciplinato (roba da centralismo democratico...) del Pd sulla vicenda Englaro".
Ne ho discusso ieri sera qui.
Cito soltanto la conclusione dell'editoriale, laddove Fazio sottolinea come tocchi ad ognuno tra "le varie responsabilità", pure "quella di dire apertamente quello che si pensa; in altri termini, di rompere le scatole".
Circa il "rompere le scatole", posso orgogliosamente dire: "Già fatto". Appunto ieri sera. Ma non mancheranno occasioni per il futuro.
[Anno III, post n. 241 (618), © by Antonio Montanari 2008]

02/08/2008
Zero in condotta

Come diceva il titolo di un vecchio film, si può arrivare anche allo zero in condotta. Non sarebbe sanamente democratico se ci si fermasse al sette. Sia chiaro, il sette soltanto per i bulli di pura razza lumbarda. Per gli altri si decresce in senso geografico: tre ai romani, due agli altri meridionali, e poi lo zero tondo ai bambini extracomunitari.
Vedrete i pii ed onesti borghesi rallegrarsene e provare le pure gioie ascose che meritano la buone decisioni governative.
Questi pii ed onesti borghesi sono già allenati, non rifiuteranno le graduatorie "a scendere" per i bambini che non appartengono alla loro habitat sociale, alla loro area geografica. Che non rientrano nei parametri della loro cultura politica. Come fare altrimenti a distinguere i loro nipotini vezzeggiati ed eleganti (tutto regolarmente firmato, come le cambiali o gli assegni)?
Questi pii ed onesti borghesi sanno quello che si fanno. Mettono in giardino i loro cani di sicura discendenza nazista, visto il tono dell'abbaiare per circa 14 ore al giorno.
E se nel giardino del vicino, separato dalla regolamentare rete metallica (che garantisce da ogni contagio ideologico), gioca una bambina nera figlia di una domestica impiegata dalla famiglia dello stesso vicino, allora la pia ed onesta borghese padrona dei cani cerca a gesti, per non farsi notare da alcuno, di allontanare quella piccola creatura.
Perché a modo di vedere della medesima pia ed onesta padrona dei cani, questi ultimi non abbaiano spontaneamente in quel momento come fanno per le altre quattordici ore della giornata, ma sono provocati ed agitati dalla presenza della bimba di colore che corre in tondo nel giardino del vicino. E che quindi dovrebbe allontanarsi dal medesimo giardino del vicino perché con la sua presenza turba la quiete dei suoi cani che in quiete non stanno mai per quattordici ore al giorno.
Tutto ciò ho visto con i miei occhi ed occhiali, in casa dell'amico che ospitava nel giardino la bambina nera.
Si può dare un voto in condotta anche alle pie ed oneste borghesi signore che amano i cani (a cui riservano calorosi baci sul muso), e che non sopportano i bambini di colore nel giardino del vicino?
Signora Ministra della Pubblica Istruzione, introduca il voto in condotta obbligatorio anche per genitori e nonni. Sarà l'unica soluzione per battere il bullismo. Mi creda.
[Anno III, post n. 240 (617), © by Antonio Montanari 2008]

01/08/2008
Non prendeteci in giro

Ieri "con una sofferta mediazione" il Pd è stato unito e compatto. Il gruppo teodem del Pd alludeva alla decisione di non partecipare al voto sulla cosiddetta questione di Eluana Englaro.
Ignazio Marino, capogruppo del Pd in commissione Sanità al Senato, ha dichiarato ad Ecoradio: "In Italia non abbiamo una legge" sul testamento biologico. "Mentre negli Stati Uniti esiste dal 1976 così come esiste in Spagna, Francia, Spagna, Germania, Svezia, Norvegia e Australia".
Dunque la "sofferta mediazione" ha avuto come risultato il silenzio assoluto sulla questione del testamento biologico.
Per questo motivo, credo che abbia ragione Miriam Mafai quando nella "Repubblica" di oggi scrive che "attorno a un caso drammatico che investe la coscienza di tutti noi, era lecito attendersi una posizione limpida ed equilibrata dei deputati del partito Democratico. Non c'è stata. È una brutta giornata, questa, per chi crede nel partito Democratico e nella laicità del nostro Stato".
Non so se questa sera a Riccione il Pd provinciale sarà capace di parlare della questione di Eluana e della "sofferta mediazione" che ha condotto a non partecipare al voto alla Camera.
A Riccione, con musica, rinfresco e spazio per i bimbi, si parlerà del "gioco delle differenze". Molto probabilmente si racconteranno le solite storielle delle due anime del partito, si "giocherà" parecchio sulla parola "gioco" (simbolo e sintomo di democrazia interna), si illustreranno le "differenze" tessendone le lodi e le conseguenti magnifiche sorti, e progressive.
Si farà retorica, finta politica, perché alla fin fine uno dei due oratori di questa sera debuttò in politica dichiarando di non volersi interrogare "sul centro-destra o sul centro-sinistra", ma di operare "per le persone".
Sarà il caso di ricordare che il dramma di Eluana è proprio uno di quei casi in cui un politico dovrebbe impegnarsi "per le persone". Ma poi arrivano i teodem, con gli ordini ecclesiastici, la "sofferta mediazione", ed i laici del Pd calano le braghe.
Non fate più tanti proclami, signori del Pd, perché non siete in grado di garantire la laicità dello Stato. Non prendeteci in giro su queste cose tremendamente serie.
Per leggere altra mia pagina sul testamento biologico, richiestami dall'amica e collega Maria Cristina Muccioli, si può visitare il suo blog a questa pagina.
[Anno III, post n. 239 (616), © by Antonio Montanari 2008]

Antonio Montanari


2733/22.02.2018